Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: meryl watase    24/12/2015    3 recensioni
Himeko alle prese col suo primo Natale passato con Daichi cosa combinerà?
Fanfiction su commissione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daichi/Dai dai, Himeko/Himi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Immagine presa dal seguente video Himeko e Daichi

Un fiocco Per Natale 💝


In piedi davanti allo specchio mi spazzolai i lunghi capelli biondi che ormai arrivavano alle scapole ed osservai con aria critica il vestito rosso, decorato con delle piccole rose bianche attorno alla scollatura, che avevo indossato per l'occasione e le décolleté col tacco alto.
Nonostante fossi diventata più femminile col passare del tempo, era la prima volta che mi curavo così tanto da indossare scarpe che non fossero basse per un appuntamento.
Era il primo Natale che trascorrevo lontano dalla famiglia perché i miei genitori e mia sorella Yuko erano andati a trascorrere le vacanze invernali a Tokyo, dove, dopo il matrimonio, si erano trasferiti Aiko, mia sorella maggiore, e il senpai Hasekura, ormai diventato traduttore per una testata giornalistica importante.
Io, impegnata coi corsi di recitazione, non potei seguirli, ma ero ugualmente felice visto che Daichi mi aveva proposto di passare la serata con lui nella casa abbandonata.
Posata la spazzola, aprii il portagioie sulla scrivania e tirai fuori il fiocco che lui mi aveva regalato sette anni prima e, accarezzatolo tra le dita, lo indossai. Tenevo moltissimo a quel primo regalo di compleanno da parte del mio ragazzo ed era per questo che lo indossavo solo in occasioni speciali, i primi mesi lo portavo ogni giorno, cercando di abituarmi all'assenza di Pokotà, ma poi, temendo di rovinarlo, decisi di custodirlo gelosamente in un portagioie come fosse un gioiello prezioso.
"Sembro Erika!" sussultai osservandomi bene.
Con i capelli lunghi e il fiocco rosso in testa somigliavo in modo incredibile alla mia migliore amica esattamente come mi era apparsa la prima volta che l'avevo vista proprio dalla finestra di quella stanza e una fitta di nostalgia mi trapassò il cuore. Pokotà veniva a trovarmi almeno una volta a settimana oltrepassando la porta della casa abbandonata, ma Erika, impegnata in una delle altre prove da superare prima di salire al trono, non poteva fare altrettanto e sentivo molto la sua mancanza.
"Ho tanta voglia di vederti e parlare con te" dissi ad alta voce, come se le mie parole potessero raggiungere la persona che vedevo al di là dello specchio.
All'improvviso il suono tintinnante dell'orologio della sala da pranzo mi arrivò all'orecchio e, contando otto rintocchi, guardai l'ora sull'orologio da polso, sgranando gli occhi.
"No! Sono in ritardo!" urlai disperata e, lasciando perdere le riflessioni, mi fiondai verso il letto afferrando la borsa e mi diressi verso le scale come una furia.
Scordandomi di avere indossato scarpe poco adatte alla corsa, scesi in fretta gli scalini, misi male un piede e caddi, ritrovandomi in men che non si dica ai piedi della scalinata, dolorante e con un gomito sbucciato.
"Accidenti che male!" imprecai tra i denti, poi mi rialzai in fretta e, indossato il cappotto, chiusi la porta dietro di me.
Visto il ritardo e la mia poca familiarità con i tacchi, tolsi le scarpe e le portai in mano per percorrere più facilmente la strada che mi separava dalla meta e, una volta superata la siepe e raggiunta la porta della casa abbandonata, le rimisi ai piedi e bussai, cercando di riprendere fiato dopo la corsa folle.
Con un rumore secco l'uscio si aprì e Daichi mi apparve davanti agli occhi vestito con una camicia verde ed un paio di pantaloni eleganti neri e mi persi nella contemplazione dei suoi occhi scuri fissi nei miei che sembravano dirmi 'bentornata a casa, Himechan!'
"Scusa il ritardo! Perdonami!" dissi alla fine, congiungendo le mani davanti al viso in gesto di preghiera.
"Sei davvero un caso disperato, Nonohara" sbuffò lui, col suo solito tono rassegnato, "per fortuna ti conosco bene e ho preparato la cena più tardi. Vieni, entra" mi accolse scuotendo la testa rassegnato.
Non appena Daichi si fece da parte per farmi entrare, notai le bellissime decorazioni natalizie con cui aveva addobbato la 'nostra casa'. Graziosi festoni di carta verde e rossa rallegravano i vecchi mobili consumati dal tempo e quando arrivammo al salotto rimasi senza fiato vedendo la tovaglia bianca di raso poggiata sul vecchio tavolo al centro della stanza, due graziosi piatti coi bordi dorati, le posate d'argento, i bicchieri di cristallo e varie pirofile piene dei miei cibi preferiti.
"Hai fatto tutto da solo?" chiesi incredula.
"Ovviamente. Per tua fortuna so cucinare, tu ai fornelli sei un disastro" mi rispose per stuzzicarmi.
"Non è affatto vero! Sto migliorando!"
"Certo, certo. Perché non ti accomodi mentre vado a prendere l'acqua e il vino?"
"Vino? Vuoi farmi ubriacare?"
"Per carità, sei pericolosa già da sobria figuriamoci se bevessi!" mi prese in giro, per poi scoppiare a ridere davanti alla mia espressione imbronciata.
"Sto scherzando! Accomodati pure, torno subito."
"Accidenti a te e alla tua linguaccia!" imprecai, muovendo qualche passo per raggiungere la sedia.
Distratta, non notai un buco tra le assi del vecchio pavimento e ci infilai il tacco a spillo, che si incastrò facendomi perdere l'equilibrio, d'istinto mi aggrappai alla tovaglia tirando giù ogni cosa. In un attimo il lavoro di un intero pomeriggio si ritrovò a terra in un ammasso di cocci, vetri rotti e cibo non più commestibile.
Passai più volte lo sguardo dalle mie mani al disastro ai piedi tavolo e, ancora seduta sul pavimento, cominciai a piangere.
"Che cos'era tutto quel fracasso?" gridò Daichi dal corridoio, rimanendo poi basito alla vista della scena che gli si presentò davanti.
Imbarazzata per l'ennesimo disastro combinato, non riuscivo nemmeno a guardarlo, ero troppo arrabbiata con me stessa, quindi mi coprii il volto con entrambe le mani, cercando di fermare le lacrime che continuavano a scendere imperterrite dai miei occhi. Avevo appena rovinato il nostro primo Natale passato da soli.
Sentii i suoi passi avvicinarsi e una sua mano togliere il tacco dal buco e rimettere la scarpa al mio piede, poi mi passò un braccio attorno alle spalle e l'altro sotto l'incavo delle ginocchia e con un gesto fluido mi prese in braccio e mi adagiò sul divano, continuando a tenermi tra le braccia.
"Non dovresti indossare i tacchi vista la tua tentenza ad agitarti e cadere, sai?" mi disse piano all'orecchio ed io mi decisi finalmente a guardarlo negli occhi.
"Scusami... Mi dispiace così tanto! Volevo solo essere più bella ed elegante per te. So di essere un maschiaccio terribile e stasera volevo mostrarti un lato diverso di me, invece ho combinato un disastro" biascicai a fatica cercando di calmarmi.

