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Autore: Hiki_Kairi    28/12/2015    2 recensioni
Questa One shot costituisce il terzo capitolo della serie Semper Fidelis, alla quale da il nome
è notte, Arthur come sempre è tormentato dagli incubi, ma Emrys questa volta perde la pazienza
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Semper fidelis'
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Salve a tutti/e! Siamo tornate, questa volta con una One-shot dato che causa università la terza Long richiederà ancora del tempo.
Cos'è successo finora?
Arthur è un marine che soffre di disturbo post-traumatico da stress, dopo essere tornato dall'Afghanistan ha cominciato a lavorare per l'NCIS. Ed è proprio all'NCIS che Arthur incontra Merlin (Emrys), riconoscendolo. I due iniziano a vivere quella relazione, che ai tempi di Camelot era impossibile, anche se il loro rapporto non è privo di conflitti. Arthur non ha ancora raccontato niente ad Emrys di quanto è successo in Afghanistan, e la notte è tormentato dagli incubi... *per ulteriori approfondimenti invitiamo i gentili lettori a leggere le altre due fan-fiction appartenenti alla serie*

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SEMPER FIDELIS

 
Quando si svegliò stava piangendo. “ehi… tranquillo… era solo un incubo“ le braccia di Emrys lo avvolgevano in un caldo abbraccio protettivo, avvertì appena le carezze rassicuranti sui capelli. Si accorse di tremare. Non ne poteva più.

“Che ore sono Em?“ si ritrovò a chiedere, la voce ridotta ad un sussurro strozzato. “Le due di notte. “rispose l’altro, accendendo la luce sul comodino e scostandogli i capelli sudati dalla fronte per poi dargli un bacio sullo zigomo. Arthur sospirò. “Non ne posso più.“ mormorò, rivolgendo uno sguardo angosciato al compagno. Il moro si sollevò su un gomito, allungando una mano ad accarezzargli dolcemente il viso.

“Parlami dei tuoi incubi, Arthur… ti farà bene. “ disse. Quante volte gli aveva ripetuto quella frase negli ultimi giorni? Il biondo scosse la testa, allontanandosi appena. “No Em. Non voglio.“ E quante volte ormai lui aveva risposto in quel modo? Emrys si ritrovò a scuotere la testa, spazientito dall’ ostinazione del biondo. Si indicò gli occhi con un dito. “Le vedi queste? “chiese, indicando le occhiaie profonde che gli solcavano il viso pallido. “Non sei l’unico a passare le notti in bianco. Penso di avere almeno il diritto di sapere il perché!“ sbottò, la voce sempre più irritata ad ogni parola detta. L’altro scosse la testa, rizzandosi a sedere e spaventando Excalibur, che optò per andare a dormire in salotto.

“Non sei costretto a sopportarmi!“ il tono della voce improvvisamente alterato. “Torna a casa, se è questo che vuoi.” negli occhi la muta richiesta di restare, invece, perché senza Emrys a rassicurarlo, sarebbe stato perduto.

Solo lo sguardo perso del biondo convinse Emrys a non tradurre in fatti l’invito dell’altro. Il moro scosse la testa, sedendosi a sua volta sul bordo del letto. “Ti senti quando parli?“ chiese, la voce improvvisamente calma, in contrasto con il tono stizzito di pochi secondi prima.

A quelle parole Arthur affondò la testa tra le mani, l’altro notò che non aveva ancora smesso di tremare e gli avvolse le spalle con un braccio. “Ti stanno consumando, Arthur. Devi parlarne con qualcuno.“ sospirò “devi parlane con me. “ sussurrò, accarezzandogli i capelli fradici “questa cosa ti sta uccidendo. Ti vedo crollare di più ogni giorno che passa.“ Arthur alzò la testa, andando poi ad appoggiargliela sulle gambe, fissando il compagno negli occhi, lo sguardo improvvisamente colpevole quando si fissò sulle occhiaie dell’altro, in mente le parole di Lance, che più di una volta gli aveva intimato di mettere Emrys a conoscenza dei fatti. Quando aprì la bocca per parlare, però, le parole che uscirono non erano quelle che avrebbe dovuto dire “Se te ne parlassi, te ne andresti. “mormorò. Capendo di aver commesso un errore solo quando gli occhi di Emrys assunsero, per una frazione di secondo, un’aria ferita. “Non ti fidi di me, Arthur? “chiese, distogliendo lo sguardo dal suo per andare a fissare un punto non ben definito della stanza. Il biondo strinse i denti. Aveva scelto le parole sbagliate. Nel petto una voragine che rischiava di inghiottirlo, l’aria improvvisamente irrespirabile mentre tentava di rimediare. “Non intendevo questo. Io mi fido di te Emrys. “sussurrò, consapevole di non poter cancellare quella mezza accusa appena pronunciata, che ora gravava come un macigno sopra di lui.

