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Autore: Juls18    27/12/2015    6 recensioni
Il richiamo ad un'antica tradizione sconvolge il pianeta di Wonder. La regina del regno della Luna ha deciso, infatti, che a occuparsi dell'istruzione della sua giovane figlia Milky sarà una principessa reale, scelta appositamente per l'occasione, una "Principessa Istitutrice" appositamente scelta da un gruppo di sette saggi. Questa scelta porterà con se lo stravolgimento della vita di due principesse, di due regni, e di due famiglie reali. Chi otterrà il compito, poi, dovrà vivere per tre anni nel regno della Luna, a stretto contatto con la giovane principessa e anche con il principe Shade, erede al trono. Un posto ambito da molte principesse. Ma chi otterrà il compito, sarà preparato alle conseguenze che ciò comporterà? E soprattutto, alla fine dei tre anni, sarà solo la giovane principessa Milky ad avere imparato, o anche la sua istitutrice?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Milky, Nuovo Personaggio, Regina Maria, Rein, Shade
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

 

Quando Rein si svegliò, all’inizio non capì dove si trovava. Non era nella sua camera da letto, nel palazzo del Sole. La sua stanza non era mai così buia, Rein lasciava sempre le tende aperte per permettere alla luce della luna di invadere la sua stanza, per farle compagnia la notte. Lì, invece, il buoi la circondava con un silenzio penetrante. Gli occhi non vedevano altro che una cortina fitta di buoi. Era come se i suoi occhi fossero diventati ciechi, e allo stesso tempo come se gli altri sensi si fossero come affinati. Sentiva il suo corpo appoggiato su di un morbido materasso, che la avvolgeva in un caldo abbraccio, sentì il frusciare delle lenzuola sul suo corpo quando si mosse e il caratteristico peso di una coperta appoggiata sopra le lenzuola, in modo da tenerla al caldo. Era in un letto, su questo ormai non aveva dubbi, ma tutto attorno a se vide solo buoi, e silenzio.

-Dove mi trovo…-

Domandò al silenzio, anche se non si aspettava una risposta. Era come se fosse sospesa nel vuoto, senza riferimenti, senza luce che la potesse guidare. Una parte di lei era terrorizzata, non sapeva dove si trovava, non sapeva cosa fare. Forse stava solo sognando eppure era tutto troppo reale per essere solo finzione. Aveva paura, non voleva muoversi, ma una parte di se, voleva muoversi, voleva capire dove si trovava e come ci fosse arrivata lì, su quel letto. Doveva spostarsi e alla fine prevalse il suo desiderio di muoversi. Lentamente, si alzò a sedere. Con l’aiuto di una mano riuscì ad identificare la fine del materasso, e spostando le coperte, si ritrovò con i piedi appoggiati su un pavimento, un pavimento strano per la verità. Era soffice e morbido. Ci volle qualche secondo prima che Rein comprendesse

-Un tappeto-

Disse sempre ad alta voce, per cercare di infrangere quel pesante silenzio che le premeva addosso. Muovendo la mano destra lungo il bordo del materasso, si ritrovò a toccare un freddo muro. Una volta trovato il muro, che le avrebbe permesso di muoversi al buoi, Rein si alzò. Proseguì dritta, una mano appoggiata al muro alla sua destra, l’altra protesa davanti. Dopo quello che le parve una eternità, la mano protesa davanti a lei, toccò una superficie liscia. Un altro muro. Era arrivata ad una estremità di quella che doveva essere una stanza da letto, e ora la principessa doveva solo trovare una porta. Perché ci doveva essere per forza una porta, da qualche parte. Se era entrata in quella stanza, doveva avere usato una porta. Ma ora che ci pensava, Rein non si ricordava di essere entrata in nessuna stanza. Non era a casa sua, non sapeva dove si trovasse. L’ultima cosa che ricordava era la sala del consiglio. Era lì, c’era stata la selezione, lei era stata scelta, e aveva accettato. Aveva accettato l’incarico. E poi…

-Fine… madre…-

I ricordi improvvisamente tornarono alla mente delle principessa, prorompenti come un uragano, e calde e salate lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi. Come aveva potuto. Come aveva potuto distruggere così la felicità della sua amatissima sorella? E sua madre… non aveva nemmeno tentato di parlare con lei. Doveva essere indignata con lei, arrabbiata. La sua famiglia le aveva voltato le spalle, e lei ne era la sola responsabile. Rein lentamente si accasciò a terra, e permise alla disperazione di invaderla. Non seppe per quanto tempo stette lì a piangere, ma ad un tratto, davanti a lei, qualcosa di mosse. All’inizio pensò che fosse solo il frutto della sua immaginazione, il buoi era così fitto, ma per un attimo le era sembrato che tremolasse. Poi ci fu un suono, il suono di una maniglia che veniva piegata piano, ma doveva essere una vecchia maniglia, perché piegandola piano fece un rumore che apparve assordante in quella stanza silenziosa. Ma se Rein aveva sentito il suono di una maniglia, allora doveva esserci anche una porta che si doveva trovare a pochi passi da lei. E infatti, non si era sbagliata. Una porta lentamente si spalancò, e un raggio di luce accecante irruppe da essa.

Rein si fece silenziosa, presa improvvisamente dal panico. Anche le sue lacrime si fermarono, come impaurite anch’esse. Il silenzio risuonò ancora per qualche secondo, prima di essere interrotto da una voce sconosciuta per la principessa.

-Principessa… principessa state bene? Scusate se irrompo così ma… Mi è sembrato di sentirvi piangere e… principessa? Principessa! Dove siete? Oddio… o no, non è possibile, non ci credo. Ho perso sua altezza reale! Ma come… non mi sono mai mossa da qui neanche per un secondo. Come ho fatto… mi sono addormentata. Accidenti a me, stupida di una ragazza che non sei altro.  Accidenti… e ora che faccio? Oddio, ora il principe mi uccide, o peggio, mi licenzia. E poi chi la sente mia madre. Ma come ho fatto a perdere una principessa reale? Come?-

Rein non poteva vedere la persona che stava parlando a macchinetta e che pensava di averla persa. Si trattava sicuramente di una donna, una cameriera suppose Rein, una cameriera decisamente molto agitata. Rein non poteva permettersi di lasciarla in quello stato, doveva andarle in soccorso, dopotutto, lei non era persa, era solo nascosta dietro la porta. Era per quello che la donna non la poteva vedere. Perché Rein era proprio lì, appoggiata al muro, dietro una porta scura, invisibile agli occhi di chiunque in quel momento.

-Veramente non mi avete persa… sono qui-

La voce si bloccò di colpo. Poi, lentamente, da dietro la porta Rein vide sbucare la sagoma di una donna, ma visto che la donna aveva la luce proprio dietro di lei, Rein non riuscì a vedere altro che una sagoma scura

-Principessa… Rein?-

Chiese piano la sconosciuta cameriera. Rein annuì

-Ma che cosa ci fate lì, siete… oddio come mai siete per terra? Vi ammalerete se restate seduta lì al freddo… ma come ci siete finita vicino al muro e… perché siete per terra?-

Per un attimo Rein tentò di dare una spiegazione razionale, ma si rese conto che non c’era. Perciò disse la prima cosa che le passò per la testa

-Stavo cercando la porta-

La donna rimase immobile, ferma, interdetta su come comportarsi.  Poi, scoppiò a ridere. Rein rimase interdetta per qualche secondo, dopotutto una sconosciuta stava ridendo di lei, una principessa reale, ma poi, lentamente, si rese conto che quella situazione doveva veramente sembrare assurda agli occhi di qualcun altro. E così, anche la turchina scoppiò a ridere

-Oddio, principessa, scusatemi. È solo che…-

E continuò a ridere di gusto. Rein fece un cenno svogliato con la mano, a indicare che non c’era problema. Dopo tutto vedere una principessa, per terra, in camicia da notte doveva essere uno spettacolo abbastanza divertente.

-Nessun problema, anzi. Mi sarei offesa se non aveste riso-

-Aspettate, vi aiuto ad alzarvi-

Disse la donna, quando vide che Rein stava tentando di alzarsi. Rein accettò volentieri la mano di quella sconosciuta, e si ritrovò presto dritta, e in piedi

-Se volevate alzarvi, bastava che mi chiamaste. C’era il campanello accanto al letto-

Le disse la donna, con ancora la traccia di divertimento negli occhi, mentre le indicava il suo letto, dove doveva esserci il campanello, ma che a causa del buio non si vedeva.

-Era così buoi… non vedevo niente. Veramente non so nemmeno dove mi trovo-

La donna la fissò sorpresa, prima di accompagnare la principessa di nuovo al letto, facendola sedere. Di colpo si era fatta molto seria, e Rein si rese conto che era una giovane donna, doveva avere all’incirca la sua età. Era una bella ragazza, con dei capelli castani raccolti in una treccia, e gli occhi anch’essi castani, ma molto grandi e belli.

-Avete ragione, anzi perdonatemi altezza. Quando siete arrivata qui eravate incosciente. È stata sua altezza a portarvi qui, e mi ha raccomandato di non lasciarvi sola nemmeno per un momento. Dopo tutto quello che avete passato, sa, le chiacchere purtroppo corrono veloci, non mi stupisce che siate crollata così. Deve essere stato uno shock tremendo, principessa. Perdonatemi, sono stata maledettamente indelicata e…-

Ma Rein la fermò con una mano.

-Io… sua altezza mi ha portato qui? Ma chi? Dove sono esattamente?-

La giovane la guardò, poi sfoderò un bellissimo sorriso

-Pensavo che ormai aveste capito. Scusatemi principessa, immagino che troppe emozioni giochino brutti scherzi ogni tanto, anche alle altezze reali. Siete nelle vostre stanze private, madame, non vi preoccupate-

-Stanze private?-

La giovane annuì.

-Certo, sua maestà la regina ha deciso che dovevate avere delle stanze appropriate, dopotutto siete una altezza reale, altezza, e così ha deciso che voi foste stabilita nell’appartamento del Giglio. Siete fortunata, da qui avete una delle viste più belle sul giardino del palazzo, ma sono anche stanze molto silenziose, lontane da qualsiasi trambusto di corte, state tranquilla. Qui potrete avere tutta la discrezione che desiderate-

La giovane la guardò sorridente, ma Rein ancora non capiva.

-La regina ha deciso… ma di chi state parlando?-

-Della sola e unica splendida regina Moon Maria del regno della Luna, principessa-

-Moon Maria…-

Disse meravigliata Rein, mentre finalmente iniziava a capire la situazione. La giovane le sorrise, poi, facendole un inchino le disse

-Benvenuta al palazzo reale del regno della Luna, principessa Rein-

Rein la fissò, stupita, e poi iniziò a guardarsi attorno meravigliata. Aveva veramente capito bene? Aveva detto palazzo reale del regno della Luna? E anche appartamento privato? Mai aveva avuto un appartamento privato a palazzo, nemmeno a casa sua.

