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Autore: Martina_Winchester    24/12/2015    1 recensioni
Sam ha deciso di recuperare parte della sua infanzia perduta e di coinvolgere anche Dean e Castiel in questa sua avventura dal sapore disneyano.
Dal testo:
"Siamo dei quasi quarantenni con dei problemi di prebibliche proporzioni e stiamo andando a Disneyland. E uno di noi ha pure il classico trench del maniaco. Il mondo sta decisamente andando a farsi fottere."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Angolo Autrice: Salve a tutti! Questa storia nasce come regalo di Natale per due bimbe bellissime, le mie Dean e Cas. E' volutamente ispirata a loro e alla loro avventura a Disneyland, possibili OOCismi sono perciò dovuti a questo (anche se Dean mi ha detto che non ce ne sono, potete anche fidarvi di lei).
Se non le conoscete ancora e siete dei Destiellari è un caso gravissimo, perchè oltre ad essere due persone meravigliose sono anche delle bravissime cosplayers, per cui andate a recuperare RIGHT NOW: https://www.facebook.com/SupernaturalCosplayGroup/?fref=ts 

Buona lettura e buon Natale a tutti!


-Ripetimi ancora, perché stiamo facendo questa follia?-
-Prendere un aereo non è una follia, Dean.-
-Sì che lo è.- replicò stizzito il maggiore dei Winchester, infilando il borsone nel vano sopra i sedili. -Se gli uomini avessero dovuto volare, sarebbero nati con le ali! Chiedi al nostro amico piumato!- aggiunse, sprofondando nel suo posto tra il fratello e Castiel e provvedendo già ad allacciare le cinture.
 
L’angelo ne seguì i movimenti con circospezione, guardandosi intorno prima di replicare: -Dean, non credo che sia appropriato parlare delle mie ali qui in pubblico…-
Il biondo sbuffò, senza rispondergli, già troppo preoccupato del fatto che di lì a un quarto d'ora le sue chiappe sarebbero state sospese a diecimila metri di quota in una vera e propria trappola per topi.
 
-Dean, mio Dio, smettila di sbuffare. Te l’ho chiesto, prima di organizzare, e tu mi hai detto che era ok. Perciò adesso tappati la bocca e goditi il viaggio!- fece Sam, esasperato dal comportamento di suo fratello mentre si sedeva a sua volta.
 
-Ma perché poi Disneyland?- chiese di nuovo scocciato il maggiore, alzando la mano per sottolineare l’ultima parola.
-Perché non ci sono mai stato ed è sempre stato un mio sogno. Non so se lo hai notato, ma sono sempre stato un bambino molto solo…-
-Tu non eri solo! Avevi me!- sbottò Dean, guardandolo torvo, quasi offeso dalle allusioni di suo fratello.
-Sì, quando non eri perso chissà dove con papà a cacce a cui io non potevo partecipare….- replicò Sam, un po’ turbato dai ricordi che quella conversazione stava suscitando.
 
-Il fatto che avesse Sully come Zana dovrebbe farti riflettere in effetti, Dean…- mormorò l’angelo, sporgendosi verso il biondo, che lo guardò male.
-Scusate un attimo, Paladini della giustizia, ma state dimenticando un dettaglio non del tutto trascurabile…-
-Che potevamo andare a quello di Orlando, in Florida e non a Parigi? Così da farti prendere la tua preziosa Bambina? Dean, ho il culo a forma di sedili di Impala visto che ci sto sopra da… beh, praticamente sempre. E poi i due parchi non sono paragonabili…- sbottò Sam, scuotendo la testa e allungando un braccio per sottolineare il concetto.
 
-In effetti, la prima idea di Walt Disney è stata quella di aprire un parco nella periferia di Los Angeles che ha chiamato Disneyland, ma è solo con il Resort di Parigi che è riuscito a dare anche lo spazio necessario alle famiglie per potersi divertire e passare dei giorni tranquilli tra i suoi personaggi e le sue storie, anche al di fuori degli Stati Uniti. Il Disney World di Orlando è solo l’ultima evoluzione- ribadì Castiel, leggendo un opuscolo che chissà come Sam si era procurato sulla storia dei parchi a tema e ottenendo un ampio gesto di approvazione da parte del ragazzo.
 
