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Autore: Gnarly    29/12/2015    1 recensioni
[Child!Sciles]; [Christmas!time]
Claudia ama il Natale e le cene di famiglia relativa a questa festività. Invita una sua nuova amica al cenone natalizio e Stiles e Scott faranno una scoperta a dir poco interessante.
[Quarta classificata al Multifandom Contest - Oneshot (Seconda edizione!) indetto da eos_92 sul forum di EFP]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Claudia Stilinski, Sceriffo Stilinski, Scott McCall, Stiles Stilinski, Talia Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Plenilunio di Natale
 
Un ragazzino dai capelli castani, spettinati come non mai, stava correndo da una stanza all’altra con un joystick in mano. Stava andando alla ricerca di un aereoplanino color giallo canarino nella speranza che lo trovasse prima di sua madre, fin quando un rumore di ceramica infranta proveniente dalla cucina interruppe le sue ricerche. “Trovato”, pensò affranto tra sé e sé.
«Stiles!» urlò una voce femminile, decisamente arrabbiata.
Il bambino pregò tutti gli dèi affinché Claudia non lo disintegrasse con il suo sguardo laser – a furia di guardare tutti quei film di fantascienza, era convito che i membri della sua famiglia avessero un qualche potere strano, come appunto quello di incenerire una persona solo guardandola – per aver distrutto non si sa quale cimelio di famiglia.
«Stiles Stilinski! Vieni subito qui!» Ecco, quello poteva risultare un gran bel problema: Claudia non chiamava mai il proprio figlio con il nome completo – o quasi – a meno che non fosse davvero arrabbiata.
Il ragazzino si diresse verso il luogo da cui aveva sentito provenire il frastuono, cercando di assumere una faccia più dispiaciuta possibile. Quando vide il vaso distrutto in cento pezzi si costrinse a cercare una scusa più che valida per attenuare la furia della madre. «Scusa, mamma. Io non… non l’ho fatto apposta. Ho provato a montare da solo l’aeroplanino che mi avete regalato tu e papà. So che dovevo aspettare lui, ma non sapevo che fare!» gli tremò la voce, spaventato dalla reazione che sua madre avrebbe potuto avere da lì a pochi secondi. Il viso della donna, però, si addolcì di colpo, lasciando Stiles sinceramente spiazzato. «Lo so, amore. Mi dispiace che tuo padre sia dovuto andare a lavoro anche oggi» disse lei, accarezzando delicatamente le guance del figlio.
Sul volto di Stiles scese una lacrima, una di numero. Voleva a tutti i costi sembrare “un duro”, come lo sceriffo voleva che fosse, ma nei momenti in cui sentiva la sua mancanza proprio non ce la faceva a non piangere. Per fortuna, in quelle situazioni c’era sempre sua madre a sollevarlo di morale – a volte cucinandogli delle fantastiche omelette con il prosciutto cotto, altre invece semplicemente abbracciandolo, cullandolo dolcemente finché non si addormentava.
«Mi ha appena chiamato, tesoro. Ha detto di aver quasi terminato il lavoro in ufficio, quindi a breve sarà a casa.» Il volto di Stiles s’illuminò di gioia: capitava raramente che suo padre fosse presente durante le cene di Natale. Claudia sorrise involontariamente, perché vedere il figlio in quello stato di felicità pura – che ultimamente capitava raramente, considerati tutti gli avvenimenti piuttosto strani che nell’ultimo periodo stavano accadendo a Beacon Hills che richiedevano la presenza dello sceriffo nella stazione di polizia per valutare i diversi casi – la rendeva a sua volta felice. Vederlo triste, invece, le faceva pensare il cuore come nessun’altra cosa sarebbe stata capace: amava il figlio più di qualsiasi altra cosa al mondo, e niente – niente – le avrebbe tolto la volontà di abbattere quel velo di malinconia che spesso celava i suoi occhi.
La donna si diresse in cucina e Stiles sentì un cigolio familiare, segno che sua madre aveva intenzione di preparargli delle fantastiche omelette. Detto fatto, in meno di cinque minuti il bambino si ritrovò seduto sulla sedia, con davanti un piatto di frittata farcita di prosciutto e formaggio filante, pronta per essere mangiata. Non sapeva per quale oscura ragione, quel giorno, sua madre non l’avesse rimproverato e messo in castigo per almeno due settimane privandolo di Play Station e Scott – quest’ultima era sempre stata, per lui, la peggiore punizione di sempre – ma ad essere sincero quella situazione gli piaceva e, di certo, non si sarebbe avventurato in quel territorio minato.
