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Autore: SaraSnow23    24/12/2015    1 recensioni
la giovane russa era di una bellezza indecente. Indecente era il modo con cui socchiudeva le ciglia, indecenti erano le curve sensuali della sua chioma rosso fiamma, indecente era la piega delle sue labbra carnose quando sorrideva o quando le appoggiava al bicchiere per bere qualche sorso di vino frizzante. Come se tutto questo non bastasse a renderla irresistibile, la Vedova Nera era dotata anche di un certo fascino pericoloso, degno del suo nome in codice, il genere di fascino che ti faceva capire che eri spacciato non appena il suo sguardo incrociava il tuo. Una donna come lei non si lasciava certo abbordare da uno qualunque. Ma Lance Hunter aveva un’autostima notevole e con le donne pericolose ci andava a nozze.
Storiella comica a tema natalizio con protagonisti alcuni agenti dello SHIELD più Natasha e Clint
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonso 'Mack' Mackenzie, Altri, Bobbi Morse, Lance Hunter, Leo Fitz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Allora, Fitz, è tutto pronto?»
«Il Nano è attrezzato e operativo, Hunter. Sebbene, se posso dire il mio parere scientifico, questa mi pare una maniera piuttosto rischiosa per collaudare un prototipo»
«Vi beccheranno e si incazzeranno» commentò Lincoln, che osservava il tutto con aria oltremodo scettica.
«Non fare il guastafeste, Pikachu» lo rimbrottò Mack, con la sua possente voce da baritono mancato. «È Natale, abbiamo il diritto di divertirci un po' una volta ogni tanto»
Hunter sogghignò e fece scrocchiare le dita, come se si stesse preparando ad una battaglia.
«E dunque, amici miei, che l'Operazione Mistletoe abbia inizio!»
 
La sala conferenze, l'unica in tutta la base dello SHIELD abbastanza grande e facilmente adattabile per quel tipo di eventi, era tutto uno sfarfallio di luci e colori. L'albero di Natale occupava l'angolo sud-ovest, arrivando fino al soffitto con la sua mole di rami, ghirlande e palline. L'impianto stereo Hi-Fi diffondeva nell’aria le note morbide di una canzone di Micheal Bublè, che riscaldava i cuori e faceva venire voglia di ballare mollemente abbracciati alla persona amata.
Won't be wrapped under the tree, want something that lasts forever
So kiss me on this cold December night…
La neve fioccava pigra oltre ai vetri chiusi delle finestre, mentre all’interno della sala l’atmosfera profumava di prelibatezze cotte al forno, di dolci alla cannella, di cioccolata calda e di agrumi canditi. Gli invitati, arrivati a gruppetti di due o tre persone, gremivano il salone, chiacchierando allegramente mentre si godevano il piacere del vino e della buona tavola. Erano presenti proprio tutti, dalla signora delle pulizie a Maria Hill, da Nick Fury (l’unico vero civile, dato che ufficialmente non faceva più parte dello SHIELD) al Direttore Coulson. Addirittura Occhio di Falco e la Vedova Nera, in quanto agenti dello SHIELD prima di essere Vendicatori, avevano deciso di partecipare a quella consueta festicciola natalizia. Tutto era dorato, allegro e perfetto.
 
«Quindi? Chi va per primo?»
Appostati tra l’albero di Natale e il tavolo dei dolci, i quattro ragazzi osservavano con aria di cospirazione gli altri convitati.
«L’idea è stata tua, Hunter. Vai prima tu. E poi io devo pilotare.» disse Fitz, sbocconcellando una fetta di panettone.
«Appunto io ho avuto l’idea, mi sono già reso utile!» replicò l’inglese. «Tocca a qualcun altro aprire le danze.»
«Allora tiriamo a sorte.» intervenne Mack, che come sempre era il più pratico.
«No, mandiamo lui.» decise Hunter, dando un’amichevole pacca sulla spalla a Lincoln. «E’ l’ultimo arrivato e finora non ha fatto nulla di produttivo per la missione.»
Lincoln provò giustamente a protestare. «Ehi, io non ho mai detto di voler partecipare a questa pagliacciata! Sono qua per farmi due risate quando il vostro piano andrà a rotoli.»
Ma Hunter ormai aveva deciso. «Avanti, biondo, consideralo una specie di rito di iniziazione.» E lo spinse tra la folla, verso il centro della sala.
 
