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Autore: antares_78    19/12/2015    1 recensioni
Una cena con House. Non come colleghi. Un appuntamento. Quella era la condizione di Allison Cameron per tornare nel team di House. Hameron/Huddy
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, Lisa Cuddy | Coppie: Allison Cameron/Greg House, Greg House/Lisa Cuddy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Verità nascoste mod

Verità nascoste

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Una breve one-shot ambientata nella puntata 1x19, "Verità nascoste", con qualche variante... Scritta d'impulso sull'onda di un'improvvisa ispirazione dopo aver rivisto il finale della prima stagione. Una nota per gli Huddy fans: leggetela fino alla fine...sono solo poco più di 3000 parole...potete farcela!

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Odiava quel ciccione pelato. Ciccione. Pelato. E con un ego addirittura più smisurato del suo.

 

Vogler.

 

Il secondo colpo di fulmine della sua vita. Solo che stavolta era stato "odio" a prima vista.

 

Se c'era una cosa che odiava particolarmente di lui era il modo in cui lo guardava dall'alto in basso. Con il suo metro e novanta, quello era qualcosa che in genere spettava a lui. Guardare la gente dall'alto in basso. Ecco cosa si provava ad essere Cuddy! Ma nel caso di Vogler non era solo questione di altezza. Con Cuddy era uno scontro alla pari, anche se era lei il capo. Stima. Quello era il motivo per cui aveva sempre accettato di farsi comandare da quella donna. La prendeva in giro. La derideva. La metteva a disagio davanti a tutti. E lei rispondeva sempre e puntualmente al suo sarcasmo. E questo...aumentava ogni volta la sua stima per lei. Vogler invece lo guardava dall'alto in basso, ma in modo completamente diverso. Un uomo che pensava che i suoi soldi potessero comprare le persone. Più arrogante di lui. Più saccente di lui. Ed era qualcosa a cui  lui non era abituato. 

 

"Sai perché ti sto obbligando a licenziare uno di loro?" gli aveva detto con la sua aria saccente e altezzosa "Perché devi provarmi di essere parte della mia squadra"

 

Parte della sua squadra... se non fosse stato il doppio di lui avrebbe volentieri preso quel pallone gonfiato a calci nel culo. E poi Cuddy avrebbe preso lui a calci nel culo. Non solo metaforicamente.

 

Chase. Cameron. Foreman. Non voleva licenziare nessuno dei tre. Ma soprattutto non aveva nessuna intenzione di piegarsi a lui. Questo era il suo pensiero mentre saliva sul palco della National Cardiology Conference per sponsorizzare il Viopril,  nuovo ACE-inibitore che avrebbe riempito le straripanti tasche di Vogler più di quanto non lo fossero già.

 

Non guardò la platea mentre sistemava il microfono. Non voleva essere fulminato in anticipo da quegli occhi grigio-azzurri che lo fissavano da uno dei tavoli in attesa del suo discorso. Lei lo conosceva abbastanza bene da prevedere le sue mosse...troppo bene per non sapere che non si sarebbe comportato bene come gli aveva esplicitamente chiesto di fare... di certo non sotto minaccia...non quando quel grassone gli aveva apertamente lanciato una sfida.

 

Troppo orgoglioso...troppo orgoglioso per mostrarsi debole o per cedere in una sfida... Una persona sola riusciva a tenergli testa. E lei era un'eccezione. Lo erano sempre stata. Sapeva gestire le sue battute sarcastiche, i suoi commenti inappropriati, sessisti, taglienti... Era uno dei motivi per cui la rispettava. Uno. Non il solo.

 

L'esatto opposto di quel coglione di Vogler!

 

Non aveva avuto bisogno di guardarla per sapere che aveva alzato gli occhi al cielo e si era poi coperta gli occhi quando lui aveva pubblicamente annunciato davanti a centinaia di orecchie attente che quel nuovo farmaco era una truffa.

 

Sapeva di essere tante cose. Stronzo. Misantropo. Egoista. Ma di certo non era un imbroglione. Né un burattino pronto, per paura, a cedere a un ricatto. Non era disposto a svendere quel poco di dignità che gli rimaneva.  Era stato sicuro di questo mentre parlava dal palco. E altrettanto sicuro mentre lasciava quel palco.

 

Un'ora dopo, seduto davanti ai tasti del suo pianoforte, non era più sicuro di aver fatto la scelta giusta.

