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Autore: hermione_jean_granger    17/12/2015    4 recensioni
Love is a drug, so why it doesn't kill me?
[Midez]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elio, Fedez
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 IMMOBILE
Immobile. Fissava la porta ormai chiusa del suo camerino, sperando che si riaprisse e che tutte le emozioni che in quel momento lo stavano uccidendo facessero parte del peggior incubo della sua vita. Respirava faticosamente e aveva la gola in fiamme per lo sforzo di trattenere le lacrime, ma queste cominciarono a scendere copiose da quei bellissimi occhi dorati, che bruciavano come mai prima d’ora. Le lacrime rendevano tutto sfocato e surreale. Tutto il suo mondo si era improvvisamente frantumato.
 
-MEZZ’ORA PRIMA-
 
Era da poco finito il sesto live e Michael si dirigeva come sempre al suo camerino. Era triste perché Luca, punta di diamante della sua squadra e suo ultimo cantante in gara, era appena stato eliminato, ma infondo sapeva che quel giovane, giovanissimo, ragazzo non avrebbe abbandonato quella strada. Era anche molto stanco, erano state 5 settimane molto impegnative e piene di stressante lavoro, e, nonostante Fedez gli avesse insistentemente chiesto di andare a prendere una birra in qualche bar sperduto di Milano, non aveva proprio voglia di fare niente.
Arrivò al suo camerino e aprì la porta bianca con sopra una sua gigantografia, che in molti avrebbero pagato per avere, ma che a lui non piaceva per niente, in un certo senso lo rendeva nervoso, come se dovesse sempre essere “Mika” e mai semplicemente Michael. Ancora immerso nei suoi pensieri entrò in quel camerino così anonimo che non sembrava nemmeno il suo e l’ultima cosa che si aspetta di vedere era un grosso cane color miele che gli salta subito addosso leccandogli la faccia cercando di dargli più baci possibile. Le sue preoccupazioni sparirono all’istante. Era troppo felice di vedere quel grande cucciolo che al momento non gli importava altro. Lo accarezzò e lo coccolò per una buona decina di minuti, finché qualcuno lo interruppe bussando alla porta.
- Vedo che ti è tornato il buon umore! – La faccia sorridente di Fedez era spuntata dalla fessura della porta non ancora aperta del tutto.
- E chi non sarebbe contento con un cane così bello! Amore di papà! – rispose Michael ancora in ginocchio che coccolava Melachi. La parte migliore di avere Melachi era che riusciva a renderlo felice in qualsiasi situazione.
- Non è che per caso è anche riuscito a farti cambiare idea? – chiese speranzoso Fede, felice di rivedere il suo amico sorridere.
- No, Fede. Mi dispiace, io sono molto stanco. – Rispose Michael, davvero dispiaciuto.
Si intravvide un impercettibile cambio dell’espressione di Fedez, che cercò in tutti i modi di non sembrare troppo deluso da quell’ennesima risposta negativa.
- Uno cerca di portarti fuori a bere e tu lo friendzoni così? Sei cattivo, Michael! – disse Fedez cercando di rendere la sua delusione meno palese, scherzandoci sopra. L’unica risposta che ricevette fu il sorriso dell’altro. Fedez gli sorrise a sua volta:
- Allora buonanotte, Mika- ed uscì dalla stanza.
Si sentirono da fuori le voci di Elio e Skin che chiedevano a Fedez cosa avesse deciso Mika, ma lui non sentì più nulla quando riprese ad accarezzare il suo bellissimo cane.
Dopo appena 2 minuti era pronto a tornare a casa, aveva raccolto le sue poche cose sparse per la stanza, si era messo il cappotto e aveva preso il guinzaglio di Melachi. Stava avvicinando la mano alla maniglia quando d’un tratto entra Andy, il suo alto, biondo e bellissimo ragazzo inglese.
