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Autore: twisted__    27/12/2015    3 recensioni
"Un eterno gioco che non rispetta spazio e tempo ma che ha regole molto varie, composte principalmente da eccezioni. Si sa che troppe eccezioni insieme formano un caso singolare, mai un vero regolamento. River Song e il Dottore, un caso particolare travestito da regola.
Non sarebbe stata ad alcuna condizione che non fosse stata questa. Neppure immaginava come fosse una vita come un'altra, con attorno sempre gli stessi volti e le mani che si spaccano per la fatica e per le solite azioni quotidiane, anno dopo anno. Figlia della libertà e moglie della libertà, questo aveva sempre voluto per sé stessa e questo aveva ottenuto. Se solo avesse saputo che la libertà e il suo bisogno incessante sono la prima prigione dorata di un cuore, forse avrebbe rinnegato anche quella.
Forse credere in niente è la cosa più vicina alla vera libertà, ecco"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 12, River Song
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Not one living thing is worth you

"Once upon a different life
We rode our bikes into the sky
But now we're caught against the tide
Those distant days all flashing by"
James Bay - Hold back the river 

 



Se avesse dovuto dire come fosse iniziata, forse neppure avrebbe saputo spiegarlo. Anzi, senza forse.
Era forse iniziata per gioco? Insomma, alla fine avrebbe avuto molto più senso pensarla come un eterno gioco che come qualcosa di concreto e lei si era abituata a vederla così. Un eterno gioco che non rispetta spazio e tempo ma che ha regole molto varie, composte principalmente da eccezioni. Si sa che troppe eccezioni insieme formano un caso singolare, mai un vero regolamento. River Song e il Dottore, un caso particolare travestito da regola.
Non sarebbe stata ad alcuna condizione che non fosse stata questa. Neppure immaginava come fosse una vita come un'altra, con attorno sempre gli stessi volti e le mani che si spaccano per la fatica e per le solite azioni quotidiane, anno dopo anno. Figlia della libertà e moglie della libertà, questo aveva sempre voluto per sé stessa e questo aveva ottenuto. Se solo avesse saputo che la libertà e il suo bisogno incessante sono la prima prigione dorata di un cuore, forse avrebbe rinnegato anche quella.
Forse credere in niente è la cosa più vicina alla vera libertà, ecco. Se non avesse creduto in niente, forse adesso non sarebbe lì, con un vestito nuovo, i capelli acconciati in alto, davanti a quell'uomo con due cuori e finalmente un vero vestito addosso. Voleva ridere forte, ma come avrebbe potuto davanti all'evidente sforzo racchiuso in quel vestito nuovo e quell'andatura incerta di chi non sa esattamente come comportarsi? Era comunque certa che il Dottore avesse sentito il suo desiderio di ridere prima ancora di vederla, ma non aveva grande importanza.
Forse, non credere in niente l'avrebbe portata da qualche altra parte nello spazio e nel tempo a scoprire qualcosa di completamente nuovo e non proprio lì, davanti a quel pacchetto dalle dimensioni sbagliate contenente un cacciavite sonico. “Ho visto la cazzuola sonica e l'ho trovata abbastanza imbarazzante” si era giustificato il Dottore con un'alzata di spalle.
Tipico di lui, aveva pensato, regalarti qualcosa soltanto perchè quello che avevi prima non era di suo gusto. Nuovo volto e nuovo corpo eppure conosceva ancora le sfaccettature del suo modo di fare. Era libertà, quella? Conoscere i fermenti mentali di qualcuno e imparare a comprenderli per poi passare ad amarli senza neppure a volte capirli? Avrebbe detto di no, se si fosse trattato di una regola. Se si fosse trattato di un uomo e una donna qualunque che si vedono ogni giorno della loro vita qualunque, sempre nello stesso posto qualunque, racchiusi nelle loro quattro pareti, come ogni essere umano avrebbe voluto sulla faccia della Terra. Avrebbe detto che non era libertà, ma loro erano un caso unico. Troppe eccezioni per costituire una regola, lei lo sapeva.
Le torri cantanti di Darillium, non credeva neppure che le avrebbe mai viste, a quel punto. Non era poi così contenta di ascoltarle, adesso.
“Esistono storie su di noi, ogni tanto vado a vederle” esordisce con l'insicurezza mascherata da mera curiosità, ma lui l'aveva interrotta senza guardarla.
“Per favore non farlo”.
A quel punto avrebbe davvero riso, se avesse trovato la sua risata più sarcastica ancora nascosta sotto la lingua, ma non c'era niente. Le torri cantanti di Darillium, quello era l'ultimo step della loro storia disordinata e infinita e lei aveva imparato a prendere molto sul serio le leggende. Ma il Dottore salva sempre tutti, giusto? Avrebbe potuto avere qualsiasi nome, eppure era il Dottore e River lo sapeva che non era un nome casuale. L'avrebbe salvata.
Oppure.
C'è sempre un oppure. I suoi occhi umidi le suggerivano che non avrebbe potuto davvero salvarla, questa volta. Quelli del Dottore erano più gli occhi di chi, dopo aver fatto di tutto, non può fare altro che baciarti sulla fronte e lasciarti andare.
Insomma, i sentimentalismi non erano da loro. La libertà di andarsene senza salutare, quello era molto più da loro.
Libertà, libertà. Valida quanto un soldo bucato.
E forse era proprio vero che in realtà tutta quella musica fosse soltanto il vento. La strana combinazione fra vento e la distanza fra quelle due torri. La musica è perfetta, la distanza  irriducibile, talmente tanto da sembrare una sorta di abbraccio.“Quanto dura l'ultima notte su Darillium?”.
Il Dottore non le aveva risposto, non l'aveva neppure guardata e lei invece lo aveva guardato fin troppo. Era sempre così fra loro.L'eterna storia senza né capo né coda, quella che per farsi capire avrebbe avuto bisogno di un diagramma. Al diavolo i diagrammi, River non ci avrebbe capito niente lo stesso, e come avrebbe mai potuto? Amare il Dottore, lo aveva detto, sarebbe stato come amare le stelle stesse.Tu le guardi e loro non guardano te. La distanza fra te e loro è sempre la stessa, come per quelle due torri, anche se tu pensi di aver costruito una sorta di abbraccio e loro non ti rispondono.
Forse non era lei la figlia e la moglie della libertà. Forse lei ne era solo un'amante ed era lui, il Dottore, colui che davvero inseguiva la libertà. Lo aveva amato per questo, in effetti, no? Se ne lanciava all'inseguimento con tanta passione che a volte dimenticava di lasciarsi qualcuno alle spalle. River era una dei tanti, eppure diversa da tutti gli altri. La libertà era il suo pane quotidiano, o almeno amava pensarlo. Altre volte, però, di notte, avrebbe voluto esser meno libera e avrebbe voluto essere una donna qualunque accanto ad un uomo qualunque nella vita più qualunque di tutte. Non l'avrebbe mai ammesso e neppure il Dottore l'avrebbe mai confessato. Ancora, a loro bastava guardarsi.
“Quanto dura una notte su Darillium, Dottore?” “Ventiquattro anni”
E allora, solo allora, River aveva riso davvero. Il Dottore salva sempre tutti, avrebbe dovuto saperlo.
“Ti odio” “No, non è vero” e lei aveva continuato a ridere, come se lui avesse appena suggerito una battuta divertente. Per un attimo, solo per un attimo, aveva pensato che il Dottore l'avrebbe salvata perché quello era il suo ruolo e perché il suo nome parlava da solo. Cura, non getta via. Invece, forse, adesso che lo stava guardando e che lui incredibilmente stava ricambiando il suo sguardo aveva finalmente capito. Il Dottore l'avrebbe salvata perché era il suo compito e perchè lei era la donna che amava, forse non nel senso comune del termine, ma l'amava.
Il Dottore l'avrebbe salvata con quegli occhi tristi che lo contraddistinguono prima di ogni addio e a questo avrebbe aggiunto ventiquattro anni della sua vita insieme a tutti quelli già trascorsi nella loro storia disordinata, per la loro ultima notte.
Avrebbe voluto intrappolare quella consapevolezza in qualche parola, forse in un “ti amo”, ma non lo avrebbe fatto. Non erano le parole giuste e non era il momento adatto, perchè erano lì, già scritte nell'aria. Erano nella musica e in quell'abbraccio inusuale fra due torri.
“Quindi” - aveva detto invece guardando di sbieco il Dottore con un mezzo sorriso - “a proposito di quel corpo nuovo...quanti anni hai detto che abbiamo?”.
Il Dottore aveva riso di gusto per la seconda volta da quando si erano rincontrati e River, per la prima volta da quando era lì, era sicura di aver sentito la musica.  



