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Autore: En Sev En    22/12/2015    1 recensioni
“Ti conosco? Chi sei?” era questo che sembrava dirsi da sola, anzi che le sembrava dire quella sconosciuta di fronte a lei nello specchio. Il fisico ed il volto non erano cambiati per nulla, ma lo spirito era quello di un estraneo. Del fuoco infernale che le ardeva da dopo Mindoir non restava neanche una brace coperta dalla cenere, dello spirito guerriero che l'aveva condotta contro ogni possibilità a battere i razziatori solo qualche resoconto dell'alleanza o di qualche pazzo sognatore che si definiva suo amico. Solo riflessi di uno specchio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Prefazione: ecco nuovamente la seconda long che ho scritto. Tecnicamente può essere considerata il seguito (o uno dei possibili seguiti) della precedente long "L'oscurità non può essere spezzata" e si può benissimo ripartire da lì. Un breve profilo di Viola Shepard: nata e vissuta su Mindoir fino alla tragedia descritta in gioco, sopravvisuta di Akuze: tutti eventi che la traumtizzano fortemente. Il resto è facilmente comprensibile dalle due letture. Il personaggio è chiaramente un pò OOC ma in fondo è per avere qualcosa di diverso che scriviamo no?
Dove possibile, se ne avrò voglia, potrei stravolgere i capitoli come scritti in precedenza visto che molti mi hanno lasciato insoddisfatto. Pigrizia pemettendo e poi sto finendo la terza long con molta soddisfazione.
Ripubblicherò circa 3 capitoli alla volta per non intasare la sezione e non sottrarre visibilità a nuovi racconti di altri autori.
Buona lettura.

 

No, le cose non andavano come previsto. Se qualcuno avesse potuto pensare ad un periodo di serenità e pace, avrebbe però dovuto constatare di essersi sbagliato di grosso. La pace in effetti era presente ma solo nella galassia.

Shepard, anzi Alison, sembrava refrattaria a questa nuova condizione. Niente pericoli, nessuna tensione, ogni giorno passava in faccende futili e prive di reale interesse: comprare qualcosa per Liara o per mangiare, qualche piccolo regalino per Rila, portare a spasso il cane che avevano deciso di prendere per la piccola, cose così.

Era un terranova, l'avevano visto che era solo un cucciolo ma quando lui aveva incrociato lo sguardo dell'altrettanto piccola asari fu amore a prima vista tra i due. E nonostante qualche riluttanza iniziale Viola dovette cedere ai fermi e perfidi piagnistei della figlia ed accogliere in famiglia un nuovo membro.

“Se non altro pareggeremo il conto dei terrestri in questa casa” diceva all'incuriosito animale che la fissava speranzoso di qualche carezza o bocconcino. Scegliere il nome fu una delle cose più complicate da dopo la distruzione dei razziatori e focolaio di intense discussioni:

“E' un terranova, territorio del Canada, che ne diresti di chiamarlo Alenko?”

“Alison è una cosa disgustosa! Mi meraviglio di te, che tu possa averlo anche solo pensato.”

Ma una sottile forma di perversione la stuzzicava, in fondo quel cagnolino le scodinzolava e le sbavava attorno esattamente come faceva Kaidan le prime volte sulla Normandy. Si rendeva conto di quanto fosse malsana quell'idea ma non poteva fare a meno di trovarvi un certo compiacimento. Alla fine fu Rila a provare di dargli un nome viste le continue liti dei genitori e sicuramente non fu meno perversa nel chiamarlo Grunt, anche la bambina aveva notato come quell'animale si comportasse esattamente uguale al cane.

“Tale padre, tale figlia” disse Liara che aveva iniziato a prendere confidenza con il linguaggio terrestre più di quanto avesse mai immaginato di fare.

