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Autore: Marra Superwholocked    22/12/2015    1 recensioni
Una misteriosa ragazza di nome Annabeth è l'unica che può fermare l'Oscurità.
Ma Crowley ha nascosto ai Winchester un segreto a dir poco imbarazzante... Cosa c'entra la dolce e potente Annabeth con il diabolico e sadico Re dell'Inferno?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Annabeth, la saga'
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Capitolo 10

Time to turn on the Light

 

«Annabeth!»
«Castiel?» chiese la ragazza, un po' confusa. Mise meglio a fuoco e vide l'angelo con l'impermeabile che le sorrideva triste. «Castiel!» esclamò lei felice e corse ad abbracciarlo. Stettero così per pochi secondi, ma abbastanza a lungo perché Annabeth si sentisse di nuovo la benvenuta. Il tessuto morbido del colletto dell'impermeabile di Castiel accolse il viso stanco della ragazza che avvertì di nuovo qualcosa di diverso in lei: dopo nemmeno quattro mesi passati in un mondo senza magia, Annabeth era tornata la creatura unica e senza nome che era stata per più di 2600 anni. Ed ecco che quel pensiero la fece rabbrividire; strinse Castiel ancora più forte, nella speranza che tutto quello fosse solo un brutto sogno; desiderò così tanto svegliarsi ad una riunione della troupe di Supernatural che, quando si rese conto che l'abbraccio ed il resto erano reali, si sentì sprofondare nella paura e pianse, lasciandosi andare senza preoccuparsi della presenza dei Winchester.
«Annabeth...» le bisbigliò all'orecchio. «Calmati, ti prego» le disse.
Era un momento critico, come quando si sa di avere pochi giorni di vita, e in quei pochi giorni senti il bisogno di riunire le persone che ami per dir loro addio. L'unica differenza, per Annabeth, era che lei non aveva giorni, ma ore.
Dopo pochi istanti che Annabeth ebbe lasciato andare Castiel, essa si accorse di una presenza in più nella stanza. Aveva ancora gli occhi colmi di lacrime che le offuscavano la vista, ma la figura nera le era molto famigliare. Una volta asciugati gli occhi, riconobbe l'uomo e, data la sua faccia, anche Sam e Dean si voltarono. I due ragazzi capirono all'istante e si misero da parte. Era Crowley.
«Papà?» disse Annabeth in un sussurrò.
Lui rispose con un mezzo sorriso, senza dire nulla. Quella era solo la seconda volta che si incontravano – durante la prima, vi era ancora Fergus e lei aveva fatto da contenitore al demone che spedì il suo futuro padre all'Inferno – e Crowley l'aveva riconosciuta. Quei capelli ricci erano inconfondibili, ma quel suo sorrisetto silenzioso voleva anche dire Peccato che quel demone sia morto per mano mia decenni fa, ora le spetterebbe una fine ben più dolorosa, per ciò che ha fatto a questo pasticcino...
E mentre Crowley pensava a come gliel'avrebbe fatta pagare per aver usato proprio sua figlia se quel demone fosse ancora vivo, Annabeth gli si gettò al collo. In quel momento, la ragazza dimenticò ogni cattiva azione del padre e si lasciò trascinare dalle emozioni. La prima volta che vedeva suo padre e non Fergus o Mark, ma suo padre. «Abbiamo una storia famigliare che fa schifo, eh?» chiese lei sempre avvolgendolo nell'abbraccio. Sentiva le braccia incerte di lui che la sfioravano appena, ma non le importava, non aveva tempo di aspettare; era così bello potergli finalmente parlare e stringerlo a sé.


«Quindi il piano è non avere nessun piano?!» strillò incredula Annabeth e vide Sam agitare vigorosamente la testa.
«Già» aggiunse il piccolo Winchester. «Al momento giusto, toglieremo le protezioni e l'affronteremo come potremo.»