 

Chase o Cameron. Uno dei due avrebbe pagato per il suo orgoglio. Non Chase. Si era salvato il culo facendo la spia per Vogler. Non gli avrebbe mai permesso di licenziarlo.

 

Cameron.

 

 

Sapeva che non aveva scelta. 

 

 

'Io ti piaccio' le aveva detto mentre aspettavano il risultato dei test del Senatore Wright. Non una domanda. Un'affermazione. Mettere insieme indizi era una delle sue migliori qualità. Sapeva di piacerle, non aveva bisogno di chiederglielo. Ma la vera domanda era... 'Perchè?'  Aveva cercato di analizzare quel rebus, ma non era riuscito a risolverlo. Non ancora. Lui non era affettuoso e tenero. Di certo non lo era mai stato con lei, né con i suoi pazienti, né con nessun altro in ospedale. E lei...lei era un tenero animaletto di peluche... Lui di certo non era affatto il suo tipo. E allora... perchè?

 

 

Si era sentito a disagio mentre lei lo fissava. Sentirsi a disagio era un'altra cosa a cui non era abituato. Il sarcasmo era il suo modo di rispondere al disagio...ma non era riuscito a trovare nulla di acuto e brillante da dire e si era limitato a continuare a guardarla prima di lasciare la stanza con un'altra domanda 'Cosa vuoi sentirti dire?'

 

Cosa voleva sentirsi dire? Che ricambiava i suoi sentimenti? Che lei gli piaceva? O addirittura che ne era innamorato?

 

Gli piaceva? Gli piaceva ...lavorare con lei. Era dolce e carina. A volte talmente carina da essere irritante. Ma riusciva sempre a vedere il lato buono dei pazienti ed era un pezzo fondamentale della squadra. In un certo senso lei era l'anti-House. Non voleva rinunciare a lei...non come membro della sua squadra.

 

Ma lei aveva scelto per lui. Nel momento in cui aveva dato le dimissioni.

 

Quel 'addio House' riecheggiò nella sua mente. Insieme a quelle sue ultime parole...

 

'Ci sono solo due modi in cui posso affrontare le cose . Uno dipende solo da me. Ed è...andarmene...'

 

Aveva scelto di andarsene. Di non lasciare a lui la scelta e allo stesso tempo, di non affrontare i suoi sentimenti per lui.

 

Gli sarebbe mancata? Non riuscì a rispondere a quella domanda. Di certo...non gli piaceva perdere.

 

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Un turbinio di eventi era seguito a quella sera. Portandolo a questa sera. Guardava la sua immagine riflessa nello specchio. Una cena con Cameron. Non da colleghi. Aveva specificato lei. Una cena da soli. Un appuntamento. Questa era stata la sua condizione per tornare nella squadra. Quella proposta l'aveva spiazzato. Cosa voleva? Stare con lui a tutti i costi. Credeva di essere strato chiaro...beh forse non chiaro...ma l'aveva evitata e aveva evitato quella conversazione... Ma non aveva detto di no. La rivoleva nel team. E se quella era la condizione per il suo ritorno, l'avrebbe portata a cena fuori.

 

Una cena. Non l'aveva illusa. Era stato chiaro. Solo una cena.

 

'Non sprecarti a mettere qualcosa di trasparente' le aveva detto quando gli aveva chiesto dove l'avrebbe portata, ma lo sguardo di lei ancora una volta gli aveva fatto capire che non era stato abbastanza convincente.

 

Si passò una mano tra i capelli guardando la sua immagine riflessa nel vetro della sala della differenziale.  E ripensò agli eventi che avevano portato a quella sera.

 

Vogler aveva di nuovo imposto la sua autorità e lui stesso aveva davvero rischiato il posto. Sapeva che Vogler non avrebbe mai avuto l'unanimità del Consiglio per il suo licenziamento. Poteva anche convincere gli altri nove del Consiglio, ma Wilson e Cuddy erano dalla sua parte. Poteva mettere la mano sul fuoco su questo. Ma anche la sua sicurezza si era per un attimo incrinata, nell'istante in cui Wilson era stato estromesso dal Consiglio e invitato a dimettersi...prima che la stessa sorte toccasse a Cuddy.

 

Cuddy. L'uomo del secolo!

 

Uomo.

