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Autore: smile_tears    28/12/2015    2 recensioni
Micaela è una ragazza timida e introversa che odia gli oratori; per questo quando quell'estate la obbligano a fare l'animatrice si arrabbia e ci va mal volentieri. Ma non sa che la sua presenza migliorerà la vita di molti bambini e che anche la sua vita e quella delle due persone che più ama subirà molti cambiamenti.
Dal testo:
«Micaela si può sapere che ti è preso?»
Scesi le scale ridendo, poi mi avvicinai a lui sorridendo strafottente. «Chi la fa l’aspetti, caro mio. Io ho ancora i capelli azzurri per colpa tua!»
Fabio sbuffò, consapevole di non poter ribattere, ma non riuscì a non sorridere. «Ok, ok. Scusa»
Sorrisi anch’io, perché per la prima volta aveva messo da parte l’orgoglio, poi gli porsi la mano. «Tregua?»
Lui annuì continuando a sorridere. «Tregua»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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From water and paint  to  love declarations.
Da acqua e vernice a dichiarazioni d’amore.


Erano le undici di sera di una calda serata di agosto, ed io ero di ritorno dall’ennesima uscita con gli amici.
«Bene, siamo arrivati» disse Luca, dopo essersi fermato davanti casa mia.
«Grazie mille del passaggio, Luca. Buonanotte» dissi scendendo dalla macchina, per poi chiudermi lo sportello alle spalle.
Avanzai nel vialetto di casa mia, incominciando a cercare le chiavi nella borsa, poi aprii la porta ed entrai. «Sono tornata!»
Mia madre, che era sdraiata sul divano a guardare la televisione, si voltò immediatamente nella mia direzione, guardandomi stranita. «Già di ritorno?»
Mi tolsi il cappotto e le scarpe, poi, dopo aver posato la borsa su una sedia, mi sdraiai accanto a lei. «Si, non avevo molta voglia di fare tardi stasera» 
«Capisco. Comunque, mentre non c’eri ha chiamato Lina» esordì, continuando a fare zapping con il telecomando.
Aggrottai le sopracciglia. «La mia catechista?» chiesi.
«Si. Voleva avvisarti che dopodomani inizierà l’oratorio estivo» rispose girandosi verso di me.
«E a me cosa importa?» domandai, continuando a non capire cosa c’entrassi io.
«Vuole che tu vada a fare l’animatrice» disse ruotando gli occhi al cielo, come se fosse una cosa ovvia.
Non appena ebbi assimilato le sue parole, sbarrai gli occhi all’inverosimile e portai lo sguardo dalla televisione ai suoi occhi. «Cosa?! Io non farò mai l’animatrice, mai! Lo sai che ho sempre odiato gli oratori!» quasi urlai.
Mia madre si aggiustò gli occhiali, che le erano ricaduti sul naso, poi si voltò verso di me esclamando: «Ah no, signorina! Tu ci andrai e basta, non voglio sentire storie!»
«Ma mamma...» tentai, ma lei mi interruppe: «Ma mamma niente! Ho detto che ci andrai, punto e basta. E ora vai a letto che è tardi»
Sbuffai, poi mi alzai dal divano e borbottando un «Buonanotte» abbastanza arrabbiato, me ne andai in camera buttandomi sul letto, lasciando che una miriade di pensieri si facessero largo nella mia mente.

Sono sempre stata una ragazza molto chiusa, sin da quando ero una bambina.
Mia madre provava in tutti i modi a farmi aprire e farmi socializzare con gli altri bambini, ma era tutto inutile.
Mi faceva andare spesso a casa delle mie compagne di classe e mi lasciava a scuola anche all’ora di pranzo, tutto per cercare di farmi fare amicizia. Ma niente, io continuavo a starmene in disparte, a isolarmi da tutto e tutti.
Non c’era un motivo in particolare, solo che avevo paura di essere presa in giro. Temevo di dire qualcosa di sbagliato, di ferire qualcuno con i miei atteggiamenti e di essere quindi isolata. Ma non mi accorgevo che così facendo mi isolavo da sola, passando per la bambina scontrosa e antipatica. 
Fino alla seconda elementare tutto ciò non era un problema. Le maestre, le mie amiche più strette e i loro genitori mi capivano e cercavano di aiutarmi, di farmi integrare.
La situazione si complicò quell'estate, quando mia madre decise di mandarmi per la prima volta all’oratorio estivo. Non conoscevo nessuno e la paura di non piacere agli altri bambini si era impossessata di me. Iniziai a rifiutarmi di parlare, di giocare con gli altri, di cantare. Così, per le successive tre settimane, si susseguirono sempre le stesse scene: i bambini mi prendevano in giro, gli animatori si lamentavano apertamente di me e io finivo sempre in un angolino a piangere.
“Quella bambina è proprio strana!” “Si! Le ho chiesto di giocare con me, ma non mi ha neanche risposto! Secondo me è matta” 
“Faccio l’animatrice da anni, ma non avevo mai incontrato una bambina del genere, non la sopporto più!” “Ti capisco, non deve essere facile sopportare i suo capricci continui. Se neanche i suoi genitori la sopportano potevano portarla da qualche altra parte, invece di mollarla a noi e farci venire i nervi”
Queste erano discussioni a cui assistevo tutti i giorni, per più volte al giorno. E ogni volta mi veniva sempre più da piangere e quindi mi accucciavo in un angolo, le gambe strette al petto e le mani sulle orecchie, per non sentire più niente. Ma le loro voci continuavano a rimbombarmi nella mente, fino a farmi impazzire e io, davvero, non ce la facevo più.
Alla fine di quella brutta esperienza, mia madre parve capire che la situazione era solo peggiorata e quindi rinunciò a mandarmi a qualunque tipo di oratorio. Quello che non aveva capito, però, era che ormai era troppo tardi. Sentire quelle cose mi aveva intristito e resa ancora più insicura, se prima la mia timidezza poteva essere superata, dopo tutto quello era assolutamente impossibile. 


Mi alzai dal letto senza fare rumore e, sospirando, mi spostai vicino alla scrivania, dove c’erano un piccolo specchio e un pacco di fazzoletti. Guardai il riflesso del mio viso spento e mi asciugai velocemente le lacrime che mi avevano bagnato tutto il viso e parte della maglia, poi scossi la testa cercando di riprendermi da quei brutti pensieri. 
Mi guardai allo specchio e annuii con espressione seria al mio riflesso: sarei andata all'oratorio e avrei aiutato i bambini che, come me, avevano problemi con la timidezza, perché meritavano di essere felici e di avere un’infanzia migliore della mia. 


Hola!
Ciao a tutti! Sono tornata nella sezione originali dopo un periodo d'assenza abbastanza lungo, stavolta con una mini long. 
Questo prologo è cortissimo, ne sono consapevole, ma serviva solo a spiegare l'odio della protagonista nei confronti degli oratori. 
Credo di non avere nulla da dire, nel prossimo capitolo ci saranno altri personaggi e lì ci saranno cose da spiegare, probabilmente. 
Cercherò di aggiornare una volta alla settimana, ma non vi assicuro niente. Ringrazio in anticipo chiunque leggerà questa storiella e, se vi va, lasciatemi un parere.
A presto,
Miky.


 
 
  
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