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Autore: _Alien_    26/12/2015    1 recensioni
[...] Il nome BANE sembrava risplendere sul citofono, tanto da costringerla a chiudere leggermente le palpebre. Sospirò e premette con decisione il pulsante, per poi ritirare la mano di scatto. Probabilmente aveva appena commesso l’errore più grande della sua vita.
Attenti, lettori e lettrici, non è esattamente quello che vi aspettate...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Restò ferma a fissare il campanello per alcuni minuti, incerta sul da farsi. Sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto essere lì. Chissà cosa avrebbero pensato i suoi genitori, i suoi fratelli, la sua parabatai… si morse il labbro inferiore, sempre più nervosa. Il nome BANE sembrava risplendere sul citofono, tanto da costringerla a chiudere leggermente le palpebre. Sospirò e premette con decisione il pulsante, per poi ritirare la mano di scatto. Probabilmente aveva appena commesso l’errore più grande della sua vita. Scosse la testa e fece per andarsene, ma una voce, femminile e melodiosa, echeggiò dal citofono.
- CHI OSA DISTURBARE IL MIO RIPOSO? – tuonò in maniera piuttosto teatrale. Alexandra avrebbe riso se non fosse stata così confusa e terrorizzata.
- Ehm… sono io. Alex. Alexandra Cecily Lightwood. – mormorò con voce flebile. Dopo un istante di silenzio che alla Cacciatrice sembrò infinito, udì di nuovo la voce della sua salvatrice.
- Sali. – disse semplicemente. E Alex ubbidì. Mentre saliva i gradini della lunga scalinata che portava al loft della Somma Strega di Brooklyn, le immagini degli avvenimenti delle ultime due settimane le passarono davanti agli occhi.  Tutto era cominciato con quel ragazzo, Charles Fray, e la sua amica mondana Samantha Lewis. Inizialmente Alex non poteva soffrire Charles. Era assolutamente insignificante, con quella zazzera di capelli rossi, le lentiggini e gli occhi verde smeraldo, così mingherlino e dannatamente impulsivo e ostinato… quasi quanto Joanne. Forse era per questo che la sua parabatai, la sua Joanne, gli aveva messo gli occhi addosso. In poco tempo si erano avvicinati in maniera incredibile. Ma non era stato quello il problema, quanto il fatto che poi avevano scoperto che Charles, oltre ad essere uno Shadowhunter, aveva subìto fin da piccolo un incantesimo che gli impediva di percepire il Mondo Invisibile. Così avevano rintracciato la fautrice di quell’incantesimo, la leggendaria Medea Bane. Alex ricordava che inizialmente avrebbe tanto voluto evitare di andare ad una festa, ma poi si era lasciata trascinare da suo fratello minore Isidore e… e aveva incontrato lei.
Quando raggiunse il giusto pianerottolo, la porta era già aperta. Medea era appoggiata allo stipite, nei suoi occhi una scintilla maliziosa. La prima cosa che colpì Alex furono ancora una volta proprio i suoi occhi verdi-dorati, da gatta, a mandorla. Poi la sua pelle ambrata; i suoi capelli corti, con qualche sporadica ciocca fucsia; la maglia larga che lasciava scoperta una spalla.
- Ciao, Occhi Blu. – la salutò con un cenno della mano – Qual buon vento ti porta qui?
- Ehm… posso entrare? Vorrei parlarti. Sempre se posso, ovviamente. – mormorò Alex. Sperò che Medea non avesse notato il furioso rossore. Fortunatamente aveva deciso di lasciare i capelli sciolti, che le ricaddero sulle guance scarlatte quando abbassò la testa.
- Prego. – Medea si scostò dalla porta ed entrò nell’appartamento. Alex deglutì e la seguì, rimanendo confusa alla vista del loft privo dei corpi danzanti presenti alla festa che sembrava quindi molto più grande e ordinato. Si voltò verso Medea mentre lei chiudeva la porta e per un attimo si perse nei suoi pensieri. I suoi occhi seguirono i movimenti del braccio slanciato della strega, straordinariamente aggraziati.