 

Non poteva non sorridere alla sua stessa battuta. Quella donna era tutto tranne un uomo, ma a volte aveva più palle di lui e Wilson messi insieme. Di certo aveva avuto più palle di Vogler.

 

Ancora una volta era stata lei a salvargli il culo. Rischiando la sua carriera per lui.

 

Avrebbe pagato per poterla vedere mentre pronunciava quelle parole al Consiglio prima di alzarsi e andarsene ...ma le sue parole avevano comunque fatto il giro dell'ospedale in meno di un'ora...

 

'Se pensate che House meriti di andarsene, se pensate che io meriti di andarmene, che Wilson meritasse di andarsene...allora votate sì. Ma se lo state facendo perché avete paura di perdere i suoi soldi, allora ha ragione lui. Vi ha comprati. Potete scegliere. Forse sarà l'ultima volta in cui potrete farlo.'

 

Aveva salvato lui. Wilson. L'intera squadra. perdendo i cento milioni di dollari di Vogler. Il minore dei due mali.

 

Si abbottonò la camicia tornando consapevole della presenza di Chase e Foreman nel suo ufficio, il primo sdraiato sulla sua chaise-long e il secondo seduto sulla sedia di fronte alla sua scrivania,  mentre lui cercava di farsi il nodo alla cravatta. Non era riuscito a toglierseli dai piedi da quando avevano saputo di questo appuntamento. Aveva chiesto a Cameron di non divulgare al mondo intero i termini del suo contratto...ma a quanto pare lei non era stata della stessa opinione. Gossip. Chase ci andava a nozze. E a quanto pareva anche Foreman. Lo scontroso e burbero diagnosta di mezza età e la bella, giovane  e dolce dottoressa che cercava di far breccia nel suo cuore di pietra. House alzò gli occhi al cielo al solo pensiero, ridendo tra sé e sé al pensiero che era di certo comparso nella loro mente. Che se la fosse già portata a letto.

 

Lo guardavano e gli davano consigli. Aprile la porta. Falle i complimenti per gli orecchini. Per le scarpe. Come se non fosse mai uscito con una donna!

 

"Sono stato ancora ad un appuntamento" disse sbuffando mentre Foreman gli dava ancora consigli sugli argomenti di conversazione per la serata e lui cercava per l'ennesima volta di annodarsi la cravatta.

 

Parlate dei suoi sogni. Speranze. Aspirazioni.

 

Sorrise tra sè a quel pensiero. Sì, in effetti, di sicuro da molti anni non aveva un primo appuntamento!

 

"Non dimenticare i preservativi!" disse Chase guardando il suo capo con un sorrisetto malizioso.

 

House si voltò a guardarlo.

 

"Cosa sei? Il nuovo testimonial dello spot sul sesso sicuro?" rispose ironicamente prima di infilarsi la giacca e uscire dalla stanza lasciandoli a fantasticare su quell'insolita coppia.

 

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Café Spoleto. Tavolo per due. Conversazione civile.

 

Le aveva fatto i complimenti per le scarpe. E per gli orecchini.

 

"Secondo Freud..." disse Cameron toccandosi il collo " e sto parafrasando...l'istinto d'amore verso un oggetto richiede la padronanza sullo stesso per poterlo ottenere, e, se una persona sente di non poter controllare quell'oggetto, o si sente minacciato da esso, allora agisce negativamente nei suoi confronti. Come un bambino di otto anni che tira i codini alla bambina che gli piace."

 

House si morse il labbro trattenendo un sorriso.

 

"Io ti tratto male, quindi, secondo questa teoria, tu mi piaci davvero molto" disse guardandola e alzando un sopracciglio "E Chase. E Foreman. E...Cuddy" disse non distogliendo lo sguardo e studiando la sua reazione.

 

Cameron non si scompose e continuò a sorridergli toccandosi un orecchino.

 

"E secondo Freud...cosa vuol dire invece se comincio ad essere carino con te?" continuò House

 

"Che ti senti a tuo agio con i tuoi sentimenti" aveva risposto semplicemente.

 

House annuì, mentre un sorrisetto compariva sulle sue labbra.

 

"Quindi...non c'è niente che io possa fare per farti pensare che non mi piaci?" le chiese scuotendo leggermente la testa

 

Lei rise scuotendo a sua volta la testa, ma sostenendo il suo sguardo.