Non riuscì a ingoiare l’ultimo boccone perché sentì la porta d’ingresso aprirsi – per poi udire uno scatolone cadere a terra seguito da un’imprecazione così complessa che non sarebbe riuscito mai a ripetere – e si catapultò verso l’entrata principale della casa, non vedendo l’ora di abbracciare il padre che non vedeva da quella mattina. Quest’ultimo stava raccogliendo il panettone da terra – “ecco cos’era caduto!” pensò Stiles fiero di essere riuscito a risolvere quell’enigma – ma fu costretto a restare a mezz’aria per prendere al volo il figlio, che si era letteralmente lanciato tra le sue braccia.
«Ehi, campione» disse lo sceriffo ridendo.
«Ciao papà! Lo sai che sono riuscito a montare l’aeroplanino tutto da solo?» esultò il bambino… omettendo la parte della distruzione del vaso in terracotta che sua nonna materna aveva lasciato alla famiglia Stilinski nel testamento.
La voce di Claudia si udì dalla stanza a fianco, smorzata da diversi risolini dovuti all’affermazione del figlio: «Stiles…»
Il bimbo sbuffò, cercando di sembrare il più innocente possibile. «E va bene! Devi smetterla di ricattarmi però, mamma. Non è giusto!» Questa volta la risata di Claudia fu vigorosa. «Allora, papà… ho rotto il vaso della nonna.»
In un primo momento lo sceriffo diventò paonazzo, poi scoppiò anche lui in una fragorosa risata – e con questo, Stiles restò di sasso per la seconda volta in una sola giornata. «Era ora che qualcuno si decidesse a fare fuori quell’orrendo barattolo!» Detto questo, con il figlio ancora attaccato addosso come una cozza, andò in cucina a salutare la moglie, che stava lavando i piatti a mano a causa del guasto della lavastoviglie.
«Bene,» disse dopo averle stampato un bacio sulla fronte – Stiles gli fu grato, perché ogni volta che i suoi genitori si scambiavano effusioni d’amore davanti ai suoi occhi rischiava di vomitare il pranzo – «adesso possiamo preparare la tavola per la cena di Natale!»
«Oh» improvvisamente una cosa tornò alla mente della donna «non ricordo se ve l’ho già detto, ma questa sera si aggiungeranno quattro posti in più. Qualche settimana fa ho incontrato una signora al supermercato… diciamo che “incontrare” non è il verbo più adatto, perché ci siamo scontrate con i nostri carrelli. Abbiamo parlato un po’ e ci siamo riviste un paio di giorni dopo per berci un caffè insieme alla tavola calda in fondo alla strada. Praticamente siamo diventate amiche, ci sentiamo ogni giorno!» spiegò lei esaltata: era da tempo che non condivideva qualcosa con un’altra donna, era sempre così impegnata nello svolgere le faccende domestiche che aveva poco tempo per uscire di casa – tranne quando doveva andare, per l’appunto, al supermercato per fare un po’ di spesa.
«Quindi» ricapitolò il marito «durante la cena di Natale avremo come ospite una donna di cui non conosciamo nemmeno il nome?»
«Non serve essere scettici a proposito, sono al vostro servizio per rispondere a tutti i vostri quesiti» rispose lei, aprendo la braccia in modo plateale e inchinandosi di fronte alla sua famiglia. Stiles cercò di trattenere una risata per non offendere il padre, ma non ci riuscì completamente: quello che nacque da questo suo tentativo lo fece sembrare un vecchietto che stava per strozzarsi con la propria saliva.
Diverse domande come “quanti anni ha?”, “come si chiama?”, “ha dei figli?”, “verranno i figli?”, “quanti figli ha?”, “i figli sono maschi o femmine?”, “ha un marito?” – nonostante fosse totalmente confusa, era più che sicura che le domande riguardanti i figli fossero uscite dalla bocca di Stiles – investirono Claudia come un treno; lei cercò di unirle per creare un discorso di senso compiuto.
«Si chiama Talia e a essere sinceri non ho la minima idea di quanti anni abbia… a occhio e croce direi una quarantina, come me. So che è divorziata e che ha tre figli, di cui due dovrebbero venire a cena da noi. E, Stiles, prime che tu me lo chieda: sono due femmine e un maschio.»