Le signore erano tutte elegantissime quella sera. May indossava un tubino nero molto corto, con qualche dettaglio rosso rubino giusto per restare in tema natalizio. Sembrava stranamente loquace e allegra, mentre chiacchierava con Coulson insieme agli altri pezzi grossi. Simmons invece pareva uscita da un libro di fiabe, avvolta com’era da un romantico abitino rosa antico, e Daisy era semplicemente bellissima vestita in bianco e oro, in splendido contrasto con la sua carnagione abbronzata.
 Lincoln sarebbe volentieri andato da lei, ma non voleva coinvolgerla in quello stupido gioco, e dato che Hunter lo aveva praticamente obbligato, decise che si sarebbe preso una piccola rivincita su di lui.
Bobbi Morse era una visione in quell’abito rosso ciliegia che le lasciava scoperta la schiena e le avvolgeva il fisico elegante e armonioso. Lincoln la avvicinò con una scusa qualunque e le fece notare che –ops!- erano proprio sotto il vischio! La ragazza sorrise, un po’ sorpresa ma divertita da quella novità (non ricordava infatti che ci fosse il vischio durante la festa di Natale dell’anno scorso), e come da tradizione lo baciò sulle labbra.
Lincoln tornò tutto tronfio dagli altri tre, godendosi la faccia scocciata di Hunter, e fu la volta di Mack.  
 
«Buon Natale, Bobbi!» il gigante stritolò la biondina in un abbraccio, sollevandola un poco da terra.
«Buon Natale, Mack ...» disse lei, respirando appena a causa di quell’espansiva dimostrazione di affetto. «Hai visto Hunter? È tutta la sera che lo cerco, sembra svanito nel nulla …»
Lui la rimise a terra e scrollò le spalle con aria innocente. «Non ne ho idea. Hai provato a guardare al tavolo degli alcolici? Probabilmente si sarà fermato lì come suo solito.»
Bobbi annuì poco convinta, guardandosi intorno alla ricerca del proprio ex-marito.
«Ehi, ma non hai visto dove siamo?» Mack richiamò la sua attenzione, facendole notare il ramo di vischio appeso al soffitto proprio sopra di loro.
«Uh, ancora vischio?»
«Porta bene, lo sai, è la tradizione.»
«Le tradizioni vanno rispettate…» sorrise lei e diede anche a Mack il suo bacio sotto il vischio.
 
A quel punto, a Hunter non piaceva per niente la piega che stava prendendo la serata.
«Ma che cazzo, è pieno di donne qua dentro!» protestava, nascosto insieme agli altri dietro l’albero di Natale. «Perché nessuno va dalla Romanoff?»
«Perché quella ti ammazza con uno sguardo» sentenziò Fitz.
«Già, ci sarà un motivo se si fa chiamare “Vedova”» rincarò la dose Lincoln.
«Bah, voi yankee siete tutti dei conigli. Guardate e imparate» rivolse loro uno dei suoi sorrisi spavaldi, si sistemò il papillon e si avviò a grandi passi attraverso la sala.
 
Natasha Romanoff era il genere di donna che un uomo incontra soltanto nei suoi sogni più proibiti. Anche con indosso un semplice tubino nero, neanche troppo scollato, la giovane russa era di una bellezza indecente. Indecente era il modo con cui socchiudeva le ciglia, indecenti erano le curve sensuali della sua chioma rosso fiamma, indecente era la piega delle sue labbra carnose quando sorrideva o quando le appoggiava al bicchiere per bere qualche sorso di vino frizzante.
Come se tutto questo non bastasse a renderla irresistibile, la Vedova Nera era dotata anche di un certo fascino pericoloso, degno del suo nome in codice, il genere di fascino che ti faceva capire che eri spacciato non appena il suo sguardo incrociava il tuo. Una donna come lei non si lasciava certo abbordare da uno qualunque. Ma Lance Hunter aveva un’autostima notevole e con le donne pericolose ci andava a nozze. (Uhm, letteralmente).
«Le donne … ecco l’elica intorno alla quale tutto gira!» esordì in un russo corretto, sebbene un po’ arrugginito, avvicinandosi coraggiosamente alla Vedova.
La donna si voltò a guardarlo, sorridendo educatamente, ma senza mostrarsi troppo colpita dalle sue conoscenze del russo.
«Un po’ triste citare Tolstòj ad una festa, non credi?» replicò lei nella propria lingua madre.
Hunter sorrise, per nulla scoraggiato da quella risposta. «Disse la donna che si fa chiamare ‘vedova’…»
«Alle feste di solito mi chiamano Natasha»
«Molto piacere» disse lui, richiamando alla memoria tutte le sue conoscenze del russo di base. «Lance Hunter. Non ho un nome di battaglia, né un nome all’altezza del tuo, ma siamo proprio sotto il vischio e sarebbe un vero peccato perdere l’occasione di avere un bacio dalla donna più bella della sala…»
Natasha lo guardò divertita. «Non sono abbastanza ubriaca per cedere alle avances di uno sconosciuto, Lance Hunter. E poi non è un po’ presto per appartarsi?»
«Appartarsi …?» Bloody hell, che diavolo aveva capito quella donna? Hunter si schiarì la voce e cercò di mascherare l’imbarazzo buttando giù lo champagne tutto di un fiato e abbandonando il  bicchiere su un vassoio di passaggio. Forse il suo russo non era buono come credeva. «No no … soltanto un bacetto … sai, il vischio… la tradizione… porta fortuna.» biascicò, cercando di salvare la situazione.
La Romanoff, a suo agio come se quella conversazione vertesse sull’aumento dei prezzi dei biglietti della metro nel corso dell’ultimo anno, replicò tranquillamente: «Ah, ma per così poco!» Gli prese il viso tra le mani e lo baciò con ardore sotto gli occhi meravigliati e un po’ invidiosi dei presenti.
Quando tornò dagli altri tre, Hunter fu accolto come un eroe di guerra. Pacche sulle spalle, abbracci e strette di mano come se avesse segnato il punto decisivo durante la finale del torneo aziendale di calcetto. Persino Lincoln sospese per un attimo il proprio scetticismo e  si sprecò in un paio di  complimenti.
 
