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Autore: f9v5    20/12/2015    3 recensioni
[Shadow/Galaxina; Iris] [Fluff, a suo modo]
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-Iris, posso entrare?-
-Si, papino.-
Il primo spettacolo che si presentò dinanzi agli occhi cremisi del riccio fu quello della figlioletta che saltellava per un anfratto all'altro della cameretta con sguardo leggermente corrucciato, forse alla ricerca di qualcosa che aveva perso; era disordinata, difetto ereditato dalla madre.
-Non trovi qualcosa?-
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Family!'
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La piccola Iris portò alla bocca l’ennesima cucchiaiata di latte e cereali gustandola felicemente, quel giorno sembrava più allegra del solito.
-Allora, pronta per il primo giorno d’asilo?- le chiese la madre sedendosi accanto a lei, la bambina rispose muovendo su e giù la testolina energicamente, la bocca di nuova piena di cibo.
Shadow, all’altro capo del tavolo, prendeva il suo caffè (il pensiero volò per un attimo a quell’odioso di “Faker”; avrebbe dovuto trovarsi una bevanda diversa di quel passo, quella non faceva altro che fargli venire i nervi tesi di prima mattina)in silenzio.
-Mammina, secondo te piacerò ai miei compagni?-
Galaxina le carezzò dolcemente il caschetto di aculei blu chiaro.
-Ma certo, sicuramente ti farai tanti amici.- sapeva che la sua era una risposta un po’ troppo soggettiva, era conscia che non si potesse risultare simpatici a chiunque, ma, sinceramente, si chiedeva quale genitore non riuscisse ad essere di parte col proprio figlio.
-E se per caso qualche bambino dovesse darti fastidio, tu faccelo sapere e risolveremo la cosa.- le assicurò infine, recuperando un po’ di obbiettività.
Galaxina diede un’occhiata all’orologio appeso sul muro accanto al frigo della cucina, notando come il tempo fosse decisamente dalla loro parte e, in fondo, con uno come Shadow a disposizione non c’era certo il rischio di arrivare in ritardo.
La piccola finì la sua colazione con tutta calma, portò la ciotola, con dentro ormai solo qualche rimasuglio di cereali, sul lavandino (così avrebbe aiutato la mamma, pensava sinceramente)e corse verso il bagno per lavarsi.
Una volta che i coniugi rimasero soli, Galaxina potè rivolgere al marito uno sguardo accigliato.
-Che c’è?- chiese Shadow, che pur mantenendo la sua solita serietà e freddezza si domandò il motivo di quell’occhiata.
-Non pensi che tua figlia sarebbe felice di sentire un incoraggiamento anche da parte tua?- la donna portò le mani ai fianchi, non sperava certo di incutergli timore (d’altronde Shadow ne aveva viste di cotte e di crude nella sua vita, probabilmente ormai la paura aveva anche scordato cosa fosse), ma almeno di suscitargli un briciolo di pentimento per la sua totale apatia.
-Non vedo cosa avrei potuto dirle in aggiunta a quanto hai asserito tu. E poi sai che sono un disastro con i bambini.-
-Shadow, Iris ti vuole bene, prende per oro colato tutto ciò che le dici, quindi puoi star tranquillo che, anche se magari non capisse bene le tue parole, apprezzerà sinceramente il tentativo, perché sarebbe per lei una dimostrazione d’affetto.- ed era sinceramente convinta di quanto stesse asserendo; per esperienza personale poteva dire che con lei era stato proprio il caso.
Aveva perso il conto di quante volte da bambina avesse guardato con occhi adoranti suo padre Lucas, quando questi era ancora un capo buono e giusto; ammirava profondamente il suo senso di giustizia e la sua onestà, eppure era convinta che anche se fosse divenuto Dark Oak già a quell’epoca non sarebbe stata in grado di odiarlo.
Chissà, forse era vero che le bambine ad una certa età si prendevano una cotta per il padre.
Shadow, dal canto suo, era in una situazione peggiore; a differenza della moglie non poteva dire di aver avuto una figura paterna che potesse effettivamente essere tale: il professor Gerald era più una sorta di mentore, Maria (pace all’anima sua) era stata una sorella stupenda spiritualmente parlando, ma l’affetto era quello, e Black Doom del padre ne aveva solo la nomea e sinceramente il riccio dubitava anche di quella.
“Che nonni di merda, fortuna che non li conoscerà mai!” pensò con soddisfazione; che venisse pure ritenuto crudele, ma quei due, chi prima e chi dopo, avevano scelto di votare le loro vite all’oscurità, rifiutando ogni possibilità per placare la loro furia distruttiva e rimediare ai loro sbagli, le loro morti furono il castigo meritato.