Dean, nonostante la buona volontà di tutti, Crowley compreso, era molto restio a fare una cosa di quel genere ed era certo che non ce l'avrebbero mai fatta.
E come Castiel e Dean, anche Annabeth era parecchio agitata, ma, a confronto dei primi due, la ragazza voleva mettere le carte ben in chiaro: «Sarà solo uno spreco di tempo! Non ce la faremo mai!»
È vero, pensò Sam, ma meglio che tu non sappia il vero piano. «Dobbiamo almeno tentare.»
La ragazza lo guardò torva. Davvero non poteva credere che Sam potesse dire una cosa del genere. Suo padre, forse, avventato e spesso impulsivo, ma Sam... Intuì presto che c'era qualcosa che le nascondevano, tutti e quattro, e l'avrebbe scoperto da sola, nel giro di poco tempo, ma sentì in cuor suo che era meglio ingannare se stessa: «Okay, va bene» disse seria. «Quale sarebbe questo momento giusto di cui si parlava?»


Il vento cominciava a schiaffeggiare le guance di Annabeth senza sosta. Fischiava tra le foglie di quei poveri alberi che difficilmente sarebbero rimasti in piedi dopo il suo arrivo. Il suo arrivo... Stentava a crederci, ma Annabeth aveva appena aiutato i Winchester, Castiel e suo padre a togliere le protezioni – che comunque non avrebbero retto – ed era riuscita a malapena a salutare suo padre per la prima vera volta in più di due millenni e mezzo. E l'Oscurità stava cavalcando l'aria come un temibile destriero. L'avrebbe presa, tutti loro ne erano al corrente, ma Annabeth sapeva anche che per aiutare l'umanità... non doveva sapere nulla riguardo il loro effettivo piano.
E fu così che l'Oscurità si scorse all'orizzonte, tra mille vortici e sbuffi. Sembrava la fine di tutto. Annabeth che stringeva la mano di suo padre, più alto di lei di quasi una spanna, senza avere il coraggio di guardarlo, benché lui la spiasse con la coda dell'occhio. Castiel che stava al fianco dei Winchester con la lama angelica pronta nel palmo della mano. E quel pezzo di terra desolata e arida che si oscurava sempre di più ogni istante che passavano ad aspettare.
D'un tratto, i cinque vennero avvolti da una coltre di fumo che impediva loro di vedere oltre il proprio naso. Poi, così come tutto ebbe inizio, sembrò finire. Era tornato il sole, ma Crowley non sentiva più il contatto con la mano di sua figlia e si sentì a disagio. Era andata esattamente come volevano, quindi perché sentirsi così turbato, disorientato? Si stava forse affezionando?
Ed eccola, a pochi passi da loro, proprio sul sentiero che portava dalla casa abbandonata alla strada principale. I capelli scompigliati dal vento e non ancora sistemati significavano qualcosa di grosso.
«Annabeth non c'è più. Posso percepirlo» disse infatti Castiel e Crowley assunse un'aria divertita: cominciavano i giochi.
«Dean Winchester...» disse la ragazza mostrando un sorridetto beffardo. «Il tuo angelo custode ha ragione.» Scomparì e tutti si guardarono attorno un po' spaventati. Ma poi ricomparve alle spalle di Crowley, facendolo sobbalzare. «Vincerò io!» Rise. Un suono peggiore delle unghie che graffiano una lavagna.
«Lo pensi davvero?» la stuzzicò Castiel.
«Oh, Castiel... Pensi che mentirei?» disse apostrofando un'altra risata. «Dopo tutto questo tempo a contatto con Lucifero, non credo proprio. Ho subìto la sua influenza... Diglielo anche tu, Sam: lui è l'unico che non mente mai.»
Sam strinse la mandibola ancora più forte di quanto non stesse già facendo; quel nome lo faceva ancora star male, gli ricordava gli anni – quasi centoventi – passati ad essere torturato da Lucifero in ogni modo possibile, lo faceva delirare nel sonno, talvolta... E ora la sua vicina di casa era proprio di fronte a lui. «Che cosa vuoi?» le chiese per non pensare alla Gabbia. «Perché sei qui e perché volevi proprio Annabeth?»