-Cas, e tu da quando in qua sei diventato un esperto in parchi divertimento? E soprattutto, da quand’è che parteggi per mio fratello?- chiese Dean stizzito, e anche un po’ offeso del fatto che l’angelo non capisse il suo disagio e continuasse a tormentarlo con Sam con questa stupida storia dei parchi a tema Disney.
Cartoni che lui, poi, non aveva praticamente mai visto, troppo impegnato a fare l’uomo di casa anche quando era a sua volta un bambino.
 
-Da quando Sam propone qualcosa di divertente e diverso dalla solita serata spazzatura davanti alla TV.- replicò serio lui, guardando appena Dean da sopra l’opuscolo.
-Ma se tu ami la serata spazzatura! Non fai altro che comprare schifezze ogni volta che ti tocca fare la spesa perché speri che una sera, invece che rischiarlo contro il mostro di turno, poggi il mio culo sul divano accanto a te per guardare qualunque cosa troviamo di interessante in TV!- fece Dean irritato, ben consapevole della faccia da cucciolo che Castiel gli rifilava ogni volta che lui gli diceva che era stanco, convincendolo a cambiare idea e a mettersi comodo, per poi addormentarsi lì e svegliarsi il giorno dopo con la schiena a pezzi e uno stesso Castiel dall’altra parte del divano che lo scruta con aria soddisfatta.
 
Un bambino in trench, sul serio.
 
-Pensavo avessi capito che fosse solo una scusa per passare più tempo con te. Nemmeno le mangio io quelle cose…- rispose serio Castiel, incrociando finalmente lo sguardo del ragazzo.
 
Diciamo che non avrebbe dovuto sentirsi spiazzato, diciamo che ormai quella fase l’avevano superata da un pezzo. Lo stesso Sam aveva accettato con un bel “Era ora!” il fatto di averli beccati una mattina in cucina mentre si scambiavano il bacio del buongiorno convinti di avere ancora del tempo solo per loro due.
E lui si sentiva pressoché in pace con sé stesso, perché sotto sotto lo aveva saputo sempre di avere questa cosa per Castiel, ma non era mai voluto scenderci a patti. Era stata una cosa nata piano, con sfumature diverse, a giorni diversi...
Non erano i tipi da effusioni, specie in pubblico, ma c’erano quelle cose, quei gesti, più o meno piccoli, che rendevano evidente il fatto che loro due si appartenessero.
 
La frasi sincere e buttate lì di Castiel erano uno di quelli.
 
Così, Dean Winchester, cacciatore di mostri per professione, l’uomo sempre con la battuta pronta e che non deve chiedere, mai, si era ritrovato a bocca aperta e orecchie in fiamme davanti all’angelo che era letteralmente caduto per lui, senza sapere cosa rispondere.
 
Ma anche stavolta fu Castiel ad intervenire e salvarlo.
 
Ripiegò con cura il dépliant e lo ripose nella tasca interna del trench, prima di lasciar scivolare la propria mano su quella di Dean, che nonostante la paura del volo gli avesse imposto di serrare il pugno sul bracciolo del sedile, sentì il bisogno di aprirla e lasciare che le lunga dita del suo angelo si incrociassero alle sue.
 
-Siamo dei quasi quarantenni con dei problemi di prebibliche proporzioni e stiamo andando a Disneyland. E uno di noi ha pure il classico trench del maniaco. Il mondo sta decisamente andando a farsi fottere.-
 
 
 
Eppure non era così male.
Cioè, non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma forse una volta tanto quel nerd di Sam aveva visto giusto.
Avevano decisamente bisogno di una vacanza e forse, scegliere un parco divertimenti per bambini (rigorosamente privo di clown) non era stata per nulla una cattiva idea.
 