- E quindi? Cosa ci fai tu qui, Shadowhunter? L’Istituto è piuttosto lontano da qui… - la voce di Medea la richiamò al presente. Alex non poté fare a meno di arrossire.
- Ehm, sì… io… io volevo ringraziarti. Di persona, intendo. Mi hai salvato la vita. – balbettò a bassa voce. Medea fece un breve sorrisetto ironico.
- Prego? – inarcò un sopracciglio. Alex deglutì. Forse non era stata l’idea del secolo. Ma le era sembrata la cosa più giusta da fare. Quando si erano scontrati con il Demone Superiore Abbadon era rimasta gravemente ferita e, se non fosse stato per Medea, sarebbe probabilmente morta. Opzione non contemplabile, dato che lei era l’unica in grado di proteggere quei due squilibrati di Isidore e Joanne, per non parlare della sua sorellina Maxine. Semplicemente non poteva permettersi il lusso di morire.
- Forse dovrei andare. – soffiò appena la Cacciatrice e fece per andarsene, ma la strega la prese per un braccio. La sua stretta era salda, ma gentile. Alex si voltò verso di lei, incuriosita e ancora un po’spaventata dalle scariche elettriche che le attraversavano il corpo ogni volta che Medea la toccava. La strega sorrise, maliziosa ma allo stesso tempo cordiale.
- Hai fatto tutta questa strada per venire qui. Rimani ancora un po’. Posso offrirti qualcosa? Un caffè?
- Ehm… sì. Sì, un caffè andrebbe bene. – annuì la Shadowhunter, assolutamente non preparata a ritrovarsi  una tazza fumante di caffè tra le mani cinque secondi dopo aver acconsentito. Infatti perse la presa sull’involucro di cartone di Starbucks e vide il liquido scuro schizzare fuori dal contenitore, macchiare il pavimento e l’orlo dei jeans skinny di Medea. Alex diventò viola dall’imbarazzo.
- Wow – commentò Medea – E così sarebbero questi i famosi riflessi dei Nephilim!
Alex boccheggiò, senza trovare nulla da dire. Il suo cervello si era scollegato. Era così mortificata che non riuscì a spiccicare parola. Medea però non si scompose: si limitò a schioccare le dita e il misfatto sparì completamente, anche dai suoi jeans.
- Scusami! – riuscì finalmente a dire – Io non…
- Ehi, sono la Somma Strega di Brooklyn. Non c’è pasticcio che non posso risolvere. – ammiccò Medea – E poi non sei abituata alla mia magia. Avrei dovuto avvisarti.
Alex si morse il labbro, annuendo poco convinta e abbassando lo sguardo.
- Non. Farlo. – scandì la strega, avvicinandosi cautamente alla ragazza.
- Cosa? Non devo mordermi il labbro? – chiese Alex, diretta come al solito.
- Oh, no, non mi riferivo a quello. Non siamo in Cinquanta sfumature. – ridacchiò Medea, poi si accorse della faccia perplessa della sua interlocutrice, che evidentemente non sapeva nemmeno di cosa stesse parlando.
- E allora cosa?
Medea allora le prese delicatamente il mento tra le dita e le sollevò la testa, facendola sussultare.
- Non abbassare mai lo sguardo. – disse semplicemente – I tuoi occhi… che cosa strana, la genetica.
- Non hai mai conosciuto Lightwood dagli occhi blu? – domandò Alex, sbattendo le palpebre.
- Non così blu. – la strega la lasciò andare, ma continuò a guardarla e a restarle vicina – Sei diversa da quelli della tua razza. Sei onesta, diretta.
Alex deglutì.
- Vuoi uscire con me?
- Proprio quello che intendevo. Diretta. Ora però la domanda sorge spontanea. – Medea incrociò le braccia – Perché vuoi uscire con me?
- Mio fratello mi ha detto che ti piaccio. – fece spallucce la Cacciatrice - Voglio dire, ti piaccio piaccio.
- Mi piaci piaci? Siamo dodicenni adesso? E comunque non puoi basarti solo su quello che ti dice tuo fratello.