- Heiii my love, what are you doing here? - Disse Mika saldandogli addosso e mettendogli le braccia attorno al collo per poi baciarlo. Erano passate quasi 2 settimane dall’ultima volta che si erano visti e gli mancavano un sacco quelle sue morbide labbra, ma stranamente quel bacio non era stato come Michael se l’era immaginato. Andy sembrava freddo e non ricambiava il bacio, rimanendo immobile.
- we have to talk- furono le sue parole.
- yes… of course, what’s going on? –
- who’s the guy that’s always next to you and is always trying to hug you? WHY he’s always trying to hug you? –
Michael rimase completamente scioccato dalle sue parole. Non si aspettava di certo una scenata di gelosia da parte dell’uomo con cui stava insieme da ben 8 anni.-
-What are you talking about? –
-That guy! Don’t even think to lie to me, Michael! You know who i’m talking about! Fedez! –
-You’re crazy! He’s just a friend! –
-Yes… of course! “Just a friend”. What’s between you two? I saw how you look each other when you think no one is watching! –
-There’s nothing between us! Calm down you’re getting scary, now. – Andy sembrava sul punto di scoppiare, ma restava in silenzio a guardare Michael. Era uno strano silenzio, pieno di tensione, ansia e cose mai dette. Il silenzio prima della tempesta.
-I just can’t. I’m sorry. – Disse all’improvviso Andy, lo sguardo fisso e gli occhi pieni di odio
-What are y…-
-Stop talking. I don’t want to hear you again in my life. – si girò e prese la maniglia della porta
-You’re not serious. You can’t be serious. – disse Michael prima che l’altro riuscisse ad aprire. Era pietrificato.
-Please… let me explaine. There’s nothing… – Michael cercò invano di convincere Andy, ma aveva la voce rotta e le parole gli si bloccarono in gola. Questa cominciò a bruciare e ad avere il retrogusto amaro delle lacrime trattenute, forse per troppo tempo.
-Please… - allungò la mano tremante per metterla sulla spalla del suo compagno
-Let me. I’m serious, i don’t want to see you again in all my life. – e così dicendo, Andy girò la maniglia ed uscì da quell’anonima stanza sbattendo la porta e non voltandosi nemmeno per un ultimo fugace sguardo. Michael era immobile. Fissava la porta ormai chiusa del suo camerino, sperando che si riaprisse e che tutte le emozioni che in quel momento lo stavano uccidendo facessero parte del peggior incubo della sua vita. Respirava faticosamente e aveva la gola in fiamme per lo sforzo di trattenere le lacrime, ma queste cominciarono a scendere copiose da quei bellissimi occhi dorati, che bruciavano come mai prima d’ora. Le lacrime rendevano tutto sfocato e surreale. Tutto il suo mondo si era improvvisamente frantumato.
Andy era il suo compagno da 8 anni. 8 anni che erano sfumati in una manciata di secondi. 8 anni buttati via per una stupidissima e infondata gelosia.
Le gambe cominciarono a cedergli, mentre tutto il suo corpo era in preda a tremori. Gli cadde il guinzaglio dalle mani, ma Melachi rimase seduta a guardarlo con la testa inclinata cercando di capire cosa fosse successo. Michael cercò di raggiungere il divano ma ancora prima di arrivarci crollò sulle proprie ginocchia. Tutto intorno a lui era sfocato, sentì solo il dolore e il freddo che cominciava ad entrargli dentro per riempire il vuoto che Andy gli aveva lasciato. Si coprì la faccia con le mani e cominciò a piangere come non faceva da davvero troppo tempo. Rimase accasciato a terra in preda ai singhiozzi cercando in tutti i modi di convincersi che quello che era appena successo era stato tutto un terribile incubo, ma la consapevolezza del dolore che continuava a provare e l’improvviso vuoto che sentiva dentro di se erano la prova tangente che era successo per davvero.
Perché, poi? Perché aveva parlato con un suo amico, tra l’altro completamente ETERO? No, non poteva aver distrutto 8 anni di relazione con lui soltanto per delle battute o degli stupidi abbracci.
 