Certo, non erano passati proprio inosservati, ed era convinto di aver visto qualche genitore apprensivo guardarli di sottecchi e tenere più stretti i propri bambini, in fondo potevano tranquillamente passare per pedofili, male assortiti com’erano col resto della location.
 
Però, stare lì, in mezzo alle installazioni dei vari cartoni animati, era riuscito davvero a fargli ricordare che lui, un’infanzia, non l’aveva mai avuta, e che era giusto che i bambini intorno a loro si divertissero così come stavano facendo, o rischiavano di finire come loro, a recuperare il tempo perduto quando ormai era perso.
 
Si ritrovò a pensare che semmai lui e Cas fossero riusciti a tirarsi fuori dalla vita di cacciatori, e farsi una famiglia che potesse essere più o meno definita tale, avrebbe portato loro figlio lì tutti gli anni.
E anche in tutti gli altri posti in cui sarebbe voluto andare.
E anche i suoi nipoti, perché era convinto da sempre che Sam prima o poi lo avrebbe reso zio di un’orda di ragazzini con i capelli troppo lunghi che lui avrebbe cercato di tagliare di nascosto.
Senza successo.
 
Si ritrovò a sorridere da solo al pensiero, stupendosi di quanto gli fosse affiorato naturale nella mente, mentre guardava verso il famoso castello de La Bella Addormentata.
Erano già passati quattro giorni ma per lui era come se fossero appena arrivati.
Sul cellulare si era ritrovato una sfilza di foto di loro tre praticamente in ogni posa possibile e immaginabile: da Cas e Sam che prendevano il tè al tavolo del Cappellaio Matto, a lui che si stringeva una volpe di peluche al collo a mo’ di sciarpa (che poi, grazie alla solerzia di Cas scoprì essere Red di Red e Toby. Nemiciamici, a tutti e tre con barba e cappello di Babbo Natale.
 
Poi, Sam aveva avuto quest’idea assurda di fare le magliette personalizzate con i loro nomi scritti come il logo della Disney, con un paio di orecchie di Topolino sul davanti e la scritta Ohana sulle spalle, perché loro erano una famiglia e Ohana significa famiglia, e… ok, Sam dovrebbe darci un taglio con Lilo e Stich.
Ma la foto che erano riusciti a farsi fare dal turista tedesco, sfruttando le capacità poliglotte di Castiel, era entrata di diritto tra le sue preferite.
 
Chissà, magari l’avrebbe incorniciata e appesa al bunker.
 
Sicuramente, invece, avrebbe pagato oro per fare in modo che il mondo (Sam compreso) non venisse mai a conoscenza della foto che Castiel gli aveva fatto giusto la sera prima.
Si era un po’ fatto prendere la mano con gli acquisti, e siamo d’accordo, ma avrebbe perso tutta la sua credibilità di cacciatore (e la sua dignità) se lo avessero visto con la stessa maglia “Ohana”, i boxer fosforescenti di Jack Skeletron, e le ciabatte a forma di piedoni di Sulley di Monsters &co.
Castiel aveva detto che lo trovava adorabile e lui non aveva avuto cuore di dire no a quei due occhioni blu che lo fissavano chiedendogli di fare una foto.
 
Quell’angelo mi farà morire d’ansia prima o poi.
 
-Dean?-
Il tocco delicato di una mano che si intrecciava alla propria lo fece ridestare da quei pensieri.
Si voltò e sorrise a Castiel accanto a lui, ricambiando la stretta.
-A cosa pensi? Sei rimasto qui per parecchio…-
Dean allargò impercettibilmente ancora il sorriso: -Se proprio vuoi saperlo, stavo pensando a noi.-
Castiel gli sorrise di rimando:-A noi?-
Il biondo annuì: -Sai, quando mi hai trascinato qui insieme a Sam credevo che mi sarei annoiato a morte, che ormai fossi troppo vecchio per queste cose, sono favole e cartoni animati, e ho imparato per esperienza che non sempre le cose sono così belle come ce le hanno raccontate. E io ho quasi quarant’anni e non dovrei avere tempo per questo. E invece ho scoperto tutto un modo diverso di affrontare le giornate. Certo, non mi legherò mai i capelli in una treccia e canterò Let it go sulla neve come Elsa,- disse, facendo ridere Castiel, con le rughette che gli si formavano intorno agli occhi, -ma almeno so per certo ora che oltre ad avere una famiglia, piccola e sgangherata, ma esistente, io… ho anche il mio principe azzurro. E che forse è vero che i sogni diventano realtà.- concluse, imbarazzato, con le guance rosse e la mano che stringeva ancora quella di Castiel.
 