Ma levati quei momenti famigliari per il resto del tempo era vuota, senza uno scopo. Aveva vissuto i suoi primi 30 anni circa in maniere violenta e rapida, certe persone neanche in cinque vite avrebbero avuto così tante cose da raccontare. E fortunatamente per loro neanche così tanti morti da ricordare. Perchè se le giornate passavano piatte, le notti spesso erano peggio. Ad uno uno le si presentavano puntualmente tutti coloro che aveva conosciuto e che adesso non c'erano più. Dialoghi senza senso, senza alcun riferimento a ciò che avevano passato e su che cosa era successo loro. Anche quei morti erano piatti, vuoti. Non erano neanche fantasmi che le perseguitavano l'esistenza come si potrebbe immaginare.

“Viola”

“Chi sei? Kaidan?”

“Viola”

“Alex? Sei tu?”

“Viola”

“Andate al diavolo!”

Le veniva sempre in mente di come da piccola i genitori le dicevano di contare le pecore per addormentarsi, adesso le bastava contare i morti: erano in numero sufficiente. Solo che non riusciva ad addormentarsi lo stesso. Ma non era neanche inquieta o spaventata, solo vuota e fredda come un'automa.

Rifletteva anche sul fatto che in tutti quei sogni gli unici a non apparire erano i suoi genitori, una cosa assurda a pensarci bene. Se c'erano state delle persone a cui avesse voluto veramente bene queste erano di sicuro sua madre e suo padre, con loro aveva vissuto davvero gli anni più belli della sua vita.

“Sarà la mia forma di tortura mentale” pensò "condannata a non avere più momenti felici per l'eternità. Ognuno riceve in vita quello che merita.”

Un pensiero ingiusto in fondo ed al quale non credeva pienamente neanche lei. Oltre ai momenti teneri con Liara c'erano le ore passate con sua figlia che l'assorbivano pienamente. Con lei improvvisamente tutto passava e tutto diveniva bello e solare. Il primo giorno che l'avevano portata ad una sorta di asilo per asari all'età di 9 anni, fu lei a piangere per il distacco e non la piccola Rila. Ricordava ancora lo sguardo stupito delle asari che la vedevano lacrimare e restavano ancora più stupite dopo aver capito chi fosse la persona che avevano davanti. Perchè se il nome Alison Gunn era perfettamente sconosciuto al 99,99% della galassia non era così per quello di Liara T'soni, figlia della matriarca Benezia e unica compagna del Comandante Viola Shepard.

“Per la dea, mi toccherà mandare anche te lì dentro” la prendeva in giro Liara in quei primi giorni.

Ma per il resto Alison cercava di condividere più tempo possibile con sua figlia, attenzione peraltro ricambiata pienamente. Perchè la piccola era evidentemente più legata al padre di quanto non lo fosse alla madre e Liara era comunque contenta di questo. In particolare genitore e figlia avevano iniziato a condividere la passione per il ballo passando ore intere a volte a muoversi in maniera sconclusionata e spensierata.

“Brava la mia bambina, diventerai la ballerina più famosa e ricordata della storia di Thessia!”

con orgoglio Alison.

“Ah sarà di sicuro la più ricordata se la vedono ballare così, su questo non c'è dubbio” ironizzava la madre divertita.

A Rila piaceva la musica: su Thessia era diffusa un particolare stile definito sensoriale, per razze come quella umana risultava una cosa piuttosto anonima e fredda. D'altronde lo stato di percezione tra asari ed umani non era identico. Tuttavia durante una gita sulla terra, mentre erano in visita dalla Chakwas che la sequestrava letteralmente ogni volta, aveva trovato delle vecchie registrazioni risalenti a più di 200 anni prima ed era rimasta come folgorata. Rila amava alla follia la disco degli anni '70 della terra, era affascinata dal ritmo e dal calore ignoto di quella sequenza di note così sconclusionate secondo i canoni musicali Asari.

