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Autore: Evee11    29/12/2015    3 recensioni
Stagione 11.
Cas è ancora sotto l'effetto dell'incantesimo di Rowena ma l'unica pecca è che non c'è cura e che quindi Cas non può essere salvato. Non questa volta. Come reagiranno Dean e Sam ? Saranno pronti a dire addio a ciò che restava della loro famiglia ?
Destiel, ovviamente.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Just come back.




Dean era in cucina e stava bevendo.

Non una semplice bottiglia di birra.

La birra si beveva in altre occasioni, situazioni un po' più diverse da questa, come alla fine di una lunghissima caccia o per festeggiare qualcosa di bello (le poche volte che ne avevano la possibilità) o semplicemente perché si aveva sete.

No, Dean stava bevendo whisky direttamente da una bottiglia, ormai mezza vuota, e si sapeva che le cose erano più gravi del previsto quando Dean Winchester lasciava perdere la birra e si buttava su alcolici di gran lunga più pesanti.

Ovviamente lui cercava di nascondere tutto.

Stava attento ed era molto bravo a far scivolare la bottiglia sotto il tavolo ogni volta che sentiva Sam avvicinarsi alla stanza, o a svuotare il bicchiere in una sola volta prima che il suo fratellino potesse vederlo.

La verità era che Sam non sapeva nemmeno come aiutarlo, non quella volta. Perché non era solo Dean ad avere bisogno di aiuto, ma anche lui.

Vedere qualcuno morire non era diventato più semplice, in tutti quegli anni fatti per lo più di perdite e di dolore. Ogni volta che bisognava dire addio a qualcuno faceva sempre male e non importava proprio nulla quante volte fosse successo.

Non ci si poteva abituare a qualcosa del genere. Non diventava più facile, non diventava più accettabile, ma solo più doloroso, perché quella sarebbe stata una persona in più da aggiungere alla lista di amici e parenti che alla fine dei giochi, li avevano lasciati.

Tuttavia, questa volta era diverso.

Perché Dean stava bevendo whisky direttamente dalla bottiglia e Cas stava morendo.

Questa volta per sempre.

 

 

-Ehi.-

Sam entrò in cucina, strisciando i grossi scarponi sul pavimento, proprio mentre Dean finiva quella che doveva essere la seconda bottiglia di whisky della giornata. Non provò nemmeno a farglielo notare, era troppo stanco per affrontare quel genere di conversazione, così si avvicinò alla macchinetta del caffè e ne versò una grande quantità nella sua tazza.

Si voltò per affrontare il fratello maggiore, ma Dean sembrava completamente determinato a non guardarlo in faccia.

-Che ci fai vestito così?- domandò Sam, indicando con il cenno del capo la tuta da lavoro che Dean indossava ogni volta che l'Impala aveva bisogno di essere sistemata per bene.

-Tu cosa pensi, Sammy?-

Continuava a non guardarlo negli occhi, mentre si spostava nella cucina senza un motivo preciso. Apriva armadi, dispense, frigorifero …. tutto pur di non alzare lo sguardo, guardare Sam negli occhi e permettere al suo fratellino di leggergli dentro.

-Baby sembrava stare bene ieri.-

Dean alzò le spalle.- Ci sono migliaia di macchine che hanno bisogno di una bella sistemata, in quel garage.-

Sam sospirò e si passò una mano nei capelli, ma alla fine decise di tentare lo stesso perché sapeva che se non in quel momento, quel tipo di discussione sarebbe saltata fuori prima o poi e Sam non sapeva quanto tempo avessero ancora a disposizione.

-Potresti andare a trovare Cas. Gli farebbe bene palare un po' con … -

Dean gli dette le spalle non appena sentì pronunciare il nome dell'angelo.- Magari più tardi. Ora ho da fare.- esclamò, mentre lasciava la cucina senza voltarsi indietro una volta.

Sam guardò suo fratello uscire dalla stanza e quando fu sicuro di essere completamene solo, si prese la testa fra le mani e sospirò. Tutto, in quel momento, stava andando a rotoli. Sam si ricordava com'era Dean quando Cas era morto a causa della sua avventura con i leviatani. Ricordava come si era buttato nell'alcol, come non riusciva a dormire nemmeno due ore di seguito senza che venisse svegliato da uno dei suoi soliti incubi.

Ma quella volta Sam non era solo. Quella vola c'era Bobby, che si prendeva cura di loro come meglio poteva,

Ora invece non c'era più nessuno a prendersi cura di loro, se non loro stessi, ma a Sam e Dean ormai non bastava più.

 

 

Rinchiudere Cas nella segreta non era stata una loro scelta. Fosse stato per Sam, avrebbe spostato l'angelo in una delle tantissime stanze che il bunker aveva a disposizione, con un vero letto ( e non un vecchio e scomodo materasso ) e tutte le comodità che una normalissima stanza aveva da offrire.