Probabilmente quel giudizio era ipocrita da parte sua, non era mai stato un santo nemmeno lui, ma i fatti parlavano chiaro e volgevano a suo favore.
In breve, il suo passato era abbastanza esplicito, lui come padre non aveva mai avuto un esempio da seguire, ma aveva giurato di impegnarsi, per sua moglie, per sua figlia, per Maria, perché il suo ricordo continuava a sostenere il suo animo e a spingerlo sempre più in là.
-Ho capito. Hai ragione, in fondo.- lo ammise solo perché si trattava di sua moglie.
Galaxina sorrise dolcemente, comprese lo sforzo che il marito dovette fare per vincere i suoi dubbi e le insicurezze che, sotto quello strato di fierezza e impassibilità, cercava di celare ai più ma che lei, ormai, aveva imparato a vedere, o forse era lui che glielo aveva permesso.
Gli diede un bacio per incoraggiarlo, per poi spingerlo gentilmente verso la stanza della bambina, in quel momento si probabilmente si stava vestendo.
Di fronte alla porta non vi era più scampo, Shadow lo sapeva, ormai era in gioco.
Bussò leggermente.
-Iris, posso entrare?-
-Si, papino.-
Il primo spettacolo che si presentò dinanzi agli occhi cremisi del riccio fu quello della figlioletta che saltellava per un anfratto all’altro della cameretta con sguardo leggermente corrucciato, forse alla ricerca di qualcosa che aveva perso; era disordinata, difetto ereditato dalla madre.
-Non trovi qualcosa?-
La piccola riccia gonfiò comicamente le guance infastidita, evidentemente l’oggetto da lei cercato non si era ancora deciso a saltar fuori e Iris andava alquanto fiera dei suoi giocattoli al punto da non volere che uscissero dalla sua stanza; avrebbe volentieri permesso ad altri bambini di giocarci, a patto però che non varcassero i confini del suo piccolo regno, tra quelle quattro mura tappezzate di motivi floreali.
La sua regola era: ti lascio giocare con piacere, ma dove posso vederti.
-La pistola giocattolo che mi hai regalato per il mio compleanno.-
Ah sì, se la ricordava.
La carenza di affetti familiari aveva avuto sulla mente di Shadow anche il tragico effetto di annichilire del tutto la sua capacità di contenimento e bilancio; il non aver mai dovuto fare doni a qualcuno lo aveva reso davvero pessimo in tali ricorrenze e non era, purtroppo per nessuno degli sventurati che ricevettero mai qualcosa da lui, nemmeno più efferato nel decidere chi fossero le persone più idonee a cui chiedere suggerimenti, disastrosa prova ne fu il fatto che come proprio “grillo parlante” la prima scelta ricadde su Omega.
Ci mise mezzo secondo a rimangiarsi il pensiero, un robot amante dei combattimenti mortali e che passava il suo tempo a sbullonare suoi simili non era esattamente il migliore che potesse fornire suggerimenti validi.
Fortuna che c’era sempre Rouge; Chaos benedicesse quella mobiana e la pazienza che aveva avuto con lui nel sopportare i suoi scleri simil-depressivi da simil-orfano dal passato tragico, le sue motivazioni secondo le quali era meglio per lui non fare regali e su quanto si stesse sforzando di essere un buon padre ma che in certi frangenti avesse il sentore di star sbagliando su ogni fronte.
-Regalale qualcosa che piace a te, qualcosa che in qualche modo ti rispecchi. In breve, un oggetto che le faccia pensare al suo adorato papino e a vederlo dunque come un segno della sua fiducia.- fu questo che gli disse infine.
E le armi effettivamente rientravano nella stretta cerchia di cose che adorava, o che almeno a cui non augurasse una fine orrenda.
Ovviamente capì subito di non poter regalare un mitra ad una bambina di cinque anni, Galaxina come minimo gli avrebbe negato il sesso per i prossimi dieci anni… e poi il mitra voleva conservarlo per quando avrebbero dovuto affrontare la terribile fase dell’adolescenza, lì si che ne avrebbe avuto bisogno.
Alla fine la scelta ricadde appunto su ciò che la piccola, in quel momento, stava freneticamente ricercando con tanto vigore.
Quando gliela regalò, Shadow lo ricordava ancora bene, a sua figlia brillarono gli occhi prima che gli saltasse addosso per stringerlo in un caldo abbraccio(l’unica volta in cui aveva raggiunto un tale livello di imbarazzo fu quando fece a Galaxina la proposta, ma non si sarebbe mai pentito di tali gesti), sinceramente non immaginava che una femminuccia avrebbe gradito un dono del genere, che effettivamente di femminile non c’aveva niente; forse Galaxina aveva ragione: le figlie femmine venerano i padri!
