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Autore: acatunderthesea    28/12/2015    1 recensioni
«E quello è l'uomo della mia vita.» disse proseguendo «Si chiama Sherlock e questa sera le nostre strade si divideranno per sempre.»
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Avete sempre sentito parlare della Johnlock come una una grande storia d'amore, con una famiglia, degli animali. Avete visto John e Sherlock investigare insieme, parlare, amarsi con gesti e parole. Ma se non fosse tutto così semplice?
Quando la notte cala e i dubbi sorgono insieme alla Luna.
Siamo tutti umani, tutti passiamo notti bianche.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NOTTI BIANCHE




So, I'm gonna love you like I'm gonna lose you,


I'm gonna hold you like I'm saying goodbye

- Like I'm Gonna Lose You, Meghan Trainor feat. John Legend


È risaputo che dopo le feste tutto quello che ti resta è la pancia piena e la camera colma di regali. Quello a cui quasi nessuno fa caso è che, mentre il sangue è impiegato con la digestione, nella testa l'afflusso di liquidi rallenta, i pensieri si bloccano e tu ti ritrovi in uno stato tra quello che in italiano viene definito 'abbiocco' e l'incapacità di formulare un pensiero grammaticalmente o logicamente corretto.
Per questo quando il telefonò fece vibrare il tavolo restai a fissare l'anteprima per qualche secondo.
Il messaggio palesato era più che chiaro: "Ti amo"; due semplici parole che non compresi subito. I miei pensieri si concentrarono sul ticchettio dell'orologio sopra la mia testa, come se il tempo pesasse sulla mia vita come la spada di Damocle.
Ancora non comprendevo il significato del messaggio, avevo bisogno di ossigeno, così decisi di prendere le chiavi e il giubbotto e di gettarmi tra le braccia fredde di Londra.

