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Autore: silly7    27/12/2015    0 recensioni
Owen e Amelia non sono perfetti, ma insieme riusciranno a diventarlo. Entrambi hanno alle loro spalle storie dolorose che sono servite a farli diventare più forti, insieme scopriranno che va bene essere imperfetti ma riusciranno ad essere perfetti l'uno per l'altra
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amelia Shepherd, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Quando tutto ebbe inizio
Amelia non riesce a dormire, continua a guardare l’uomo perfetto che ha accanto a sé, dall’altra parte del letto, l’uomo che poche ore prima in ginocchio le ha chiesto di sposarlo. Si gira e si rigira, lo osserva e capisce che quella non è la vita che sognava per lei. Decide che è giunto il momento di prenderla in mano e cambiarla. Si alza e in fretta e furia, prepara due valigie in cui mette tutto ciò che trova nell’armadio, senza pensarci due volte, si affaccia alla finestra e ammira per l’ultima volta il sole che sorge sul mare che bagna Los Angeles. Apre la porta, prende le valigie colme di ricordi non solo di vestiti, ne poggia una, prende carta e penna che trova proprio lì, nel tavolo accanto all’ingresso e scrive: “mi dispiace, perdonami se puoi, vado via a cercare ciò che renda felice me, non cercarmi ti prego”. Tira la porta dietro di sé. Sale su un taxi e un attimo dopo è già in aeroporto, destinazione Seattle.
“E’ così che hai deciso di ricominciare?” una voce le dice alle spalle. E’ Addison che parla. Amelia ha una faccia da colpevole, dispiaciuta ma nello stesso tempo è sollevata nel sapere che la sua migliore amica si trovi lì in aeroporto di fronte a lei. Amelia inizia dicendo: “non ti ho detto nulla perché se te l’avessi detto sono certa che mi avresti fatto cambiare idea, ho appena abbandonato un uomo perfetto, gli ho lasciato un biglietto, ma so che non me ne pentirò, è la cosa giusta da fare Addison, mi dispiace lasciare te, odio gli addii per questo non ti ho voluto dire nulla, anche se l’avevi già capito, ti prego lasciami andare, non mi fermare…” “Amelia” la interrompe Addison, “non ho alcuna intenzione di fermarti, di convincerti a cambiare idea, ti conosco troppo bene e so che se ti metti in testa una cosa niente ti può fare cambiare idea, sono qui perché non volevo che partissi senza salutarmi… qualche anno fa feci la stessa cosa sai? Ho fatto il viaggio contrario al tuo, sono scappata da Seattle, da una vita che non mi apparteneva più e che non riconoscevo come mia, ho deciso di venire qui a Los Angeles e di ricominciare, ho trovato l’amore della mia vita, ho trovato la felicità, sono diventata madre, spero che Seattle sia per te quello che Los Angeles è stato per me, non so se questa è la decisione giusta Amelia, ma so perché l’hai presa, ti capisco, e ti auguro davvero di poter essere felice, sei una sorella per me, hai sofferto tanto e so che lo meriti.” Addison si schiarisce la voce e continua: “buona fortuna, sono qui solo per dirti questo, buona fortuna.”
Con gli occhi lucidi Amelia abbraccia la sua amica e le sussurra “grazie”, un attimo dopo stacca il biglietto e sale sull’aereo.
E’ una giornata tranquilla al Grey Sloan Memorial Hospital, il capo di chirurgia Owen Hunt, ha appena finito il turno, esce dall’ospedale, attraversa la strada e va a bere nel bar di fronte l’ospedale, è a pezzi, la donna che ama gli ha appena comunicato che si trasferirà in Svizzera, la loro storia d’amore, già da tempo in crisi, stavolta sembra finita per sempre. “Non smetterò mai di amarti” sono le ultime parole che Owen ha detto a Cristina, rimbombano nella sua testa, è convinto che non amerà mai nessun altra donna come ha amato lei, inizia a bere per dimenticare.
A casa Shepherd la situazione è tutt’altro che tranquilla. “Io ancora non riesco a capire perché! Hai sempre fatto scelte avventate Amelia ma questa supera davvero ogni limite, avevi un fidanzato meraviglioso da quello che mi racconti, e un lavoro, perché l’hai fatto!” dice Derek a sua sorella Amelia. Amelia è un neurochirurgo come il fratello Derek, è lui il motivo per cui ha scelto di traferirsi proprio a Seattle, dove Derek vive con Meredith anche lei chirurgo e i loro due bimbi. Il fratello iperprotettivo appare preoccupato e per nulla d’accordo sulla scelta di Amelia di cambiare vita. Ma la ragazza testarda non sembra dare importanza a quello che pensa Derek. “Fratellone, ascolta, ne avevo bisogno, tu non puoi capire ma ne avevo davvero bisogno, starò qui da voi per un po’, poi se non mi vorrai troverò un’altra sistemazione, ma di certo non potrai tenermi il muso anche in ospedale, visto che da domani lavoreremo insieme”. La voce di Amelia è rassicurante e decisa, vorrebbe cercare di spiegare al fratello il perché del suo trasferimento, vorrebbe essere capita. Derek risponde in modo freddo: “ne riparliamo quando torno, ora devo andare a lavorare” dice prima di sbattere la porta.
