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Autore: Lou Asakura    07/03/2009    3 recensioni
[Capitolo 348].
~Spoilers anche nell'introduzione.
Perché, Ichigo Kurosaki, era l’uomo più forte che Rukia avesse mai incontrato. E non poteva morire.
Non l’Ichigo più coraggioso di chiunque altro. Non l’Ichigo determinato. Non l’Ichigo orgoglioso. Non l’Ichigo che voleva proteggere. Non l’Ichigo che le aveva insegnato cosa significasse amare, e combattere per proteggere la persona amata. Non l’Ichigo che portava dentro di se, chiunque, ma non, non Ichigo...
Senza smettere di correre, persa nella disperazione, Rukia pregò.
Hoping you’ll not die.
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Rukia stava in piedi nel mezzo del campo di battaglia, le vesti nere sporche di terra e sangue, in attesa della prossima mossa dell’avversario

Spoilers Capitolo 348: Hoping you’ll not die.

~ Ringrazio chi leggerà e commenterà.

 

 

***

 

 

Rukia stava in piedi nel mezzo del campo di battaglia, le vesti nere sporche di terra e sangue, in attesa della prossima mossa dell’avversario. L’elsa della katana stretta tra le dita esili [poco adatte al massacro. Glielo diceva sempre, Ichigo], incurvò leggermente la schiena quando vide il nemico muoversi, e, messo in allerta ognuno dei cinque sensi, si preparò a scattare.

Il nemico sibilò e si avventò con furia su di lei, che riuscì tuttavia ad evitarlo e prenderlo alle spalle, con ben pochi risultati. 

Nel riprendere l’offensiva, buttò un occhiata fugace al campo di battaglia attorno a se.

Appena poco più in là vide Renji, il suo amico Renji, che stringeva i denti e rischiava la vita incrociando la spada con quella di un Arrancar di cui Rukia non conosceva il nome. [Pregò che non morisse]

Anche Chad combatteva, assestando pugni dovunque gli capitasse e mancando spesso il bersaglio, e Rukia pensò, piuttosto ironicamente, a quanto quella scena le ricordasse una avvenuta tempo prima, a Karakura. [Pregò che neanche lui morisse]

Ishida... Ishida era scomparso, da qualche minuto, e Rukia era certa che si fosse recato da Inoue. E probabilmente, si disse, con un’ondata di sollievo che parve rimarginarle tutte le ferite, probabilmente anche da Ichigo.[Pregò che neppure loro morissero].

Guardò tutti gli altri ad uno ad uno, capitani, luogotenenti e ragazzi terrestri, ed in quell’istante erano tutti uguali, tutti ugualmente disperati, tutti con la stessa espressione di chi non vuole morire, qualunque cosa accada, e sa che lotterà fino alla fine, per se e per le persone che gli combattono accanto.

Gliel’aveva insegnato Ichigo, pensò, con una punta d’orgoglio, a non arrendersi.

Proprio come se quel ragazzino terrestre avesse portato, col suo coraggio, col suo voler proteggere, con quel suo essere cosi dannatamente attaccato alla vita, una punta d’umanità in ognuno di loro; shinigami, costretti a reprimere i propri sentimenti in nome di un bene superiore.

Rukia pensò a lui e le parve strano non vederlo combattere al suo fianco, come sempre. Immaginò di vederlo tornare, da un momento all’altro, vincente e con Inoue al suo fianco, ed allora tutti loro sarebbero fuggiti da quell’inferno ed avrebbero raggiunto gli altri, i loro compagni che in quello stesso istante, la fuori, incrociavano le spade con Aizen Sousuke in persona.

Rukia pensò questo e riprese a combattere con rinnovato vigore, e non si domandò perché, da qualche minuto, il reiatsu di Ichigo fosse quasi impercettibile, né pregò che non morisse. Ichigo non poteva morire, ne era certa. Ichigo era troppo forte, troppo coraggioso, troppo attaccato alla vita, e chiunque, neppure il Re della Soul Society in persona, sarebbe mai riuscito a frantumare quella sua determinazione.

Allora Rukia si avventò contro il nemico e colpì. Lasciò che la katana penetrasse in profondità, che lacerasse la carne priva di sangue dell’arrancar senza nome, lo vide accasciarsi ai suoi piedi privo di vita.

Respirò di sollievo. Portò una mano al petto per sentire il cuore battere freneticamente, come volesse scoppiare, avvertì distintamente il clangore delle spade attorno a se, come se le proprie orecchie si fossero aperte d’improvviso.