Il moro lo guardò. Il suo sguardo era inequivocabile. “E allora cosa intendevi, Arthur? “chiese, nella voce una nota velenosa “credi davvero che io possa andarmene? Ti fidi così poco di me da credere che io possa giudicarti? Non me ne importa niente di quello che hai fatto in Afghanistan! Come puoi non capire? Io…“ sospirò, imprecando tra i denti, il viso contorto in una smorfia dolorosa. “Io ti amo così come sei! Potresti anche essere un killer, non me ne importerebbe nulla. Credi davvero che potrei giudicarti vedendo quanto ci stai male? “chiese, fissando gli occhi in quelli di Arthur, che distolse lo sguardo con aria colpevole, restando in silenzio per qualche secondo. La testa ancora appoggiata sulle ginocchia di un Emrys tremante di rabbia.

Si sentì scostare con poca delicatezza e avvertì il compagno sibilare un “vaffanculo” tra i denti, mentre si alzava afferrando con una mano i pantaloni e con l’altra la giacca, manifestando apertamente l’intenzione di andarsene, forse prima di dire qualcosa di cui si sarebbe potuto pentire in seguito.
Prima ancora di ragionare su quanto stava facendo, il biondo scattò in piedi, afferrando il moro per un braccio, costringendolo a voltarsi. Per un attimo fu come se il tempo si fosse fermato. Gli occhi sorpresi dell’uno fissati in quelli improvvisamente vuoti dell’altro.

“Vuoi davvero sapere cos’è successo in Afghanistan? “chiese il biondo, il viso improvvisamente inespressivo. Per un attimo il moro esitò, ma poi annuì. Arthur lasciò il braccio del compagno, senza però interrompere il contatto visivo “Allora preparati, perché quando avrò finito potresti non vedermi più allo stesso modo.”
***
 
Si erano spostati sul divano e Emrys aveva preparato due cioccolate calde con panna e caramello. Erano seduti uno accanto all’altro: il biondo con i gomiti appoggiati alle ginocchia e il viso tra le mani, incerto su come iniziare quel racconto doloroso; il moro accasciato sul divano, il braccio disteso ad accarezzare la schiena del compagno, disegnando con le dita le cicatrici che la segnavano in più punti. “Prima che cominci vorrei dirti… “ mormorò, umettandosi le labbra “vorrei dirti che mi dispiace per come mi sono comportato prima e che…"

“ sono stato in Afghanistan 3 volte“cominciò il biondo, senza lasciargli finire la frase. “l’ultima volta sono tornato a casa da solo."

“ le cicatrici che ho sulla schiena le devo a due attacchi diversi: durante la prima missione sono stato preso di mira da un cecchino in uno scontro a fuoco. Leon mi ha scostato abbastanza in fretta da impedire che il proiettile mi uccidesse, ma sono stato ferito alla spalla. I ragazzi mi hanno tirato fuori da quella situazione mettendo a repentaglio la loro vita e trasgredendo i miei ordini… provai a dire loro di lasciarmi lì, ma non vollero sentire ragioni. Elyan mi disse “Siamo partiti in sei, torneremo in sei,” quando tornammo al campo non ebbi neppure il coraggio di rimproverarli.“ sorrise mestamente a quel ricordo “non mi avrebbero mai lasciato indietro. Sapevano che io avrei fatto lo stesso.“ si fermò per qualche secondo, lasciando che le dita di Emrys percorressero altre cicatrici, più lunghe e meno delineate di quella del proiettile. “Quelle erano schegge di una granata. È stata l’unica cosa positiva che ho fatto mentre ero là. Percival stava allontanando due bambini da una zona pericolosa, c’era uno scontro in corso e loro si erano rifugiati dietro un vecchio muro cadente. Un tizio ha lanciato una bomba e io scostandoli mi sono parato davanti a loro. Ho guadagnato quattro ore di intervento e sordità temporanea da un orecchio, ma almeno ho fatto qualcosa di buono.“ avvertì le dita del moro sulla nuca e per qualche secondo si lasciò coccolare da quel tocco delicato. Si voltò a guardare il compagno. “Però non sono queste cicatrici la causa dei miei incubi.“ sussurrò, fissando il moro negli occhi. Non riusciva a trovare le parole per continuare. Solo pensare a quanto avrebbe dovuto raccontare lo faceva tremare. Bevve una sorsata di cioccolata, ustionandosi la lingua, ma non si lamentò. Mentre tornava ad appoggiare la tazza sul tavolino vide Emrys sorridere e lo fissò con sguardo interrogativo. Il moro gli si avvicinò, baciandolo dolcemente sulle labbra. “Ti eri sporcato.“ spiegò semplicemente, togliendo con il pollice le ultime tracce di cioccolata. Improvvisamente il biondo si ritrovò sdraiato, il compagno, ora dietro di lui, lo stringeva tra le braccia, dandogli baci delicati sui capelli e sulla nuca.