Dopo un sospiro e un lieve sorriso, il riccio decise che era giusto fare la sua parte: quello del genitore era il lavoro più difficile di tutto, eppure dava certe gratificazioni che non avrebbe mai rinunciato a nessuno di quei giorni in cui aveva sentito la piccola boccuccia di sua figlia chiamarlo “Papà”.
-Ti aiuto a cercarla. All’asilo ti accompagnerò io, possiamo fare senza fretta.-
Sentì un forte calore nel sentire Iris esultare al pensiero di presentarsi a quelli che sperava divenissero i suoi nuovi amichetti sulle braccia del suo super-papà.
Avrebbe approfittato di quei minuti per farle le sue raccomandazioni; non sarebbe stato nulla di diverso da quello che avrebbe fatto un qualsiasi genitore che volesse bene al proprio figlio, ma forse sarebbe stata proprio quella la motivazione per cui Iris gli avrebbe sorriso felice e gli avrebbe giurato di comportarsi bene.
Non avrebbe mai voluto deludere il suo papino.
 
 
 
 
 
-Allora, com’è stato il tuo primo giorno, ti sei divertita?-
-Sì sì, tutti gli altri bambini sono simpaticissimi, abbiamo giocato insieme tutto il giorno.- Iris era letteralmente su di giri, e ciò spiegava anche la lieve e comica irritazione di suo padre, che aveva letteralmente dovuto trascinarla via di forza.
Ma in fondo Shadow potè dirsi soddisfatto, alla fine Iris si era dimostrata ragionevole e durante il ritorno, per il quale si erano presi decisamente più tempo rispetto all’andata, gli aveva fatto un preciso (dal punto di vista di una bambina) resoconto di come avesse passato la mattinata, dalle presentazioni con i suoi compagni a tutti i giochi che avevano giocato senza tralasciare dettagli di sorta.
Un entusiasmo che decisamente non veniva da suo padre, Shadow stesso pensò che anche sua moglie dovette essere stata una piccola peste ai suoi tempi.
Sicuramente era una dote peculiare di sua figlia, dal momento che anche una volta che i tre si riunirono a tavola per il pranzo non manco di ripetere ancora il modo in cui aveva passato il suo primo giorno d’asilo, anzi, Shadow credette che ci stesse mettendo ancora più enfasi; ma qualcosa da lui l’aveva presa, a parte la specie?
Una scintilla di sorpresa brillò per un attimo negli occhi della piccola prima che il suo visetto si rabbuiasse un attimo, altrettanto istantanea fu la preoccupazione dei suoi genitori, anche se Shadow fu bravissimo a mascherarlo dietro al solito volto impassibile dove l’unica variazione fu un sopracciglio alzato lievemente.
La bambina corse verso la sua cameretta e tornò poco dopo portandosi dietro lo zainetto.
-Mamma, pensi che il mio zainetto sia brutto?-
Galaxina non capì proprio il senso di quella domanda; era un comunissimo zaino di tessuto azzurro con un diamante cucito sul davanti (regalo del suo ultimo compleanno, da parte di zia Rouge, non si sorprese nessuno; alla piccola era piaciuto tanto, comunque).
Poi ebbe l’illuminazione.
-Non mi dirai che qualche bambino ti ha presa in giro per quello?- se la risposta era quella che pensava, si sarebbe fatta sentire eccome il giorno dopo.
Fu a quel punto che venne alla luce un aspetto caratteriale che la piccola Iris, senza ombra di dubbio, doveva aver ereditato da suo padre: la follia!
La bambina infatti si limitò ad annuire, prima di lasciarsi andare ad un comico sorriso rilassato.
-Non preoccuparti, mammina, papà mi ha detto come comportarmi in questi casi.-
Il sollievo di Galaxina durò solo il tempo che ci mise sua figlia a mettere la mano dentro lo zainetto ed estrarre la pistola giocattolo che la piccola tanto idolatrava, ma che lei, di contro, non aveva mai potuto far a meno di squadrar con sospetto… insomma, non voleva certo che sua figlia diventasse una pazza fissata di armi come suo padre, dubitava che con le sue amichette potesse discutere di questioni riguardanti “il metodo per costruire artigianalmente la tua bomba atomica personale”.
-Ora quel bambino è in un posto migliore!- affermò seraficamente la bimba, carezzando il giochino con ingenuità bambinesca condita da quella luce che, prima di allora, si era potuta vedere solo negli occhi di Shadow, lo stesso Shadow che in quel momento mostrava un lieve ghigno di fierezza.
Galaxina sgranò comicamente gli occhi; quella di sua figlia era solo una battuta e doveva ridere, o aveva davvero agito alla maniera di suo padre e doveva preoccuparsi?
 
  
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