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Autore: zorrorosso    27/12/2015    0 recensioni
“Il sonno, la fame, la morte e l’amore... Non importa chi sei, cosa sei e quale sarà il tuo destino, sono queste le cose che ci rendono tutti uguali... Nessuno può resistere. Nemmeno tu!”- il tono di Jake si assopí di nuovo, ritornando apparentemente ubriaco e stanco, in procinto di addormentarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
Il primo appuntamento

 

Quando si saluta qualcuno prima di un lungo viaggio, non sempre ci si aspetta di farlo per l'ultima volta. Si ha sempre la presunzione, seppure illusoria, di ritornare e ritrovare tutto esattamente nelle condizioni in cui si era lasciato andandosene.

Neppure Irene la pensava in maniera differente.

Con la stessa presunzione di chiunque altro, quella mattina aveva baciato George distrattamente ed aveva lasciato la sua auto per prendere la metro, lui sarebbe andato al suo solito campo da golf, lei al lavoro, una sessione piuttosto lunga, un divorzio la cui divisione dei beni avrebbe potuto prendere fino a sera inoltrata, lavoro, niente in cui lui stesso non si fosse potuto incagliare fino a non molto tempo prima.

Ormai il golf era diventato la sua unica passione ora che, stanco dei quarant'anni di lavoro dedicati al suo studio legale, e quasi cinquanta alla pratica, aveva finalmente deciso di lasciare.

Eppure era rimasto diverso tempo con lei, in ufficio, anche dopo essere andato in pensione, aveva prolungato il suo impiego per qualche anno ed avrebbe continuato, almeno prima che i Social Media inquinassero il lato oscuro della loro pratica professionale. Era quasi diventato obbligatorio avere un assistente altamente esperto di IT e abbastanza familiare, a volte anche con l’utilizzo illegale del deep-web, per documentare ed eventualmente sabotare tutte le procedure, le pratiche e i referti di una burocrazia informatica che da dieci anni a questa parte andava solo aumentando.

La maggior parte delle indagini e delle documentazioni ormai avveniva solo tramite vie informatiche, tutto era computerizzato e bisognava continuamente anticipare il passo sui giornalisti sempre più accaniti, pronti a divulgare notizie false ricevute a tempo di record, procurate con tutti i mezzi disponibili, molto prima della stessa polizia e sicuramente ben prima di loro, senza poi curarsi di smentirle.

Giurie troppo impressionabili  continuavano ad incolpare innocenti basandosi solo sulla loro cattiva fama o pregiudizi di razza, oppure difendere colpevoli basandosi su ideali di gran lunga traditi, un profilo impeccabile da Social Media ed il beneficio del dubbio. Una pagina web di troppo, un profilo online compilato in modo inadeguato, una foto inopportuna pubblicata al momento sbagliato, un video sospetto e apparentemente di natura privata, valevano più di mille testimoni, sia per l’accusa, che per la difesa.

 

Il mondo stava cambiando ed il loro lavoro non faceva che aumentare e richiedere uno sforzo ancora piú estremo,   non sono nel campo informatico, ma soprattutto in quello della morale sociale: un nuovo mondo era nato negli ultimi vent’anni ed alla soglia degli ottan’tanni, cominciava ad essere dura, per George, risalire di nuovo la china. Lo aveva sempre fatto in passato, ma ora si faceva sentire la stanchezza di una lunga vita da avvocato penalista.

Irene non lo biasimava, era un veterano del Vietnam, aveva superato traumi ben più gravi, ma era difficile stare dietro a tutto, in un mondo che adesso sembrava evolvere nel giro di poche ore.

Lei veniva da tutt’altro ambiente e generazione, eppure tante esperienze li accomunavano: lui aveva da poco aperto lo studio legale quando Irene aveva appena cominciato la facoltá di giurisprudenza, conoscersi fu una semplice casualitá, l'amore indiscusso che entrambi avevano per lo stesso genere di musica. A tenerli insieme proprio la voglia di perseguire il sogno mai raggiunto di una giustizia fattibile. L'etá e la classe sociale, tuttavia, non furono mai argomenti rilevanti tra di loro.

