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Autore: The_BlackRose    17/12/2015    1 recensioni
Fin da bambino a scuola gli avevano insegnato questo particolare fenomeno. Era qualcosa di strano, scientificamente difficile da spiegare, ma accadeva di continuo ed era inevitabile. Si ricordò di un se stesso di otto anni seduto ben dritto al suo piccolo banco mentre guardava affascinato la maestra che spiegava come le cosiddette “anime gemelle” possedessero nei loro corpi due poli magnetici opposti che, durante il loro primo incontro, li portava inevitabilmente ad appiccicarsi uno all'altro come colla. Il piccolo Jem aveva pensato che ciò fosse estremamente romantico e, appena era tornato a casa, aveva preso due calamite dal frigorifero per poi giocare a staccarle e farle riattaccare per tutto il pomeriggio.
Nessuno gli aveva però spiegato quanto scomodo e imbarazzante potesse essere tutto ciò.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Carstairs, Theresa Gray
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La neve scendeva lievemente mentre Jem, stretto nel suo giaccone nero, risaliva uno dei sentieri di Hyde Park per raggiungere l'uscita. Camminava a testa china e con passo svelto per tentare di evitare invano i fiocchi bianchi che ormai gli riempivano la chioma nera. Se avesse saputo che quel pomeriggio avrebbe nevicato, avrebbe indossato un giubbotto con il cappuccio o si sarebbe portato dietro un ombrello, ma chi mai si sarebbe aspettato la neve con un cielo così terso com'era stato fino a qualche minuto prima? Non bisogna fraintendere, Jem amava la neve, così come la pioggia, il sole, la grandine o qualsiasi altro fenomeno atmosferico. In breve, c'era veramente poco al mondo che il ragazzo non amasse e la neve era uno degli elementi naturali che apprezzava di più, ma quel giorno, vestito in modo troppo leggero e con le scarpe da ginnastica completamente fradice, difficilmente poteva stare ad ammirarne la bellezza.
Perciò si ritrovò a maledire l'inverno e i meteorologi mentre provava a riscaldarsi con le mani il naso ormai rosso e congelato così come ormai ogni sua parte del corpo. Cosa non avrebbe dato in quel momento per una stufa, una cioccolata calda o semplicemente un po' di calore umano.
In realtà non avrebbe dovuto dare proprio niente, dato che si ritrovò trascinato da una forza più grande contro la povera malcapitata che stava passando accanto a lui in quel momento.
Fin da bambino a scuola gli avevano insegnato questo particolare fenomeno. Era qualcosa di strano, scientificamente difficile da spiegare, ma accadeva di continuo ed era inevitabile. Si ricordò di un se stesso di otto anni seduto ben dritto al suo piccolo banco mentre guardava affascinato la maestra che spiegava, in modo molto semplice ovviamente, come le cosiddette “anime gemelle” possedessero nei loro corpi due poli magnetici opposti che, durante il loro primo incontro, li portava inevitabilmente ad appiccicarsi uno all'altro come colla. Il piccolo Jem aveva pensato che ciò fosse estremamente romantico e, appena era tornato a casa, aveva preso due calamite dal frigorifero per poi giocare a staccarle e farle riattaccare per tutto il pomeriggio.
Nessuno gli aveva però spiegato quanto scomodo e imbarazzante potesse essere tutto ciò.
La forza di collisione tra i loro corpi li aveva destabilizzati e ora Jem si ritrovava con un braccio strettamente aggrappato al tronco di un albero per non finire a terra e con l'altro che sorreggeva la ragazza che gli si era appiccicata addosso. Lei, a sua volta, gli aveva stretto le braccia attorno al collo per non cadere, il che totalmente inutile dato che nulla avrebbe potuto far staccare quei due. In questo modo, finché si trovavano in quella posizione, non potevano vedere l'uno il viso dell'altro. Tutto ciò era estremamente frustrante.
“E ora?” chiese ridacchiando la ragazza. La sua voce era delicata come i petali di un fiore e quando parlò il suo fiato caldo gli solleticò l'orecchio.