“Ha solo bisogno di un po’ di tempo per abituarsi, gli passerà, proverò a parlargli io eventualmente” dice Meredith che aveva sentito la loro discussione. Amelia risponde: “è Derek, lo so che gli passerà, comunque ti ringrazio, ora esco anche io se non ti dispiace, vado a fare un giro, voglio iniziare a conoscere un po’ Seattle.”
Amelia prende la macchina e finisce nello stesso bar dove Owen è già arrivato al quarto bicchiere di vodka. “Roba forte eh” commenta Amelia vedendo lo sconosciuto accanto a lei, “ne vuoi uno?” “io? No, grazie, meglio di no, forse anche tu dovresti smettere”. Owen è triste e ubriaco e inizia a dire cose senza senso a quella affascinante perfetta sconosciuta che si ritrova accanto. “tu..tu che sei una donna… una bella donna…comunque una donna.. perché le donne lasciano? Perché decidono improvvisamente che non sono più felici e vanno via? Perché fanno questo? Non penso sia giusto…non è sicuramente giusto…per me non è giusto. Io ho bisogno di una risposta, io ci ho messo tanto a trovarla, a capire che era quella giusta, ad amarla e a farmi amare e poi tutto finisce, non è giusto, non voglio che finisca così…quindi finchè non avrò trovato una risposta resterò qui a bere. Vuoi che smetta? Rispondimi, ho bisogno di saperlo! Ti prego…”
Amelia ha ascoltato attentamente Owen, si è identificata in quella donna che lui ha descritto, e ha rivisto il suo James in Owen, “una risposta ti farebbe stare meglio? Perché? Io dico di no… anche io ho fatto questo sai? Anche io sono scappata, non so perché la tua donna l’abbia fatto ma posso dirti perché l’ho fatto io… sai, arriva un momento in cui devi fare i conti con la tua vita, e ti rendi conto che vuoi di più, e capisci che non dovresti più accontentarti o fingere che vada tutto bene perché non è così, arriva un momento in cui capisci di dover lottare per ciò che desideri, in cui quello che hai non ti basta più, non basta più a renderti felice, è doloroso lasciare le persone a cui vuoi bene, ma ad un tratto capisci che è a te stessa che devi volere più bene, che devi fare felice te stessa e non le persone che hai accanto, non è facile per me e non lo sarà stato neanche per la tua lei, ma se la ami devi lasciarla andare, devi lasciarla essere felice, e devi essere felice anche tu per lei, magari troverai un nuovo amore, è quello che io spero per il fantastico uomo che ho lasciato per trasferirmi qui a Seattle.” “io non troverò mai un’altra Cristina…” “Oh certo che no! Ci mancherebbe, però potresti trovare qualcuno che amerai più della tua Cristina, non smettere di crederci.”
Owen è confuso, un po’ per l’alcool che ha in corpo un po’ per il fiume di parole che sono uscite dalla bocca di Amelia “io… credo di avere bisogno di tempo, sai, lei, i colleghi, gli amici pensano che un grande amore si può dimenticare in un attimo, ma per me è un cambiamento enorme, devo abituarmi, devo fare i conti con questa nuova realtà, ho bisogno di tempo per capire una persona che amo ha scelto di cambiare tutta la sua vita e che di conseguenza questo ha fatto cambiare anche la mia… mi serve tempo, gli altri dovrebbero capirlo…”
Amelia è pensierosa, le parole del bel tenebroso uomo accanto a lei l’hanno fatta riflettere, “hai ragione, hai bisogno di tempo. Però magari non passare in questo bar tutto il tempo che ti serve” aggiunse sorridendo. “No, hai ragione tu, è meglio di no… grazie…” “vuoi sapere il mio nome forse?” “Perché no…” “sarò solo la ragazza del bar per te, che adesso ti lascia perché domani mattina deve andare a presentarsi al suo nuovo datore di lavoro, ti saluto…” “vuoi forse sapere il mio nome?” disse Owen con aria maliziosa e divertita allo stesso tempo… “no” rispose Amelia, “per me sei l’uomo del bar, quindi ciao uomo del bar” disse allontanandosi.