Lei rise ancora. Si era ovviamente accorta dell'agitazione del piccolo Sam, ma non gli diede peso. «Lei è forte. Lei è luce» rispose. «Ed è per questo che è pericolosa: lei è il mio contrario. Quindi perché rischiare e lasciarla vagabondare quando un solo taglietto sulla mano potrebbe spedirmi lontana da tutto questo?» chiese allargando le braccia per mostrare tutto l'ambiente attorno a loro, la Terra. Approfittò, nel fratempo, di quella stupida conversazione per scorrere i ricordi di Annabeth. Abbandonata a sei anni, cresciuta lontana dall'evoluzione fino al suo stesso arrivo, un uomo vestito di bianco, Castiel, Winchester e Crowley... Nessun piano... Maledizione!, pensò mostrando comunque fierezza. «E sono qui perché mi avete liberato voi, questo mi sembra ovvio, no?»
«E quale sarebbe il tuo scopo?»
«Oh, angioletto...» disse lei. «Avevo solo bisogno di sgranchirmi le gambe... Prova tu a stare millenni e millenni rinchiuso in una cella troppo piccola anche solo per alzarti in piedi!»
«Chissà perché, ma qualcosa mi dice che non è così» disse Dean cautamente, al fianco di Castiel, e la vide sorridere di nuovo.
«In effetti volevo approfittare della gita fuori porta per fare visita al mio carissimo amico Fergus... Oh, pardon: Crowley...» disse per poi spuntargli affianco e prenderlo sotto braccio. «Ehi, Re dell'Inferno, che mi racconti?» fece la simpatica. «Che ne dici di ricordare i vecchi tempi?» gli chiese ammiccando malignamente.
Castiel si incupì e, sebbene quel demone fosse l'ultima persona da difendere, le urlò di lasciarlo andare. I Winchester si erano a poco a poco allontanati, così lentamente che l'Oscurità non se n'era nemmeno accorta poiché le interessava solo riprendersi Crowley e torturarlo come in passato, con l'unica differenza che lui avrebbe avuto lo sguardo di sua figlia sempre addosso. E anche se il Re dell'Inferno, per orgoglio o per altro, non voleva mostrare affetto per quella ragazza, l'Oscurità era certa di quella sua debolezza.
«Facciamo un patto» propose Crowley. «Potrai portarmi via e farmi ciò che vuoi solo se dirai ai miei amici quale sarà il tuo hobby una volta che avrai finito con me.»
Dean storse la bocca alla parola amici. Be', non aveva tutti i torti, nel corso degli anni Crowley aveva stretto patti con tutti i presenti meno che Annabeth, ma sapeva che il demone parlava solo per guadagnare tempo e lo lasciò quindi fare. Era davvero un ottimo attore, doveva ammetterlo.
Poi Castiel si fece avanti e parlò con voce ferma e sicura, come se fosse tornato l'angelo che salvò Dean dalla perdizione. «Che ne dici, invece, di dirci i tuoi piani e poi noi ti uccidiamo?»
L'Oscurità spalancò gli occhi, ne rimase totalmente sorpresa e perse di vista Crowley per urlare addosso a Castiel parole piene di rabbia e indignazione. «Come osi, tu, nullità assoluta, minacciare un essere superiore al tuo stesso Dio?!» Sembrò non vedere la falsa paura negli occhi dell'angelo poiché accecata dall'ira che in quel momento le impediva di ragionare; si materializzò così di fronte a Castiel, gli mise una mano intorno alla gola e avvicinò il viso di lui al suo. «Credo che farò a meno del padre di questo mostro» ringhiò, ma non fece in tempo ad andarsene che una fumata rossa come sangue sporco uscì dall'uomo posseduto da Crowley e si infilò nella bocca spalancata di Castiel.