-Siamo nel palazzo della Luna-

-Si principessa-

Rein fu pervasa dallo stupore e dalla meraviglia. Ora che la luce entrava dalla porta, e che gli occhi si erano abituati, Rein poteva vedere meglio la sua stanza. Il letto, a baldacchino, era enorme, ci potevano stare comode due persone senza nemmeno sfiorarsi lì dentro, e vi erano anche due comodini identici a lato del letto, era un miracolo che Rein alzandosi non ci fosse inciampata, poi di fronte a lei, un enorme camino, con davanti una bellissima poltrona e un tavolino, dove già Rein ci si immaginava seduta con un libro in mano e il calore del fuoco a riscaldarla. Continuando ad osservare, vide sopra il camino una mensola, vuota al momento, ma dove alle due estremità erano stati appoggiati due vasi di fiori, vasi riempiti di quelle che sembravano

-Rose…-

-Si altezza, colte per voi dai giardini reali. Un piccolo regalo di benvenuto da parte dei giardinieri di corte-

Ma ciò che meravigliò Rein, oltre ai fiori e al camino, e alla poltrona, era l’enorme specchio posto sopra di esso, uno specchio dove ci si poteva ammirare riflessa quasi tutta la stanza. E ancora ai due lati del camino, due enorme vetrate, erano chiuse da pesanti tende scure. Ecco perché non aveva visto niente al suo risveglio. Quelle tende non facevano che celare la luce, la luce che tanto lei amava

-Scusatemi ma non è che potreste tirare le tende?-

La giovane la guardò meravigliata

-Ma è notte, principessa. Il sole sorgerà tra molte ora, non credo sia il caso che…-

-Amo la luce della luna, a dire il vero, e non riesco a dormire con troppo buoi. Preferirei avere un po’ di luce nella stanza. E poi, non vorrei proprio ritrovarmi a girovagare di notte in cerca di nuovo della porta -

La cameriera fece un sorriso, prima di inchinarsi e andare spedita verso le tende. Appena furono tirate, e le vetrate furono libere da quelle pesanti tende scure, la luce della luna irruppe prontamente nella stanza, come a salutarla, e Rein si sentì subito meglio

-Perfetto, grazie…-

La giovane si bloccò di colpo, e si girò

-Vi bastano solo queste principessa? O volete che apra anche le altre?-

Rein rimase un attimo perplessa

-Altre?-

La cameriera annuì, prima di indicare alla sua destra

-Volete aperte anche quelle tende?-

Rein seguì con lo sguardo ciò che la mano della cameriera le indicava, e si ritrovò ad osservare una parete, coperta per quasi tutta la sua interezza, da tende.

-Principessa? Le devo tirare?-

Rein annuì, e vide la giovane arrivare al centro del muro e con mano sicura, la vide afferrare la tenda, e, con un colpo secco, tirarla verso di se. E Rein, a quel punto, fu inondata dalla luce. Lì non c’erano delle semplici finestre, ma una vera e propria porta finestra che dava su quello che Rein immaginò fosse un terrazzo. E proprio di fronte, quasi all’altezza dei suoi occhi, c’era lei, la luna, enorme e vicinissima. Rein si alzò dal letto, girò attorno ad esso, e poi si avviò verso la luna. Nel frattempo, la cameriera aveva aperto anche l’altro lembo della tenda, e Rein fissò meravigliata l’enorme vetrata che prendeva quasi interamente una parete della sua stanza. Non c’era un semplice terrazzino davanti, ma un enorme balcone, chiuso da un loggiato sorretto da quattro colonne. Nel loggiato era stato posto un tavolino con quattro sedie attorno, e nei due angoli esterni del balcone, erano posti due vasi con dentro dell’edera, che lentamente aveva invaso la balconata. Era un posto meraviglioso, l’ideale per rilassarsi la sera o per gustare una buona tazza di the, ma la parte più sorprendente era ciò che si vedeva dal terrazzo. Rein aprì la porta finestra, e subito l’aria fredda della notta invase la stanza. Rein rabbrividì leggermente, essendo coperta solo da una leggera camicia da notte.

-Principessa, vi congelerete. È meglio chiudere la finestra…-

Ma Rein non la stava nemmeno ascoltando, e scalza, appoggiò un piede sul pavimento esterno del balcone, che doveva essere di marmo, data la sua lucentezza e il suo freddo al contatto con la pelle. Ma nonostante il freddo, Rein continuò ad avanzare. Si fermò solo quando fu arrivata alla balaustra, e lì vi appoggiò entrambe le mani, e guardò. Sotto di se, si apriva in tutto il suo splendore il giardino del palazzo della Luna. Un meraviglioso arabesco di piante, fiori, siepi verdissime si poteva vedere fino a perdita d’occhio. Grazie alla luce proveniente dalla luna, il giardino sembrava come risplendere. Un leggere strato di rugiada doveva coprire la vegetazione, perché esso sembrava scintillare come una pietra preziosa. Rein seguì con lo sguardo un sentiero di ghiaia che conduceva a quello che sembrava essere un piccolo gazebo, che doveva essere totalmente ricoperto di rose, poi, proprio sotto il suo balcone, Rein poté ammirare una bellissima fontana ornamentale, al cui c’entro era posta una statua di una donna con in mano un lunghissimo bastone, e aveva in un’altra mano quello che sembrava un globo. Sul capo della statua era posta una corona e da sotto i suoi piedi sgorgava l’acqua, che ricadeva poi in un bacino posto al di sotto.

-Quella è la fontana della Luna-

Le disse la cameriera, che era uscita anche lei sul balcone, dopo essere corsa a prendere una vestaglia azzurra e un paio di pantofole coordinate. Rein accettò con gratitudine il gesto della ragazza, e si infilò prontamente le pantofole, e anche la graziosa vestaglia.

-Fontana della Luna?-

Le chiese poi, incerta.

-Si principessa. Quella che vedete è la personificazione della Luna, infatti tiene in mano un globo simbolo dell’astro che rappresenta, ma anche lo scettro del comando e la tiara. La leggenda dice che i primi regnanti del regno erano…-

-gli dei protettori della Luna, che scesero sul nostro pianeta per potere ammirare da lontano il loro astro. Gli dei si innamorarono dell’astro visto dal cielo e decisero di fermarsi qui, nel regno di Wonder, dove fondarono un paese che avesse il compito di celebrare e proteggere la loro amata luna-

La ragazza si aprì in un bellissimo sorriso

-Conoscete la leggenda?-

Rein annuì semplicemente.

Entrambe poi tornarono a guardare il giardino, in silenzio.

-È veramente bellissimo. Vi invidio un giardino così. Il regno del Sole non può nemmeno competere-

-Siete gentile, principessa. Ma è tutto merito di sua maestà la regina. Da quanto il principe Shade ha iniziato ad occuparsi degli affari di stato, sua maestà ha avuto molto più tempo libero per potervisi dedicare. E da allora, questo è il risultato. Ma so che ci sono altri interventi previsti. Sua maestà vorrebbe piantare più fiori, dice che ce ne sono troppo pochi e che un giardino senza fiori è come un corpo senza un’anima. Naturalmente il capo dei giardinieri se ne è un po’ risentito, ma sta obbedendo diligentemente. La verità è che ha sempre avuto poca voglia di lavorare, nel palazzo lo dicono tutti, ma la regina l’ha rimesso in riga e allora…-

Rein non riuscì a trattenere una leggera risatina. La ragazza si bloccò di colpo, e arrossì un poco

-Perdonatemi altezza io… non volevo essere così pettegola, scusatemi. È che facendo questo lavoro sono a conoscenza di tutto sa. In cucina sanno sempre tutto e io… scusatemi-

-Nessun bisogno di scusarsi, anzi. Mi sarei stupita del contrario se certe chiacchere non vi fossero state-

La ragazza si lasciò andare ad un sorriso tirato, ancora leggermente preoccupata. Non era bello per

-Principessa, sul serio io… io non sono una pettegola, ve lo giuro. È solo che questa cosa è così di dominio pubblico ormai e io…-

Rein le appoggiò una mano su un braccio, per tranquillizzarla

-Non ci sono problemi, sul serio. So che a palazzo si parla, e so che le cucine sono il posto dove tutti sanno i fatti di tutti. Veramente, non ti devi preoccupare…-

Rein si bloccò di colpo, improvvisamente conscia di un grave problema.

-Principessa…-

Le chiese preoccupata la ragazza.

-Veramente un problema ci sarebbe-

La ragazza sbiancò

-Quale problema, altezza?-

-Non conosco il tuo nome-

Disse semplicemente la turchina. La ragazza la guardò basita, poi, si aprì nel suo sorriso che Rein aveva già iniziato ad apprezzare.

-Perdonatemi principessa, non mi sono presentata, avete ragione, ma rimedierò subito. Sono la vostra cameriera personale, Dreamy, responsabile di tutto quello che riguarda la gestione e la tenuta del vostro appartamento. Naturalmente ci sono altre cameriere a vostra disposizione, principessa, ma io sono proprio stata designata a voi. Per qualsiasi cosa, io ci sono-

Rein sorrise, grata

-Bene, Dreamy, spero ci troveremo sempre d’accordo, e da quello che ho potuto vedere, penso proprio di si. Anche se devo ammettere che non ho mai avuto una cameriera personale perciò…-

-Davvero? Non l’avete? Ma siete una principessa!-

Le disse sconvolta Dreamy. Rein le fece un sorriso

-No, mai. Sono sempre stata abituata a fare le cose da sola. Certo, quando avevo bisogno di una mano con acconciature e vestizione, avevo sempre chi mi dava una mano, ma mai una cameriera tutta mia. A dire la verità non ho mai avuto nemmeno delle stanze per me, figuriamoci un intero appartamento-

L’espressione di Dreamy era sempre più stupita.

-MA voi siete una principessa reale. Dovete avere un appartamento vostro-

Rein si limitò a rispostare lo sguardo verso il giardino

-No, ho sempre avuto solo a disposizione la mia camera da letto, e ovviamente la biblioteca del palazzo. È stato il mio rifugio per molti anni-

Dreamy non disse niente, si limitò a stare lì, ferma e silenziosa, accanto alla principessa. Ad un tratto però si accorse che la principessa stava tremando

-Altezza, credo che sia il caso che rientriate. Le notti qui sono fredde, e voi siete coperta solo con quella vestaglia. Vi prego, non vorrei che vi ammalaste. Dopotutto avete un compito da svolgere qui-

Rein annuì, e si fece condurre da Dreamy dentro la sua stanza, che la accompagnò direttamente al letto. Poi, con movimenti rapidi, si avvicinò al camino, e in due secondi, dopo aver preso dei ceppi di legno che erano posti in una cesta al fianco del camino, accese un bel fuoco

-Questo dovrebbe aiutarvi a riscaldarvi. Ora pensate solo a riposare, altezza. Penserò a tutto io-

Rein annuì, mentre non riusciva a nascondere uno sbadiglio.

-Buonanotte altezza-

Mormorò la cameriera, e dopo aver fatto un inchino, si avviò alla porta. Ma Rein non si rese nemmeno conto che la porta fu chiusa, perché si era già addormentata.