Forse potrò farmi perdonare con il regalo che gli ho fatto...

A quel punto mi guardai intorno in cerca del mio dono e mi resi conto di averlo lasciato a casa nella fretta di arrivare alla casa abbandonata.

Perché non ne combino mai una giusta? È mai possibile che col passare del tempo io non sia diventata per niente più responsabile e matura?

Ancora più abbattuta da queste riflessioni, lo fissai negli occhi e confessai: "Ho persino dimenticato di prendere il tuo regalo! Non mi stupirebbe se volessi lasciarmi a questo punto."
Contrariamente a quanto mi aspettavo l'espressione di Daichi non mutò di una virgola, aveva sempre uno sguardo sereno e comprensivo.
"In effetti sei tremenda..." cominciò a dire, facendomi sentire ancora più piccola e miserabile, "ma ormai ti conosco bene e non mi dispiace affatto questa tua imprevedibilità, con te non ci si annoia mai!" aggiunse, asciugandomi le lacrime con le dita e accarezzandomi i capelli.
"Riguardo il mostrarmi il tuo lato femminile... Beh, conosco anche quello. Forse non te ne rendi conto consciamente, ma quando reciti sul palco, mostri davvero il tuo lato da donna, mettendo da parte l'inguaribile maschiaccio che dimora in te ogni giorno."
Mai come in quel momento mi ero sentita più compresa ed amata per quello che ero.
Purtroppo come al mio solito rovinai quella bella armosfera che si era creata tra noi, o meglio fu il mio stomaco a rovinare tutto, decidendo di brontolare per la mancanza di cibo. Imbarazzata, arrossii e mi alzai in piedi, cercando di darmi un contegno.
"Come facciamo per la cena? Potrei andare a fare la spesa in un combini e prendere qualcosa di veloce da preparare o..." cominciai a blaterare in fretta.
"Non preoccuparti, c'è qualcosa che si è salvato" mi fermò Daichi, cominciando a recuperare la tovaglia e a raccogliere cibo e piatti finiti sul pavimento, poi prese un'altra tovaglia da un cassetto del mobile del salotto e la stese sul tavolino.
"Vado a prendere il mio regalo per te" disse a quel punto, sparendo verso la cucina.
"Il mio regalo? Ma non dovevamo mangiare qualcosa prima?" gli risposi, sentendo lo stomaco lamentarsi ancora.
Una risata mi giunse dall'altra stanza, seguita un attimo dopo da Daichi che aveva in mano un vassoio con sopra un pandoro, decorato con fiocchi di cioccolato bianco e nero, simpatici pupazzi di marzapane con le sembianze di Babbo Natale, palline di zucchero colorato e panna montata a simulare la neve, come se il dolce fosse un albero natalizio.
"Ecco il tuo regalo!" esordì, guardandomi con un grandissimo sorriso in volto, che divenne malizioso nel notare la mia confusione.
"Questo è per me?" chiesi, senza parole. In quegli anni ci eravamo scambiati molti regali ed i suoi erano sempre azzeccatissimi per me, quindi rimasi un po' spaesata di fronte a quello.