“Te la senti di continuare? “ chiese Emrys, notando quanto suoi muscoli fossero rigidi. Il biondo sospirò. No, non se la sentiva, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.

Portò le mani sulle braccia di Emrys, sospirando di nuovo e godendosi per qualche istante quel calore rassicurante. “È per colpa mia se loro sono morti, Em… non potrò mai perdonarmelo.“ mormorò, la voce appena un sussurro. “Ricordo quel giorno come se fosse ieri."
 
***
 
Il caldo era soffocante. Aveva un brutto presentimento quella mattina, la sensazione che le cose non sarebbero andate bene come al solito. Li guardò tutti, i suoi compagni, i suoi amici. Lancelot, Leon, Percival, Elyan e il più giovane di tutti: Mordred, alla sua prima missione all’estero. Sembrava un ragazzo sveglio, e si era mostrato un valido combattente nei giorni precedenti. Ma quella mattina era diverso: la missione era stata classificata come particolarmente rischiosa. Era la prima volta che la sua squadra andava a stanare i terroristi direttamente nella tana del lupo. Sentì su di sé gli occhi dei compagni.

“ Come vi sentite, ragazzi? “ chiese, ottenendo qualche cenno preoccupato della testa ad indicare un “non c’è male”

“So che siete tesi, ma dobbiamo mantenere la concentrazione. Questa sera saremo tutti al campo a riderci sopra e tra non molto torneremo a casa, questi sono gli ultimi sforzi.“ Leon sorrise in risposta, teso, dando un calcio a Mordred che se ne stava assolto nei suoi pensieri. “Ehi su con la vita moccioso! Presto tornerai a casa!“ poi si voltò verso i compagni “Sapete, il giovanotto qui presente vuole chiedere alla sua ragazza di sposarlo quando torna!“ esclamò, attirandosi uno sguardo omicida da parte del più giovane e scatenando un insieme di risate, pacche sulle spalle e di “congratulazioni” da parte dei compagni.

Era contento di vederli così. Sperò solo che tutto andasse bene. Sapeva che, anche se non l’aveva detto, anche Leon era ormai prossimo al matrimonio con Helena. Sospirò, guardando fuori e lasciando che il suo sguardo si perdesse nel paesaggio brullo e arido. Di sottofondo le risate sommesse e le battute dei suoi uomini. Avrebbe dato la vita per loro, se fosse stato sicuro che potessero tornare a casa sani e salvi.
 
***

Il basso gruppo di edifici si distingueva appena dal paesaggio circostante. Tutte le strutture erano dello stesso colore del terreno e andavano a costituire un complesso abbastanza grande. Sospettò che all’interno si potessero trovare anche dei civili. Delle sagome scure che pattugliavano il perimetro fecero crescere la sua ansia:  il loro informatore li aveva fregati. Ad una prima occhiata sembravano essere in netta inferiorità numerica. Per un attimo fu quasi tentato di ordinare un rientro, ma senza autorizzazione non poteva: li avrebbe messi tutti nei guai. Decise di chiedere istruzioni alla base.

“ Qui Squadra Albion 2734, mi ricevete?"

“ Affermativo, qui è il quartier generale"

“Le informazioni erano errate. Sospettiamo la presenza di civili all’interno dell’edificio. Si possono notare anche diversi uomini armati. Siamo in netta inferiorità numerica, attendo istruzioni."

“ Qui è il Capitano Adkins, con chi parlo?

“ Tenente Pendragon, Signore."

“ Procedete con la missione, Tenente. Vi saranno inviati rinforzi"

“ Sì, Signore. Passo e chiudo"

Guardò i suoi uomini. Improvvisamente le risate erano cessate. Tentò di sorridere, voleva restare positivo.

“ Procediamo, Signori, “ sperò che dalle sue parole non si cogliesse la tensione che lo pervadeva in quel momento. Per un attimo pensò di avere paura. Imbracciò il fucile, un M40[1]. Era ora di scendere.
 
