Spoilers Capitolo 348: Hoping
you’ll not die.
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Ringrazio chi leggerà e commenterà.
***
Rukia stava in piedi nel mezzo
del campo di battaglia, le vesti nere sporche di terra e sangue, in attesa della prossima mossa dell’avversario. L’elsa della
katana stretta tra le dita esili [poco adatte al
massacro. Glielo diceva sempre, Ichigo], incurvò
leggermente la schiena quando vide il nemico muoversi,
e, messo in allerta ognuno dei cinque sensi, si preparò a scattare.
Il nemico sibilò e si avventò con furia su di lei, che riuscì tuttavia
ad evitarlo e prenderlo alle spalle, con ben pochi risultati.
Nel riprendere l’offensiva, buttò un occhiata fugace
al campo di battaglia attorno a se.
Appena poco più in là vide Renji, il suo amico Renji, che stringeva i denti e rischiava la vita
incrociando la spada con quella di un Arrancar di cui Rukia
non conosceva il nome. [Pregò che non
morisse]
Anche Chad combatteva, assestando pugni
dovunque gli capitasse e mancando spesso il bersaglio, e Rukia
pensò, piuttosto ironicamente, a quanto quella scena le ricordasse
una avvenuta tempo prima, a Karakura. [Pregò che neanche lui morisse]
Ishida... Ishida era scomparso, da qualche minuto, e Rukia era
certa che si fosse recato da Inoue. E probabilmente, si
disse, con un’ondata di sollievo che parve rimarginarle tutte le ferite, probabilmente anche da Ichigo.[Pregò
che neppure loro morissero].
Guardò tutti gli altri ad uno ad uno, capitani,
luogotenenti e ragazzi terrestri, ed in quell’istante erano tutti uguali, tutti
ugualmente disperati, tutti con la stessa espressione di chi non vuole morire, qualunque cosa accada,
e sa che lotterà fino alla fine, per se e per le persone che gli combattono
accanto.
Gliel’aveva insegnato Ichigo, pensò, con una punta
d’orgoglio, a non arrendersi.
Proprio come se quel ragazzino terrestre avesse portato, col suo
coraggio, col suo voler proteggere, con
quel suo essere cosi dannatamente attaccato alla vita,
una punta d’umanità in ognuno di
loro; shinigami, costretti a reprimere i propri
sentimenti in nome di un bene superiore.
Rukia pensò a lui e le parve
strano non vederlo combattere al suo fianco, come sempre. Immaginò di vederlo
tornare, da un momento all’altro, vincente e con Inoue
al suo fianco, ed allora tutti loro sarebbero fuggiti
da quell’inferno ed avrebbero raggiunto gli altri, i loro compagni che in
quello stesso istante, la fuori, incrociavano le spade con Aizen
Sousuke in persona.
Rukia pensò questo e riprese a
combattere con rinnovato vigore, e non si domandò perché, da qualche minuto, il
reiatsu di Ichigo fosse quasi impercettibile, né pregò che non
morisse. Ichigo non
poteva morire, ne era certa. Ichigo
era troppo forte, troppo coraggioso, troppo attaccato alla
vita, e chiunque, neppure il Re della
Soul Society in persona, sarebbe mai riuscito
a frantumare quella sua determinazione.
Allora Rukia si avventò contro il nemico e
colpì. Lasciò che la katana penetrasse in profondità,
che lacerasse la carne priva di sangue dell’arrancar senza nome, lo vide
accasciarsi ai suoi piedi privo di vita.
Respirò di sollievo. Portò una mano al petto per sentire il cuore
battere freneticamente, come volesse scoppiare, avvertì distintamente il
clangore delle spade attorno a se, come se le proprie orecchie si fossero
aperte d’improvviso.
Esausta, il fiato corto e le membra tremanti, la piccola shinigami fece per allontanarsi momentaneamente dal campo
di battaglia e rimettersi in sesto, quando s’immobilizzò. Avvertì distintamente
la poca aria rimastale nei polmoni svanire.
Qualcosa era cambiato.
Si voltò rapidamente a destra, a sinistra, fissò a lungo ognuno degli
altri, e fu certa che nessuno oltre a lei avesse avvertito
il cambiamento.
Ma cos’è che era cambiato? Renji e Chad combattevano ancora, cosi come il resto degli shinigami ed arrancar presenti.
