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Autore: Kore Flavia    29/12/2015    1 recensioni
[Ultear/Zeref][Giochi di Magia][Il mio regalo di compleanno -in mega ritardo- per Grace][Crack!Pairing]
Ancora poteva sentire il peso del capo sul suo seno, quando l’aveva coccolato come un bambino o un animale. Quando lo aveva amato e desiderato coma una bambina fa con una bambola. Quando l’aveva odiato nello stesso modo con cui aveva odiato Ul, perché entrambi erano la sua salvezza, ma anche la sua disgrazia. [...]
Gli scricchiolii dei suoi passi sul vecchio legno consunto l’inquietarono. Le sembrò di notare un ombra correre sui muri seguendola, lambendone i vestiti. [...]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ultear, Zeref
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note d'autrice: Buonsalve signori e signore, eccomi con una nuova Crack (tanto per cambiare) e, come anticipato, è una Zeltear. Cara OTP di Grace che ha compiuto gli anni da poco e a cui io Dovevo scrivere una storia Crack. 
Spero di non essere andato OOC, più che una coppia mi sembra ci sia solo l'accenno al rapporto che attribuisco a questi due, ma ehi! Ci ho provato. 
E' anche cortissima, ma allungare il brodo mi risultava difficile perché sarebbe diventato una continua ripetizione e "no, grazie, va bene così".
No Beta perché sono scema. 
Vi lascio ad una buona lettura ^^
Kore


 
But Hearts never forget
Ultear lo sapeva, sapeva che, semmai l’avesse rincontrato durante i giochi, tutto ciò che avrebbe desiderato sarebbe stato distruggerlo, soffocandolo nella stessa sofferenza che l’aveva fatta boccheggiare per anni alla sua ricerca. Volendolo possedere, tramutarlo in oggetto. Volendolo utilizzare a suo piacimento.
Ancora poteva sentire il peso del capo sul suo seno, quando l’aveva coccolato come un bambino o un animale. Quando lo aveva amato e desiderato coma una bambina fa con una bambola. Quando l’aveva odiato nello stesso modo con cui aveva odiato Ul, perché entrambi erano la sua salvezza, ma anche la sua disgrazia.
Gli scricchiolii dei suoi passi sul vecchio legno consunto l’inquietarono. Le sembrò di notare un ombra correre sui muri seguendola, lambendone i vestiti.
E lui era ancora lì, ad osservarla nel suo disgusto remoto, nel suo odio centenario, odio non solo per lei, ma da cui più di tutti si sentiva colpita. Lei, infatti, ancora lo bramava come aveva fatto all’epoca e, seppur avrebbe voluto inferirgli gli stessi patimenti, avrebbe anche voluto sentirlo suo. Saper di poter contare su di lui come poteva farlo sul tempo e sullo spazio.
I singulti squassavano la stanza e le ombre si avvicinavano a lei sempre più, accarezzandone la pelle vellutata e pallida dal senso di colpa.
Ma era lei la preda tra i due, era lei a soccombere a quell’insistente desiderio di avere l’altro, era lei l’inutile sciocca bambola. Lui avrebbe potuta muovere a suo piacimento e lei si sarebbe convinta da sola di essere amata e di possederlo, illudendosi d’esser al comando, d’esser forte. Lei era la preda sotto la tortura di quei occhi estenuati e impassibili. Occhi indifferenti alle sue sofferenze come a quelle di chiunque altro.
La stanza fu scossa da un ultimo singhiozzo prima di piombare nel silenzio delle ombre, che giravoltavano intorno a lei come avvoltoi alla ricerca del primo cedimento della preda. La volevano vedere soccombere alle sue colpe, la voleva. 
   
 
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