Sam e Dean si ritrovarono, così, da soli con un cadavere a cui badare. Sam chiuse gli occhi per qualche istante; Dean diede un clamoroso calcio ad una pietra lanciandola a qualche metro di distanza. «Merda!» urlò il maggiore mentre Sam trasportava in quella casa fatiscente il cadavere. «E se quello schifo uccide Castiel?» esclamò come se fosse stato davvero l'unico a pensarci.
Sam, in risposta, aggrottò la fronte. Non sapeva cosa dire; era l'ultima cosa a cui aveva pensato poiché credeva che Castiel fosse un angelo molto forte e avere dentro di sè anche Crowley lo rendeva pressocché invulnerabile. Ma solo in quel momento pensò che con molta probabilità l'Oscurità avrebbe legato Castiel-Crowley da qualche parte per immobilizzarli.


Non avendo molto tempo e non conoscendo bene la Terra, l'Oscurità trascinò Crowley, che ora sembrava uno psicopatico dagli occhi blu, fino ad uno scantinato a pochi chilometri di distanza dai Winchester. «Non ti muovere, grande delusione che non sei altro» gli ordinò sbattendolo contro al muro buio come l'aria attorno a loro. Con un gesto, come se fosse stata anche lei un demone, gli tenne ferme braccia e gambe, tanto da sembrare letteralmente inchiodate al muro.
«Annabeth!» chiamò Crowley, ma l'Oscurità rise senza guardarlo in faccia mentre cercava qualche utensile appuntito.
«Annabeth non è più in casa già da un bel po'» gli disse con quel suo mezzo sorriso irritante. «Però è proprio di lei che vorrei parlare.»
Crowley strinse la mascella. Dentro di lui, Castiel era in uno stato pietoso, mezzo svenuto. Cercò di staccare un braccio e questi venne riattirato dal muro come una calamita. Sbuffò: questo non se l'aspettava.
«Oh, ti annoio?» chiese ironica. «Annabeth, dolce Annabeth...» disse poi brandendo una barra di ferro. «Mi chiedevo, quando eri ancora Fergus, cosa avresti combinato una volta diventato ciò che volevo diventassi. Sapevo che eri un sentimentale, anche se preferivi non ammetterlo, e me ne hai dato conferma quando ti ho visto tenere per mano tua figlia.» Sorrise e si avvicinò a Crowley lentamente. Gli sbottonò la candida camicia, spostandogli sulla spalla sinistra la cravatta blu. «Ma va bene, okay, i demoni sono liberi di fare figli, mi piace che mettano confusione nei piani di Dio, ma Crowley... La madre di Annabeth era un angelo!» esclamò indignata. «Gli angeli non dovrebbero essere i tuoi nemici? Sono peggio degli esseri umani! Sono buoni, anche se talvolta portano solo distruzione! E poi, come se questo non bastasse, secoli dopo che fai? Ti allei con questo angelo che hai cercato di difendere per avere le anime del Purgatorio! Devo forse ricordarti cos'ha fatto?» chiese sarcastica dopo lo sfogo. Crowley non rispose e lei gli stuzzicò il petto con quella barra di ferro. «Se ci sono delle creature di cui proprio non ci si può fidare, quelle sono gli angeli.» Gli affondò la sbarra tra due costole, ma Crowley strinse solo gli occhi, ringhiando a bassa voce. Ci voleva ben altro per farlo star male. E l'Oscurità lo capì all'istante. Lo guardò negli occhi e indietreggiò.
La barra di ferro ancora incastrata tra le due costole di Castiel-Crowley; questi si accigliò, ma solo per finta: aveva bisogno che gli stesse un po' lontana; cercò di svegliare Castiel, il quae si mise subito al lavoro, anche se un po' disorientato e indebolito dalla ferita.