 

"No, mi dispiace" disse passandosi la lingua sulle labbra "Ho l'opportunità di passare una serata con te e non voglio sprecarla parlando di quale vino ti piace...o di quali film detesti... voglio sapere cosa provi...per me..."

 

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House aprì gli occhi nella penombra della stanza e lanciò un'occhiata alla sveglia sul comodino. Le cinque e trenta. Di sabato mattina. Chiuse gli occhi cercando di sprofondare di nuovo nel sonno. Era un oltraggio al weekend anche solo aprire gli occhi a quell'improponibile ora in una giornata di riposo! Ma la sua gamba non era della stessa opinione e dovette controvoglia constatare che non aveva tutti i torti visto che almeno cinquanta chili erano praticamente rannicchiati su quella gamba. Si spostò lentamente cercando di non svegliarla mettendosi seduto sul letto per prendere il flacone di Vicodin dal comodino. La guardò mentre si rigirava nel letto dandogli le spalle, non potendo evitare di soffermarsi per qualche istante sulle meravigliose curve di quel corpo seminudo...dalla curva delle sue spalle a quella della sua vita e dei suoi fianchi.

 

E non riuscì a impedire alla sua mente di tornare per un attimo alla notte prima... solo qualche ora prima a dir la verità... e al pensiero di quel corpo tra le sue braccia. Si sdraiò di nuovo sul letto ascoltando il suo respiro mentre l'abbracciava, assaporando la sensazione della schiena di lei contro il suo torace sorridendo maliziosamente tra sé alla piega che la serata prima aveva preso nell'istante in cui era entrato in camera, prima di sprofondare di nuovo nel sonno.

 

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"Buongiorno raggio di sole" sussurrò nel suo orecchio lasciando che il profumo del caffè inondasse le sue narici risvegliando la sua mente ancora immersa nel sonno.

 

Non rispose e non aprì gli occhi, ma un sorriso comparve sulle sue labbra.

 

House appoggiò la tazza sul comodino e si chinò a baciarla facendole assaporare il sapore del caffè sulla sua lingua.

 

"Caffè a letto?" gli chiese aprendo stavolta gli occhi a guardarlo, sorridendo ma con uno sguardo leggermente interrogativo "Hai qualcosa da farti perdonare, House?"

 

"O... qualcosa per cui ringraziare la tua bocca dopo stanotte" rispose maliziosamente sostenendo il suo sguardo

 

Lei annuì e rise prima di cercare le sue labbra per un altro bacio, più profondo del primo.

 

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Lunedì mattina. Cuddy chiuse la sua borsa da lavoro e inorridì al pensiero della pila di documenti che avrebbe trovato sulla sua scrivania come ogni lunedì mattina. Anzi peggio. Decisamente peggio dopo che Vogler aveva lasciato la Presidenza del Consiglio. Era un figlio di puttana. Un enorme figlio di puttana. In entrambe le accezioni del termine. Ma senza i suoi cento milioni di dollari, lei avrebbe ora dovuto fare i conti con un enorme buco nel budget... House le era praticamente costato cento milioni di dollari! Non lui in realtà...cento milioni di dollari era stato il prezzo della loro libertà...e il motivo per cui alla fine il Consiglio aveva deciso per l'estromissione di Vogler...salvando il culo ad House...e anche a lei! In effetti da un certo punto di vista doveva addirittura ringraziarlo! Ma non glielo avrebbe mai detto! Sorrise a quel pensiero, e al pensiero di come l'aveva guardata quando lei gli aveva detto '...tu non vali cento milioni di dollari, House!...' Già! Sorrise mordendosi leggermente il labbro mentre entrava in cucina. Il dottor House non vale cento milioni di dollari! pensò.

 

"Sono in ritardo! " disse prendendo la tazza dalle mani dell'uomo ancora seminudo in piedi di fronte a lei e bevendo un lungo sorso di quel liquido caldo prima di restituire la tazza al legittimo proprietario. "Il Consiglio si riunisce tra mezz'ora per l'elezione del nuovo Presidente"

 

"Quando ti deciderai a licenziare quel pazzo che è costato cento milioni di dollari al tuo ospedale e ti impedisce anche di fare una colazione decente!" disse guardandola negli occhi  

 

"Quando smetterà di essere anche un genio e salvare centinaia di vite!" rispose sospirando mentre lui la prendeva per un braccio per baciarla leggermente sulle labbra.