Angolo dell'autrice:
Ragazzi che avventura! Eccomi qua. E' un testo modesto, come potete vedere, non ho osato molto perché è la prima volta che mi sento in grado di pubblicare qualcosa su doctor who eppure seguo lo show ormai da anni. E' un bel passo avanti. Tengo molto a questa fic, perchè lo speciale di ieri mi ha tolto l'umanità e perchè amo River. Quindi vi consegno questa cosetta e spero non deluda le aspettative. Il titolo rimanda alla puntata e non alla fic perchè sostanzialmente credevo che quella frase riassumesse perfettamente il senso di questo scritto pur non essendo menzionata. La canzone che mi ha accompagnato durante la stesura è stata Hold back the river (e come non avrebbe potuto?) di James Bay in una versione molto particolare, l'ho linkata dopo la citazione dal testo. Spero sia valsa il vostro tempo e magari una recensione, per aiutarmi a migliorare qualcosa o semplicemente per farmi sapere se la fan fiction è piaciuta o se sia il caso che mi dia all'ippica. Grazie per il tempo che mi dedicherete.


 

Lascio alla fine di questo scritto una piccola dedica:
 al mio migliore amico d'inchiostro, che sopporta il mio gran chiasso e ne fa altrettanto se non do valore a ciò che scrivo.
Sei il punto finale di questa storia,
sai che sto parlando con te, lo sai sempre.

 

   
 
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