 

 

Shade era irrequieto. Non riusciva a stare concentrato quella mattina. Era nel suo studio, assieme ad alcuni ministri, che stavano discutendo di risorse economiche e riforme da attuare per il regno. Shade avrebbe dovuto ascoltare e prestare attenzione, doveva farlo, era lui il futuro re dopotutto, ma quel giorno il suo pensiero era altrove. Precisamente si trovava al secondo piano del suo palazzo, nella ala riservata agli appartamenti privati, dove una giovane e distrutta principessa dai capelli turchini si trovava al momento. Shade non riusciva a togliersi dalla mente quell’immagine, l’immagine di sua madre, seduta per terra, intenta a consolare Rein. Si ricordava il corpo della giovane principessa scosso dai singhiozzi, il suo pianto disperato, la forza con cui si era aggrappata al vestito di sua madre. Non si era accorto, poi, quando Rein aveva perso i sensi. Sapeva solo che si era ritrovato a portare la principessa svenuta tra le sue braccia. Sentiva ancora il peso del suo corpo abbandonato tra le sue braccia, il volto di Rein appoggiato nell’incavo del suo collo. Nonostante fosse disperata in quel momento, Shade aveva pensato che era bellissima. Anche se aveva tutti i capelli scompigliati, i segni delle lacrime sulle guance, il vestito stropicciato e in alcuni punti macchiato, dato che si era accasciata per terra, era comunque bellissima. Era così vulnerabile ma al tempo stesso anche incredibilmente forte, questo Shade se lo sentiva, e lui ne era rimasto abbagliato. Ed ora non poteva fare a meno di pensare a lei, e di stare in pensiero. Rein era chiusa nella sua stanza da ieri sera, nessuna notizia era uscita da quando la porta dell’appartamento si era chiusa. Shade l’aveva lasciata nella mani capaci di Dreamy, una capace ed affidabile cameriera, gli aveva detto sua madre, e lui poteva stare tranquillo. E poi, a quest’ora, sua madre doveva essere andata a trovarla, per vedere come stava, se aveva bisogno di niente. E se ci fossero stati dei problemi lui ormai sarebbe già stato avvertito. Quindi tutto andava bene, e Rein doveva stare bene. La principessa infatti oramai si sarebbe dovuta essere calmata e tranquillizzata. Tutto andava bene, insomma, e Shade poteva concentrarsi con l’animo sereno su ciò che il ministro stava dicendo. Eppure non riusciva a stare calmo. Se invece fosse successo qualcosa e nessuno era venuto a chiamarlo per paura di disturbarlo? Tutti nel palazzo sapevano che se il principe era in riunione con i ministri non doveva essere disturbato. E se fuori dalla sua porta, in quel momento, ci fosse stato un servitore indeciso se bussare o meno? Shade detestava restare nell’ignoranza. Non sapere niente lo stava letteralmente facendo impazzire. Forse avrebbe dovuto mandare qualcuno a chiedere se Rein stava bene. Ma se lo avesse fatto… tutti nel palazzo l’avrebbero saputo nel giro di pochi istanti, e l’ultima cosa che voleva era che dei pettegolezzi venissero messi in giro sotto il suo tetto. Anche se, dopotutto, non c’era niente di sospetto nel chiedere notizie. Rein era una sua ospite, era sotto la sua custodia, era una sua responsabilità e in quanto tale doveva sapere se stava bene o se invece avesse avuto bisogno di qualcosa. Doveva trovare una soluzione a tutti i costi e…

-Vostra altezza?-

Shade alzò di scatto la testa. Nello studio il silenzio era tombale. Tutti i presenti lo stavano guardando, aspettando che lui dicesse qualcosa. Evidentemente il ministro doveva avere finito il suo discorso e si aspettava domande o chiarimenti o una usa opinione. Peccato che lui non avesse ascoltato nemmeno una parola. Non si ricordava nemmeno per cosa fossero riuniti lì.

-Vostra altezza…-

Ritentò cauto il ministro del tesoro, che ora lo fissava anche con un leggero imbarazzo. Doveva fare qualcosa, e subito. Si alzò dalla sedia, cosa che fece scattare sull’attenti anche i ministri

-Signori, sono desolato. Temo di non sentirmi troppo bene quest’oggi, non mi sento in grado di potere prendere alcuna decisione. Non potremmo aggiornare la seduta?-

I ministri presenti nello studio lo guardavano sconcertati. Mai prima di allora il principe aveva rimandato una seduta del consiglio, non era mai capitato. Il ministro del tesoro, preso in contropiede per quello strano sviluppo, non seppe cosa rispondere

-Ma maestà, voi avete chiesto l’incontro e… c’è da approvare la legge e subito se no potremmo rischiare di…-

Shade alzò una mano e l’uomo si bloccò di colpo

-Sono desolato, davvero. Ma credo che la decisione possa essere presa domani senza creare alcun danno al regno. Ministri, la seduta è aggiornata a domani-

E con quello Shade eliminò qualsiasi altro tentativo di discussione. La seduta era stata aggiornata, e gli uomini, dopo essersi inchinati, uscirono dallo studio. Shade sapeva che appena la porta si fosse rischiusa alle loro spalle avrebbero iniziato a commentare sgomenti l’accaduto. Ma dato il suo stato mentale al momento, non c’era stata altra scelta. Shade si lasciò cadere lentamente sulla sua sedia, abbandonandosi contro lo schienale e si portò poi un braccio sopra gli occhi.

-Certo questa è una cosa che non si vede tutti i giorni!-

Shade non accennò a muoversi e nemmeno ad assumere una posa più consona ad un principe, non con colui che aveva parlato almeno.

-Thomas, non è giornata per le tue battutine-

Thomas d’Orvail si spostò lentamente da dietro la sedia del principe, posto che doveva occupare in quanto capo della sua guardia privata, e si andò a sedere su una delle due sedie poste dall’altro lato della scrivania, sedia che era stata occupata poco prima dal ministro del tesoro. Una volta che si fu accomodato sulla sedia, Thomas non esitò ad alzare i piedi e ad appoggiarli sulla scrivania del principe, per poi abbandonarsi ad un sospiro liberatorio. Shade non dovette nemmeno guardarlo per sapere cosa aveva appena fatto

-Giù i piedi dalla mia scrivania-

Thomas non gli prestò molta attenzione, anzi lo liquidò con un semplice gesto di una mano

-Sono costretto a passare le mie giornate fermo immobile, in piedi, dietro quella tua sedia ad ascoltarmi discorsi interminabili di pomposi ministri del governo senza potere dire niente e non mi vuoi concedere nemmeno un attimo di pace? Che razza di principe sei-

-Thomas… giù i piedi dalla mia scrivania-

-Quanto la fai lunga! Mi sto solo riposando un attimo-

A quel punto Shade si alzò, e con un gesto veloce della mano afferrò le gambe del suo amico e le buttò giù dalla scrivania

-Quando ti dico di fare una cosa tu la devi fare!-

Thomas lo guardò con uno sguardo scettico sul volto

-Shade, se sei frustrato perché non sai come sta una certa principessa dai capelli azzurri non te la puoi prendere come me, il tuo solo e unico, meraviglioso e bellissimo permettimi di aggiungere, migliore amico-

Shade alzò gli occhi al cielo esasperato

-Hai dimenticato di dire modesto e terribilmente imparziale-

-Direi che queste qualità ormai sono scontate per chi mi conosce-

Shade si lasciò sfuggire un sorriso. Adorava Thomas, erano amici da tutta la vita e, anche se ogni tanto l’avrebbe voluto strozzare con le sue mani, sapeva che era il solo con cui potesse veramente essere se stesso. Ma questo non lo avrebbe mai ammesso davanti a Thomas. Shade si sedette nell’altra sedia che era posta davanti alla sua scrivania e si lasciò scappare un altro sospiro. Thomas aveva centrato in pieno il suo problema.

-Secondo te dovrei andare a vedere come sta?-

-Si dovresti-

-Ma se lo faccio tutti a palazzo lo sapranno nel giro di cinque secondi-

-E questo sarebbe un problema?-

-L’ultima cosa che voglio è metterla al centro dei pettegolezzi di palazzo…-

-Come se non lo fosse già-

Shade guardò sconvolto il suo amico, poi sospirò sconvolto

-Non mi vorrai dire…-

-Che il principe Shade è stato visto portare tra le sua braccia la giovane e sventurata principessa del regno del Sole, e che il principe aveva la preoccupazione stampata sul suo volto che mai aveva mostrato per qualcuno al di fuori della sua famiglia?-

-Non ci posso credere-

-Credeteci altezza. Il palazzo del regno della Luna vanta in assoluto il ruolo di maggior luogo di spettegolamento dell’intero pianeta di Wonder-

-Spettegolamento non è nemmeno una parola…-

-Ma rende perfettamente l’idea. E non cambiare discorso. A palazzo parlano già di te e di Rein quindi tanto vale che tu vada a vedere come sta. Anche perché non ci vorrà molto prima che si sappia che hai mandato via i ministri, prima volta in assoluto che capita, e tutti hanno visto che oggi hai la testa da un’altra parte. Quindi, per favore, te lo chiedo come amico, vai a vedere come sta e mettiti così l’animo in pace-

Shade rimase fermo immobile sulla sedia, a pensare. Doveva trovare la soluzione migliore per potere sapere se Rein stava bene, senza metterla ancora di più al centro dell’attenzione. E ad un tratto l’illuminazione. Si alzò di scatto e si avviò veloce verso la porta. Thomas rimase per un attimo spiazzato.

-Shade ma cosa…-

-Seguimi Thomas. Andiamo a fare quattro passi-

Thomas seguì il principe fuori dallo studio. Dovette accelerare il passo per stargli dietro.

-Si può sapere dove stiamo andando?-

Shade scese una rampa di scale e si avviò veloce verso un lungo corridoio. Thomas capì subito dove si stavano dirigendo

-Il giardino? Vuoi sul serio andare a fare una passeggiata… in giardino?-

Quando i due raggiunsero la porta a vetri che conduceva al patio da cui poi era possibile accedere al giardino privato del palazzo, una guardia si affrettò ad aprire la porta e i due uomini uscirono. Fu solo a quel punto che Shade si decise a parlare

-Esatto Thomas, il giardino. Devo schiarirmi le idee e l’aria fresca è la soluzione ideale-

Thomas rimase fermo immobile per qualche secondo. Non gli era sfuggita quella luce negli occhi del principe. Sapeva che Shade doveva avere escogitato un modo per vedere la principessa. E ad un tratto capì anche lui

-Shade, sei un maledetto genio-

Il principe si voltò verso di lui, un ghigno sul volto

-Era ora che te ne accorgessi. E ora muoviti capitano-

Thomas non se lo fece ripetere due volte.

 

Rein si svegliò quella mattina a causa della luce. Il sole irrompeva prepotente dalle enormi vetrate della sua stanza, inondandola di luce. Nonostante tutto, Rein aveva dormito bene, un sonno profondo e riposante, senza incubi. Si sentiva riposata e con l’animo sereno quella mattina. Si alzò a sedere e lentamente si stiracchiò. Con la luce del sole poteva ammirare ancora meglio la sua stanza. Era grande, di questo Rein se ne era resa conto anche di notte, ma di giorno… lo sembrava ancora di più. E, soprattutto, con la luce poteva vedere i dettagli. Le pareti lisce di un leggero colore rosato, quasi pesca, le rifiniture di stucco sul bordo del camino, di un colore giallo oro quasi zafferano, le rose di un colore rosso vibrante poste dentro due vasi identici di porcellana decorati a mano, la toilette in legno bianco posta nell’angolo della stanza, con sopra un bellissimo specchio ovale in cui era possibile pettinarsi e truccarsi comodamente stando seduta su una comoda poltroncina anch’essa bordata di bianco e con le coperture dell’imbottitura di un colore rosa pesca che riprendeva il colore delle pareti. Il letto, enorme, bianco, su cui era posta una meravigliosa trapunta azzurra fiordaliso con ricamato sopra un enorme mazzo di fiori misti, gigli, rose, campanule, margherite… Rein vi passo sopra la mano e sentì sotto di essa il tessuto finissimo di cui era fatta. Il baldacchino in legno bianco, sorreggeva delle delicatissime tende di seta dello stesso colore delle pareti, forse leggermente più scuro, che erano state lasciate aperte completavano la stanza. Ma ciò che più di tutto catturò l’attenzione di Rein fu il famoso campanello che Dreamy le aveva detto esserci la sera prima. Rein non aveva mai visto un campanello così, anche se sapeva che esistevano fatti di quel genere. Alla prima vista poteva sembrare una semplice corda attaccata alla parete. In realtà, se si tirava verso il basso, la corda azionava un campanello, che avvisava la servitù che l’occupante della stanza aveva bisogno. E Rein, senza esitazione, tirò il campanello. E mentre aspettava l’arrivo di Dreamy, si infilò la vestaglia e senza esitazione, si avviò veloce verso il suo terrazzo. Rein voleva vedere il giardino alla luce del giorno. L’aria della mattina era piacevole, e Rein si sentì completamente rigenerata sentendosi toccata dalla luce del sole. Arrivo alla balaustra in pochi passi e si appoggiò ad essa per osservare il panorama. Il giardino era meraviglioso. A vista d’occhio si estendeva una mare di verde. C’erano file di alberi ordinati che delimitavano dei sentieri di ghiaia bianchi. Le aiuole erano piene di fiori di tutti i colori, Rein vide cespugli di rose, gigli, tulipani e un sacco di altre specie che facevano di quel giardino un luogo d’incanto. Sembrava di osservare uno scrigno di pietre preziose, e Rein ne rimase abbagliata. L’unico rumore che si sentiva era il suono dell’acqua prodotto dalla fontana della Luna. Rein chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel silenzio e da quella pace. La principessa sapeva che quello era un nuovo inizio. Dove l’avrebbe portata, Rein non lo sapeva. Per ora, per tre anni, sarebbe rimasta lì, con un compito preciso, un compito bellissimo e tremendo al tempo stesso. Certo, i suoi problemi restavano. Come si sarebbe comportata quando avrebbe rivisto la sua famiglia? Cosa avrebbe detto? Come avrebbero reagito? Ma per ora non ci voleva pensare. Per ora si voleva godere solo quella luce e quella sensazione di pace.