Il viso del piccolo s’illuminò: lui, Scott e il figlio della nuova amica di sua madre avrebbero potuto formare il FTI (Fantastico Trio Invincibile) che da anni cercava di formare con il suo migliore amico e un altro ragazzo a caso della sua classe.
«Bene. Adesso possiamo iniziare ad apparecchiare» affermò lo sceriffo.
«Ehm…» bofonchiò Stiles, intrecciandosi le mani con fare nervoso «io me ne vado in camera!» disse infine, correndo verso la sua cameretta prima che il padre potesse acciuffarlo per le orecchie e costringerlo a dare una mano.
Il campanello suonò alle otto e mezza precise. Neanche la mamma di Stiles quando voleva andare a messa sarebbe stata così puntuale! Il bambino sperava che fosse la nuova amica di sua madre alla porta – aveva una voglia matta di conoscere suo figlio! – ma le sue aspettative si infransero quando un ragazzino della sua stessa altezza si presentò lì davanti con una barba bianca finta attaccata malamente e un cappello rosso in testa, che a furia dei movimenti bruschi del bimbo cadde a terra.
«Accidenti!» esclamò quest’ultimo, per poi correggersi. «Ehm… volevo dire: oh, oh, oh! [1]»
Lo sguardo che Stiles lanciò a Scott equivaleva a un “sei serio?” non detto per evitare di infrangere i sogni di diventare Babbo Natale del suo migliore amico. Il piccolo proprietario di casa ancora si ricordava quando alle elementari Scott gli aveva detto che da grande sarebbe stato il successore di quel vecchio rimbambito che non sa guidare una slitta trainata dalle renne – queste furono le parole da lui pronunciate.
«Non hai niente da dire, Stiles? Guarda, sono Babbo Natale! Gli somiglio, vero? Oh, oh, oh!» Scott era davvero dispiaciuto per la reazione poco entusiasta ottenuta dal suo amico, ma non lo diede a vedere e corse all’interno della casa per mostrare il suo costume agli altri componenti della famiglia Stilinski.
Dopo che Melissa aveva varcato la soglia Stiles fece per accostare il portone, quando un piede si mise tra la porta e i cardini di quest’ultima, impedendo al bambino di chiudere completamente l’ingresso.
Una voce femminile si levò nell’aria, aveva un tono gioioso e un sorriso smagliante che partiva dall’orecchio destro fino ad arrivare al sinistro. «Ciao, piccoletto. Tu devi essere Stiles.»
Claudia si affacciò dalla cucina, mostrando il viso che sbucava dalla porta che divideva il soggiorno dalla stanza in cui stava terminando di cucinare il cibo che avrebbero dovuto mangiare quella sera – il figlio la convinse a preparare il pollo al curry con le patate al forno promettendole che avrebbe guardato con lei Forrest Gump il giorno successivo.  «Talia!  Oh, Talia. Sono così contenta che tu sia riuscita a venire.»
«Mi sono permessa di portare dei dolcetti. In realtà volevo preparare qualcosa con le mie mani, ma l’ultima volta che ci ho provato è esploso il forno, quindi… ehm, ecco, ho pensato che sarebbe stato meglio andare a comprare qualche biscotto piuttosto che dare fuoco alla mia casa di nuovo.»
Claudia scoppiò a ridere all’affermazione dell’amica – sapeva dei suoi problemi riguardanti l’ambito culinario, ma ogni volta che sentiva una delle tante avventure gastronomiche di Talia non resisteva all’impulso di prenderla in giro – per poi prendere il vassoio pieno di dolci e posizionarlo nel bel mezzo della grande tavolata che era stata preparata quel pomeriggio. Al centro della tovaglia, che era decorata con immagini di renne e gnomi per riprendere il tema natalizio, era posizionata una grande candela che emanava una debole fiamma e un carillon, che Stiles aveva rotto, raffigurante un grasso Babbo Natale su una slitta.
«Spero che i tuoi figli non siano vegetariani, perché ho preparato del pollo e-» non riuscì a terminare la frase perché la nuova ospita la interruppe, con un velo di imbarazzo nella voce. «A proposito di questo… volevo dirti che Laura, Derek e Cora non sono riusciti a venire questa sera» spiegò lei, rivolgendo uno sguardo preoccupato alla luna piena, così luminosa che inondava il giardino Stilinski di luce e mostrava la bellezza delle piante che Claudia, patita del giardinaggio, aveva piantato.