***
 
“ State giù. Lion e Mordred con me. Percival, Elyan e Lancelot dall’altra parte. Ci vediamo all’edificio.

Attese un segno d’assenso da parte dei compagni. Nei loro occhi la fiducia, nel suo cuore il dovere di non perderla. “Non fatevi ammazzare."
 
***
 
La sparatoria era cominciata prima del previsto. Come avevano fatto a vederli? Dovevano trovare un posto riparato. Si sporse a osservare la scena. Non riusciva a vedere i cecchini. Lion lo tirò indietro prima che gli sparassero. Una scarica di proiettili si abbatté dove pochi istanti prima si trovava la sua testa. “Grazie” mormorò, seguendo con lo sguardo la mano del compagno che gli indicava un bagliore sul tetto dell’edificio. Eccoli, i bastardi. Alzò il pollice in segno d’assenso. Ora dovevano solo avvicinarsi e portarsi fuori tiro.
 
***
 
“ Più difficile del previsto ma eccoci qua eh, Tenente?” Il tono di Elyan sembrava quasi allegro

Sorrise, nello stomaco un miscuglio di sollievo e adrenalina. “Ci sono feriti?“  chiese, guardando distrattamente i compagni, la concentrazione sul cortile interno. Avevano trovato un punto riparato, per il momento. “No, Signore” Mordred, l’unico che ancora lo chiamava Signore, gli stava simpatico, il novellino.
 
***
Spari alle loro spalle. Accerchiati. L’attenzione rivolta sia al cortile sia agli uomini dietro di loro che, lentamente, stringevano il cerchio. E i rinforzi? Chi lo sa. Solito schema: la sua attenzione sul cortile, i suoi uomini a coprirgli le spalle. Non si voltò. Sapeva di essere al sicuro. Sentì Mordred tremare al suo fianco mentre cambiava le munizioni. “Stai tranquillo “ sussurrò, l’occhio nel mirino, puntato nel cortile. Il loro obiettivo era ancora all’interno. Sentì un “Sì, Signore“ in risposta prima che l’altro tornasse a sparare. Abbozzò un sorriso tra sé e sé, davvero un bravo ragazzo.
 
***
Si lasciò stringere da Emrys per qualche secondo, tentando di scacciare il nodo alla gola. In quel momento avrebbe solo voluto scomparire, annullarsi. La parte più difficile doveva ancora arrivare. Ogni singola immagine era impressa nella sua mente in modo indelebile. Sentì l’abbraccio del moro farsi soffocante, protettivo. Il compagno lo baciò dolcemente sulla nuca, facendolo rabbrividire, ma non disse nulla, aspettava che lui continuasse. Arthur sentì in quel momento che doveva finire. Per la prima volta doveva raccontare quella storia per intero. Senza tralasciare dettagli. Doveva lasciare che il ricordo fluisse, tornasse a vivere attraverso la sua voce. Sperò che Emrys lo stringesse abbastanza forte da impedirgli di affogare.
 
***

Fu allora che la vide. Il suo obiettivo. Una donna. Aveva sentito parlare di lei. Quando vide il rigonfiamento sotto le vesti capì che aveva intenzione di far saltare tutto in aria. Portava un Hijab.

Mirò, puntando al viso. In quel momento il dito sul grilletto, per la prima volta in vita sua, tremò. “Morgana”. Ricordi. Immagini. “Non posso ucciderla”. Esitò. Tornò a mirare. La donna sorrise. Lui abbassò il fucile.

“Arth...!”

L’esplosione arrivò prima che Lion potesse terminare la frase.
 
***
“ Mi sono svegliato in ospedale due settimane dopo. Mi hanno ricucito un po’ qui e un po’ lì, ma ero vivo."

Sentì la presa di Emrys farsi più salda. Una lacrima gli rotolò lungo la guancia. Cercò di asciugarla con una mano, ma fu seguita da molte altre. Lacrime silenziose, i singhiozzi trattenuti da un orgoglio di cui avrebbe fatto volentieri a meno in quel momento.

“Ho ucciso i miei amici.”

Il moro non rispose, ma gli accarezzò dolcemente la testa, stringendolo a sé per diversi silenziosi minuti. Arthur non aveva bisogno di parole, in quel momento, e il compagno sembrava averlo capito piuttosto bene.

Avvertì Excalibur che saliva sul divano e si accoccolava sul suo fianco. Sentì Emrys sghignazzare. “Ecco, ora siamo bloccati. Il tuo gatto ha deciso che siamo una valida alternativa alla sua cuccia.“ quell’osservazione, così spontanea e in quella circostanza, lo fece ridere. Il moro gli baciò la spalla.

