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Autore: Mery Rose    21/12/2015    14 recensioni
La storia inizia (è ambientata) da subito dopo la 5x01 ATTENZIONE! in questa mia ff, non seguirò tutti gli avvenimenti effettivamente avvenuti nel corso della storia, infatti molte parti "cruciali" le troverete rivisitate per esigenza di..."trama" xD
Può un cuore lacerato dalla sofferenza ed un animo infervorato dalla vendetta, trovare la pace nel perdono e nell'amore? Può l'oscurità converitrsi alla luce e trovare la redenzione?
Dal testo: "[...]Credi che essere me sia facile? Voi mi credete invicibile per via dei miei poteri, di ciò che sò e che potrei fare. Ma indovina un pò? Non è così. Non è mai stato così e non lo sarà mai.
Il male che mi porto dentro...la mia oscurità, non sarà mai sazia. La mia vendetta doveva essere il compimento dei miei sforzi, il mio destino dipendeva da quello. E se non ho la certezza di quello che ho creduto di essere fin ora, cosa potrò mai essere? Cosa mi rimane, se non il familiare e costante odio? Niente, ecco cosa. Alla fine, io non sono niente."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa dell'Autrice:Allora, volevo scrivere queste due righe all'inizio della storia, perchè volevo appunto premettere alcune cose. -La storia inizia da dopo l'episodio 5x01.
-Questa storia è programmata per essere una lunga serie e prima di portarla avanti, volevo conoscere il riscontro con il pubblico. Se la storia piace o meno, o se ci sarà un buon seguito di lettori. Quindi vi chiedo alla fine (non solo una piccolissima recensione per fami sapere ciò che ho detto in precedenza) ma anche se sareste disposti a seguirla e a seguirmi. Tutto qui! ^_^ Ora vi lascio alla storia, buona lettura! :*

P.S.: Durante tutta la storia, sono inseriti vari parallelismi tra la serie di Ouat e appunto, la storia orignale della protagonsta.

M.R.









                       


                           

                       Paese che vai, oscurità che trovi...