Stiles, che nel frattempo si era diretto in camera seguito da Scott, corse immediatamente in soggiorno all’udire di quelle parole. «Ma non è giustooo! Cosa ne sarà del nostro piano per creare il FTI, eh Scott?» Talia guardò la mamma del bambino con fare confuso, ma questa le rispose con un gesto della mano che equivaleva ad un “lascia perdere”.
«Credo che questo tuo… ehm, piano, dovrà aspettare ancora un po’. Sai, durante la settimana della luna piena i miei figli hanno dei… problemi.» [2]
Le sopracciglia del piccolo, che proprio non riusciva a immaginare quale tipo di problematica potessero avere dei bambini con la luna piena, si alzarono, ma invece di continuare la sua investigazione prese Scott per la barba finta e lo trascinò nella sua cameretta.
Chiusa la porta e, dopo essersi accertato di non essere ascoltato da qualcuno tramite delle cimice nascoste all’interno della sua camera, si buttò sul letto.
«Abbiamo bisogno di un piano, capo» disse Scott un po’ troppo ad alta voce per i gusti di Stiles.
Il suo amico gli rispose mormorando: «Shh, non urlare! Dobbiamo assolutamente fare delle ricerche sulla questione “Luna Piena”, Agente Cobra.» A sentire questo nome, gli occhi del castano si spalancarono per il dissenso. «Perché “Cobra”? Non voglio chiamarmi così» si lamentò lui.
«Il cobra è il serpente più pericoloso al mondo» spiegò Stiles cercando di convincere l’amico. «Dovresti essere contento di chiamarti con il più velenoso dei rettili.»
Scott decise di potersi fidare, così accantonò la questione-nome e aprì il portatile dell’amico che si trovava nascosto sotto il letto, per trovare qualche notizia sui problemi che qualcuno avrebbe potuto subire con l’avvento della luna piena, così digitò sul motore di ricerca “luna a forma di palla”. Non appena il suo amico vide quello che stava scrivendo, si impossessò del computer. «Se l’operazione si chiama Luna Nuova, perché tu cerchi informazioni sulla luna a forma di palla?»
«Ma non ti sta bene niente!» disse Scott sbuffando, alzandosi da terra e dirigendosi verso la libreria: in quella casa c’erano così tanti libri di astronomia – Claudia si interessava di astri celesti – da far invidia alla Biblioteca Comunale.
«Ehi, testa di rapa, torna qua. Ho trovato qualcosa di interessante» lo informò l’amico, proprio quando era riuscito a tirar giù dalla mensola più alta un libro intitolato “Conseguenze della luna piena”.
Il sito su cui Stiles era capitato mostrava diverse foto di streghe, demoni e lupi. «Allora,» iniziò lui «qui sono elencati tantissimi miti sulla luna piena; tu prendi carta e penna e segna quelli più importanti, indagheremo durante la cena.» Scott strappò un foglio dal quaderno di matematica dell’amico, che non era mai stato usato se non per segnare il proprio nome nonostante l’anno scolastico fosse iniziato da più di tre mesi, e prese una penna rosa dall’astuccio rosa che quest’ultimo possedeva.
«Adesso ti elencherò tutte le leggende sulla luna piena e tu le scriverai una ad una. Primo, le persone diventano pazze.» Scott lo interruppe, dicendo cosa ne pensava: «Sì, ha senso. Magari se li avesse portati a quest’ora ci avrebbero già strappato il cuore.» Stiles scosse impercettibilmente la testa e sorrise all’affermazione del ragazzino che si trovava di fianco a lui, divertito da come i film horror che guardavano insieme gli avessero inculcato nella mente certe idee.
«Secondo, nascono più bambini. Questa non scriverla, però. Un bambino non può nascere da un altro bambino, no?» il suo braccio destro annuì con la testa per fargli capire che gli dava ragione. «Terzo,» continuò leggendo i diversi miti «porta sfortuna. Questa invece scrivila… magari non li ha portati perché aveva paura che con la loro sfortuna il pollo si sarebbe bruciato. Quarto, si diventa più violenti.»
«Il punto numero quattro ci riporta al punto numero uno, giusto?» domandò Sott.
«Giustissimo. Adesso non mi interrompere più altrimenti mi distraggo e non riesco a contare. Sesto…» il suo migliore amico intervenne nuovamente, quasi facendogli perdere la pazienza. «Quinto.»
«Ah, già. Quinto, trasforma gli uomini in… in lupi» la voce del piccolo Stiles si strozzò, probabilmente dalla paura. Fu per questo che rimase completamente sconvolto dalla reazione del suo amico. «MA È UNA FIGATA, STILES! SONO LUPI, LUPI MANNARI!»
