THE
DEVIL’S GATE
“Che
devo fare adesso, Sammy?” non
riesco a farmene una ragione, solo formulare il pensiero che tu possa
realmente
essere morto mi è impossibile.
Eppure
sei steso sul letto,
proprio qui di fronte a me, ti stringo la mano ed è come se
il freddo che emana
mi penetrasse dentro come una lama affilata.
“Come
posso andare avanti senza il
mio rompicoglioni personale? Senza il mio fratellino secchione? Per
tutta la
vita ho cercato di proteggerti, ho combattuto per te… ma
questo è il risultato.
Sono un fallimento totale.” Come ho potuto lasciarlo
accadere? Come ho potuto
deludere di nuovo te e papà? Avevo promesso di salvarti, ma
non sono stato in
grado di tenere al sicuro l’unica persona che conta davvero
qualcosa nella mia
vita, e di rispettare il sacrificio della mamma.
Sento
già la più oscura e triste
solitudine alitarmi sul collo, pronta ad abbracciarmi e probabilmente a
diventare mia eterna compagna.
“No…
“ non posso lasciarlo succedere,
non posso lasciarti andare, non riuscirei mai a dirti addio, non sono
forte
abbastanza. Ti meriti di vivere molto più di me,
è come se tu fossi la mia metà
buona, e sicuramente te lo meriti molto più di quel figlio
di puttana che ti ha
letteralmente accoltellato alle spalle.
Nei
pochi secondi nei quali riesco
a rimanere lucido e rendermi conto di quello che è successo,
mi si mozza il
fiato, fisso il tuo colorito spettrale, il tuo petto immobile, e spero
con
tutto me stesso che ricominci a muoversi ritmicamente… provo
con tutte le forze
a fingere che tu stia solo dormendo e che da un momento
all’altro potresti
aprire gli occhi.
“Mi
manchi già fratellino…”
La
soluzione mi colpisce tutta
d’un tratto, come un’epifania, so come fare per
salvarti, so come farti tornare
indietro…
In
un secondo sono già in macchina
con tutto l’occorrente, metto in moto e parto alla ricerca
dell’incrocio più
vicino; non vedo l’ora di riabbracciati Sam, costi quel che
costi.