Si alzò barcollando e singhiozzando, ancora scosso dai tremiti, e prese il telefono dalla tasca del cappotto.
*chiamando Fedez*
- ma buona sera! Hai cambiato idea? – rispose subito la voce calda, ma un po’ squillante di Fede
- ho bisogno di bere – riuscì a dire, con la voce rotta dal pianto
- hei ma che è successo? Tutto bene?
- no… i need to get drunk
- okay, passiamo a prenderti agli studios tra 10 minuti
*chiamata terminata*
Dieci minuti dopo Michael era seduto sul sedile posteriore di fianco a Fedez, mentre Elio e Skin chiacchieravano serenamente nei sedili anteriori. Aveva lasciato Mel con una delle poche persone di cui si fidasse ciecamente in Italia, ovvero il suo manager italiano
Inizialmente non riusciva a fare altro se non guardare fuori dal finestrino, con gli occhi persi e ancora in fiamme. La città di Milano durante le notti autunnali era particolarmente bella, le luci dei palazzi moderni in lontananza e le piazze invase da una soffice nebbia rendevano l’atmosfera piacevole e tranquilla. E così, Michael, venne influenzato da quell’atmosfera. Dentro di se, ora, regnava una calma sovrannaturale. La quiete dopo la tempesta.
Dopo qualche minuto fù Fedez il primo a rivolgergli la parola:
-Allora, mi dici che cos’hai?
-Niente.
-Dai, non ci crederei nemmeno se fossi cieco. Cos’è successo?
-Voglio solo ubricarmi
-D’accordo, parlerai quando ti fiderai di me
-Io mi fidi di te, ma non… non riesco a parlarne. Not yet
-Non voglio insistere, questa sera beviamo e basta, allora
-Grazie.
-Di nulla – rispose in fine Fede cercando di abbozzare un sorriso sincero. Arrivarono poco dopo nel bar proposto da Elio. Da fuori sembrava una vera catapecchia, ma appena i 4 giudici entrarono rimasero tutti sorpresi.
-Mai giudicare un libro dalla copertina! – disse subito Elio, soddisfatto nel vedere le facce stupite dei suoi colleghi.
-Ben detto, Elio! – rispose Fedez, mentre una ragazza giovane, che doveva essere la cameriera, si avvicinava ai nuovi clienti.
-Per quattro! Grazie, Sara – disse subito Elio, facendo l’occhiolino al barista e salutando con una pacca sulla spalla un uomo che beveva alla barra con degli amici. Si capiva che era solito venire li, quindi nessuno nel bar si stupì nel vedere gli altri 3 cantanti che lo accompagnavano. Questo era di sicuro un punto a favore, erano davvero pochi i locali dove si poteva stare realmente in pace, senza nessuna ragazzina eccitata che chiedeva autografi. La cameriera li accompagnò ad un tavolino in un angolo appartato della stanza. Perfetto, così potevano veramente fare quello che volevano. Tutto il locale era fatto di legno chiaro, forse abete o frassino, e una tenue luce calda rendeva l’atmosfera molto rustica e accogliente. Si sistemarono attorno al tavolo nello stesso ordine che avevano al tavolo dei giudici ad Xfactor, forse per abitudine, ma con la differenza che qui il tavolo era rotondo.
-Sapete già cosa volete ordinare? – chiese all’improvviso la ragazza
-Per me una birra media, grazie – rispose subito Fedez
-Para mia un cosmopolitan, grazi – esordì Skin, con quel suo accento inglese molto aspirato
-A me portami… uhm… un amaro – disse Elio picchierellando le dita sul bordo del tavolino
-E lei, signore? – chiese la cameriera quando mancava solo Michael ad ordinare. Pensò veramente di voler ordinare tutta la scorta di alcolici che avevano in magazzino, ma si trattenne e optò per
-Two shots di rum e pera, ma però senza il pera. Una doppia vodka liscia con ghiaccio, anzi forse è meglio tripla. Per favore – Tutti lo guardarono stupiti e con vaghe espressioni di rimprovero, ma nessuno si azzardò a fare domande. Infondo, tutti abbiamo dei periodi di merda, no?
Cominciarono a chiacchierare del più e del meno, come in una normale serata tra amici o colleghi. Persino Michael cominciava a divertirsi, o perlomeno aveva smesso di sentire il lancinante dolore di quella pugnalata al cuore, anche se sì, forse, era per via del troppo alcool bevuto. Si parlò delle tanto agognate vacanze natalizie, per le quali mancava ancora e soltanto un mesetto. Poi a Skin venne la brillante idea di ordinare 8 chupiti (2 a testa) per fare il gioco “verità o penitenza”, dove, ovviamente, la penitenza consisteva nel bere. Tutti accettarono la sfida e, da bravi gentiluomini, lasciarono iniziare Skin a porre le varie domande.
-Uhm vediamah, Elioh tu ha mai pensato di fare extension ai capelli, invece di mettereh… how do you say it? Parrucche! – Ovviamente tutti scoppiarono a ridere. Persino la risata di Michael fu spontanea. Non era più una maschera per nascondere i propri sentimenti di quella sera, ma una risata genuina e sincera.
-Finalmente – gli sorrise Fedez, seduto accanto a lui. - Pensavo di non rivederlo mai più quel sorriso - Di tutta risposta, Mika gli sorrise. E, di nuovo, era un sorriso sincero.
 
 
 
   
 
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