«Senti,» rispose l’altro, convinto che porre fine alle convinzioni di Scott in quel momento fosse la cosa più giusta da fare «i lupi mannari n-o-n  e-s-i-s-t-o-n-o, okay? Hai mai sentito parlare di enormi cani che mangiano le persone, qui a Beacon Hills? Ecco, io no. E nemmeno mio padre, che in teoria se una persona venisse divorata da un enorme lupo lo verrebbe a sapere, non credi?»
Scott sbuffò. «Come vuoi. Almeno facciamo qualche ricerca sui lupi mannari?» Il suo amico non resistette all’impulso di assecondarlo perché, in fondo, anche lui sperava nell’esistenza di quelle creature della notte.
«Accidenti!» esclamò Talia con la bocca ancora piena. «Questo pollo al curry è la fine del mondo. Derek se lo mangerebbe tutto in un sol boccone» disse sorridente, quasi sicuramente perché si era immaginata la scena del figlio con la salsa sparsa su tutto il viso e le prese in giro delle sorelle.
A sentire il nome di Derek i due bambini sussultarono, per poi scambiarsi un’occhiata come per dire “ora o mai più”.
«Allora,» disse Stiles adottando un tono di voce quasi paragonabile a quello di Celia durante l’interrogatoria di Hanley[3] «com’è bella la luna questa sera, eh? Mi fa diventare… pazzo come un lupo. Un lupo mannaro.» Le reazioni ottenute dalle persone sedute al tavolo furono così divertenti che, se non fosse una questione così importante, Stiles e Scott sarebbero scoppiati a ridere: Claudia, sconcertata da quell’affermazione, sgranò gli occhi e rovesciò il bicchiere pieno d’acqua sui dolcetti offerti da Talia, lo sceriffo che stava alzandosi per andare in bagno sbatté il ginocchio contro il tavolo e per poco non cadde dalla sedia, Melissa si limitò a squadrare il bambino come se fosse davvero pazzo – ecco, magari non come un lupo mannaro, ma come uno di quelli rinchiusi negli ospedali psichiatrici – e Talia per poco non si strozzò con un pezzo di pollo al curry che stava masticando.
«Che c’è?» chiese Stiles, come se quello che aveva detto fosse la cosa più naturale del mondo.
Scott accorse immediatamente a dargli man forte, per evitare che il piano studiato prima nella stanza dell’amico andasse in fumo. «Già, che c’è? Una persona non può diventare pazza a causa della luna?»
Mentre gli altri genitori si erano ripresi da quel momento di follia pura dei loro figli, Talia si dimostrò ancora scossa dalla frase dei due bambini. E questo Stiles lo notò. Eccome se lo notò.
La nuova amica di Claudia seppe controllarsi rispetto all’attimo di panico che le era preso e rispose con molta calma all’osservazione dei due bambini. «Come mai questo riferimento ai lupi mannari?»
Le labbra di Stiles si incurvarono in un sorriso sghembo, dimostrazione che il ragazzino aveva colpito nel segno. «Oh, niente. Prima io e Scott abbiamo fatto delle ricerche sui lupi mannari e abbiamo scoperto che, in realtà, sono uomini che durante il plenilunio diventano schiavi della luna e si trasformano in lupi.»
Talia non resistette e corresse il bambino, per poi mordersi letteralmente la lingua dopo aver terminato di raccontare le sue conoscenze – o per meglio dire esperienze – riguardanti l’argomento: «Non diventano propriamente dei servi della luna, sarebbe più corretto dire che dipendono da essa. Ci sono lupi mannari che sono tali dalla nascita, oppure quelli che lo diventano a seguito di un morso o di un graffio molto profondo ricevuto proprio da un lupo mannaro. Questi tipi di mannari si adattano con difficoltà alla loro nuova natura.» Dopo queste notizie Claudia la guardò con uno sguardo interrogatorio, non sapendo che la sua nuova amica si interessasse di mitologia. «Ehm…» cercò di giustificarsi infine quest’ultima «Laura, la mia figlia maggiore, è un’appassionata di creature mitologiche. Per questo so tutte queste cose.»