                                        Capitolo I



Camelot. Piccolo regno d'ignoranti mortali abbandonato nel bel mezzo del nulla assoluto. Questa la definizione più appropriata che poteva dare la strega, ad un luogo come quello.
 Un luogo, in cui le persone come lei venivano linciate a vista e nel migliore dei casi, sbattute fuori dal regno ed esiliate in altre terre per l'eternità, com'era successo a lei, molti anni or sono. Ma, essendo lei l'ultima delle Streghe Immortali, tutti quegli anni passati nella più completa solitudine l'avevano resa molto più forte e potente.
 Ma presto, le cose sarebbero cambiate. Come le fu promesso dalla sua maestra e Gran Sacerdotessa quando la invitò ad essere la sua apprendista ed erede dei suoi poteri,  presto avrebbe potuto vendicarsi non solo delle persone che l'avevano ferita, ma anche su quel mondo che l'aveva rinnegata ed emarginata fin dalla nascita. 
Appena si trovò a passare sopra il ponte levatoio, cominciò a sentire gli occhi delle persone che passavano velocemente e la guardavano con curiosità mista a diffidenza. Era sempre così, ogni singola volta che entrava in una nuova città, ma ormai c'era abituata. La sua potente aura magica era talmente forte e presente, che anche quando non la usava apertamente, veniva avvertita dai comuni mortali come un sesto senso che gli suggeriva di starle alla larga
. Il che non era affatto un male, ma questa situazione la costringeva ad un'assoluto anonimato ovunque andasse. Non poteva certo rischiare di diffondere il panico generale, anche in quella terra, per quanto essa se lo meritasse.
Quella era la condizione più terribile che la costringeva il suo dono. Restare sempre e per sempre, da sola.
Scrollò le spalle coperte dal lungo mantello scuro che le faceva da strascico, alzando la testa ostendando altezzosità come se fosse stata una regina che entra nel suo regno. Doveva assolutamente trovare la Sacerdotessa, per terminare il suo apprendistato. Erano passati alcuni secoli, dall'ultima volta che l'aveva vista. Sapeva soltanto che avrebbe potuto trovarla nell'unico luogo in cui l'aveva vista la prima volta e cioè in quella città.
Camminò come un'ombra di fianco alle case e le botteghe del piccolo borgo, che stava per addormentarsi all'ombra del grande castello sulla cima della collina. Il sole era tramontato da poco, ma le strade erano stranamente deserte. Non si sentivano suoni, solo i consueti mormorii di una città abbandonata di fretta e furia.
La ragazza si guardò intorno, stranita e leggermente confusa. Come mai non si vedeva nessuno in giro, ad eccezione di pochissimi passanti che sfrecciavano via nella sera? Riuscì a fermare una donna con un viso affannato e spaventato, che reggeva una sacca piena di chissà cosa.
<<Hei...cos'è successo qui? Dove sono tutti?>> chiese afferrandola per il braccio, lasciando che il cappuccio continuasse a nasconderle i tratti del viso.
<<Come, non lo sapete?! C'è stata una nube girgia...e poi non c'erano più, capite? La maggior parte degli abitanti è sparita nel nulla, compresa tutta la corte ed il re!>> farfugliò la donna, parlando velocemente e con agitazione.
<< Spariti nel nulla?! Di cosa stai parlando?>> spronò la donna a continuare, per farle dire delle informazioni più dettagliate, ma quella riuscì a liberarsi della sua presa, dileguandosi nell'intreccio dei vicoli del borgo.
Imprecò a bassa voce, mentre avanzava verso dove iniziavano le mura interne che dividevano la cittadella dal palazzo reale. Varcò il piccolo ponte in legno, torvandosi nell cortile principale del castello fiancheggiato dalle stalle reali. Tutto era immerso nella quiete più totale ed assordante, solo il cigolio di una porta risuonava nell'aria della sera. La ragazza passò in rassegna quel luogo con i suoi occhi dai riflessi ametista, riuscendo a far trapassare il suo sguardo oltre i centimetri di cemento e pietre grazie alla sua magia, riuscendo così ad osservare l'interno dell'immenso palazzo, per riuscire a scorgere qualce figura umana che ancora poteva aggirarsi li dentro. Nulla.
La cosa diventava sempre più strana.
Non aveva la minima idea su dove avrebbe potuto trovare la Sacerdotessa, ma se c'era una cosa che le persone dotate di qualsiasi potere sapevano fare meglio, era quello di riuscire a percepire l'energia magica dell'altro e quindi a trovarsi facilmente. Il problema era che lei non percepiva assolutamente nulla.
Credeva che fosse stata opera della stessa strega, per riuscire a celarsi ai suoi innumerevoli nemici, ma il potere della ragazza avrbbe dovuto avvertirlo comunque. Altamente scoraggiata da ciò che non aveva trovato, fece per tornare sui suoi passi quando s'imbattè in una losca figura incapucciata almeno quanto lei, che sembrava scrutarla dall'oscurità del cappuccio ad alcuni metri da lei, proprio sopra il ponte di legno.
Il braccio dell'individuo si alzò lentamente, mostrando un'esile mano bianca come il latte che le faceva segno di avvicinarsi. La giovane strega non fu turbata più di tanto, dal momento che quella figura doveva essere per forza un umano, dato che non ne avvertiva la magia. Drizzò le spalle, avvicinandosi alla persona che in quel momento si stava togliendo il pesante cappuccio rivelando una anziana donna dai lunghi capelli argentati.
<< Tu devi essere Ashira, l'ultima tra le Streghe Immortali... >> disse con la voce arrochita dagli anni. La giovane rimase leggermente stupita dal fatto che la vecchia signora l'avesse riconosciuta. L'ultima volta che era stata lì fu circa duecento anni prima, quando ebbe scoperto di essere l'ultima tra le Streghe Immortali. Nessuno lo sapeva, ad eccezione della Sacerdotessa.
Quella donna sarebbe dovuta essere già morta da moltissimi anni.
<< Si, sono io. Voi chi siete, e come fate a conoscere ciò che sono? >> chiese la ragazza, abbassandosi a sua volta il cappuccio, rivelando i lunghi capelli di un castano scuro con riflessi dorati, che le ricadevano in lunge ciocce perfettamente ondulate sulla schiena e in parte sulle spalle.
<< Io sono soltanto un'umile serva della Grande Sacerdotessa. Ella stessa mi ha donato degli anni in più, perchè potessi riferire alla sua diletta il messaggio che la Signora mi ha fatto custodire per tutto questo tempo, tramite un sogno premunitore. >> la vecchia sembrava molto sicura delle sue parole, e grazie all'abilità di riuscire a leggere nell'animo umano, Ashira capì che ella non mentiva. Allo stesso tempo però, il dubbio le sussurrava di non dare immediata fiducia a quell'estranea. Aveva necessità che le desse la prova più importante, così che le avrebbe creduto ciecamente.
<< Leggo nei tuoi occhi la diffidenza, giovane strega. So cosa hai bisogno di sentirmi dire, perchè tu possa fidarti delle mie parole. Il nome della Grande Sacerdotessa, che io e te serviamo. Ebbene, il suo nome è... >> le parole dell'anziana furono sofocate dai forti ululati del vento, mentre l'ombra delle case che proiettava la luna cominciò a prendere forma, dilatandosi e contorcendosi fin che non si stacchò da esse, cominciando a strisciare verso di loro. Ashira sentì la forte presenza magica insinuarsi sotto la sua pelle, facendole venire i brividi. Senza pensarci troppo, afferrò la mano della donna facendo sparire entrambe in una densa nuvola blu, per poi riapparire poco dopo su una delle torri di vedetta del castello. La ragazza si sporse per vedere l'ombra che continuava impertierrita il suo cammino arrivando a qualche metro dal muro della torre.
L'anziana donna la fece girare verso di lei, prendendola da entrambe le braccia con le sue esili mani. << Il mio tempo è ormai finito, come è giusto che sia per ogni mortale come me, ma il tuo cammino è appena iniziato! Devi trovare la Sacerdotessa e terminare il tuo addestramento. Ella ti aspetterà in una piccola città, che si chiamerà Storybrooke da ora a mille anni. Ma non temere, la tua sarà un'attesa ben ripagata... >> disse con la voce ormai ridotta ad un filo per lo sforzo di parlare così velocemente. La strega faticava a stare dietro a tutta quella montagna d'informazioni, delle quali capì poco e niente. Il suo occhio fu attirato dall'ombra scura, che ormai era giunta sul piccolo pianerottolo. Guardò nuovamente l'anziana, con gli occhi sbarrati per l'impazienza << il nome...devi dirmi il suo nome! >>
<< Nimue! >> sussurrò la donna sorridento serenamente, non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, insieme alla sua vita. Osservò il corpo accasciarsi al suolo, mentre l'ombra la ingoiava non lasciandone più traccia.
La sterga si fece apparire immediatamente alle porte di Camelot, dove trovò il suo fedele destriero nero ad attenderla, impaziente anch'egli di lasciare quel posto infelice. Spronò il cavallo al galoppo e cominciò a costeggiare il lago eternamente immobbile, mentre il riflesso della luna si specchiava perfettamente nelle sue acque oscure come la notte.




Ashira (Alice Englert/Lena Duchannes in Beautiful Creatures)
   
 
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