Quella notte era una delle tante come da anni ero abituata a vedere tra una sigaretta e un buon libro letto su una panchina con la sola compagnia della solitudine. Nella cittadina a quell'ora la gente non si trovava mai per strada: preferiva scaldarsi con qualche bevanda o guardare la televisione ipnotizzata da qualche attore nuovo. Nella zona in cui ero solita fermarmi, poi, era davvero impossibile trovare qualcuno. Si trattava di un piccolo cortile racchiuso tra quattro palazzi abbandonati, vi si poteva accedere tramite la recinzione spezzata dalla ruggine. C'era quindi un particolare che quella sera mi saltò subito all'occhio: una figura scura, stante, con le  mani portate sotto il mento in posizione pensante. Mi fermai dietro al muro di uno dei quattro palazzi ad osservarlo.
Era alto, molto alto, le mani e la pelle, illuminate dalla luce della Luna, risultavano ancora più chiare di quelle che dovevano essere. Gli zigomi marcati erano nascosti dal bavero di un lungo cappotto scuro, scuro come i cappelli disordinati, e dalla sciarpa che si intravedeva a stento. Ai suoi piedi c'era qualcosa di scuro e piccolo, assomigliava ad un piccolo animale: forse un coniglio, ma non si muoveva. Ero troppo distante per capire cosa fosse, purtroppo la curiosità era tanta e mi misi a fissarlo a lungo e talmente intensamente che una voce disse: «Sono i guanti che gli ho regalato.»
Mi girai sussultando: mi ero talmente immersa in quell'uomo da astrarmi totalmente dal mondo circostante.
«Scusami, non volevo...» disse l'uomo baffuto alle mie spalle. Era coperto dall'ombra del palazzo, così mi dovetti spostare di un passo per poterlo osservare completamente. Si poteva dire che era del tutto l'opposto dell'uomo in mezzo al cortile: era basso, capelli biondi, occhi arrossati che cadevano verso il basso in un'espressione di tristezza. Sospirò, poi si girò verso la figura e di nuovo verso di me.
«Sono John Watson.» pronunciò quelle parole quasi come se fosse una condanna mentre si toglieva un guanto per porgermi la mano. Mi presentai velocemente anche io.
«E quello è l'uomo della mia vita.» disse proseguendo «Si chiama Sherlock e questa sera le nostre strade si divideranno per sempre.»
Il silenziò calò tra di noi come nel suo cuore. Tutto si gelò per un momento, io guardai verso il basso cercando di evitare il suo sguardo e di guadagnare tempo per trovare qualcosa da dire. Odiavo fare conversazione con qualche estraneo. Odiavo quando qualche estraneo mi apriva il suo cuore. Lo odiavo ma allo stesso tempo lo amavo terribilmente.
«Scusami di nuovo: non dovrei mettere in difficoltà così le persone. È solo che non ce la faccio, davvero, tutti: tutti ma non lui. Sono tre notti consecutive che lui si alza dal nostro appartamento per venire qua a pensare. Lo fa di notte perchè riesce a pensare meglio. Io ogni notte lo sento e appena chiude la porta mi alzo anche io per seguirlo, per proteggerlo. Con gli anni si è creato molti nemici e tempo fa gli ho promesso che l'avrei sempre protetto, così eccomi qua.»
L'amore. L'amore, l'amore, l'amore pensai ti rende uno schiavo infelice.Ti lega per sempre ad una persona col cuore e con la mente. Puoi negare tutto. Puoi negare perfino di averlo amato, ma tu sarai sempre il suo amante passionale. Non puoi decidere di toglierlo dalla tua vita, nel momento in cui lo conosci si infila in ogni tua cellula, in ogni tua fibra, in ogni tuo respiro e non ti lascia più andare.
«C'è qualcosa che non quadra:» mi decisi finalmente a parlare «perchè proprio questa notte è finita? Cos'ha di diverso dalle altre?»
Guardò il cielo e sorrise, le lacrime gli colarono giù lungo le gote per raggiungere il collo e infilarsi tra la sciarpa e il cappotto.
«Vedi, ogni notte finisce e ogni giorno rincomincia. Lui è quello intelligente nella coppia, quello che venera il dio Ragione. Io sono il suo unico amico. Sono colui che l'ha accettato, l'ha compreso e l'ha amato. Io sono nella società, lui sopra la società. Io so come relazionarmi con le altre persone, lui no. Siamo due metà di una stessa mela. L'errore è stato cercare di cambiarlo.»
Le parole di John sembravano rispecchiare appieno la mia situazione sentimentale, ma io, a differenza sua, avevo lasciato tutto andare, scorrere, per poi capire che è tutto inutile: l'unica soluzione è arrendersi.
«Ma come può finire un Amore? Intendo uno di quelli veri, come sembra il vostro? E come può riniziare di nuovo ogni giorno? Con quale forza? Insomma, non è più facile cadere in rovina che affrontare il tutto e vivere sereni se c'è così tanta diversità?» lo chiesi, guardando più al mio cuore che al suo.
«Per capire come può finire, temo di dover raccontarti com'è iniziata. Me lo avevano detto fin dall'inizio che non aveva gravi difetti, insomma, nessuno è perfetto. Per certi versi è maniaco della scienza,¹ per altri la ignora totalmente. Si distingue da chiunque, è veramente unico...» si fermò per qualche minuto a pensare, poi sospirò e riprese «Cercavo un appartamento da condividere e mi consigliarono lui, da subito fece delle supposizioni su di me e sul mio passato ed erano tutte esatte. Questo mi stupì molto. Guardami» fece un passo indietro per farsi osservare meglio «ti sembro reduce di una guerra? Eppure lui lo capì. Il lavoro che facevamo - e che tutt'ora facciamo – è talmente eccitante che nacque tra di noi una certa complicità.» guardò il cielo per alcuni minuti in modo assorto come a voler raggiungere vecchi ricordi «La prima volta...» si interruppe voltando un ultimo sguardo alle stelle «La prima volta che abbiamo fatto l'amore non fu qualcosa di fisico, ma qualcosa che va oltre lo spirituale. In molte culture si crede che l'uomo sia stato condannato a vagare in Terra in cerca della sua metà come punizione per un grande male. Quella sera io sono stato riunito alla mia metà: il modo in cui mi accarezzava, il modo in cui mi baciava, il modo in cui tutto ricominciava dopo una sigaretta o dopo una sviolinata malinconica. Avresti dovuto sentire le sue braccia mentre scivolavano sul mio corpo, forti, possenti e il suo petto che si adagiava sul mio per arrivare al mio volto. Il dolce che si tramutava in violento. Il muro ruvido, il pavimento freddo, le sue unghie sui miei fianchi e la strana voglia di voler impazzire per poterlo amare eternamente. Dio solo sa quante volte l'ho pregato di non farlo smettere e poi l'ho implorato affinché quel momento durasse per sempre.» il suo tono si faceva via via più alto.
«John, John, si calmi. Non voglio turbarla...» lo interruppi.
«Mi perdoni:» iniziò a singhiozzare «sono i ricordi. Comunque, lei voleva delle risposte. Come può un amore finire? Le ho mostrato il lato pieno, passionale, la metà bella fino ad ora. Poi c'è il rovescio della medaglia. La sera arrivano i dubbi riguardo tutto quel 'pieno' e magicamente il gioco si ribalta e il bianco diventa nero, le gioie dolori e la felicità malinconia. Ti ritrovi ad ammettere che stai facendo del male inconsapevolmente a colui che ami, ti convinci che anche lui lo sta facendo a te e che tutto questo per il vostro bene deve finire.»
«Devo ammettere» lo interruppi nuovamente «che mi ritrovo appieno in questa descrizione e le confesso che queste domande le ho fatte anche un po' per me: c'è un motivo per cui mi ritrovo qui ed è l'Amore. Cazzo, perchè non può essere tutto così semplice?»
«Perché siamo umani e anche il più razionale, come Sherlock, prima o poi si ritrova ad affrontare le emozioni. Penso sia questa la risposta finale: siamo umani e non ci sono regole, dobbiamo adattarci per sopravvivere e comprendere noi stessi prima di tutto. L'Amore non può finire e l'unico modo per affrontare l'Amore è continuare ad amare. Tutto questo può suonare paradossale, ma il mio amore per Sherlock elimina ogni mio dubbio nel momento in cui lo guardo dormire.» sospirò e aggiunse «Pensa che lui non sappia che io sono qui? Lo sa, e io so che lui lo sa. In questo modo io so che lui mi ama e lui sa che io lo proteggerò finché ci sarà un noi.»
L'aria intorno a me si era fatta d'un tratto più leggera, mi sentivo parte del mondo e comprendevo che avevo trovato la via giusta per la felicità.
«Ora temo di dover andare.» disse facendo un cenno verso Sherlock che si stava muovendo verso la recinzione rotta «Spero di aver chiarito i tuoi dubbi. Ama più che puoi. Buon Anno Nuovo!»
«Buon Anno a te, John Watson!»