 

Si era sempre detta che nemmeno la famiglia piú apprensiva avrebbe mai potuto niente contro il suo fascino, cosí che anche la sua trovó subito le migliori approvazioni al loro fidanzamento, piú di trent'anni prima. Seppure per quasi dieci anni la famiglia adottiva di Irene aveva cercato di tenerla lontana dalle "cattive compagnie", incrociando lo sguardo di un uomo distinto come George, aveva finalmente ceduto.

Quasi vent'anni di differenza. Quando si é giovani non si pensa a queste cose e l'amore arrivó a tempo debito, per entrambi.

Di sicuro il loro primo appuntamento non fu certo l'esordio dei loro veri sentimenti.

Irene ricordó come entrambi si incrociarono di fronte ad un baracchino improvvisato da alcuni orfani dell’orfanotrofio di St.Helen.

 

Lei controlló accuratamente tutti i piccoli volti dei bambini, alla ricerca di qualche cosa, qualcuno, senza quasi considerare il fatto che nel frattempo fosse cresciuto e diventato adulto, controlló un'ultima volta la locandina con un’espressione difficile da decifrare, contenta, meravigliata, una meraviglia muta, venata di altri sentimenti. Cercó il vecchio Curtis, senza trovarlo, e si preparó lentamente in fila, per comprare il biglietto. Non era piú in contatto con i suoi amici di St.Helen da quando... La sua mente si annebbió di colpo.

Forse avrei dovuto...- pensó tra se in un sospiro, fissando nei suoi ricordi la locandina colorata.

Fu in quel momento che George la trovó, era l’apprendista di un suo collega e la invitó, per quanto avessero comprato i biglietti separatamente e quello secondo lei non era un vero e proprio appuntamento.

Al contrario di Irene, le motivazioni di George per essere in fila a quel baracchino furono presto giustificate: c'erano un sacco di pezzi grossi della sua musica preferita, non poteva mancare.

I pensieri della donna divagarono poi su un evento accaduto proprio quella sera...

...Ad esempio, che cosa sarebbe successo se, al Palace Hotel, fosse uscita dal bagno e li avesse seguiti fino alle quinte? Era certa che avrebbe avuto finalmente l’occasione di scusarsi. Avrebbe spiegato le sue ragioni si sarebbero potuti finalmente chiarire e lei, ormai adulta, avrebbe potuto di certo decidere del suo destino, con il senno di poi, avrebbe potuto finalmente accettare? George, per certo, non l'avrebbe piú cercata, ma... Erano passati giá cinque anni, Delaney non l'aveva piú cercata... E come avrebbe potuto?

Ricordó ascoltare attentamente il suono, attutito da qualcosa, del vetro della finestra del bagno rompersi, i lunghi passi poco calcati, che ricordava bene, seguiti da quelli corti e decisi, che ricordava allo stesso modo, le grida di alcune signore, due giovani uomini in nero che cercavano di scusarsi, senza notarla, mentre le passavano proprio di fronte. Sgranó gli occhi e deglutí lentamente: erano quasi famosi allora, avrebbero quasi potuto farcela.

Prese fiato.

Se in quel preciso momento non avesse urlato i loro nomi a voce alta o non li avesse fermati, non si sarebbero mai accorti di lei, forse non l'avrebbero mai neanche ricordata.

Si lavó le mani lentamente, mentre con la coda dell’occhio li guardó uscire tra lo scompiglio di alcune altre signore.

Soltanto quando la punta delle dita di uno di loro due lasció andare la molla della porta, soltanto allora, fulmineo, il pensiero che quel preciso secondo fosse stato anche l'ultimo in cui li avrebbe potuti vedere cosí da vicino, oltrepassó la sua mente. Non era abituata a pensare cosí dei due Ravens, li aveva sempre avuti abbastanza vicini, a non piú di qualche isolato, anche dopo essersi trasferita. Bastava una telefonata o un giro nel quartiere sbagliato per incrociarli, ma le cose non stavano giá piú cosí, come se le ricordava, qualche cosa era successo qualche anno prima e da quella sera erano soltanto destinate a cambiare di nuovo.

