La prima volta che pianse,
la prima di cui aveva memoria, aveva 3 anni:
era caduta in una pozzanghera mentre cercava di saltarla.
La mamma disse che il vestito non era ridotto poi così tanto male
e le mise una benda sul ginocchio,
baciando la ferita.

La seconda volta che pianse, aveva 9 anni,
e pianse con la mente,
con tutti i ricordi felici che aveva dei suoi genitori.
Un uomo anziano, dai lunghi capelli bianchi ma privo di barba,
le porse un fazzoletto e le disse
che lei era una ragazza forte,
ma, a volte, anche le ragazze forti piangono.

La terza volta che pianse, aveva 10 anni,
e pianse con tutta la rabbia di cui era capace.
“Vattene, non sei davvero mia sorella!”
così le aveva urlato quel bambino biondo.
Uther le accarezzò i capelli e le disse
che le principesse non si fanno mettere i piedi in testa,
che il pianto era un segno di debolezza e lei
di sicuro
non voleva essere debole.

La quarta volta che pianse, non aveva ancora compiuto 11 anni,
non fu un vero e proprio pianto
solo una lacrima, solitaria,
che le rigò il volto la prima volta che si sentì chiamare
con un cognome che non era il suo.

La quinta volta che pianse, aveva 14 anni,
e pianse per l'orgoglio ferito
quando Leon la disarmò ferendole il braccio
e non provò neanche a scusarsi, ma le disse
che non doveva piangere per una sciocchezza del genere
che in combattimento non bisogna arrendersi finchè non è finita,
e lei valeva troppo per arrendersi.

La sesta volta che pianse, aveva 16 anni,
e pianse con il cuore.
Arthur le disse di non sprecare le lacrime per quel ragazzo,
che avrebbe trovato quello giusto
ma che non doveva piangere,
chè il pianto rivela il dolore,
e lei non doveva soffrire per uno così.

La settima volta che pianse, aveva poco più che 25 anni
e pianse di paura, paura per ciò che stava diventando.
Merlin le strinse la spalla e le disse
che poteva capire le sue preoccupazioni,
che conosceva il fardello che portava,
ma lui non sapeva niente
e lei non poteva spiegare.

L'ennesima volta che pianse, non aveva più di 27 anni
e pianse per la troppa confusione che le annebbiava il cuore.
Morgause l'abbracciò e le disse
che il pianto era giusto
solo se ci si ricordava chi lo aveva provocato.

L'ultima volta che pianse,
preceduta da tante, troppe volte,
non ricordava neanche più quanti anni avesse,
e pianse con ogni fibra del suo essere.
Si disse che erano sempre quelli che sostengono di amarti
che alla fine ti tradiscono
e distrusse se stessa per distruggere loro.

L'ultima volta che pianse,
si disse che le ragazze forti piangono,
forse a volte, forse sempre,
ma lei era una strega
e le streghe, si disse,
sono ciò che resta delle ragazze
che hanno preteso di essere forti troppo a lungo.

NOTE DELL'AUTRICE:
Non credo ci sia molto da dire
Adoro il personaggio di Morgana, è di una complessità incredibile, e nel mio piccolo volevo farle una sorta di omaggio.
Prima che iniziate a tirarmi contro oggetti Arthur's style, volevo solo precisare che no, ovviamente non sono così rimbambita da pensare che in 30 anni (?) la nostra cara strega abbia pianto manco una decina di volte, ho bensì voluto evidenziare dei momenti nell'arco della sua vita che, nella mia piccola testolina, hanno contribuito a renderla ciò che è.
Ho sempre ritenuto Morgana dannatamente fragile e facilmente condizionabile, ho cercato quindi di rappresentare, scena per scena, come il suo carattere si costruisse e modellasse in base alle reazioni che riceveva di fronte al suo pianto.
Tutto qui, spero che questa specie di esperimento sia andato a buon fine, in ogni caso un commento, anche solo due righe, mi sarebbe di grande aiuto.
Baci, Ladradilucciole