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Autore: Light Lynx    20/12/2015    1 recensioni
L'unico modo di resistere alle emozioni in pubblico, era abbandonarsi totalmente a loro in privato. Era in quei momenti che sentiva la voce chiamarla, sentiva tutto l'universo attraverso quella voce. Solo in quei momenti si sentiva libera dalle catene.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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-Cosa ne pensi?-
-La forza è potente in lei.-
Parlavano bisbigliando al buio, credendo di essere sentiti meno.
-Vero, ma non sente il richiamo.-
-Ci vorrà solo un po' di tempo, studia molto vedrai che imparerà tutto quello che deve sapere sulla forza.-
I due maestri la guardavano da lontano, seduta al tavolo della biblioteca dell'accademia Jedi di Omefast, città principale di D'Qar, pianeta dove i migliori Jedi si erano formati e dove, secoli prima la resistenza aveva sconfitto ancora una volta i Jedi oscuri.
Il maestro Ondu si alzò -Vado a parlarle.-
Si accostò alla bambina, chinando il busto per avvicinarsi al volto di lei: -Themin perché non vai a con i tuoi compagni?-
Themin alzò lo sguardo dal libro, voltandosi verso il maestro: -Maestro, posso porle una domanda?-
-Certo piccola.-
-Cosa stanno facendo i miei compagni?-
Stupito dalla ovvia domanda il maestro rispose con voce smorza: -Sono nella palestra qui affianco a provare le spade laser.-
La bambina sorrise: -Maestro, come mai lei non ha un orecchio?-
Ondu capì: -Hai ragione piccola, ma il solo studio non ti porterà mai ad eccellere nella pratica.-
-Come posso controllare qualcosa che non conosco maestro? Se non conosco come le spade sono fatte rischio di farmi male.- rispose lei con vocina infantile, tipica della sua età ma inappropriata per la natura del discorso.
-Cosa leggi?-
-È un libro sulla storia di Illum.-
-I cristalli, giusto?-
-C'è un enorme capitolo sul funzionamento, la composizione, e l'evoluzione delle spade laser. Sapeva maestro che la spada laser Viola è quella più stabile perché nasce da un cristallo più vicino al nucleo del pianeta, quindi ci mette più tempo a tornare
in superficie ed è dunque più antico?-

Il maestro si sorprese, sorrise, alzò il busto e spettinò con fare amichevole la giovane padawan.
Il gran maestro Graffias fece segno all'amico di avvicinarsi: -La forza è strana in lei.-
-Lo so maestro, imparerà a controllarla.-
-Lo spero, amico mio.-
 

10 ANNI DOPO NELLA STESSA GALASSIA (MOLTO LONTANA LONTANA)


Il rumore dei proiettili risuonava per i corridoio adiacenti alla sala di esame. La Padawan teneva con una mano sola la spada che le era stata data per compiere l'esame, mentre con l'altra le era stata legata dietro la schiena, come a tutti. La benda sugli occhi la stringeva troppo, e l'armatura palesemente da uomo le era scomoda sul seno.
-Fermi!-
La voce del maestro Graffias rimbombò nella sala. I colpi si fermarono, Themin lasciò cadere la spada laser ai suoi piedi. Tolse la benda e si slegò la mano.
Sapeva di aver deviato ogni colpo. -Il punteggio dell'allieva Themin Gradson è di cento colpi deviati su 100.-
Degli applausi si sollevarono dagli spalti degli spettatori e dalla giuria. -Questo le da il diritto di passare alla prova successiva: “teorizzazione della storia jedi”-
Forse dissero altro, forse annunciarono il candidato successivo, ma Themin era già fuori dalla stanza.
-Sei stata spettacolare, giovane padawan.- si complimentò Ondu.
-Era lei, maestro a nona vere fiducia in me, non il contrario.-
Ondu rise lievemente: -Mi duole ammetterlo, i tuoi anni di studio ti hanno aiutato molto nella rapida appresa della pratica.-
-La ringrazio maestro.- fece per andarsene ma Ondu la prese per un braccio bloccandola.
-Sei la Jedi migliore che conosca Themin, il controllo che hai sulle emozioni è sorprendente. Sei sempre cosciente di quello che hai attorno, di te, di tutto, della Forza. Il tuo volto molti dicono essere sempre triste non è tale! È solo neutro, non
controllato da nulla.-

