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Autore: _AntimA_    24/12/2015    0 recensioni
“Dovresti davvero trovarti qualcuno, Sherlock” disse John Watson rompendo il silenzio che era calato nella casa al 221B di Baker Street. Ma cosa, o meglio chi, poteva essere veramente di interesse per Sherlock Holmes? La situazione si presentava alquanto dilemmatica e John non sapeva se sarebbe mai riuscito a risolverla.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA NUOVA COINQUILINA
Prologo: La proposta di John
 
“Dovresti davvero trovarti qualcuno, Sherlock” disse John Watson rompendo il silenzio che era calato nella casa al 221B di Baker Street. Era un pomeriggio uggioso, tipico di Londra, tutto un alternarsi di perturbazioni e momentanee schiarite, un fastidioso aprirsi e chiudersi di ombrelli e la triste consapevolezza che l’odoraccio della pioggia avrebbe invaso per tutta la giornata le vostre povere narici. Era, insomma, un tempo perfetto per sorseggiare una tazza di tè seduti comodamente in poltrona e, ciò, era proprio quello che Sherlock Holmes ed il suo migliore amico, il dottor John Watson, stavano facendo in quel momento meditando su quale fosse il caso più interessante da risolvere fra tutti quelli che intasavano la mail del consulente detective con richieste più o meno urgenti.
Sherlock Holmes ormai godeva di una buona fama, complice anche il turbinio di notizie più o meno attendibili sulle circostanze della sua morte che i notiziari ed i cosiddetti salotti televisivi pomeridiani avevano sparso per tutta Londra ed in mezza Inghilterra ma, nonostante gli si presentasse una media di venti casi nuovi al giorno, Watson aveva notato che Sherlock Holmes aveva perso da tempo un po’ del suo brio. Rimaneva insopportabile, certo, ma sembrava proprio che avesse bisogno di nuovi stimoli, di ritornare lo Sherlock di sempre perché quello che stava davanti a lui, con la tazza di tè in mano, guardando un punto fisso innanzi a sé, senza proferire parola, nemmeno una frecciatina sulla nuova vita di convivenza di Watson, non era quello che aveva conosciuto anni addietro, sempre con qualche cinico commento sulla punta della lingua.
Il detective si sentiva ancora evidentemente destabilizzato dalla nuova vita di John che, se prima era sempre stato al suo fianco, ora aveva bisogno di dividere del tempo con la futura moglie Mary, ed era possibilmente questa la causa del suo comportamento. Il dottore lo conosceva bene, per quanto si possa comprendere l’interiorità di Sherlock Holmes, e supponeva che l’amico avesse bisogno di confrontarsi con qualcosa o qualcuno di nuovo nella sua vita. Era ora di dare in pasto a Sherlock una nuova interessante preda su cui potesse rigurgitare tutte le sue deduzioni per sfogarsi una volta per tutte. I suoi clienti, spesso con una personalità insulsa, non gli bastavano più, John l’aveva ormai capito: Sherlock Holmes aveva bisogno di qualcuno su cui riversare tutta la sua intensa attività mentale da mattino a sera proprio come aveva fatto con lui: un nuovo coinquilino!
Sherlock, intanto, risvegliatosi dall’oblio dalle sue travolgenti elucubrazioni mentali, appoggiò la tazza sul tavolino di legno accanto a lui e fissò lo sguardo negli occhi dell’amico tentando di leggere nella sua espressione il significato delle sue parole. Appena Watson vide le labbra del detective dischiudersi per cominciare a stordirlo esponendogli tutto quello che aveva logicamente compreso, John riprese celermente la parola come per porre una diga al fiume in piena che si sarebbe presto riversato su di lui, come ormai era abituato a fare:” A- aspetta Sherlock, fai parlare prima me, d’accordo?” disse flettendo la schiena in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Sherlock stranamente non si scompose, anzi, lo invitò a continuare nel suo discorso con un eloquente cenno della mano sprofondando nuovamente nella comoda poltrona mentre John rimaneva costernato e leggermente impaurito dalla sua insolita mansuetudine.
Con uno sguardo ancora attonito il dottore spiegò all’amico quanto fosse preoccupato per lui perché, non contando la signora Hudson, era sempre a casa solo e non c’era bisogno di avere una mente brillante come quella del detective per dedurre che Sherlock, nonostante le sue arie da gradasso superiore all’umanità intera, aveva sempre bisogno di qualcuno che gli rimembrasse la sua natura umana che necessitava di soddisfare bisogni primari come mangiare o dormire. Aveva pensato per lungo tempo a cosa potesse aiutarlo e, non senza difficoltà, aveva finalmente capito che egli doveva proprio trovarsi un coinquilino che prendesse il suo posto. John, saggiamente, non accennò all’evidente necessità di Sherlock di sfogare la sua impertinenza ad intervalli più o meno regolari proprio allo stesso modo di un malato con l’assunzione delle sue medicine.
Il detective non stette di certo a sorbire il sermone dell’amico e ribatté immediatamente che non aveva assolutamente bisogno di nessun estraneo in casa sua e che, per ogni esigenza, l’operato della signora Hudson era più che soddisfacente.
“Oh Sherlock non puoi certo pretendere che la signora Hudson sia sempre alla tua mercé! Fidati di me! Fai almeno una prova, no? Il peggio che possa capitare è che chiunque venga ad abitare qui scappi a gambe levate perché ha trovato una testa congelata nel frigorifero o perché ti ha sentito sparare per convocare Lestrade.” Watson aveva preso a gesticolare come suo solito quando era nervoso ma Sherlock ancora non capiva dove l’amico volesse arrivare con i suoi inutili sforzi per convincerlo di qualcosa di cui non sentiva la minima necessità. Era pur sempre Sherlock Holmes e la compagnia non faceva di certo per lui. Si chiese quanto dovesse essere testardo John per non averlo ancora capito.
Il silenzio si fece nuovamente sentire finché Sherlock non ebbe deciso e, forse per fiducia in Watson forse per esasperazione, enunciò:
“E va bene John, facciamo una prova.”
“Davvero?! Sherlock Holmes sta ascoltando un mio consiglio?! Credo proprio che tra poco comincerà a nevicare!” disse il dottore lanciando uno sguardo ironico verso la finestra del salone.
Il detective si limitò ad annuire e, alzatosi dalla poltrona, si diresse verso la porta della sua camera facendo svolazzare la vestaglia rossa che indossava come per uscire di scena in modo spettacolare.
 