Non fece in tempo ad aprir bocca che uno scroscio di applausi riempì il sentiero in cui si trovavano. Se Jem fosse riuscito a guardare oltre le sue spalle, avrebbe visto una folla di persone che li guardava battendo le mani e complimentandosi con i due, molto probabilmente, futuri amanti. Sentì un braccio stringerglisi alla vita e si ritrovò ad essere sollevato da un uomo che era venuto in loro aiuto. Ora, dopo essere tornato in piedi, poteva guardare in faccia la ragazza stretta a lui.
La prima cosa che notò furono gli occhi. Grandi, limpidi, del colore delle nuvole dell'oceano quando si ammassano sopra le montagne. Campeggiavano al centro di un viso perfettamente ovale, senza nemmeno un'imprecisione a stonare sulla pelle rosea. Tutto ciò era incorniciato da una cascata di lunghi e mossi capelli castani racchiusi in parte sotto a un berretto di lana rossa.
“Ciao,” mormorò lei arrossendo lievemente.
“Ciao,” rispose a sua volta Jem.
Imbarazzante.
Sentiva il corpo della ragazza a stretto contatto con il suo, ogni loro singolo centimetro dalle clavicole ai fianchi era attaccato fermamente. Questo fece apparire un velo di rossore sulle sue guance, e ciò non era dovuto al freddo; ormai non si preoccupava neanche più della neve che continuava a cadere addosso a loro.
“Io sono Tessa,” si presentò finalmente.
Tessa, che nome adorabile. Delicato da sentire e altrettanto da pronunciare.
“E io James, ma tu chiamami Jem.”
Tessa sorrise, dispiegando le labbra rosee e rivelando i denti bianchissimi.
Jem non si era mai soffermato troppo a pensare a quale sarebbe potuto essere l'aspetto della sua anima gemella. Si era sempre immaginato una ragazza carina ma non troppo, graziosa e di bella presenza. Una persona normale, insomma. Non si sarebbe mai aspettato di rimanere attaccato a una ragazza talmente bella da fargli dimenticare il fatto che stesse andando lentamente in ipotermia.
Tessa parve accorgersene. “Sei gelato,” disse portandogli una mano alla guancia e sentendone la temperatura. Si tolse il berretto e lo sistemò sui capelli corvini del ragazzo davanti a lei. “Non è molto, ma è pur sempre qualcosa.”
“Grazie,” fu l'unica parola che Jem riuscì a dire. Bella, adorabile e anche premurosa. Cosa mai avrebbe potuto desiderare di più?
Tessa si avvicinò al suo orecchio. “Non so tu, ma io mi sento leggermente osservata,” sussurrò.
Jem girò il viso e osservò le persone che li circondavano. Erano una ventina, tutte con sorrisi e sguardi sognanti stampati in viso. Era sempre bello assistere al primo incontro di due anime gemelle, lo poteva capire, ma tutta quella folla rendeva l'esperienza ancora più imbarazzate di quanto già non fosse.
“Non sei la sola,” rispose. “Che ne dici, ce ne andiamo da un'altra parte a scollarci?”
“Sì, ti prego,” disse con tono supplicante.
Provarono a muovere un passo, il che risultò parecchio difficile. Uno non poteva camminare senza che l'altro inciampasse. A rendere tutto ciò ancora peggio, le persone intorno a loro non smettevano di guardarli. Continuavano a tenere i loro occhi ben fissi su di loro, ridacchiando quando provavano a muovere qualche passo.
Tessa parve innervosirsi. “Oh, al diavolo!” Allacciò le braccia al collo di Jem e con un salto gli avvolse le gambe attorno ai fianchi.
Se ciò fu possibile, lui arrossì ancora di più. Questo decisamente non se lo aspettava.
Tessa parve notare il suo improvviso irrigidimento. “Scusami, troppo in fretta? Mi sembrava l'unico modo per riuscire ad andarcene di qui.”