Rientrata a casa ormai a notte fonda sveglio ad aspettarla trova Derek “ti stavo aspettando” disse. “Lo so, avevo bisogno di fare un giro… senti Derek lo so che… io qui, è un cambiamento enorme per te, ti devi abituare a questa nuova realtà, devi capire il modo in cui è cambiata la mia vita e il modo in cui cambierà la tua, l’ho capito, e se hai bisogno di tempo ti darò tutto il tempo che ti serve, e nel frattempo potrai essere arrabbiato con me se vorrai…”. Derek guardava in modo dolce la sua amata sorella e in modo quasi spiritoso disse “qualche ora in giro per Seattle ti hanno fatta diventare così saggia?” “Beh, in effetti a quello ci ha pensato un bell’uomo che ho incontrato in un bar…” disse Amelia con aria furbetta. “Ecco, ora si che ti riconosco!” aggiunse Derek “ad ogni modo ti aspettavo per dirti che ti voglio bene, che sei la mia sorella preferita, e che l’unica cosa che voglio è la tua felicità, se venire a Seattle, e stare qui con me, ti rende felice, beh allora, per me va bene, non devi giustificarti con me delle tue decisioni, mi dispiace per oggi, adesso l’ho capito, benvenuta a casa Amelia, puoi restare qui quanto vuoi” Amelia fece un sorriso e abbracciò suo fratello, adesso era pronta per iniziare la sua nuova avventura. “Vado a letto, domani devo incontrare il primario di chirurgia” “Ah, Owen, tranquilla, gli piacerai, e poi sei mia sorella, piacerai di certo a tutti, buona notte Amy.” “Buona notte, Derek.”
Sono le 9 del mattino, la stanza degli strutturati è piena di gente, Amelia bussa un po’ in imbarazzo ed entra, viene subito accolta benissimo dai suoi nuovi colleghi. “E così tu sei l’altra Shepherd! Callie Torres ortopedia, piacere.”
“Ciao! April Kepner, traumatologia, vedrai che ti troverai benissimo qui con noi! E… mio marito…” “Jackson Avery, chirurgia plastica”. “Loro invece sono Arizona e Alex, pediatria” aggiunse Meredith, “è così credo di averti presentato tutti” Amelia era entusiasta del suo nuovo lavoro, glielo si leggeva in viso “sono molto felice di lavorare qui con voi, adesso vado dal primario, ci vediamo in giro così ci conosciamo meglio…” “Ah no, Amelia, Owen ha chiamato ha detto che ritarda, quindi inutile che vai nel suo ufficio, non sarà in ospedale prima del pomeriggio, lo so perchè il pronto soccorso è nel caos senza di lui, a proposito, scappo…” disse April. I pettegolezzi presero subito piede. “Come mai?” Disse Arizona. “E’ successo qualcosa?” aggiunse Jackson. “Avrà passato di nuovo la notte ad ubriacarsi da Joe ieri sera, da quando ha saputo della partenza di Cristina non fa altro…” “Cristina!?” disse di scatto Amelia “Oh si” rispose Callie, “la sua ex moglie, ma forse non troppo ex… beh comunque se ne andrà, si trasferisce in Svizzera e lui non l’ha presa bene diciamo.” “Svizzera?!” sobbalzò di nuovo Amelia. Meredith aveva notato qualcosa di strano e chiese: “tutto ok Amelia?” “si certo, perfettamente, beh allora chiamatemi quando torna così mi presento, perché beh, io e lui, non ci conosciamo, credo, cioè io non so che faccia abbia quindi non posso sapere se è arrivato, potrei averlo davanti e non riconoscerlo, certo potrei tirare ad indovinare e probabilmente indovinerei che faccia abbia… comunque! Chiamatemi ok? Grazie!” la voce di Amelia era a tratti più alta, a tratti sembrava parlasse tra sé e sé, nessuno aveva realmente seguito il suo discorso a parte lei, nella sua testa c’era un gran confusione e l’immagine dell’uomo del bar che aveva conosciuto la sera prima, e se fosse lo stesso uomo che doveva incontrare nel pomeriggio sul posto di lavoro? Mille domande le passarono per la testa in quelle ore fin quando non bussò alla porta di quell’ufficio. “Avanti” sentì rispondere. Aprendo la porta ogni dubbio era svanito, in mezzo alle cartelle con la testa china c’era proprio lui, l’uomo del bar che adesso aveva un nome e un cognome, Owen Hunt, il primario di chirurgia. “Un attimo finisco qui e sono subito da lei” disse. Un altro dei pregi di Amelia, è sapersela sempre cavare, essere sempre all’altezza di qualsiasi situazione, è una donna spiritosa e divertente e sa sempre trovare la risposta giusta, anche in quel caso fu così: “faccia pure uomo del bar, ora capisco perché è arrivato in ritardo oggi, l’avevo detto io che quell’ultimo bicchiere di vodka sarebbe stato troppo.” Owen alzò lo sguardo e riconobbe subito la ragazza del bar. “Che ci fai tu qui?” “Si dà il caso che la sorella neurochirurgo di Derek, che hai assunto e inizia a lavorare oggi, ecco, quella persona sia io”. Owen con aria imbarazzata e stupita allo stesso tempo disse soltanto “ah” “già” rispose Amelia, Owen le sorrise dicendole: “beh, benvenuta tra noi, sarà un piacere averti qui.”
   
 
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