In mezzo a tutto questo bailamme di baci e di vischio, Bobbi aveva assistito all’intera scena di abbordaggio Inghilterra-Russia ed era profondamente indecisa se incominciare col prendere a schiaffi la stronza russa o col prendere a calci il coglione inglese. Ma dopo la prima cocente vampata di gelosia, si disse che non ne valeva la pena di fare una scenata per una stupidaggine simile. Meglio parlare con Hunter, magari torchiarlo un po’ e capire perché diavolo la stesse evitando da tutta la sera. L’aveva visto rintanarsi nei pressi dell’albero di Natale e fare comunella con Mack, Fitz e Campbell, ma non fece in tempo a raggiungerlo che fu fermata da una voce molto famigliare.
«Morse! Non auguri buona Natale ad un vecchio amico?»
La ragazza non potè fare a meno di sorridere e voltarsi verso Occhi di Falco, che la stava aspettando a braccia aperte. «Che bello vederti, Clint» gli disse, abbracciandolo. «Come mai da queste parti? Credevo che bazzicassi solo più con i Vendicatori…»
Lui sorrise con aria furba, senza sciogliere l’abbraccio. «Non dimentico le mie origini! E poi, come potevo perdermi l’occasione di un tuo bacio sotto il vischio?»
«Cosa?» Bobbi alzò lo sguardo e lo vide. Quel dannato vischio era di nuovo sopra la sua testa. «Non è possibile…»
 
«Che cazzo crede di fare Barton?!» dalla sua postazione accanto all’albero, Hunter faticava a tenere la voce bassa per evitare di attirare l’attenzione di tutti.
«Ci ha beccati mentre tu eri con la Romanoff» spiegò Fitz, intento a pilotare il Nano tramite un piccolo joypad. «Ho dovuto ‘offrirgli un bacio’ per comprare il suo silenzio»
«Dammi quel coso, Fitz» sbottò Hunter, cercando di strappargli il joypad di mano. «Riporta qui quel cazzo di vischio!»
«Nonono Hunter …! Hunter, così lo romperai, è ancora un prototipo!!»
Ma le proteste di Fitz furono inutili. Hunter tirava il joypad da una parte, Fitz dall’altra, Mack intervenne per separarli finché il radiocomando non sfuggì di mano ad entrambi e finì a terra con un sinistro rumore di ingranaggi che si  frantumavano.
Sotto gli occhi esterrefatti di Bobbi e Clint, il vischio planò roteando sulle loro teste, poi virò di nuovo verso l’alto, andando a sbattere contro il soffitto. A causa della botta, il Nano a cui era legato il rametto di vischio tornò visibile, ronzando come un piccolo alveare.
Fitz provò a riprendere il controllo con il joypad, ma il piccolo drone non rispondeva più ai comandi di nessuno. Ondeggiò un po’ sul posto, come se quella nuova libertà gli rendesse difficile scegliere quale direzione prendere. Parve infine decidersi e cadde in una precipitosa picchiata diagonale, per schiantarsi infine a terra ed esplodere con un piccolo sbuffo di fumo.
«Grazie per aver rovinato il mio turno, idioti» commentò scocciato Barton.
«Io l’avevo detto che vi avrebbe beccati…»
«Genio, forse è meglio tagliare la corda» disse Mack, cercando di schiodare un Fitz quasi in lacrime dai resti scassati del Nano.
«Era un prototipo!» gemette Leo, a cui non importava un bel niente dei baci e del vischio.
«Tesoro, ti assicuro che c’è una spiegazione razionale» Hunter cercava di tranquillizzare Bobbi tenendo le mani aperte alzate davanti al corpo come se stesse provando a quietare una tigre.
«Oh, non vedo l’ora di sentirla, tesoro!» disse lei con un sorriso angelico tremendamente minaccioso.
Lincoln e Mack se l’erano già squagliata, Fitz continuava a piangere il suo drone caduto e Hunter si manteneva a distanza di sicurezza dalla sua ex-moglie. Ma evidentemente la stava sottovalutando, perché a Bobbi bastò sfilarsi una scarpa, palleggiarla un paio di volte nella mano destra e tirargliela addosso con precisione olimpionica. Hunter si accasciò a terra, tenendosi la pancia come se gli avessero appena sparato. Sapeva bene, infatti, che in questi casi la cosa migliore era fingersi morto.
Vedendo che se ne stava straiato a terra immobile, Bobbi decise che era meglio controllare se stesse bene. Avanzò zoppicando su un tacco solo e si fermò accanto a lui, guardandolo dall’alto con le mani appoggiate sui fianchi.
Hunter si azzardò ad aprire un occhio soltanto e sorrise, vedendo un barlume di preoccupazione balenare per un attimo negli occhi azzurri di lei.
«Hai perso la scarpetta, Cenerentola» disse, mostrandole la decolté argentata che aveva tra le mani.
Bobbi alzò gli occhi al cielo. Per fortuna l’idiota stava bene.
«Grazie per averla presa al volo. Ora ridammela»
Hunter si sollevò su un gomito –non gli dispiaceva la visuale che aveva da lì per terra. «Sai, sei bella anche senza dieci centimetri di trampoli …» commentò, accarezzandole il piede scalzo per poi infilarle delicatamente la scarpetta.
«Non credo che tu abbia il diritto di esprimere pareri in questo momento, Hunter» replicò lei, lasciandolo fare.
Lui si rimise in piedi e si riassettò i pantaloni e la giacca. «Che fine ha fatto il tuo senso dell’umorismo, Bob?» Con quei dannati tacchi era veramente troppo alta. «Ok, forse non l’hai mai avuto… Ma questo era un esperimento scientifico-sociale su di una vecchia tradizione unita a nuove tecnologie. Sono inglese, amo le tradizioni…»
La ragazza inarcò un sopracciglio. «Tu parli troppo, Hunter»