“Tutto a posto, andiamocene.” Con un po' di esitazione posò le mani sulle cosce della ragazza per sostenere il suo peso. Si diressero verso l'uscita.
Il problema ora era: come diavolo si staccavano due anime gemelle?

“Sai, non è esattamente questo il modo in cui pensavo di incontrare la mia anima gemella.” I due ragazzi, ancora strettamente incollati, camminavano per le strade di Londra in direzione dell'unico posto in cui qualcuno sarebbe stato in grado di aiutarli: l'ospedale. “Credevo che sarebbe stato tutto molto meno imbarazzante,” concluse Tessa.
“Ti riferisci alla nostra quasi-caduta o al fatto che non abbiamo idea di come staccarci l'uno dall'altro?” domandò Jem, le cui braccia cominciavano a dolere per lo sforzo di sostenere la ragazza.
“Entrambi.”
Quando varcarono la soglia dell'ospedale, subito un'infermiera bassina e con i capelli castani legati in una coda bassa si avvicinò a loro. “Primo incontro?” chiese con un sorrisetto sulle labbra.
“Come...” Jem era perplesso.
“Non siete gli unici che non riescono a staccarsi. Prego, seguitemi.” Si diresse verso un corridoio e i due ragazzi, dopo essersi scambiati uno sguardo, la imitarono.
L'infermiera li condusse in una stanzetta con un paio di lettini e Jem ne approfittò per scaricare il peso di Tessa su una delle due brande.
“Sarà doloroso?” chiese lei con una nota di timore nella voce.
L'infermiera sollevò lo sguardo dalla cartellina che teneva in mano e sorrise. “Per niente.”
Attesero, ma quando Jem vide che la ragazza non aveva intenzione di continuare la frase chiese: “Allora? Come ci staccherete?”
“Oh, noi non faremo assolutamente niente, il lavoro toccherà tutto a voi.” Il suo sorriso si allargò ancora di più. “Tutto ciò che serve a due anime gemelle per staccarsi è un bacio.”
Jem deglutì. “Come, scusi? E in che modo un bacio potrebbe annullare una forza magnetica?”
“Questo non chiederlo a me, io sono solo un'apprendista.” Si diresse verso l'uscita. “Buon divertimento!” Con ciò, si chiuse la porta dietro alle spalle e se ne andò.
Il ragazzo si passò una mano sul cappellino rosso. “Tutto questo è assurdo, non è possibile che...” Ma non fece in tempo a finire la frase che Tessa gli aveva già afferrato il viso e premuto le labbra contro le sue. Ciò scioccò Jem a tal punto che si dimenticò persino di respirare.
Lei si staccò e, tenendo ancora le mani posate sulle sue guance, gli rivolse uno sguardo di rimprovero. “Mettici più impegno!” e le loro labbra entrarono nuovamente in collisione. Questa volta il ragazzo non si fece prendere dal panico e ricambiò il bacio avvolgendo Tessa tra le braccia. Cominciò a sentire una strana sensazione allo stomaco, e ciò era dovuta solo in parte a ciò che loro stavano facendo al momento. Percepì qualcosa dentro di sé allentarsi e la forza che lo attraeva al corpo della ragazza cominciò a diminuire d'intensità.
Quando infine i due si staccarono completamente, quasi non se ne resero conto tanta era la concentrazione che riservavano l'una all'altro.
Quando due forze così potenti si attraggono, è difficile separarle.
Jem posò le mani sul viso di Tessa e la allontanò da sé di qualche centimetro. “Vuoi cenare da me, stasera?”
E Tessa, la voce rotta dall'affanno, rispose: “Assolutamente.”



NOTE:
Ciao a tutti!
L'idea per questa storia mi è venuta dopo aver letto un prompt su otpprompts.tumblr.com (che vi consiglio vivamente di andare a visitare se avete problemi di idee o un blocco dello scrittore) e chi altri potevano essere i protagonisti se non Tessa e Jem?
Spero che la storia vi sia piaciuta; se così, lasciate una recensione qua sotto, ne sarei molto contenta.
Grazie e alla prossima!

  
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