Troppo tardi.

Lasciandoli deliberatamente andare senza farsi avanti, senza porgere loro neppure un saluto, aveva involontariamente giá preso una decisione irreversibile sui loro destini.

Quella sera indimenticabile, in veritá, fu anche il primo appuntamento con George.

 

Lei aveva accettato l'offerta con apparente indifferenza, il posto era talmente grande e l'invito talmente improvvisato che non sembrava neppure un vero appuntamento. Con tutta quella gente era sicura che non avrebbe mai avuto l’occasione di incrociarli veramente da vicino ed era curiosa di sapere come se la stavano cavando, che fine avevano fatto, dopo aver lasciato St.Helen, dopo la fine della scuola. La curiositá e la nostalgia avevano ormai preso il posto della rabbia provata.

Seduta con George al Palace Hotel, quella sera, cambió bruscamente idea e decise tra se che avrebbe trovato il modo di stare loro lontana: alcune cose mantegono il loro fascino solo se guardate da una certa distanza.

E loro  erano una di quelle, ma doveva andare in bagno prima che lo spettacolo cominciasse. L'ironia della sorte aveva voluto che i due fratelli entrassero proprio dalla finestra di quel bagno, rompessero quel vetro che, nelle sue memorie, li avrebbe tenuti distanti. Chissá cosa avevano combinato. Tre anni, era scritto sulla locandina. Si ricordava di quel tour che erano in procinto di fare quando lei era partita, chissá cos'era successo davvero.

 

Ricordava molto di quella serata. Quando il vecchio Curtis cominció a cantare, il suo cuore sussultó. Non si erano scritti da troppo tempo, ma avrebbe voluto comunque parlargli in quel momento!

 

Fu proprio George a trascinarla dietro le quinte alla fine del concerto, imbracciando un vecchio vinile e fin troppo entusiasmo. Lui quelle canzoni se le ricordava tutte, di primo orecchio, le ascoltava nei club, da ragazzino, aveva assistito a qualche concerto, anche quando combatteva nel 'Nam.

Passó il disco ad alcuni membri della Band ed incominció a discutere con entusiasmo, non aveva neanche idea di chi fossero i cantanti principali, era lí per la musica, per la Band; mentre lei cercó il vecchio signore con lo sguardo: era anche lei curiosa di sapere come avevano fatto ad andare a finire lí, ma i ragazzi non la riconobbero subito, alcuni erano nuovi, come il batterista dalla visiera strana, il tipo alle tastiere o il distinto signore che aveva preso il suo posto agli ottoni e ci sapeva fare di gran lunga meglio di lei. Curtis l'abbracció e lei ricambió la stretta con lo stesso affetto.

"Sapevo che non saresti potuta mancare!”- esclamó lui con un sorriso. Anche se si era promessa troppe volte di passare da St.Helen, non si vedevano da troppo tempo.

"Io... Beh, veramente...”- disse lei con leggero imbarazzo.

“Come stai? Come vanno i tuoi studi?”- chiese con un bel sorriso.

Gli ultimi due anni erano stati impegnativi, l’universitá andava vagamente a rilento, lasciandola nel limbo del praticandato e la scuola di legge forse per un altro anno o due prima di prendere il titolo, ma Curtis forse voleva un altro tipo di risposta.

“Sto bene, va tutto bene!”- disse brevemente.

L’anziano signore annuí. Poi, come se le avesse letto nella mente, disse a voce alta:

“Vuoi sapere che fine hanno fatto i ragazzi?”- chiese quasi con orgoglio.

Irene abbassó lo sguardo e scosse la testa, in una negazione silenziosa.