Non è che per caso ha viaggiato nel futuro e si aspettava che facessi fare una brutta fine alla nostra cena? pensai, sospettosa.

"Non lo tagli? Guarda che anch'io ho fame dopo aver sfacchinato tutto il giorno ai fornelli. Tagliane una fetta" mi invitò, porgendomi un grosso coltello.

E va bene. Se proprio mi tocca questo come regalo, vorrà dire che me lo gusterò a dovere.

"A tuo rischio e pericolo! Potrei anche mangiarlo tutto vista la fame da lupi che ho!" pronunciai prima di affondare l'utensile affilato nel pandoro. Ad un certo punto sentii qualcosa che faceva resistenza, come se all'interno ci fosse qualcosa di duro.
"Ma cosa...?"
"Che aspetti? Taglia anche dall'altra parte, non te ne avevo chiesta una fetta?" mi pungolò lui, al che io, curiosa, tagliai ancora ed estrassi una fetta del dolce fino a vedere cos'era quell'oggetto duro che avevo sentito.
Si palesò davanti ai miei occhi una scatolina di velluto blu che, titubante, tirai fuori e studiai per un attimo prima di farmi coraggio ed aprirla sotto lo sguardo scrutatore di Daichi.
Non appena vidi l'anello delicatamente lavorato come fosse un fiocco e il piccolo diamante al centro rimasi senza fiato, come se i miei polmoni fossero collassati improvvisamente togliendomi l'ossigeno necessario per respirare.
Con un'emozione che non mi sarei mai aspettata di leggere sul suo volto, un mix di ansia, gioia, trepidazione, desiderio e paura, Daichi prese la scatolina dalle mie mani, stando attento a non sfiorarmi le dita come se temesse che in quel momento il minimo contatto potesse mandare in frantumi uno di noi due neanche fossimo di fragile cristallo, prese in mano l'anello e si inginocchiò davanti a me.
"Io ti conosco. So tutto di te. Amo ogni sfaccettura del tuo carattere, sia i pregi sia i difetti. Ho riflettuto molto negli ultimi mesi, sono quasi laureato in legge e mi aspetta l'accademia di polizia, staremo lontani per mesi e sento il bisogno di legarti a me con una promessa.
Himeko Nonohara, vuoi diventare mia moglie?" terminò il discorso guardandomi negli occhi.
Rimasi immobile per qualche secondo, poi mi decisi finalmente a parlare, ponendo fine alla tortura.
"Vuoi davvero sposarmi? Anche se arriverò tardi a casa e ti toccherà prepararti la cena da solo? Anche se combinerò un guaio dopo l'altro e ne sarai coinvolto per forza? Anche se-" tirai fuori con foga, timorosa che lui potesse pentirsi di questo passo.
"Te l'ho già detto... Ti conosco e ti amo. Qual'è la tua risposta?"
Leggendo un amore sconfinato quanto il mio per lui nei suoi occhi scuri, sorrisi e risposi urlando: "Sì!"
Fatto scorrere l'anello nel mio indice sinistro si alzò in piedi in un balzo e, dopo aver messo le mani sui miei fianchi, mi sollevò e cominciò a girare su stesso, facendomi roteare in aria. Mi sentivo al settimo cielo. Poi mi fece tornare coi piedi per terra e sigillammo il patto con un bacio...

Ecco, cara Erika, adesso sai proprio tutto di quello che è successo questo Natale che non dimenticherò mai, per tutto il resto della mia vita.

Posata le penna sulla scrivania, chiudo con cura la lettera, la imbusto e, felice come non mai, mi stendo sotto le coperte del mio letto, continuando a tastare l'anello tra le dita, impaziente che arrivi domani per poter finalmente raccontare tutto ai miei genitori e a Pokotà, a cui darò la lettera destinata ad Erika.

Ho avuto davvero un bel regalo... Un fiocco per Natale.

ANGOLO DELL' AUTRICE

Buona Vigilia a tutti, non so se qualcuno qui su efp leggerà questa storia, ma ai coraggiosi che si avventureranno fin qui, voglio dire un grazie di cuore.
È la prima volta che scrivo una storia su commissione quindi ringrazio la mia migliore amica per quest' opportunità, il soggetto e la trama sono suoi e la storia è stata pubblicata da lei sulla pagina che gestisce himechan no ribbon io ci ho messo le parole e devo dire di essere abbastanza soddisfatta del risultato. Per quanto riguarda le mie storie su Naruto, cercherò di finire il capitolo di One Last Wish tra oggi e domani. Gli impegni mi hanno impedito di dedicarmici con calma.
Buona giornata <3

   
 
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