“Mi piace quando ridi.”

Arthur portò una mano a stringere quella di Emrys. “Perché sei ancora qui, Em? “ chiese ad un tratto.

“ Cosa intendi?”

“ Perché sei rimasto fino ad ora? Ti ho reso la vita impossibile.”

Sentì Emrys tirargli piano i capelli, quasi indispettito da quell’osservazione.

“ Tanto per cominciare, non è vero che mi hai reso la vita impossibile. Gwaine e le ragazze mi rendono la vita impossibile, non tu,” lo fermò portandogli una mano alla bocca prima che potesse replicare con quel “Ma”, che tanto insisteva per essere espresso “Secondo, perché ti amo, Arthur, e ti sarò sempre accanto,“ Il biondo  lo sentì sbuffare una risata e poi sussurrargli delle parole all’orecchio. Due parole che da quel momento divennero un marchio a fuoco nel suo cuore. Semper fidelis

***

Arthur sciolse l’abbraccio, sfrattando con poca grazia Excalibur, dal quale ottenne un serio miagolio di protesta. Strinse la mano di Emrys, che non aveva mai lasciato la sua per più di qualche istante durante tutto il suo racconto. Baciò il moro prima che potesse dire qualsiasi cosa. Da un lato fu quasi sorpreso di non incontrare nessuna resistenza, nessun timore, dall’altro sentì un calore inaspettato invadergli il petto, un peso che improvvisamente si scioglieva, lasciandogli il cuore un po’ ammaccato ma ancora intatto. Si separò dalle labbra umide del compagno dopo qualche istante. Aveva una cosa da chiedergli.

“ Merlin “era da un po’ che non lo chiamava così, ormai si era abituato ad usare “Em”.

Il moro lo guardò, erano ancora abbracciati, negli occhi un’aria interrogativa. “Dimmi.”

“ Chi è Morgana? “

Quella domanda era rimasta sepolta nel suo cuore per troppo tempo, ora aveva bisogno di una risposta. L’unica persona che poteva rispondergli era lì, di fronte a lui, e ora lo guardava con un’aria quasi rassegnata.

Il moro esitò per qualche istante prima di rispondere. “ Morgana era tua sorella.“ gli occhi fissi sulle luci di Philadelphia, fuori dalla finestra. “Non le hai sparato perché non potevi, Arthur. Non saresti mai riuscito a farle del male. Né in Afghanistan, né a Camelot. Per quanto tu fossi arrivato ad odiarla, non le avresti mai torto un capello.” Una nota amara nella voce del compagno suscitò la curiosità del biondo, che della sorella aveva solo un ricordo estremamente vago e distante. Avrebbe voluto chiedere altro di quella donna, ma sentiva di non averne le forze. Si sentiva prosciugato. Vuoto. Ma allo stesso tempo leggero, come non lo era stato per molto tempo.

Emrys gli stampò un bacio sulle labbra, accarezzandogli il viso e abbozzando un sorriso.

“Andiamo a dormire”
 
***
“Morgana”. Ricordi. Indecisione. Il dito sul grilletto che inizia a tremare. “Devo spararle”, ma la sua mano non ne vuole sapere.  “Non posso. Nonpossononpossononpossonon…”

“ Arthur Spara! “una mano sulla spalla, lo stringe appena, gli infonde fiducia. Esortato da quella voce così rassicurante e familiare prende di nuovo la mira.

Basta un colpo. La donna cade a terra. Un proiettile diritto in mezzo alla fronte. Gli occhi verdi chiusi per sempre.
La consapevolezza di aver compiuto la missione. Salvi. Sono tutti salvi.

Voltandosi, incrocia alla sua sinistra uno sguardo che conosce bene. Due occhi blu, dello stesso colore del cielo dopo il tramonto.

“ Emrys.“
 
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Beh ragazzi, che dire? Grazie di averci seguito fin qui. Sappiamo che è passato molto tempo dai primi due episodi di questa serie e, anche se non sappiamo quando pubblicheremo il prossimo, possiamo assicurarvi che lo faremo. Non ci piace lasciare le cose a metà, quindi ogni tanto fate un salto sulla nostra pagina e controllate se è uscito qualcosa di nuovo :) possiamo solo anticiparvi che si parla di marzo, sicuramente, dato che ora siamo alle prese con la temuta sessione invernale ^-^"
Grazie di cuore per il vostro sostegno :) come al solito recensioni/commenti/critiche sono sempre molto graditi ^-^
Baci,
Hiki&Kairi 
 
 
 
 

[1] Fucile di precisione in dotazione ai Marine
 
   
 
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