-Buongiorno principessa-

Rein si voltò sorridendo

-Dreamy, buongiorno a voi-

La ragazza si inchinò, poi con una mano indicò l’interno della stanza

-Vi ho portato la colazione, principessa-

Rein si portò una mano allo stomaco. In effetti, ora che ci pensava, era dal giorno prima che non toccava cibo

-In effetti avrei un po’ fame-

Dreamy le sorrise contenta

-Ottimo allora. Seguitemi. E dopo avere mangiato, principessa, penseremo a vestirvi, pettinarvi e poi vi farò vedere il vostro appartamento in tutto il suo splendore-

Detto questo Dreamy tornò dentro e Rein si apprestò a seguirla. Se quello era il primo giorno della sua nuova vita, non le dispiaceva per niente.

 

Nascosti da un albero del palazzo, Shade e Thomas avevano osservato il balcone della principessa Rein per diversi minuti. Non era raro che il principe e il suo capitano delle guardie passassero del tempo fuori a discutere o parlare, quindi chiunque fosse passato per caso dal giardino non avrebbe visto niente di insolito. Forse qualcuno avrebbe potuto notare la vicinanza del principe al balcone dell’appartamento privato della principessa Rein, ma ancora in pochi sapevano a che stanza sua altezza fosse stata assegnata. Era stato un modo per concedere a Rein alcuni giorni di tranquillità e quindi Shade non aveva impiegato molto tempo per scoprire la soluzione migliore per potere vedere se la turchina stava bene, anche se, come espediente, non poteva garantire alcun risultato. Rein avrebbe potuto non uscire, come avrebbe anche potuto farlo.

-Non vorrai passare qui tutta la giornata… vero?-

-Thomas…-

-Lo so, lo so, ma è solo che sai questa mattina non ho fatto colazione e visto che le cucine del palazzo sfornano sempre dei magnifici piatti per pranzo mi chiedevo se…-

-Thomas…-

-Non mi vorrai mica far morire di fame?-

Shade lo squadrò con un’occhiataccia

-Non sarebbe una cattiva idea-

Thomas si portò una mano al petto, sul cuore e assunse una espressione ferita

-Vale così poco la nostra amicizia per te? Mi vuoi vedere mort…-

Thomas non finì quella frase perché in quel momento lei apparve, e le parole gli morirono in gola. Anche Shade l’aveva vista arrivare, e anche lui non aveva parole. Perché quella mattina, Rein, era una vera e propria visione. Il sole la illuminava inondandola di luce che si rifletteva sulla vestaglia azzurra, e il riflesso dei suoi capelli blu sul marmo bianco del loggiato era meraviglioso. Perché Rein aveva i capelli sciolti, dato che si era appena alzata, e Shade non avrebbe mai pensato che potessero essere così lunghi. Rein li aveva raccolti tutti da una parte, in modo che ricadessero solo su una spalla, e quella massa di capelli sembrava come una distesa di cielo azzurro. Ma era il sorriso di Rein a renderla veramente abbagliante. E Shade, vedendola così, sorridente e baciata dal sole, si sentì terribilmente sollevato. Quello non era un sorriso finto o forzato, era un vero sorriso. E questo, per ora, tanto gli bastava. Fu per quello che senza dire niente altro, si incamminò verso l’ingresso del palazzo.

-Direi che sta bene-

Gli disse Thomas, una volta che gli si era avvicinato. Shade annuì, senza aggiungere altro.

-E i tuoi problemi sono appena cominciati principino mio…-

Shade si bloccò di colpo e fissò sorpreso il suo amico. Thomas continuò a camminare

-Che vuoi dire?-

Thomas si fermò e si voltò, un sorriso divertito sul volto. Poi, si portò entrambe le mani dietro la teste e le intrecciò tra di loro. E continuò a sorridere sarcasticamente al suo principe, ma non disse niente.

-Thomas… che cosa vuoi dire?-

Ma Thomas scosse la testa, divertito

-Mi dispiace Shade, non te lo dirò. Ci devi arrivare da solo. E credimi, io nel frattempo, mi divertirò un sacco-

Shade lo guardò sconvolto.

-Ti sei completamente rimbambito?-

Thomas si mise a ridere

-No Shade, credimi, mai stato più serio in tutta la mia vita-

-Io ho i miei dubbi…-

-Fidati amico, vedrai che alla fine mi darai ragione!-

-Tu sei matto-

-Vedremo… ma tanto alla fine, avrò ragione io. Dopotutto si sa, tra te e me, mio caro principe, il migliore sono io-

Shade fissò il suo amico indeciso su cosa fare, o dire. Cosa voleva dire che i suoi problemi erano appena iniziati? Rein stava bene, quindi ora poteva smettere di preoccuparsi. Aveva altro a cui pensare, un regno da mandare avanti, per esempio. Non aveva certo il tempo per tenere ancora la sua mente occupata dal pensiero di Rein… anche se, lo ammetteva, l’immagine di lei quella mattina l’avrebbe l’accompagnato ancora per molto tempo. Ma a dire che i suoi problemi erano appena iniziati… quella era proprio follia. E poi si sapeva, se Thomas aveva lo stomaco vuoto iniziava a delirare, e questo doveva essere proprio il caso. Problemi, che assurdità, Rein non sarebbe stata assolutamente un problema… vero?

-Cos’è poi questa storia che tu saresti meglio di me?-

-Cos’è principe, la verità fa male?-

Shade sospirò, di nuovo, quel giorno

-Thomas… giuro che un giorno ti uccido sul serio-

 

 

Rein non ci poteva credere. Doveva sognare in quel momento, non c’erano altre spiegazioni. Lei non poteva avere tutto quello a disposizione, solo per lei. 

-Non può essere vero…-

Dreamy accanto a lei sospirò, di nuovo, sentendola dire così.

-Altezza, ve lo posso assicurare. Queste stanze sono tutte per voi-

-Non può essere…-

-E’ così vi dico-

-C’è sicuramente un errore…-

-Nessun errore-

-Ma…-

Dreamy questa volta non ce la fece proprio più.

-Altezza, ora basta. Avete a disposizione tutto l’appartamento, è vostro e solo vostro. Nessun errore, nessuno sbaglio. Siete la principessa istitutrice della nostra principessa, siete una principessa reale del regno del Sole, a corte avrete un ruolo preciso, queste stanze sono adeguate al vostro titolo, compito, e ruolo. Quindi nessuna altra obiezione, per favore-

Rein fissò senza sapere bene cosa dire la sua cameriera personale. Dreamy aveva ragione. Lei aveva tutti i titoli per avere quelle stanze eppure…

-Ma non vorrei abituarmici e poi scoprire che…-

-Altezza, per l’ultima volta, nessun errore. L’appartamento del Giglio è vostro, tutto a vostra disposizione. Quindi come vi ho già detto, l’appartamento composto dall’anticamera, il salotto, la vostra camera da letto privata, il bagno, l’armadio e la biblioteca personale sono tutti vostri-

Rein si guardò ancora una volta intorno. Era in quello che Dreamy aveva definito il suo salotto privato, e di salotto vero e proprio si trattava. Era una stanza enorme, grande quasi quanto la camera da letto, se non di più e con tutto quello che si poteva desiderare. Le pareti erano verde chiaro, quasi acquamarina, e metà altezza della parte erano stati affrescati delle ghirlande di foglie e di fiori, precisamente di gigli. I gigli erano di due colori per la maggior parte, bianco e giallo, ma ogni tanto si potevano vedere anche dei gigli rosa. Due divani gialli posti al centro della stanza potevano accogliere comodamente sei persone, sotto di essi, un meraviglioso tappeto dai colori vivaci consentiva un leggero isolamento dal pavimento, in legno. Di fronte ai divani, un grande camino avrebbe consentito alla stanza di riscaldarsi durante i freddi mesi invernali. Un meraviglioso parafiamma di ottone giallo decorato con dei meravigliosi gigli, era posto davanti all’apertura del camino. Nella parete di sinistra rispetto al camino vi era la porta che conduceva alla sua camera privata, e di fianco ad essa, vi era una scrivania di legno intarsiato, dove ci si poteva appoggiare per scrivere lettere o altro. Sulla parete destra, invece, un’altra porta conduceva all’anticamera, il luogo di accesso all’appartamento e nell’angolo delle due pareti un tavolo rotondo, con quattro sedie, era a disposizione per la colazione e i pasti che volendo potevano essere consumati nella stanza. Sopra la tavola vi era un enorme vaso di cristallo, con dentro dei meravigliosi fiori bianchi, ovviamente dei gigli. Rein si voltò verso Dreamy e non poté fare a meno di chiedere

-Dreamy... so che siamo nell’appartamento del Giglio, e credo di avere capito da dove viene il nome dell’appartamento ma… si potrebbero avere anche degli altri fiori ogni tanto?-

Dreamy la guardò sorridendo, prima di annuire

-Ma certamente, vostra altezza. Come avete notato, in camera vostra sono state messe delle rose, ma per il salotto, avevamo pensato che il giglio fosse più, come dire, indicato. Ma se sua maestà non li gradisce li posso subito cambiare-

-No, nessun problema, puoi lasciarli. Sono bellissimi. Solo che, i gigli sono sulle pareti, sono sul parafiamma del camino e… anche sull’intarsio del tavolo. Vediamo di non esagerare troppo con loro, va bene?-

Dreamy semplicemente annuì. Rein stava per aggiungere altro quando una voce la bloccò

-I gigli sono simbolo di maestà e nobiltà, oltre che un simbolo di purezza, non lo sapevate?-

Rein si voltò di scatto e si ritrovò a fissare un paio di occhi scuri divertiti. La principessa non riuscì a trattenere un sorriso, mentre si inchinava di fronte alla donna che l’aveva portata in quel regno

-Vostra maestà-

-Principessa Rein, buongiorno-

-Buongiorno a voi, maestà-

Moon Maria sorrise alla giovane, prima di soffermare il suo sguardo sulla cameriera Dreamy, che non appena aveva visto entrare in stanza la sua regina si era prontamente inchinata

-Dreamy, potresti portarci del thè caldo per favore? Io e la principessa abbiamo molte cose di cui parlare e le conversazioni funzionano meglio se un buon thè le accompagna-

La cameriera si inchinò prontamente

-Come ordinate maestà. Gradite prendere il thè qui o…-

-Qui andrà benissimo. Grazie Dreamy-

La ragazza si inchinò di nuovo e poi uscì veloce dalla stanza. A quel punto Moon Maria si concentrò totalmente su Rein

-Allora principessa, come mai non amate i gigli?-

-Non è che non amo i gigli, vostra maestà, anzi al contrario, mi piacciono molto. Solo che… sono ovunque in questa stanza!-