Prima ancora che l'Oscurità facesse del male ad Annabeth usando il suo stesso corpo, Castiel era riuscito a bruciare il pavimento in legno senza che lei se ne accorgesse. La trappola, informazione che Crowley era riuscito a farsi dare da Lucifero in persona tra vari passaparola – aveva acconsentito solo perché lui stesso aveva paura – era quadrata, con vari simboli vicini ai bordi, agli angoli, al centro, simboli enochiani per lo più, che variavano per dimensione. Privava ogni creatura dall'animo nero dei suoi poteri, persino il suicidio era impossibile. E quando finalmente Castiel ebbe finito, Crowley rise; il petto di Castiel sanguinante, ma non in maniera grave. Rise sempre più forte, finché l'Oscurità non capì il motivo di tanta felicità: si accorse della trappola: era quello il piano, dunque.
«Mi reputi un debole» disse Crowley, ora libero di muoversi. Si sfilò dal petto la lunga barra di ferro e la gettò a terra. Camminando, fece attenzione a non avvicinarsi troppo al lavoro di Castiel, ne sarebbe rimasto intrappolato anche lui. «Ma ti sbagli» proseguì sempre sorridendo. «Credevi forse che non avrei fatto uccidere mia figlia pur di salvarmi la pelle?»
«A dire il vero, ci speravo» confessò lei. «Ma speravo che l'avresti fatto prima che io la prendessi. Avremmo potuto fare tante cose, insieme, sai?»
«Mi volevi Re degli incroci: lo sono diventato. Mi volevi Re degli Inferi: eccomi qui. Ora basta, però: mi hai torturato per secoli, e ti ringrazio, ma non sto più ai tuoi giochetti malsani. Sto bene così, grazie.»
«E Annabeth?» lo provocò lei, speranzosa.
Crowley rimase serio. E Annabeth? Se avesse saputo come sarebbe andata a finire, avrebbe fatto a meno di quello stupido patto. Meglio non essere mai nati che morire in quel modo, pensò. Ma ormai era fatta, non si poteva più tornare indietro: si sentì come un burattino ribelle al proprio padrone. «Annabeth avrà ciò che merita» disse. «La pace.» Un ultimo sorriso e lasciò il corpo di Jimmy Novak in una fumata rossa che risalì veloce in superficie, diretto dai Winchester: ora era il turno di Castiel.
Senza troppi preamboli, Castiel fece scivolare sulla mano la sua lama angelica. Non avendo l'anima nera calpestata dall'Inferno come Crowley, non ebbe alcun problema a varcare i bordi della trappola per l'Oscurità. E una volta dentro, Castiel capì che Annabeth non era del tutto spacciata, ma non sarebbe comunque sopravvisuta. La cercò nello sguardo di quegli occhi colmi di paura, che non sapeva se fosse di Annabeth o di quella creatura senza tempo, e le chiese perdono.
Poi, senza alcun preavviso, Castiel la colpì dritta al petto, sollevandola di qualche centimetro. All'inizio le partì solo un grido soffocato, guardò le mani di Castiel e gliele strinse: non voleva liberarsi, voleva che proseguisse. Annabeth voleva che Castiel proseguisse e lui lo capì.
L'angelo diede uno strattone alla lama e la tirò fuori dal petto di Annabeth velocemente. Lei gridò, ma era l'Oscurità a sentire dolore: Annabeth cominciava a liberare la sua luce che pian piano deteriorava tutte le tenebre dentro di lei. Prese fiato un solo secondo e poi il suo urlo liberatorio spazzò via ogni traccia di vita all'interno del suo corpo; una luce così accecante che sembrò annientare le pareti dello scantinato. Cadde poi a terra inerme ed il suo cuore cessò per sempre di battere.
Annabeth non c'era più.
L'Oscurità non c'era più.
Subito dopo arrivarono i Winchester accompagnati da Crowley. Castiel li guardò con le mani e l'impermeabile insanguinato, vide lo sguardo freddo di Crowley poco prima che sparisse chissà dove, poi rimase da solo con Sam e Dean.
«È finita» disse Castiel, ansimando. «Essere superiore al mio stesso Dio, un corno.»

   
 
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