Esausta, il fiato corto e le membra tremanti, la piccola shinigami fece per allontanarsi momentaneamente dal campo di battaglia e rimettersi in sesto, quando s’immobilizzò. Avvertì distintamente la poca aria rimastale nei polmoni svanire.

Qualcosa era cambiato.

Si voltò rapidamente a destra, a sinistra, fissò a lungo ognuno degli altri, e fu certa che nessuno oltre a lei avesse avvertito il cambiamento.

Ma cos’è che era cambiato? Renji e Chad combattevano ancora, cosi come il resto degli shinigami ed arrancar presenti.

Stordita, Rukia fu costretta ad accasciarsi al suolo, il volto nascosto dalle mani, tentando disperatamente di arginare quell’improvvisa sensazione di disagio, mista a paura e disperazione [per cosa?] che le stringeva il cuore e le viscere in una morsa soffocante, mozzandole il respiro.

Qualcosa era cambiato. Il mondo era improvvisamente cambiato. Tutto era cambiato. Tutto era diverso da poco prima.

Un attimo, ed un lampo di feroce consapevolezza si fece strada dentro di lei, gridandole ciò che il cervello si rifiutava di accettare. Alzò gli occhi verso il cielo nero, tese le orecchie, mise in allerta i sensi, ma non funzionò. Pur sforzandosi, non riuscì a trovarlo.

Il reiatsu di Ichigo era svanito.

E capì il perché della sensazione di disagio. Capì la paura. Capì la disperazione. Capì che, quel mondo improvvisamente diverso, era un mondo in cui Ichigo non esisteva più.

Ma non può essere, esalò una vocina disperata nella sua testa, non può essere vero. Lui non può essere morto.

Pensò a Ichigo, alla sua testa arancione, alle sopracciglia perennemente aggrottate, ed immaginò di vederselo sbucare davanti, insieme ad Inoue ed Ishida, magari coperto di ferite, ma vivo.

Perché, Ichigo Kurosaki, era l’uomo più forte che Rukia avesse mai incontrato. E non poteva morire. Non l’Ichigo più coraggioso di chiunque altro. Non l’Ichigo determinato. Non l’Ichigo orgoglioso. Non l’Ichigo che voleva proteggere. Non l’Ichigo che le aveva insegnato cosa significasse amare, e combattere per proteggere la persona amata. Non l’Ichigo che portava dentro di se, chiunque, ma non, non Ichigo...

Una piccola, minuscola scossa di reiatsu la fece sobbalzare. Come una fiammella accesa durante una tempesta oscillava, ma non si spegneva, non voleva, voleva vivere. Ichigo voleva vivere.

La fiammella oscillò ancora, pericolosamente, fece per spegnersi.

E, allora, Rukia scattò. E mentre correva, mentre correva tanto da farle bruciare i polmoni e tremare le gambe, mentre sembrava che il mondo intero le si stesse infrangendo addosso, riuscì a pensare distintamente che, se Ichigo avesse smesso di esistere, se anche lui fosse morto, lei...

Senza smettere di correre, persa nella disperazione, Rukia pregò.

 

 

Hoping you’ll not die.

Ichigo.

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Author’s corner.

Come ho già detto per bocca di Rukia in questa fanfic, Ichigo non può morire. Semplicemente perché Ichigo è Bleach. E cosa sarebbe Bleach senza Ichigo? E Rukia senza Ichigo?

E’ da questa idea che nasce la fanfiction che avete appena letto [se l’avete letta, ovvio ù_ù]. Il capitolo 348, beh, mi ha uccisa. Pensavo che Ichigo potesse morire. Pensavo che fosse inevitabile. Ma ora che l’ho visto, ora che l’ho visto con quel buco nello stomaco, ho capito che non può, non può, non può. Nonostante non sia proprio uno dei miei personaggi preferiti, ma comunque un personaggio a cui tengo.

Ma tanto non morirà, ne sono sicura ù___ù. Ci sono ancora troppe cose da scoprire, ancora Hichigo che deve rifarsi vivo, ancora Isshin, eccetera. E c’è Inoue, che sono certa morirà, come preannunciato da Ishida-kun, probabilmente proprio per salvare Ichigo. Magari utilizzando quei suoi poteri simili a Dio, o qualcosa del genere, o comunque... non so, mi basterebbe vedere Rukia, la sua reazione >__>”.

E’ per questo che ho scritto la fanfiction. Per ovviare alla mancanza di nee-san da ben troppo tempo in un manga nel quale lei è coprotagonista, perciò deve, deve esseci.

Capito, sensei?

 

Ringrazio chi ha recensito la fanfic sugli amati pargoli. Quando la scuola smetterà di uccidermi, avrete il secondo capitolo. See ya <3.

Lu.

   
 
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