Moon Maria guardò la stanza, guardò il parafiamma, le parteti, la tavola e si ritrovò a sorridere

-Questa stanza fu personalmente voluta e decorata dalla madre del re Skyler, cioè mio marito, quindi l’ha arredata mia suocera. Lei adorava i gigli, e desiderava metterli ovunque. Skyler mi diceva sempre che il povero pittore di corte fu costretto a ridipingere quei fiori sulle pareti sette volte prima che la regina fosse soddisfatta. Il risultato finale era… tremendo, credimi. Io l’ho visto l’appartamento com’era all’origine. Ho passato qui la mia prima notte in questo castello, sai? All’epoca non ero nemmeno fidanzata con Skyler, ero solo un’ospite del palazzo. E fui assegnata a questo appartamento. Dopo la morte della regina madre, mio marito mi chiese di riarredare questo appartamento, lui lo odiava, tutti quei gigli, proprio non gli piacevano, e io l’ho fatto, da buona moglie, ma questa stanza, non ce l’ho fatta a cambiarla. Dopotutto, e qui che mi sono innamorata, è qui che ho desiderato di potere stare in questo palazzo per sempre, ed è qui dove io e Skyler ci siamo baciati per la prima volta. Non ho avuto la forza di cancellare tutto questo…-

Rein rimase in silenzio, senza sapere cosa fare. Era la prima volta che sentiva la regina parlare di suo marito, o della suocera, o del suo primo bacio, e non sapeva come comportarsi. Nessuno le aveva mai insegnato come comportarsi in una situazione del genere e pensò che, alla fine, la scelta migliore fosse quella di rimanere in silenzio. Intanto la regina si era avvicinata al tavolo, e con una mano accarezzò un fiore bianco, delicatamente. Poi si voltò verso la principessa, e solo allora si accorse dell’imbarazzo della giovane. E solo in quel momento Moon Maria si rese conto di ciò che le aveva confidato

-Perdonami Rein, non mi ero resa conto, ma i ricordi sono affiorati e… scusami, non volevo imbarazzarti con storie del mio passato o del mio primo bacio-

Rein scosse la testa

-Nessun problema vostra maestà. Anzi, è un onore per me essere stata assegnata ad un appartamento che vuol dire così tanto per voi, mi onora-

Moon Maria le sorrise

-Grazie Rein, e devo dire, ottimo modo per risolvere una situazione imbarazzante senza offendere nessuno. Degno di un ottima principessa-

-Grazie mille vostra maestà-

-Ti prego, niente maestà quando siamo sole. Moon Maria andrà benissimo e spero di potere vantare lo stesso privilegio nel poterti chiamare semplicemente Rein-

-Certamente maestà-

-Rein…-

-Intendevo, Moon Maria. Chiedo scusa, credo che ci vorrà un po’ di tempo prima di potermi abituare-

La donna le sorrise caldamente. Rein si era scordata cosa volesse dire avere qualcuno sorriderle così caldamente. E tanto bastò per far si che tutto il dolore le tornasse all’improvviso, come un’onda inarrestabile. I suoi occhi si fecero lucidi e anche se lottava contro tutta se stessa, non poté impedire a due lacrime di scivolare dai suoi occhi. Moon Maria fu veloce a correre incontro alla ragazza e ad abbracciarla, forte

-Rein, perdonami se io…-

Rein scrollò il capo, decisa

-Non è colpa vostra maestà. Credo ci vorrà del tempo prima di superare tutto questo, e forse non ce la farò mai-

Moon Maria pose una mano sotto il mento della principessa e gentilmente le fece alzare il volto, in modo da poterla guardare negli occhi

-Il doloro può essere sia un nemico che un amico, fidati di me io lo so bene. Ciò che oggi provi, quel dolore che sembra impossibile da vincere, sarà ciò che ti renderà più forte. Perché il dolore, prima o poi, scemerà, fino a quando non lo sentirai più, e ciò che sarà arrivato al suo posto ti avrà resa migliore, più forte, più preparata. E come credo, una persona ancora più stupenda di quanto tu non sia già. Ma ci vorrà tempo, e ogni volta che avrai bisogno di un abbraccio, io sarò qui. Le mie stanze per te sono sempre aperte, in ogni momento-

Rein guardò la regina e le sorrise sinceramente. Mai nessuno le aveva parlato così, mai nessuno l’aveva abbracciata in quel modo da quando non era più una bambina. E gliene fu immensamente grata. Ma c’era qualcosa che doveva chiederle

-Perché io? Perché avete così tanta fiducia in me?-

-Io…-

Ma Moon Maria non riuscì a finire la frase, perché un improvviso rumore si sentì provenire da dietro la porta.

-Cosa…-

Rein cercò di capire cosa potesse provocare così tanto baccano, Ma Moon Maria non sembrava affatto stupita, anzi, sembrava sapere esattamente cosa stesse succedendo.

-Questo sarà sicuramente uno dei compiti più difficili della tua vita Rein… ma so che ne sarai all’altezza-

Rein non fece in tempo a chiedere cosa intendesse dire, che la porta del salotto si spalancò e la giovane principessa Milky entrò nella stanza, quasi correndo, precipitandosi verso la principessa dai capelli turchini

-Sapevo che ormai dovevate essere alzata! Buongiorno principessa Rein, dormito bene? Avete visto che giornata meravigliosa è oggi? Che ne dite di andare a fare un giro per il palazzo o per il giardino? O addirittura un picnic? Non sarebbe bello? Chissà, magari mio fratello potrebbe unirsi a noi e pranzare con noi! Se glielo vado a chiedere sono sicura che dirà di sì, non mi dice quasi mai di no… oppure preferite fare un giro per il villaggio? Forse converrebbe il villaggio ora che ci penso meglio, sicuramente avrete bisogno di comprare un sacco di cose, giuso? Dopotutto non siete venuta con nessun bagaglio, e dubito fortemente che dal palazzo del Sole vi mandino qualcosa dopo tutto quello che è successo ieri quindi…-

-Milky! -

Fu il rimproverò della regina Moon Maria, che guardò la figlia con uno sguardo misto di esasperazione e rimprovero. Milky solo in quel momento si rese conto della presenza della madre nella stanza e anche di ciò che aveva appena detto a Rein. Si staccò velocemente dalla turchina, e si affrettò ad abbassare il capo

-Perdonatemi madre io… spero di non avervi offeso principessa Rein, scusatemi-

-Milky, quante volte ti ho detto che prima di parlare bisogna pensare a quello che si vuole dire?-

Milky sembrò sul punto di replicare, ma richiuse la bocca e spostò lo sguardo verso il pavimento. Moon Maria si avvicinò alla figlia e le pose una mano sulla spalla e si voltò a parlare con Rein

-Come dicevo, non sarà un compito facile. Spero che la vivacità di mia figlia non vi abbia offesa e che le sue parole non vi abbiano causato altro dolore, di cui, ammetto, sono responsabile dopotutto-

Rein si affrettò a scuotere la testa, mentre si apriva in un sorriso

-Vostra maestà, mai in nessun modo mi potrei ritenere offesa. Rivedo molto della mia irruenza nella giovane principessa, anche io sono stata molto indelicata, se così posso dire, quando ero un po’ più giovane-

Sentendo quelle parole, Milky si sentì come se un enorme macigno le fosse stato tolto dalle spalle e il suo viso fu illuminato da un sorriso sincero

-Bene, visto che Milky non ha fatto nessun danno, che ne dite di prendere tutte insieme una tazza di thè? Ormai Dreamy dovrebbe arrivare-

Come la regina aveva detto, in quel momento dalla porta rimasta aperta, si vide entrare un carrello su cui sopra erano poste sopra una teiera di ceramica bianca con tre tazzine coordinate, e un enorme piatto con pasticcini e biscotti

-Maestà, il thè come richiesto-

-Molto bene Dreamy-

-Maestà, mi sono presa la libertà di aggiungere una tazzina anche per la principessina. Avevo immaginato si sarebbe aggiunta, e ho anche portato qualcosa da mangiare, i cuochi si sono premurati di assicurare alla principessa Rein un assaggio delle loro doti-

E con questo le tre donne si misero sedute al tavolo rotondo, mentre Dreamy preparava il tavolo e le serviva. Mentre Rein si gustava quella seconda colazione con coloro che l’avevano accolta a braccia aperte, per la prima volta da tanto tempo sentì qualcosa riscaldarle il cuore. Non era solo per il fatto che fosse parte attiva della conversazione, non era solo l’affetto che sentiva provenire dalla regina e dalla giovane Milky, era più che altro una sensazione di appartenenza. Rein, per la prima volta da molti anni, si sentiva parte di una famiglia. E avrebbe fatto di tutto per continuare a meritarsi quel posto e non deludere le persone che così fortemente l’avevano voluta.

 

Il thè proseguì alla fine per più di un’ora. Sarebbe continuato molto di più se ad un certo punto la regina non fosse stata costretta ad assentarsi. Un paggio era infatti venuto a cercarla per alcuni impegni a cui doveva attendere

-Scusatemi principessa, ma il dovere di regina mi reclama-

-Maestà, grazie per avermi dedicato così tanto del vostro tempo-

Moon Maria sorrise, prima di avvicinarsi alla giovane e darle un bacio su una guancia.

-Se vorrai poi continuare la conversazione che stavamo avendo prima che Milky irrompesse nella stanza, puoi venire da me ogni volta che vorrai. Le mie stanze sono sempre aperte per te-

-Grazie mille maestà-

Rein aveva tutta l’intenzione di sfruttare quell’invito. Dopotutto, voleva capire come mai la regina avesse così tanta fiducia in lei, voleva capire cosa avesse visto in lei che molti altri non avevano mai notato. Doveva capirlo, perché una parte di lei, mentre osservava la giovane che gli era stata affidata, ancora temeva di fallire miseramente. Rimaste sole le due principesse, Rein si guardò in giro per la stanza. Solo in quel momento si rese conto che ancora non aveva varcato tutte le porte dei suoi appartamenti. Ne rimaneva solo una, quella che più la stava chiamando. La porta che conduceva alla sua biblioteca personale, come le aveva detto Dreamy quella mattina. Così si avvicinò alla porta e si fermò lì, una mano sulla maniglia, mentre con lo sguardo si portò verso Milky che la osservava con ancora la tazza di thè in mano, indecisa se finire di bere o di posarla sul tavolo

-Principessa Milky, volete venire con me in esplorazione?-

Milky guardò perplessa la turchina.

-Esplorazione?-

Rein annuì

-Esatto, esplorazione. A quanto pare dietro questa porta si nasconde un luogo pieno di conoscenza, di misteri da svelare, di avventure pronte da vivere, di persone meravigliose che aspettano solo di fare la nostra conoscenza, ma anche di uomini malvagi, intrighi, complotti e tanto altro… allora volete venire con me principessa? Siete abbastanza coraggiosa?-

Milky si alzò veloce dalla sedie e si avvicinò in un attimo a Rein

-Certo che sono coraggiosa per farlo! Non ho mai saputo che ci fosse un posto del genere nel mio palazzo… certo che vengo con voi-

Rein si lasciò sfuggire una risatina

-Benissimo allora, anche perché qui dentro passeremo molto del nostro tempo insieme-

Milky alzò un sopracciglio perplessa

-Molto del nostro tempo?-

Rein annuì, poi lentamente girò la maniglia che scricchiolò sotto il peso della mano, e lentamente la porta si aprì. Rein passo per prima dalla porta e si guardò attorno, meravigliata. Era la stanza più bella che avesse mai visto. Era enorme e ovunque lei posasse lo sguardo vedeva solo loro, i suoi fedeli compagni di una vita.