Di ritorno a casa le strade presero vera vita senza tutte quelle macchine e non sembravano più così malinconiche, le case mi guardavano sorridendo e gli alberi mi salutavano mossi leggeri dal vento. Sembrava che un'era nuova, felice, si fosse impossessata finalmente della mia vita. Mi misi a canticchiare So, I'm gonna love you like I'm gonna lose you² con la consapevolezza che tutta quella merda che fin'ora aveva abitato con me si sarebbe rappresentata, ma che con lui al mio fianco sarebbe stato tutto meno schifoso.
Presi il cellulare e digitai "Ti amo anche io."





¹«Oh, non ho detto che abbia dei difetti... o almeno che ne abbia di gravi. Ha delle idee un po' strane... ed è fanatico per certi rami della scienza. Che io sappia, è una persona molto a modo.» -Uno Studio In Rosso, Arthur C. Doyle

² Like I'm Gonna Lose You, Meghan Trainor feat. John Legend




Angolo della scrittrice

Buonasera.
Ritorno a scrivere dopo anni grazie ad una persona a me molto cara. Questo racconto è partito da una riflessione fatta con me stessa sul significato dell'Amore dopo le magnifiche (ah-ah, no) feste di Natale.
Sottolineo il ritorno-a-scrivere-dopo-anni, davvero, siate clementi (o aggressivi con gentilezza) e magari portatemi dei biscotti e del tea.
   
 
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