***
 
Il resto della serata trascorse tranquillo. Bobbi passò il tempo a flirtare con Clint (che era anch’egli complice del vischio, ma parlare con lui era la maniera più facile per irritare Hunter). Mack chiacchierò di automobili con i colleghi, Fitz raccontò a Simmons quanto il nuovo Nano fosse efficiente ma ancora da migliorare, e Lincoln lasciò la festa piuttosto presto, accompagnato da Daisy.
 
«Dovresti smetterla di invitare i tuoi ex alle feste»
«Non l’ho invitato. Clint è un agente dello SHIELD, è normale che venga alle feste di lavoro» Seduta davanti allo specchio, Bobbi era impegnata a struccarsi e a sciogliere la sua complicata acconciatura. Dall’altra parte del letto, Hunter la guardava mezzo svestito, appoggiato al muro, e si chiedeva come quella donna riuscisse ad essere così bella anche in un momento prosaico come quello.
«Non importa, non dovrebbe venire» E soprattutto non dovrebbe flirtare con te. Ma questo lo pensò soltanto.
Bobbi gli lanciò un’occhiata sottile attraverso lo specchio. «Se tu non fossi stato impegnato a giocare con gli altri tre, io non sarei stata costretta a passare la serata con lui»
Gli aveva letto nel pensiero? Quella donna a volte gli metteva i brividi. Hunter circumnavigò il letto e la raggiunse, appoggiando le mani sulle sue spalle nude.
«Sono molto dispiaciuto per la storia del vischio, tesoro» mormorò, massaggiandole la base del collo. «E ho un bel livido sull’addominale sinistro a provarlo»
Bobbi sorrise appena, guardandolo nello specchio. «Volevo colpirti in faccia, ma sarebbe stato un peccato rovinarti il sorriso»
«L’ho sempre detto che è il mio incredibile fascino a tirarmi fuori dai guai » Intrecciò le dita tra i suoi capelli dorati per scoprirle una guancia e baciarle la pelle profumata.
«Il tuo fascino e la tua conoscenza delle lingue… Non sapevo conoscessi il russo»
Bobbi potè quasi sentirlo sudare freddo a quelle parole, mentre il suo cervello lavorava disperatamente alla ricerca di una via di fuga da quella situazione.
Ma Hunter alla fine le rivolse un sorriso mascalzone dei suoi, di quelli che avrebbero sciolto persino una pietra. «E io non sapevo che tu fossi gelosa, Bob»
«Una serata piena di sorprese …» fece lei, cercando di mascherare quanto lui avesse colto nel segno.
Hunter continuò a guardarla con un’espressione furba e sognante al tempo stesso. Le sfiorò una guancia con il dorso delle dita e la baciò di nuovo.
«Buon Natale, Bobbi»
«Buon Natale, Hunter»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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