-Libri?-

Chiese scettica la giovane principessa. Rein annuì, mentre si portava al centro della stanza e scrutava a bocca aperta. Tre lati su quattro erano ricoperti da scaffali in legno pieni di libri. Gli scaffali andavano dal pavimento al soffitto, e i libri erano ovunque. Al centro, un tavolo rettangolare con due sedie era pronto per l’uso, era il posto ideale dove insegnare e istruire Milky. La luce proveniva dalla stanza da due enormi vetrate poste di fronte la porta della sala che andavano dal pavimento al soffitto e che offrivano una vista meravigliosa sul giardino del palazzo. Da lì poi era anche possibile vedere una parte del palazzo stesso. Poi, immancabilmente, un enorme camino si frapponeva fra le due vetrate. Un tappeto enorme copriva quasi interamente la superficie del pavimento, al centro era rappresentata la luna, simbolo del palazzo, contornata da tutto un intreccio di gigli stilizzati dei colori del bianco e del giallo. Lo sfondo blu non faceva che risaltarli. Ma oltre ai libri, oltre al tappeto, alle vetrate, e al camino, ciò che più di tutti lasciava senza fiato era il soffitto affrescato a imitazione di una notte stellata e per rappresentare la luna che brillava nel cielo, un enorme lampadario di cristallo con sopra quelle che dovevano essere cento candele svettava imponente. Rein riusciva già ad immaginarselo accesso, di sera, mentre si gustava un libro seduta davanti al camino acceso. Ma mentre Rein guardava affascinata la stanza, Milky non ne sembrava così entusiasta.

-Quindi qui noi due dovremmo… studiare, giusto?-

Rein spostò lo sguardo verso la principessa e si lasciò sfuggire una risata.

-Credo proprio di si altezza. Questo sarà il nostro luogo di studio. E per quanto me ne sarà possibile, cercherò di renderlo il più piacevole possibile-

Milky la guardò scuotendo la testa.

-Principessa… studio e piacevole sono due parole che non possono stare nella stessa frase. Ma farò finta di crederci-

A quel punto Rein si lasciò andare ad una sincera risata, a cui si lasciò andare anche Milky. Poi la giovane si buttò di nuovo tra le braccia della turchina e si fece molto seria. Rein rispose all’abbraccio ma la guardò preoccupata

-Milky, cosa…-

-Sono contenta che voi siate con me. Vedrete, sarete fiera di me, non vi deluderò-

Rein a quel punto la strinse forte a se

-Nemmeno io vi deluderò. Farò di tutto per starvi accanto, lo prometto-

-Prima di iniziare tuttavia… potrei fare una richiesta?-

Rein fissò Milky negli occhi e annuì

-Possiamo smetterla di chiamarci principessa e darci del lei? Non potremmo semplicemente darci…-

-Del tu? E chiamarci per nome?-

Milky annuì, sorridendo speranzosa. Rein fece finta di pensarci per qualche secondo prima di rispondere

-Si può fare direi. Ma ad una sola condizione?-

-Quale?-

-Quando ci sarà da impegnarsi e studiare lo farai senza lamentarti, va bene?-

-Affare fatto!-

Milky a quel punto si staccò da Rein e si avvicinò alla vetrata che dava sul guardino. Poi si voltò verso la turchina con uno sguardo birichino sul volto

-Visto che oggi è il tuo primo giorno qui… non faremo subito lezione, giusto? Allora che ne dici di un giro per il giardino?-

Rein non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che si ritrovò afferrata per una mano e trascinata fuori dalla stanza.

-Ma solo per oggi, va bene?-

-Certo principessa!-

Ma chissà come mai Rein non ci credette fino in fondo.

 

 

Shade e Thomas erano tornati nello studio. L’attività di Shade era ripresa senza più intoppi, e la giornata stava passando come tutte le altre. Shade prendeva molto sul serio il suo ruolo di principe e futuro re, e la gestione del regno rientrava sempre tra le sue priorità. Aveva già perso tutta una mattina, e ora non voleva distrarsi con altro. Rein stava bene, l’aveva vista, e sicuramente avrebbe avuto poi modo di vederla presto, se non quel giorno nei prossimi. Quindi ora la sua attenzione poteva essere tutta concentrata sui documenti che imperversavano sulla sua scrivania. Avrebbe anche già fatto molto di più, se solo Thomas quel giorno avesse trovato pace

-Te lo ripeto per l’ultima volta, mi stai distraendo-

-Perdonatemi, principino, ma guardarti seduto alla tua sedia a leggere documenti presumo di una noia mortale non rientra nel mio concetto di divertimento-

-Nemmeno io mi sto divertendo, sto solo facendo il mio lavoro di gestire questo regno. E tu mi stai impedendo di svolgerlo al meglio-

Thomas si sedette nella sedia posta di fronte la scrivania e fissò il suo amico negli occhi

-Non darmi colpe che non possiedo Shade. Se sei distratto non è colpa mia…-

-Non stai fermo un attimo-

-Mi annoio-

-Mi distrai-

-Ho fame-

-Devo lavorare-

-Ma io rimango sempre con la fame…-

-Possibile che pensi solo al cibo?-

-Io non penso solo al cibo… penso al fatto che mi sono svegliato alle cinque di questa mattina e da allora non ho messo niente dentro lo stomaco-

-Dovevi pensarci prima-

-Dovevo organizzare i turni delle guardie non ho avuto tempo-

-Se tu non ti riducessi all’ultimo minuto per farlo…-

-Perdonami principe, ma ieri ero più impegnato ad organizzare un palazzo che era precipitato nel caos…-

-Quindi sarebbe colpa mia?-

-Chi ha portato una principessa priva di sensi a palazzo?-

-Avrei dovuto lasciarla per terra al palazzo del concilio?-

-Certo che no, non dico questo, ma presentarti a corte con in braccio la principessa svenuta pretendendo un alloggio immediato e sorveglianza non mi ha semplificato le cose-

-Sei il capo della guardia reale, oltre che della mia scorta privata! Gestire situazioni di questo genere è un tuo compito…-

-E l’ho fatto! E anche bene! Ma c’è anche il lavoro normale come tu ben sai-

-Che è quello che starei cercando di fare io se tu mi lasciassi in pace-

-Ma sei stato tu per primo a non farlo!-

-Quindi sarebbe colpa mia, conte?-

-Certo che si principe!-

 -Veramente credo che la colpa sia tutta mia da quello che ho capito-

I due si voltarono verso la porta dello studio stupiti. Lì, davanti a loro, c’era Rein, leggermente imbarazzata. Sia Shade che Thomas scattarono subito in piedi non appena la videro, e entrambi fecero un leggero inchino con la testa

-Principessa Rein-

Disse i due in coro sorpresi. Fu però poi Shade a continuare a parlare

-Non vi abbiamo sentita entrare…-

-Veramente è colpa mia. Mi era stato detto che ti avrei potuto trovare qui e ho bussato ma non ho aspettato la risposta e sono semplicemente entrata. Quindi è colpa mia in primo luogo-

-No, non è colpa vostra. Casomai è colpa di Thomas che mi tiene impegnato in discussioni ridicole…-

-Discussione che hai iniziato tu, principe, vorrei precisare-

Shade e Thomas si guardarono un attimo in cagnesco, mentre Rein non poté non trattenere una risatina. Shade spostò presto l’attenzione verso la turchina e la guardò preoccupato

-Non fare caso a Thomas, parla sempre a sproposito-

Thomas fulminò con lo sguardo il principe, prima di voltarsi verso la turchina

-E vogliate perdonare il mio principe, anche lui ogni tanto parla a sproposito-

Rein ridacchiò leggermente

-Direi che siete perdonati entrambi, ma solo se anche io posso essere perdonata. Non credevo di avere recato così tanto disturbo, mi dispiace-

Shade scosse la testa deciso e si avvicinò veloce a Rein

-Non avete niente di cui farvi perdonare. Ciò di cui io e Thomas stavamo parlando… non fateci caso, ve ne prego. È solo…-

-L’amicizia maschile tanto misteriosa per noi donne?-

Shade la guardò perplesso, prima però di riacquistare la sua compostezza

-Direi proprio di si principessa. Ma tornando a voi, mi stavi cercando e mi chiedevo… tutto a posto? Ti serve qualcosa? Non è che per caso qualcuno ti ha dato problemi o noia o…-

-No tranquillo, niente di tutto questo. Sono stati tutti molto gentili con me-

-Mi fa piacere-

Rein e Shade si guardarono sorridendosi a vicenda, anche se un leggero imbarazzo si impossessò contemporaneamente dei due. Era da molto tempo che non si trovavano l’uno così vicino all’altro e che si parlavano così tranquillamente, se si escludeva la conversazione avuta il giorno prima nel palazzo del concilio. In loro soccorso venne Thomas

-Principessa, prego accomodatevi. Immagino dobbiate parlare di questioni private. Altezza, sono subito fuori la porta se avrete bisogno-

Detto questo si inchinò e se ne andò. Mentre Shade faceva accomodare Rein sulla sedia, si voltò verso la porta dove vide Thomas fargli un sorriso sarcastico e fargli l’occhiolino. Shade gli rispose solo con un’occhiataccia.

-Shade-

Il suono del suo nome fece spostare l’attenzione di nuovo su Rein. Ora lei era seduta sulla sedia e lui in piedi di fronte. Così si affrettò a sedersi anche lui di fianco a lei nell’altra sedia e a sorridere

-Dimmi-

Rein esitò un attimo, aprì la bocca un paio di volte ma non sapeva come iniziare. A quel punto lui le venne in soccorso

-Qualsiasi cosa tu mi debba dire o chiedere, non farti problemi. Puoi dirmi tutto…-

Rein accennò un sorriso

-Io stavo solo cercando le parole giuste per ringraziarti ma… non riesco a trovare niente che sia adatto. Ogni volta che provo mi suona ridondante e quindi… posso dirti solo grazie, grazie per tutto-

-Rein io…-

Ma la turchina alzò la mano pregandolo di tacere

-Ti prego Shade, fammi dire quello che devo. Grazie non è abbastanza per tutto quello che hai fatto. So che pensi di non avere fatto niente, ma per me… tu mi hai ascoltata ieri, mi hai consolata, mi hai fatto ridere. Mi hai salvata dalle chiacchiere di Bright e di mia sorella e, mi hai dato forza quando più ne avevo bisogno. Quando mi hai preso la mano e mi hai scortata davanti ai saggi, tu mi hai dato coraggio e la forza di fare quello che ho fatto. E poi mi hai accolta in casa tua, mi hai letteralmente portato qui e mi hai dato ciò che non ho mai avuto in vita mia. Un appartamento tutto per me, una cameriera personale e la biblioteca! È meraviglia, grazie. Per cui, per tutto questo e per quello che farai ancora, grazie-

Shade guardò quella donna che conosceva da sempre, fin da quando erano bambini, ma che al contempo era un’estranea. Non si rese nemmeno conto di averle afferrato la mano, si ritrovò come meravigliato lui stesso nel vedere la sua mano circondare quella di lei. Rein era arrossita pesantemente in quel momento, ma si sforzò di mantenere il contatto visivo con lui

-Rein… ti prego, non merito un ringraziamento. Ho fatto tutto quello che mi sentivo, e mi sento onorato che tu abbia una così alta opinione di me. Sono lieto di esserti venuto in soccorso nel momento del bisogno e voglio che tu sappia che verrò ogni volta che tu vorrai. Quella porta è sempre aperta per te. Se vorrai parlare sono qui. E per quanto riguarda il palazzo, consideralo casa tua. Starai qui per tre anni e ti prenderai cura di mia sorella, lo so che lo farai, perciò, il palazzo del regno della Luna, il suo principe, il suo sconsiderato ma fidato capitano della guardia e tutta la corte sono a vostra disposizione principessa-

-Grazie infinite principe Shade. È un onore essere qui-

Shade le sorrise. Rimasero così per quello che a loro parve un secondo, quando all’improvviso bussarono alla porta e senza aspettare risposta, Thomas rifece il suo ingresso