L’angelo lo guardò ancora per un po’, facendo vagare i suoi occhi in quelli verdi dell'uomo e sulle lentiggini diventate brillanti. Sapeva benissimo che Dean raramente si sbottonava così per parlargli dei suoi sentimenti in maniera esplicita, e lui era incantato ogni volta che succedeva dalla bellezza delle parole… no, del cuore che Dean cercava di aprirgli a parole. Non che gli servisse, aveva letteralmente toccato la sua anima, lo sapeva che Dean era realmente la persona splendida che a lui era sempre sembrata, ma era ben felice di poterlo sentire in maniera umana, di potersi dimenticare anche solo per un attimo di essere una creatura sovrannaturale che avrebbe potuto sapere tutto con un solo sguardo e un solo tocco.
Si avvicinò lentamente e gli posò un bacio delicato sulle labbra, che Dean non esitò a ricambiare.
 
-Ehm…- qualcuno si schiarì la voce alle loro spalle, facendoli staccare, seppur a malincuore. Si voltarono per vedere Sam sventolare il cellulare con aria trionfante.
 
-Lo sai che hai interrotto un momento qui, vero?- gli chiese Dean, indicando col dito tra se stesso e Castiel.
-Interrotto… sì, forse sì, scusatemi, ma sono mesi che cerco di farvi una foto del genere… e poi ci sarebbero altre persone più imbarazzate di me che vorrebbero fare la stessa cosa, ma avete monopolizzato il panorama e non sanno come dirvelo.- fece Sam indicando col pollice accanto a sé un certo numero di uomini, donne e bambini che aspettavano più o meno con pazienza il proprio turno.
 
I due ragazzi sorrisero imbarazzati e si allontanarono velocemente, seguiti da Sam, che li guardava con un sorriso a trentadue denti.
 
-Sam, stai diventando inquietante- sbottò Dean dopo alcuni passi.
-Avresti anche tu questa faccia se avessi assistito a questa scena dopo anni e anni di tensione sessuale irrisolta. A un certo punto ho pensato che vi avrei dovuto legare ad una sedia e costringervi a parlare dei vostri sentimenti l’uno per l’altro.-
 
Dean alzò gli occhi al cielo, mentre Castiel rideva di nuovo, sinceramente divertito dai passati e goffi tentativi di Sam di farli avvicinare.
 
 
 
 
A sera, sull’aereo che li riportava negli Stati Uniti, Dean era poggiato sulla spalla di Castiel e stava guardando con lui, per l’ennesima volta, le foto che avevano scattato in quei giorni, tristi all’idea che quella sarebbe stata solo una breve parentesi della loro decisamente diversa vita, mentre Sam accanto a loro riposava anche un po’ troppo rumorosamente per i suoi gusti.
Si imbatterono in quella foto, quella che il fratello minore aveva scattato nel pomeriggio e prontamente inviato a Castiel, rimanendo un attimo in silenzio a contemplarla.
 
-Mi piace davvero molto questa foto, Dean. Credo che Sam avesse ragione a volerla scattare.- disse finalmente Castiel sotto voce, mentre le sue labbra sfioravano la tempia del biondo.
-Sarà…- fece Dean, con voce assonnata, -ma la prossima volta è meglio che ci pensi, prima di interrompere qualcosa col mio principe.-
   
 
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