 

Cuddy accennò un sorriso ma si divincolò da quell'abbraccio.

 

"Devo davvero andare." disse baciandolo ancora velocemente sulle labbra "Non dimenticarti di richiamare tua madre. Mi ha già chiamata tre volte. Io ho finito le scuse" Disse guardandolo negli occhi e battendo leggermente con la mano sul suo braccio.

 

Non aspettò la sua risposta, ma accennò un sorriso e uscì rapidamente dalla stanza.

 

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House era appoggiato al bancone delle infermiere e incrociò lo sguardo di Cuddy mentre lei usciva dalla porta dell'ambulatorio. Chiuse rumorosamente la cartella che teneva in mano allungandola poi a Cameron.

 

"Fa' un prelievo di midollo osseo e chiamami appena hai il risultato" disse guardandola mentre annuiva e accennava un sorriso prima di allontanarsi, lanciando un'occhiata a Cuddy che si era avvicinata per prendere un'altra cartella dal bancone delle infermiere. Cuddy sostenne impassibilmente lo sguardo di Cameron. Non sorrise e continuò semplicemente a guardarla, imponendo solo con lo sguardo la sua autorità.  

 

Lo sguardo di House passò da una all'altra. Poteva sentire l'elettricità dell'occhiata che quelle due donne si stavano scambiando.

 

"Puoi almeno aspettare che la piccola Cameron abbia fatto quel prelievo di midollo prima di fulminarla, Cuddy?" disse sarcasticamente mentre lei gli allungava la cartella che teneva in mano.

 

Non rise alla sua battuta e gli fece semplicemente segno di seguirla nell'ambulatorio 1.

 

"Quindi..." disse passandogli accanto mentre attraversava la porta "...il tenero animaletto di peluche è di nuovo a pieno titolo nel tuo team?"

 

House rise e scosse la testa.

 

"Noto un velo di sarcasmo..." disse guardandola dritto negli occhi mentre chiudeva la porta "...per nulla velato a dir la verità"

 

Lei sorrise e annuì mordendosi impercettibilmente il labbro.

 

"Vogler non ci è riuscito. Cos'è? Vuoi licenziarla tu?" le chiese alzando un sopracciglio

 

Cuddy continuò a fissarlo e rispose alla sua domanda con un'altra domanda

 

"Hai un appuntamento con lei anche stasera?" gli chiese non lasciandogli però il tempo di rispondere "Ti avviso che lo sa già tutto l'ospedale...potevi almeno essere più discreto" disse non abbassando lo sguardo

 

House scosse la testa sorridendo.

 

"Perché non ho fatto niente per nasconderlo" rispose sostenendo il suo sguardo "E non era un appuntamento. Era una cena" aggiunse  passandosi la lingua sulle labbra "Comunque...non sono fatti dell'ospedale...o tuoi, dottoressa Cuddy" rispose con uno sguardo di sfida

 

"Non sono fatti miei...?" ripeté con uno sguardo che avrebbe potuto fulminarlo all'istante su due piedi "Tutto quello che succede qui dentro è affare mio, House!"

 

"Certo, dottoressa Cuddy...ma non sono fatti dell'amministratore di questo ospedale con chi esce stasera il suo dipendente che non vale cento milioni di dollari... " ripeté senza distogliere lo sguardo

 

Cuddy esitò un attimo continuando a guardarlo.

 

"Non vali cento milioni di dollari dottor House, ma quella è comunque la cifra che ho pagato per il tuo culo" rispose a tono sostenendo il suo sguardo

 

House si passò la lingua sulle labbra e scosse la testa.

 

"Comunque...no...non esco con lei stasera" disse avvicinandosi leggermente a lei e trattenendo un sorriso

 

"E neanche domani" disse lei guardandolo negli occhi

 

House rise.

 

"Neanche domani." rispose sorridendo e scuotendo la testa

 

La guardò negli occhi e lei non poté evitare di accennare a sua volta un sorriso mentre lui si avvicinava di più a lei.

 

"Di' alla mia ragazza di tornare a casa presto stasera..." le sussurrò in un orecchio mentre il calore del suo respiro le mandava un brivido lungo la schiena e la mano di lei si spostava ad accarezzargli il collo e i capelli "...ho intenzione di non lasciarle alcun dubbio sul fatto che il suo uomo vale anche più di quei cento milioni di dollari"

 

.....

 

Fine

 

 

 

   
 
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