-Desolato disturbare ma Shade ci sarebbe il ministro del tesoro che vorrebbe… parlarti-

L’esitazione di Thomas era dovuta al fatto che guardando il suo amico seduto non aveva potuto fare a meno di vedere la mano del principe intrecciata con quella della principessa e non aveva potuto impedire ad un sorriso di uscire sul suo volto. Shade vide subito cosa Thomas aveva visto e si affrettò ad alzarsi in piedi e al asciare la mano di Rein, mentre un leggero rossore gli imporporava le guance. Anche Rein era arrossita, ma si affrettò a celare il suo imbarazzo sorridendo e facendo un piccolo cenno con il capo

-Allora principe Shade vi lascio ai vostri impegni. Grazie per avermi ricevuta-

Rein si inchinò questa volta e si affrettò ad avvicinarsi alla porta. Shade rimase un attimo interdetto da quel repentino susseguirsi di eventi, ma ritrovò la voce prima che Rein uscisse dalla stanza

-Rein-

La turchina si voltò veloce verso di lui

-Si?-

-Per qualsiasi cosa sono qui. Tu non disturbi mai-

Rein non replicò, semplicemente sorrise e se ne andò. Thomas rischiuse un attimo la porta dietro di lei

-Chi l’avrebbe mia detto…-

-Thomas…-

-Già facciamo una prima mossa verso di lei! Bel colpo quello della mano, mi congratulo-

-Thomas…-

-No sul serio, approvo. Sarebbe una bellissima regina lo sai? Si, ce la vedo proprio come…-

-THOMAS!-

Thomas si voltò verso il suo amico, sempre sorridendo sarcasticamente

-Oh, te lo avevo detto che i tuoi problemi erano appena cominciati! Sai, mi divertirò molto in questi anni…-

Poi Thomas si affrettò ad uscire per dire al consigliere che Shade lo poteva ricevere. E nel frattempo Shade si prendere la testa con le mani e mormorava fra se

-Ma come posso considerarlo il mio migliore amico?-

 

Milky aveva aspettato nel corridoio mentre Rein parlava con suo fratello. Era rimasta stupita quando Rein le aveva chiesto se poteva parlare con lui, ma l’aveva accompagnata davanti allo studio del fratello e aveva aspettato. Aveva visto Thomas uscire con un sorriso sarcastico sul volto, e quando l’uomo l’aveva vista, si era affrettato a riprendere la sua compostezza e si era avvicinato rapido alla principessina. Arrivato davanti a lei si era inchinato poggiando un ginocchio per terra

-Principessa Milky del regno della Luna, questo misero uomo è a vostra disposizione per qualsiasi richiesta-

Milky aveva riso divertita prima di inchinarsi anche lei

-Conte Thomas d’Orvail l’onore è mio-

Poi i due scoppiarono a ridere

-Principessa, avete accompagnato voi qui…-

-Si, ho accompagnato io Rein. Voleva parlare con mio fratello prima di fare una passeggiata per il giardino-

-Ottima attività principessa, oggi la giornata è troppo bella per stare richiusa a palazzo-

-Lo so! E poi vogli fare vedere a Rein quanto è bello il nostro giardino! Dato che starà qui per molto tempo, voglio farle vedere tutti gli angoli più belli-

-Perfetto dire-

In quel momento un uomo dall’aria preoccupata si era avvicinato alla porta dello studio e vedendo Milky e Thomas si era affrettato a inchinarsi

-Principessa Milky, buongiorno!-

-Buongiorno a lei ministro. È qui per parlare con mio fratello?-

-Si principessa, ho bisogno di parlare immediatamente con sua altezza. È una questione importate…-

-Come qualsiasi cosa che riguarda il tesoro, dico bene ministro? Al momento sua altezza è impegnato, ma vado ad annunciarvi subito. Sono certo vi riceverà immediatamente-

La leggera ironia di Thomas era sfuggita all’uomo che si era limitato ad un cenno del capo come ringraziamento. Poco dopo, Rein uscì dalla stanza, e quando vide l’uomo in attesa facendo un piccolo cenno con il capo. L’uomo, totalmente impreparato a quell’incontro rimase così sorpreso che non ebbe il tempo di inchinarsi a Rein come prevedeva l’etichetta, gesto che comunque sarebbe risultato inutile visto che la turchina si era già avviata verso Milky che la stava aspettando

-Spero di non averci messo troppo-

Milky scosse la testa

-Thomas mi ha tenuto compagnia, e comunque sei stata dentro pochissimo-

-Meglio così allora. Vogliamo andare? Hai promesso di farmi vedere tutto-

Milky annuì contenta.

-Si certo, andiamo-

Ma mentre si stavano per incamminare furono fermate dalla voce di Thomas

-Altezze, un secondo-

Milky sospirò mentre si voltata verso il capo delle guardie

-Cosa volete Thomas?-

-Sapete quali sono le regole per uscire in giardino principessa, non è vero?-

-Ma non sono sola! Rein è con me-

-Certo principessa, ragion per cui dovreste capire la massima importanza delle regole-

-Ma Thomas!-

-Mi dispiace principessa-

A quel punto intervenne Rein

-Posso sapere di cosa state parlando?-

-Del fatto di come mio fratello abbia deciso di rovinarmi la vita…-

Disse sconsolata Milky. Thomas fece un sorriso tenero, prima di accovacciarsi verso la principessa per fare in modo che i loro occhi si guardassero

-Sapete che avete parte di responsabilità per queste regole. Se non aveste preso la brutta abitudine di sparire senza lasciare traccia, ora non ci sarebbe-

-Rimane comunque una regola ingiusta-

-Regola che io però devo assicurarmi di farvi rispettare-

-Chiedo scusa di nuovo ma… di cosa si tratta precisamente?-

Thomas si rialzò e si rivolse a Rein

-La principessa non può uscire da palazzo senza che una guardia la scorti. Deve sapere che è successo più di una volta che la principessa sia uscita di nascosto e sparita per molte ore prima che riuscissimo a ritrovarla. Per questo Shade vuole che ci sia sempre qualcuno con lei-

-Ed è una cosa stupida! Conosco bene sia il palazzo che il villaggio, non mi perdo mica-

-In realtà posso capire come mai abbiano imposto questa regola Milky!-

Milky guardò sconvolta Rein

-Sei dalla loro parte ora?-

Rein ridacchiò

-Si, sono dalla loro parte. Sono certa che tu conosca bene il palazzo e i dintorni, ma potresti finire in una brutta situazione, o incontrare persone che potrebbero farti del male. Credimi, tuo fratello lo fa per proteggerti, non per rovinarti la vita-

-Esatto principessa!-

-Ma qui non sarei da sola! Rein verrebbe con me, non conta?-

Thomas guardò Milky poi Rein, non sapendo bene cosa dire. Fu Rein ad intervenire

-Avrei io la soluzione. Conte Thomas, vorrebbe fare l’onore di accompagnarci lei? Così, io e Milky non saremmo fuori con una guardia ma con un… amico?-

Thomas guardò meravigliato la principessa, prima di accennare un sorriso

-Sarebbe un onore se la principessa mi vorrebbe considerare un amico. E se la principessa Milky gradisce, l’onore sarebbe tutto mio nello scortare le due principesse più belle del palazzo in giardino-

Milky trattenne a stento un sorriso, adorava ricevere i complimenti, ma fece finta di accettare di buon grado

-E sia, ma non azzardarti a mettermi in ridicolo Thomas o lo dirò a mio fratello-

-Parola di gentiluomo!-

E così il gruppo si avviò verso i giardini. Milky camminava veloce davanti a loro, mentre Rein e Thomas presero la strada con un po’ più di calma

-Sicuro di potere venire con noi? Non è che poi Shade si potrebbe arrabbiare?-

Thomas scosse la testa sorridendo

-Non vi preoccupate altezza. Conosco bene Shade e so che mi preferisce sapere fare la guardia alla sua amatissima sorella che non a lui. E poi, direi che come capo delle guardie, sia mio preciso dovere difendere e scortare due altezze reali. Sono sicuro che Shade approverà-

-Mi fa piacere. Ma vi prego, avrei una richiesta-

Thomas guardò la turchina

-Sono ai vostri ordini-

-Smettiamola con i titoli e il lei, non mi fanno sentire a mio agio, soprattutto con qualcuno con cui spererei di instaurare un’amicizia, visto che dovrò stare qui per un bel po’ di tempo-

Thomas le sorrise

-Solo a patto che anche voi non mi chiamiate più conte-

-Andata-

-Allora all’inizio di una splendida amicizia, Rein-

-All’inizio di una splendida amicizia, conte Thomas-

Disse Rein ridacchiando

-Ma così non vale!-

-Allora non dovevate dirmi subito il tuo punto debole, non trovi, conte?-

Thomas fissò allibito la principessa che si stava ovviamente divertendo

-Questa poi… e io che pensavo che le principesse fossero tutte dolci e gentili!-

-Ah, allora deduco che tu ne abbia conosciute ben poche!.

I due scoppiarono a ridere, ma furono interrotti dalla piccola Milky

-Ehi voi due vi volete muovere? Non posso mica perdere tutto il tempo ad aspettarvi! E Thomas, smettila di infastidirla-

Urlò loro Milky dal fondo del corridoio. Thomas sentendo quelle parole alzò gli occhi al cielo sconsolato

-Quando fa così è terribilmente uguale al fratello. M perché devo sempre essere io la causa di tutti i mali?-

Rein scoppiò a ridere divertita, seguita da Thomas. Quella poteva veramente essere l’inizio di una bella amicizia.

 

Orami stava calando la sera a palazzo. La giornata della regina era stata più intesa di quanto non si fosse aspettata. Aveva avuto udienze su udienza, e ormai erano diverse ore che era seduta sul trono della sala del trono. Quando anche l’ultima persona fu sentita, e nella sala non rimase più nessuno, Moon Maria si lasciò andare ad un sospiro di sollievo mentre si accasciava sulla sedia. La parte peggiore delle udienze era infatti, rimanere ferma immobile e bella dritta sul trono, senza mai potere appoggiare la schiena al comodo schienale imbottito. Ed era sempre una gioia immensa poterlo fare alla fine di tutto. Per colpa delle udienze poi non aveva neanche avuto il tempo di pranzare, cosa che invece sperava di potere fare, per potere pranzare con la figlia e Rein. Le dispiaceva averla lasciata sola in quel primo giorno, ma sperava che Milky le avesse riempito la giornata, cosa di cui, anzi, era certa. Tuttavia, anche se era rimasta chiusa nella sala del trono per ore, aveva già saputo del grande pettegolezzo che ormai girava per il palazzo. Rein e Shade avevano parlato nello studio privato del principe, e, come ogni pettegolezzo, questo aveva scatenato la fantasia di tutta la corte. Come mai la principessa aveva parlato con il principe? Cosa si erano detti? Tutti volevano sapere, e anche se una certa curiosità pervadeva anche la regina, Moon Maria pensava di sapere cosa Rein avesse detto a suo figlio. L’aveva sicuramente voluto ringraziare per tutto quello che aveva fatto per lei. Sicuramente doveva essere stato per quello, e l’occasione per sapere subito la verità si presento a lei poco dopo, quando le porte della sala del trono si aprirono e suo figlio entrò in sala.