«Certo, come no!» esclamarono Scott e Stiles all’unisono, attirando nuovamente l’attenzione della tavolata al completo che dopo poco tempo, però, tornò alla precedente discussione riguardante la politica e il cibo biologico. Per non morire di noia, una morte che Stiles riteneva molto lenta e dolorosa, decisero di filarsela passando sotto il tavolo e dirigersi in punta di piedi nella stanza di Stiles, dove rimasero per tre giorni e tre notti di fila senza mai uscire, se non per salutare gli ospiti che la notte di Natale erano usciti di casa e mangiare qualcosa a pranzo e cena – Scott convinse Melissa a farlo restare a casa del suo amico tutto quel tempo confessandole che se non fossero riusciti a portare a termine la loro missione, la metà degli abitanti di Beacon Hills sarebbe finita strozzata con ghirlande di Natale e successivamente sbranata.
Quello che fecero lì dentro rimase un mistero per quelle povere anime pie dei genitori per tutti e tre i giorni. Però non appena Scott finalmente tornò a casa sua, Claudia mise sottosopra la camera del figlio e trovò una cartellina nominata “Talia e i figli lupi mannari”, che bruciò nel camino subito dopo aver rimproverato Stiles per aver dato alla sua nuova amica della “bestia”. Purtroppo, tutte quelle indagini svolte andarono perdute: i due bambini andavano alla ricerca di nuove avventure ogni settimana, così le vicende precedenti gli passavano di mente, soprattutto se erano privi di promemoria –che quella volta andarono a fuoco.
Se solo Claudia non avesse distrutto tutte quelle ricerche, eliminandole quindi dalla memoria dei due bambini, parecchi anni dopo Stiles e Scott si sarebbero risparmiati mesi e mesi di paura, fatica e confusione.
 
 
 
 
[1] Da immaginare proprio come direbbe il nostro meraviglioso Babbo Natale: mano che viene sbattuta ripetutamente sulla pancia, dita che sfregano la barba e il fantastico “oh oh oh” con voce rauca
[2] Ovviamente si riferisce alla lupomannaraggine (cosa ho appena scritto?)
[3] Celia e Hanley sono due dei personaggi del film “November Man”, uno spy thriller fantasmagorico ispirato al romanzo “There Are No Spies” di Bill Granger, che prevede quel sessantenne ancora figo di Pierce Brosnan come protagonista. SO che il film è del 2014 e che nel 2014 Stiles e Scott erano già belli e cresciuti, ma io e i polizieschi non andiamo molto d’accordo quindi questo era l’unico paragone che potessi fare xD
 





Note dell'autrice: Buona sera, gente di Teen Wolf! ^w^
Perdonate il re-post, ma ho avuto problemi con in precedente codice HTML... già, sono davvero impedita con tutto ciò che riguarda i computer, non serve ricordarmelo.
Ho sempre desiderato scrivere una child!Sciles ambientata nel periodo natalizio (so che è molto poco natalizia come storia, ma l’importante è il pensiero, no?), così appena ho letto il pacchetto di questo concorso ho colto l’attimo e BUM! è uscita fuori questa storiella (che poi tanto ella non è perché è più lunga di 3000 parole…).
Tralasciando il titolo e i divisori della storia, come vi sembra questa OS? Secondo il mio parere, credo sia una delle mie meglio riuscite – non chiedetemi il perché, è una sensazione a pelle (wtf?) – indi per cui (molto probabilmente non si dice più, ma passatemela lo stesso) vorrei sapere cosa avete da dire a riguardo^.^
Allora… per prima cosa volevo augurarvi un buon Natale e un felice anno nuovo, perché non so se entro il 31 dicembre riuscirò a postare un’ulteriore storia in questa sezione #sadsilvia. Per seconda cosa(?): CLAUDIA! Lo so, da come l’ho descritta io sembra una sedicenne con problemi mentali, ma andiamo, è la mamma di Stiles e la moglie dello sceriffo (di cui non so ancora il nome, perdincibaccolina)… quanto poteva essere normale, questa meravigliosa donna?
Ehm, credo che spiegarvi il segreto (e no, non mi riferisco alla soap opera spagnola) di Talia sia su per giù inutile, per questo ho lasciato quella sorta di suspense all’interno della storia (anche se alla fine non vi ha lasciati così tanto col fiato sospeso perché, come ho già detto, nosotros sappiamo bene che la famiglia Hale è formata da adorabili lupi mannari). Questa storia è una sorta di “richiamo magico”, segno premonitore di tutti gli avvenimenti che accadranno in futuro legati alla sfera mitologica – e che noi conosciamo già.
Alla prossima,

Gnarly

 
 

 
   
 
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