Themin lo interruppe: -Non sono una Jedi, maestro.-
-Non ancora. Se passerai il prossimo esame a pieni voti farò richiesta per farti entrare immediatamente nelle file dei jedi, per farti iniziare un nuovo addestramento.-
Il volto di lei mutò in un smorfia: -Non mi interessa essere un jedi, né iniziare cursus honorum del governo Ondu.-
L'uomo la guardò: -Parli proprio come mia figlia. E guarda ora lei dove è arrivata.-
-Giudice della corte suprema, lo so. Così come so che lei non ti parla più da anni, e hai tentato di sostituire lei con me.- la voce di lei era ferma nell'accusare il suo maestro.
-Themin, ti ho sempre vista come una figlia, ben prima che Jass decidesse di non sentirmi più.-
-Non mentire.-
-Non mento. E non farlo neanche te verso te stessa. Tu hai accettato il mio amore paterno. Entrambi ne conosciamo la causa.-
Themin si voltò verso di lui, si riavvicinò e guardandolo negli occhi dal basso verso l'alto gli si fiondò al collo.
-Hai sostituito i genitori che non hanno potuto tenermi. Ma ti prego, te ne prego, comprendimi. Non voglio far parte del concilio dei Jedi.-
Un'espressione di rammarico comparve sul volto di Ondu.
-Permettimi solo di farti un regalo. Volevo dartelo nel momento in cui saresti entrata nell'ordine jedi, ma lo prenderesti come un insulto.-
Ondu tirò fuori dalla profonda tasca della tunica un sacchettino rosso, chiuso da un laccio d'orato.
-Spero tu possa apprezzare.-
Themin lo prese. Lentamente tolse il laccio dal tessuto che nascondeva il dono. Lo riconobbe subito. -Ondu non puoi…-
-Tranquilla.-
-Ne sono rimasti pochissimi… ma come hai fatto?-
-Non ti interessa saperlo, il giorno in cui potrai testarlo mi dirai cosa ne pensi.-
Il volto di lei era stupefatto, provava a dire qualcosa ma le parole erano bloccate dal nodo in gola che il pianto di commozione le provocava.
-Ora vai, sei in ritardo.-
Lei si asciugò la lacrima sfuggita al suo controllo: -Non sai neanche per cosa.-
-Vai sempre in biblioteca a quest'ora.-

La spada vibrava nell'aria mietendo finte vittime. Negli ultimi anni le simulazioni di combattimento erano diventate fin troppo realistiche. Il volto di Thenim era impassibile di fronte al sangue digitale che le scorreva davanti. Un bug probabilmente, le spade laser non permettono la fuoriuscita di sangue, cauterizzano la ferita nel momento stesso in cui la provocano. La sua spada ribolliva di energia come una fiamma che viene costantemente ravvivata. Quella spada, faceva invidia a chiunque all'accademia. In pochi prima di lei avevano avuto l'onore di maneggiare una spada viola.
Un applauso interruppe l'esercitazione. Graffias smise di applaudire solo quando il tipico suono accompagnò il riporre dell'arma. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di parlare con lei ad armi sguainate.
-Ondu mi ha detto che hai richiesto un permesso per certi libri in biblioteca.-
-Sì maestro.-
-Come mai questa tua scelta?-
-Maestro, tutti sappiamo che il concilio e il governo nascondono molte cose sulla natura della forza.-
-Non dovresti avere così tanta sfiducia.-
-Maestro, non voglio combattere qualcosa che non conosco. In ogni caso mi è già stato accordato il permesso di accedere ai volumi da me richiesti.-
-Se i miei superiori ti hanno dato accesso a conoscenze che dovrebbero rimanere nascoste non sono nessuno per impedirti di andare a leggere quei tomi.
Dovresti sentirti onorata, non hai ancora raggiunto la maggiore età e già ti permettono di accedere a informazioni segrete.-
-lo sono, di fatti.-
-Ti lascio al tuo addestramento allora, giovane allieva.- disse voltandosi di scatto, facendo alzare la mantella della sua tunica.
Il programma riprese, questa volta senza bug.
 

Nel corridoio poco illuminato Ondu aspettava il maestro: -La forza in lei è…-
-Neanche io riesco a trovare un termine. Mi sorprende sia ancora viva.-
Nel buio della sua stanza Themin riusciva a trovare la pace che neanche i libri erano più in grado di darle. Aveva letto per anni tutti i concetti che il governo concedeva che i più sapessero sulla Forza. Eppure sapeva che non era tutto lì. Aveva finito e riletto i libri che grazie al controllo emotivo aveva costretto i giudici a donarle. Sentiva che c'era qualcos'altro. Lo percepiva. Percepiva un richiamo, percepiva una conoscenza che il lato chiaro della luce non era mai stato in grado di donarle. Sentiva il richiamo. E il sangue che ogni giorno colava dalle sue braccia per ferite auto inflitte ne era la prova. L'unico modo di resistere alle emozioni in pubblico, era abbandonarsi totalmente a loro in privato. Era in quei momenti che sentiva la voce chiamarla, sentiva tutto l'universo attraverso quella voce. Solo in quei momenti si sentiva libera dalle catene.

   
 
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