- No, infatti. Anch’io pensavo che tu fossi… ehm… interessata. Quel commento, alla festa, sui miei occhi…
- Sì, bhe, non mi pare una motivazione valida. Tanto per cominciare, la tua famiglia non sa nemmeno che ti piacciono le ragazze. In più, il fatto che io sia femmina non vuol dire che con me funzionerà. A queste cose ci hai pensato? – inarcò un sopracciglio ben disegnato la strega. Alex, che aveva cominciato a sentirsi a suo agio, si irrigidì nuovamente.
- Sì, ci ho pensato. – annuì debolmente dopo un attimo di esitazione.
- Alexandra…
- Alex. Solo Alex. Per favore.
- Alex… quello che sto cercando di chiederti è: io ti piaccio?
Alex non rispose subito, si prese un momento per riflettere. Osservò la pelle ambrata della spalla della strega, un ciuffo fucsia che le ricadeva sugli occhi… quegli occhi così espressivi e misteriosi che la affascinavano tanto. Ripensò alla connessione che si era stabilita tra loro fin da subito, a quella festa. Aveva riso davanti al suo umorismo intelligente, l’aveva confortata quando aveva parlato del suo passato, avendo percepito un odio autoindotto che provava lei stessa nei suoi confronti. Ripensò a quando le aveva detto che era bella e a quando, mentre agonizzava in un letto, in bilico tra la vita e la morte, aveva percepito le energie della strega confluire in lei e rinvigorirla, curarla. Alex non conosceva bene Medea, eppure sapeva, sentiva che in qualche modo erano destinate l’una all’altra. Erano così diverse, ma anche così simili e forse il loro destino era semplicemente stare insieme, salvarsi a vicenda.
Medea era indubbiamente un salto nel buio. Per lei avrebbe dovuto sconvolgere la propria vita, avrebbe dovuto rivelarsi al resto del mondo. E se fosse andata male? E se le avesse spezzato il cuore?
Alex guardò ancora gli occhi di Medea, che ricambiava lo sguardo. Malizia, apprensione, preoccupazione, attesa, speranza: questo era ciò che leggeva. E allora saltò.
- Sì. – disse, e la sua voce non ebbe un tremito – Sì, mi piaci.
Il viso della strega si aprì in un sorriso e Alex non poté fare a meno di ricambiare. Rimasero a parlare ancora un po’ del più e del meno, poi la Cacciatrice, a malincuore, decise di andare via. Medea annuì e l’accompagnò alla porta.
- Allora ci vediamo venerdì? – chiese Medea, appoggiandosi allo stipite della porta.
- Sì, certo. Alle otto e mezza, qui.
- Uhm… - Medea allungò una mano verso il suo viso, ma poi scosse la testa e fece per ritrarla. Alex però afferrò la mano e la posò sulla guanci. La pelle di Medea era incredibilmente calda. Quello fu l’unico pensiero che riuscì a processare, prima che la strega la baciasse.
 
Alex e Medea si amarono per molto, molto tempo. Affrontarono pregiudizi, i loro stessi dubbi, l’Inferno, ma ne uscirono sempre insieme. In un universo parallelo, Alec e Magnus vissero la stessa vita. Forse tutto questo è stata opera del destino o forse sono solo fortunate coincidenze. Una cosa però è certa: l’amore move il sole e l’altre stelle.

Somewhere in time, we don't know where we are...
Zan zan zaaaaaan... sono ancora viva, ebbene sì. Stanca, più pessimista del normale, ma viva. Con le vacanze di Natale sono riuscita a finire questa fic cominciata due mesi fa... meglio tardi che mai, giusto? Voglio ringraziare coloro che hanno recensito M wants Revenge, cosa che non ho avuto modo di fare prima. E voglio anche cogliere l'occasione per farvi i più sinceri auguri. Speriamo che il 2016 sia un anno positivo per tutti.
Spero con tutto il cuore di pubblicare qualcos'altro entro la fine dell'anno, ma anche se non dovessi farcela tranquilli: anche se non sembra, io ci sono... il che suona più come una minaccia, ma dettagli.
A presto,
_Alien_
  
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