Alcuni giorni dopo che Watson ebbe posto un annuncio su internet le richieste si erano effettivamente fatte sentire insistentemente, merito anche dell’attuale fama del detective, ma, ogni volta che provava a proporne una all’amico, Sherlock si mostrava disinteressato e non lo ascoltava, chiuso probabilmente nel suo Palazzo Mentale in preda a qualche solito volo pindarico.
“Sherlock se tutto questo non è di tuo interesse me l’avresti potuto dire subito!” Watson si passò una mano sulla faccia, incapace per l’ennesima volta di comprendere cosa veramente volesse l’amico.
“Ti stavo solo dando fiducia, John, presentami qualche caso- perché per Sherlock ogni persona rappresentava un caso - per cui valga davvero la pena spendere tempo ed io ti ascolterò” il detective aprì per la prima volta bocca a proposito dell’argomento e Watson ne fu, in un certo modo, sollevato. Ma cosa, o meglio chi, poteva essere veramente di interesse per Sherlock Holmes? La situazione si presentava alquanto dilemmatica e John non sapeva se sarebbe mai riuscito a risolverla. 



Nota dell'Autrice:

Buonasera e buon Natale a tutti.
Ritorno dopo essere stata sommersa da impegni di svariato tipo con una commedia, strano ma vero, che spero saprà strapparvi anche solo un sorriso. Confido nei vostri preziosi consigli e vi ringrazio anche solo per avere perso un po' del vostro tempo per leggere la mia storia.

Antima
   
 
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