"Se temi che abbiano fatto qualche cosa delle loro anche questa volta...Sbagli! Vedi, non ti ho mai menzionato di come St.Helen...-”

“Cosa?”- disse lei interrompendolo.

“Hanno organizzato questo concerto per aiutare l'orfanotrofio..."- Irene ricordó quel dettaglio con malinconia, essendo riuscita anche lei a ripagare parte di alcune di quelle tasse successivamente tramite una serie di collette, motivata proprio dal loro nobile gesto, almeno fino alla sua definitiva demolizione, qualche anno dopo.

"Davvero? Senza ricorrere a... Alle loro solite trovate? Wow!"- Irene parve vagamente sorpresa. L'idea che avrebbe dovuto fermarli e salutarli cominció nuovamente a farsi avanti.

"Se mi dici dove posso trovarli vorrei..."- ma Curtis scosse la testa: i due avevano giá abbandonato le quinte.

Casualmente, non riveló a George di conoscere Curtis, non ne trovó il modo, al loro primo appuntamento. Dopo averlo salutato, ritornó da lui ancora intento a congratularsi con i membri della band. Una band vera, come diceva Jake, come avevano sempre sognato di mettere insieme i due Ravens. Ricordava averne fatto parte, quanto era stata dura all’inizio, ma come il tempo li aveva resi così uniti... Come aveva fatto ad abbandonare anche loro? Ritrovarli fu in un certo senso imbarazzante, si salutarono e le raccontarono una storia che ai tempi aveva dell’incredibile: i due Ravens erano riusciti nella loro missione. Avrebbe dovuto smettere giá da allora di chiamarli in quel modo, loro non si facevano chiamare piú cosí da tanto tempo ormai.

 

Quella sera cominciata a ritmo di musica, divenne presto silenziosa quando lei e George fecero una lunga passeggiata sul lago. Strane luci all'orizzonte, si poteva ancora scorgere la luce arancio di un incendio domato malamente, riflettere le onde del lago e le sirene di troppe auto della polizia in lontananza.

Poco sapeva Irene di come il primo appuntamento con George fosse stato anche il loro ultimo concerto in libertá.

L'uomo ruppe il silenzio. Ai tempi, George sapeva come rigirare la sua giuria. Credeva che lo stesso sistema poteva essere usato anche con le ragazze. Aprí le sue avances quasi allo stesso modo con cui si apre un'arringa.

"Vedi?" -disse con un tono mesto, catturando comunque la sua attenzione- "Come cantava quel ragazzo..."

Irene guardó la sagoma del volto di George, illuminato soltanto dal riflesso dei fari e le sirene bluastre che si allontanavano. Involontariamente arrossí e distolse lo sguardo, lui non poté notare quel gesto, non era dedicato a lui.

"Quando trovate questo qualcuno particolare, tenetevelo stretto..."- disse l'uomo avvicinandosi.

Non c'era bisogno che George ripetesse ogni singola parola, ricordava fin troppo bene quello che Elwood aveva detto sul palco: a chi erano destinati quei versi? A chi erano destinate veramente quelle parole? Il solo pensiero la faceva ribollire sottopelle di gelosia. Anche se da allora erano passati ben cinque anni, aveva cambiato tre appartamenti, finito gli studi fino alla scuola di legge ed aveva persino acquistato una macchina sua... Tuttavia qualche cosa in lei non era ancora cambiato: non lo aveva ancora veramente perdonato per tutto quello che le aveva fatto.

Irene voltó le spalle all’uomo per asciugare una lacrima veloce e proseguire la passeggiata.

Certo, la vita era andata avanti, altri ragazzi l'avevano invitata al ballo della scuola ed alcuni di loro erano stati cacciati via da lei con il suo stesso disappunto ed altri l'avevano lasciata...

George pensó di essere stato molto romantico rievocando quella bella frase, senza sapere di stare invece rovinando l'atmosfera con la scelta della sfortunata citazione.

La serata si concluse malamente, il loro primo appuntamento, senza il loro primo bacio.
  
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