“Prendile tutte se vuoi” si affrettava a dirle Karin che non vedeva l'ora di poter soddisfare la nipotina e strapparle un enorme sorriso. Ma per quel regalo, premio speciale: un caldo abbraccio!

E così Liara era spesso costretta a sorbirsi ore di disco-music durante la settimana, nonché di quello spettacolo orrendo che le offrivano le contorsioni dei suoi cari.

La sua vita ormai era ridotta solo a questo comunque. E se ne rendeva conto. Aveva smesso anche di bere, niente più alcool da chissà ormai quanti anni. Solo acqua e qualche drink analcolico che per fortuna su Thessia erano facili da trovare, su altri pianeti avrebbe avuto più problemi.

“Sarà la causa dei miei sogni, lisci e monotoni come l'acqua”.

Aveva provato per un po' a dedicarsi alla cucina, unico piccolo vero risveglio dall'apatia giornaliera. Spinta forse più dai rimproveri di Liara che da una vera passione ma comunque tentò dopo aver preso un ricettario umano:

“Il cibo asari è veramente disgustoso. Ora capisco perchè avete la pelle blu: non è genetico, è cattiva alimentazione.”

Questa dispettosa osservazione la divertiva e la rifilava sempre alla povera Liara che, nonostante sospettasse essere solo una provocazione, provava comunque una punta di rabbia e di orgoglio di specie. Anche perchè era sempre lei ad occuparsi del cibo in casa. Come di tutto il resto a dir la verità.

Ma il cibo umano o presunto tale che usciva dalle mani di Alison non era certo migliore in ogni caso, solo Pasticcino sembrava gradire. Pasticcino è stato il nome definitivo scelto per il cane alla fine, chiamarlo Grunt avrebbe creato pericolose confusioni: il cane era abbastanza sveglio da capire chi stessero chiamando al contrario del Krogan e le conseguenze di tale confusione avrebbero potuto essere pericolose.

“Te lo immagini se gli dico di andare a raccogliere il bastoncino? Sono sicura che parta Urdnot Grunt invece che lui!”

“Da quando sei diventata così cattiva Ali? E non farti sentire da Rila quando dici queste cose, stai avendo una cattiva influenza come hai visto con i nomi.”

Pasticcino sembrò un nome più adatto sia per le caratteristiche fisico-psicologiche del cane e sia perchè al pronunciare quella parola Rila scoppiava in una risata compiaciuta anche se non aveva ben compreso il significato di quella parola terrestre.

Solo Liara aveva ripreso a lavorare un po', non per necessità sia chiaro: come Ombra avrebbe potuto avere tutti i crediti della galassia, ma lei voleva solo ciò che le bastava per vivere discretamente e con decenza. Aveva ripreso pertanto a collaborare con l'Accademia di storia antica di Armali dove vivevano e fu un posto ottenuto facilmente date le sue referenze. Il suo impegno come Ombra era ormai ridotto al minimo ed avrebbe voluto passare tutto a Feron oppure a Miranda se fosse stato possibile, Glifo non sarebbe stata un'Ombra credibile. Ma quello non era un incarico che si sarebbe accettato facilmente pertanto le toccava ancora penare un po'.

Ogni tanto Alison incrociava il suo sguardo in uno specchio rimanendo incantata per diverso tempo.

“Ti conosco? Chi sei?” era questo che sembrava dirsi da sola, anzi che le sembrava dire quella sconosciuta di fronte a lei nello specchio. Il fisico ed il volto non erano cambiati per nulla, ma lo spirito era quello di un estraneo. Del fuoco infernale che le ardeva da dopo Mindoir non restava neanche una brace coperta dalla cenere, dello spirito guerriero che l'aveva condotta contro ogni possibilità a battere i razziatori solo qualche resoconto dell'alleanza o di qualche pazzo sognatore che si definiva suo amico. Solo riflessi di uno specchio.

No, non era proprio così che aveva immaginato che fosse la sua vita nel corso di quegli anni.

   
 
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