-Madre-

Disse facendo un piccolo inchino con la testa. Moon Maria indicò al figlio il trono vuoto posto accanto a lei, e Shade fece i pochi gradini e si sedette di fianco alla madre

-Giornata pesante?-

Shade scosse la testa

-Il solito. Ministri che chiedono cose assurde, resoconti da leggere, nuove leggi da promulgare… il solito. E voi madre? Vi vedo stanca, state bene?-

Moon Maria sorrise al figlio, prima di appoggiare una mano su quella di Shade

-Solo stanca, ma sto bene. Da quando ti sei preso la maggio parte degli obblighi del regno, la mia salute ha trovato un notevole giovamento. Ma le udienze oggi erano infinite, non ho nemmeno avuto il tempo di pranzare-

-Nemmeno io ho avuto il tempo…-

Rimasero in silenzio per qualche secondo, prima che la regina si decidesse a chiedere

-Rein è venuta a parlarti, vero?-

Shade guardò meravigliato la madre, poi sospirò

-I pettegolezzi volano in questo palazzo…-

Moon Maria sorrise

-Ti ci abituerai. Allora è vero?-

-Si, è vero. È venuta a ringraziarmi per tutto quello che ho fatto per lei. Eppure io non sento di avere fatto niente di speciale…-

-Sono le piccole cose a volte a rimanere impresse nella mente delle persone, più che i gesti eclatanti-

-Così pare…-

-Niente altro poi? Ti ha voluto solo ringraziare?-

Shade annuì

-Solo questo. Poi siamo stati interrotti. Il ministro del tesoro voleva parlarmi urgentemente. Per lui tutto è urgente-

-È il tesoro, è sempre una questione urgente quando si parla di denaro. Ma se tu sei stato tutto il giorno chiuso nello studio e io qui vuol dire che Rein e Milky sono state da sole tutt’oggi-

Disse preoccupata Moon Maria, ma Shade scosse la testa

-Non vi preoccupate madre, Thomas era con loro-

-Thomas? Intendi Thomas D’Orvail, l’uomo posto a capo delle guardie di palazzo e della tua guardia personale?-

Shade annuì accennando un piccolo sorriso.

-Si, proprio lui. Le ha accompagnate in giardino, Milky ha voluto fare vedere a Rein tutto il giardino cosa che è durata ore da quanto mi ha detto Thomas-

Moon Maria ridacchiò

-Milky adora proprio Rein, ne sono contenta-

Shade guardò la madre indeciso. Moon Maria si era appoggiata alla spalliera del trono e aveva chiuso gli occhi, ma sapeva cosa passava nella mente del figlio

-Avanti Shade, chiedimelo-

-Tu volevi Rein fin dall’inizio, giusto? Hai fatto tutto questo per lei, non è vero?-

-Si, è vero. C’è qualcosa in quella giovane principessa, un potenziale che è stato, non so se volutamente, celato a tutti, compreso a Rein stessa. Ma sono riuscita a vederlo-

-Di cosa state parlando?-

Moon Maria aprì gli occhi e si mise a fissare il figlio seria

-Rein è una vera altezza reale Shade. Non so come poterlo spiegare a parole solo… è stata come nascosta in tutti questi anni. Ma sono sicura che se posta nel ruolo in cui è destinata a stare, se posta in un ambiente dove le viene riconosciuto ciò che le spetta di diritto allora… lei inizierà a brillare e lascerà tutti senza fiato-

-Quindi hai fatto tutto questo per… per metterla in luce?-

-So che può sembrare strano Shade, ma credimi, ciò di cui tua sorella ha bisogno, non è solo una principessa che le insegni come comportarsi e il resto, ma vedere una vera principessa all’opera. Milky apprenderà di più da lei osservandola che non da tutto quello che Rein le potrà mai insegnare-

-Imparare osservando i migliori…-

-Esatto. Proprio come hai fatto tu-

Shade fissò sua madre perplesso

-Io?-

-Si Shade, tu. Forse non te lo ricordi, ma tu seguivi sempre tuo padre, e lui si faceva seguire da te. Passavi così tanto tempo in quello studio con lui, che anche se non te ne sei accorto, hai imparato il tuo ruolo da tuo padre. Gli assomigli così tanto-

Shade distolse lo sguardo da sua madre e lo puntò contro la porta della sala.

-Eppure ho ancora così tanto da imparate…-

-Nella vita non si smette mai di imparare, ma tu di cose ne sai già abbastanza, abbastanza per mandare avanti questo regno senza problemi, fidati di me-

Moon Maria si alzò dal trono e si avviò verso le porte della sala. Quando fu arrivata a circa metà della stanza si voltò verso il figlio. Shade era rimasto seduto immobile e fissava sua madre perplesso, come ogni volta che parlava con lei

 -Shade?-

-Si madre?-

-Mi sono dimenticata di chiederti una cosa, un favore per l’esattezza-

Shade si alzò ed andò in contro a sua madre

-Voi che mi chiedete un favore?-

-Si esatto, e un grosso favore aggiungerei-

Shade alzò un sopracciglio e guardò interrogativo sua madre. La regina prese il braccio che il figlio le porgeva e insieme si avviarono verso la porta

-Ditemi-

-Come ben sai, Rein è arrivata qui con solo ciò che portava addosso, e per una principessa si tratta di praticamente niente-

Shade annuì

-Ci avevo pensato anche io, ma non so come devo comportarmi. Non mi sembra il caso di scrivere una lettera al re Toulouse per chiedere che mandi gli oggetti della figlia qui, e non credo che Rein abbia voglia di tornare a casa-

-No, credo che Rein non debba assolutamente tornare nel regno del Sole, almeno per i prossimi giorni-

Shade annuì

-Allora cosa suggerisci di fare?-

-Per questo ho detto che mi serve un favore da te…-

-Non vorrai che vada io nel regno del Sole, vero?-

Moon Maria rise

-Certo che no. Sarebbe quanto mai sconveniente, e poi, non posso mica permettere che mio figlio si occupi degli effetti personali di una principessa nostra ospite. La metteremmo solo in imbarazzo a meno che non sia lei a chiederlo direttamente-

-Concordo-

-Bene, perciò valuterai che la richiesta che ti farò, è la soluzione migliore-

Shade si fermò e guardò sua madre, un campanello dall’allarme nei suoi occhi

-No…-

-Si Shade, credo che sia la sola soluzione possibile, e poi ti avevo detto che sarebbe stato un enorme favore-

-Enorme non è abbastanza…-

-Convocherò a corte il sarto reale. E dovrò commissionare tutto un intero guardaroba per Rein, compresi abiti da tutti i giorni, da cerimonia, da gran gala, per non parlare di indumenti intimi, vestaglie e le scarpe…-

-Madre…-

-Un intero guardaroba reale nuovo-

-Madre…-

-Credo che dovrai convocare a palazzo di nuovo in ministro del tesoro e trovare una soluzione-

-Madre…-

-Ah, e poi, ovviamente, bisognerà anche commissionare accessori, e anche qualche gioiello presumo… certo, potrei donarle qualche pezzo della collezione di famiglia, ma non vorrei dopo che certe persone a corte pensino cose che non sono vere, non sei d’accordo anche tu? Quindi gioielli, si servono gioielli-

-Madre… stiamo parlando di una considerevole somma di denaro madre-

-Si, esatto-

-Rein non accetterà mai tutto questo…-

-Non le lascerò scelta Shade. Il sarto viene domani mattina, perciò, bisognerà correre tesoro-

-Mi stai mettendo di fronte ad un dato di fatto che non alla richiesta di un favore-

Moon Maria si staccò dal figlio e gli sorrise

-Si, direi proprio di si. Ma dopotutto sono tua madre, e tu farai come ti dico, non è vero? E poi, sono ancora la regina, o sbaglio? Ci vediamo a cena Shade, e in orario. Non vorremo fare aspettare la nostra ospite…-

E Moon Maria si avviò veloce verso le sue stanza, seguita a distanze dalla sua fedele cameriera personale che non l’abbandonava mai. Shade rimase così solo in corridoio, o almeno era quello che credeva fino a che una voce fin troppo familiare non lo distrasse dai suoi pensieri

-Direi che questa volta tua madre ti ha proprio fregato Shade-

Thomas sbucò dall’ombra di una colonna

-Lei mi frega sempre Thomas, è questa la realtà-

Thomas mise una mano sulla spalla del suo amico, in un gesto di consolazione

-Shade, non c’è niente da fare. Contro le madri non ci si può mettere, perché ci fregano sempre-

Shade guardò sorpreso il suo amico

-Thomas, per la prima volta nella mia vita ti sento dire qualcosa di intelligente…-

Thomas lo guardò in cagnesco, anche se un accenno di sorriso gli increspò le labbra

-Sapessi quante cose senso dici tu amico… se solo sapessi-

Shade per tutta risposta, gli diede un amichevole pugno sul braccio.

-Ehi, potevi farmi male, lo sai?-

Shade nel frattempo si era avviato lungo il corridoio, prestando poca attenzione all’amico

-Siamo così poco resistenti capitano della guardia reale? Comunque corri ad avvisare qualcuno di chiamare il ministro del tesoro per domani mattina. Avremo da discutere parecchio temo…-

Thomas ridacchiò prima di rispondere

-Le gioie e gli oneri di essere un principe Shade… ma pensa all’immensa gratitudine della principessa! Potrebbe valerne la pena pur di vederla sorridere, non trovi?-

Shade non si voltò a rispondere, perché non voleva iniziare una nuova ennesima discussione con Thomas, ma dovette concordare che forse non aveva tutti i torti. Se c’era una cosa che aveva imparato ad apprezzare ormai, era il bellissimo sorriso di Rein e si, si disse, se doveva discutere con il ministro per vederla sorridere, allora ne sarebbe di certo valso la pena.

 

 

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Ciao a tutti e anche se con qualche giorno di ritardo, Buon Natale!! 🎅

Spero abbiate passato delle buone giornate e che tutto sia andato per il meglio! Io sono sincera, speravo di pubblicare il capitolo entro natale per farvi un piccolo regalo, ma non ce l’ho fatta, e mi ritrovo con qualche giorno di ritardo… perdonatemi.

Purtroppo so che non anche un bel po’ di mesi che non aggiorno, per cui spero che questo capitolo molto lungo, possa un pochino farmi perdonare. E spero anche che non risulti troppo noioso e ridondante, ma ne avevo bisogno. Avevo bisogno di descrivere un po’ di rapporti tra i vari personaggi e anche di descrivere un po’ le stanze di Rein, perché tutto a tempo debito, vi sarà chiaro.

Per la descrizione del giardino, non vi preoccupate, a tempo debito ne parlerò ampiamente!!!

Che dire, spero che i miei personaggi vi piacciano tanto quanto piace a me di scrivere su di loro… e poi lo ammetto, adoro il mio Thomas, per ciò spero che piaccia tanto anche a voi XD

Lo so che questo capitolo lascia molti punti oscuri e so che non ho mai accennato ai genitori di Rein e a Fine o a qualsiasi cosa che riguardi il regno del Sole direttamente, ma volevo almeno concedere una giornata di riposo a Rein dai suoi problemi, e quindi se volete un po’ di dramma, dovrete aspettare il prossimo capitolo.

Che dire, infine come sempre, se trovare errori che mi sono sfuggiti nella fase di revisione, fatemelo sapere. Ormai lo sapete, ci tengo a fare le cose per bene e a farvi avere una lettura piacevole e scorrevole senza errori quindi se c’è qualcosa, anche se spero di no, segnalate pure, non mi affondo anzi.

Per ultimo anche se per me è importantissimo, GRAZIE di cuore a tutti quelli che sostengono me e questa storia. Grazie a tutti quelli che hanno il tempo di lasciare una recensione, ma anche ai miei lettori silenziosi, grazie veramente dal profondo del mio cuore. Vedere quanto la storia sia seguita, e siete tanti, fidatevi, almeno rispetto alle altro storie che ho scritto, mi fa veramente scaldare il cuore e venire la voglia di andare avanti. Perciò grazie.

 

Ora ho finito veramente, ci vediamo nell’anno nuovo e io vi auguro ancora un Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Un bacione grande dalla vostra

Juls

  
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