Stordita, Rukia fu costretta ad accasciarsi al
suolo, il volto nascosto dalle mani, tentando disperatamente di arginare
quell’improvvisa sensazione di disagio, mista a paura e disperazione [per cosa?] che le stringeva il cuore e le viscere in
una morsa soffocante, mozzandole il respiro.
Qualcosa era cambiato. Il mondo era
improvvisamente cambiato. Tutto era cambiato. Tutto era diverso da poco prima.
Un attimo, ed un lampo di feroce consapevolezza si fece
strada dentro di lei, gridandole ciò che il cervello si rifiutava di accettare.
Alzò gli occhi verso il cielo nero, tese
le orecchie, mise in allerta i sensi, ma non funzionò. Pur
sforzandosi, non riuscì a trovarlo.
Il reiatsu di Ichigo era svanito.
E capì il perché della
sensazione di disagio. Capì la paura. Capì la disperazione. Capì che, quel mondo improvvisamente diverso, era un mondo in cui Ichigo non esisteva
più.
Ma non può essere, esalò
una vocina disperata nella sua testa, non
può essere vero. Lui non può essere
morto.
Pensò a Ichigo, alla sua
testa arancione, alle sopracciglia perennemente aggrottate, ed immaginò di
vederselo sbucare davanti, insieme ad Inoue ed Ishida, magari coperto di ferite, ma vivo.
Perché, Ichigo Kurosaki,
era l’uomo più forte che Rukia
avesse mai incontrato. E non poteva morire. Non l’Ichigo più
coraggioso di chiunque altro. Non l’Ichigo
determinato. Non l’Ichigo orgoglioso. Non l’Ichigo che voleva proteggere. Non l’Ichigo che le
aveva insegnato cosa significasse amare, e combattere per proteggere la persona
amata. Non l’Ichigo che
portava dentro di se, chiunque, ma non, non
Ichigo...
Una piccola, minuscola scossa di reiatsu la
fece sobbalzare. Come una fiammella accesa durante una tempesta oscillava, ma
non si spegneva, non voleva, voleva vivere. Ichigo voleva vivere.
La fiammella oscillò ancora, pericolosamente, fece
per spegnersi.
E, allora, Rukia
scattò. E mentre correva, mentre correva tanto da farle bruciare i polmoni e
tremare le gambe, mentre sembrava che il mondo intero le si
stesse infrangendo addosso, riuscì a pensare distintamente che, se Ichigo avesse smesso di esistere, se anche lui fosse morto, lei...
Senza smettere di correre, persa nella disperazione, Rukia
pregò.
Hoping you’ll not die.
Ichigo.
***
Author’s corner.
Come ho già detto per bocca di Rukia in
questa fanfic, Ichigo non può morire. Semplicemente
perché Ichigo è
Bleach. E cosa
sarebbe Bleach senza Ichigo?
E Rukia senza Ichigo?
E’ da questa idea che nasce la fanfiction
che avete appena letto [se l’avete
letta, ovvio ù_ù]. Il capitolo 348, beh, mi ha
uccisa. Pensavo che Ichigo potesse morire. Pensavo
che fosse inevitabile. Ma ora che l’ho visto, ora che
l’ho visto con quel buco nello stomaco, ho capito che non può, non può, non può. Nonostante non sia proprio uno dei miei
personaggi preferiti, ma comunque un personaggio a cui
tengo.
Ma
tanto non morirà, ne sono sicura ù___ù. Ci sono ancora troppe cose da scoprire,
ancora Hichigo che deve rifarsi vivo, ancora Isshin, eccetera. E c’è Inoue, che sono certa morirà, come preannunciato da Ishida-kun, probabilmente proprio per salvare Ichigo. Magari utilizzando quei suoi poteri simili a Dio, o qualcosa del genere, o comunque... non so, mi basterebbe vedere Rukia,
la sua reazione >__>”.
E’ per questo che ho scritto la fanfiction. Per
ovviare alla mancanza di nee-san da ben troppo tempo
in un manga nel quale lei è coprotagonista,
perciò deve, deve esseci.
Capito, sensei?
Ringrazio
chi ha recensito la fanfic sugli amati pargoli. Quando la scuola smetterà di uccidermi, avrete il secondo
capitolo. See ya <3.
Lu.