Ma Cas era stato piuttosto irremovibile sull'argomento, nonostante Sam e Dean avessero provato a convincerlo più e più volte a lasciare la prigione.

“Qui è più sicuro” diceva ogni volta “ Non voglio farvi del male.”

Sam non era più sicuro quanta forza fosse rimasta al suo amico, ma era più che certo che non sarebbe stato in grado di fare del male né a lui né tanto meno a Dean, non più per lo meno.

L'incantesimo lo stava mangiando vivo, letteralmente, come se qualcosa se lo stesse mangiando dall'interno. Castiel non aveva più forza nel suo corpo, non si alzava più in piedi, qualsiasi tipo di movimento gli causava dolore e a volte anche parlare sembrava costargli molta fatica. Sam cercava di passare più tempo possibile con lui, nonostante le lamentele di Cas su quanto fosse pericoloso stare lì sotto con lui, ma la verità era che non sapeva quanto a lungo sarebbe stato in grado di reggere tutto quello.

Odiava guardare una delle persone più importanti della sua vita avvicinarsi sempre di più alla morte, senza poter fare nulla per aiutare.

Si era sempre considerata un ragazzo combattente Sam, pieno di speranza, ma in quel momento non aveva nessuno dei due.

Quando entrò nella segreta, Cas era nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato la sera prima. Ammanettato alle gambe e ai polsi, se ne stava appoggiato al muro della stanca, la testa che cadeva a penzoloni verso destra, gli occhi chiusi e circondanti da profonde occhiaie rosse come il sangue. Indossava ancora il suo amato trench coat, nonostante fosse sudicio e tutto stropicciato ma Cas non sembrava volersene separare, e Sam non insisteva.

Una coperta grigia era posata sulle sue gambe, anche se non gli serviva granché.

Non appena Sam si chiuse la porta alle spalle, Cas mosse leggermente la testa e i suoi occhi si aprirono lentamente, cercando di mettere fuoco la stanza e capire cosa stesse succedendo.

Sam decise di venirgli incontro, ed infatti si schiarì la voce mentre avanzava di qualche passo per avvicinarsi al suo amico.- Sono io, Cas.-

-Sam.-

La sua voce era rauca e debole, come se non bevesse acqua da millenni e prima che Cas potesse dire qualcosa, Sam si era già allungato verso il tavolino che Dean aveva sistemato qualche giorno fa.

Prese il bicchiere vuoto, lo riempì d'acqua e poi lo passò all'angelo, mentre si sedeva per terra a vicino a lui.

Cas prese un sorso d'acqua e quando parlò di nuovo la sua voce era migliorata anche se era ancora molto debole.-Non dovresti starmi così vicino, lo sai.-

Sam alzò le spalle, costringendosi a sorridere.- Non mi farai del male, Cas. Smettila di preoccuparti.-

Incrociò le gambe e posò i gomiti sulle ginocchia, mentre osservava il suo amico bere fino all'ultima goccia d'acqua. Quando Cas finì, cercò di allungare le braccia verso Sam che gli risparmiò tutta quella fatica e glie lo tolse dalle mani posandolo vicino alle sue gambe.

Cas si strofinò gli occhi, poi si accorse della coperta sulle gambe e abbozzò un debole sorriso.-Grazie per la coperta, Sam. È un gesto molto gentile.-

Sam corrugò le sopracciglia.-Non sono stato io.-

Cas alzò la testa per guardarlo negli occhi, confuso.- Che strano.- disse alla fine.- Devo averla presa senza nemmeno accorgermene.-

-Come ti senti ?- domandò Sam guardandolo affondo.- E sii sincero.-

L'angelo esitò qualche minuto prima di scrollare le spalle.- Non penso che mi sia rimasto molto, ormai.- disse, tenendo lo sguardo puntato sulla coperta grigia che gli copriva le gambe. Sam lo vide chiudere gli occhi e fare un grande respiro.

-Cas … - tentò di dire Sam grattandosi il collo.

-Va tutto bene.- lo interruppe lui, alzando lo sguardo per guardarlo negli occhi.-Va tutto bene, Sam.-

No, pensò Sam, non andava bene nulla. Stava andando tutto a puttane e nessuno di loro sapeva cosa fare. Non avevano nessuna idea su come sconfiggere l'oscurità, Rowena era sparita portandosi dietro il libro dei dannati e il codex di Charlie, Dean preferiva restare rinchiuso in uno stupido garage piuttosto che parlare e Cas stava morendo.

Tutto questo per colpa sua.

Non importava quante volte Sam avesse cercato di non pensarci, perché alla fine dei giochi tornava sempre su quel pallino fisso nella sua mente.

Cas si trovava in quella situazione perché Sam ce lo aveva messo, perché sapeva che l'angelo avrebbe fatto qualsiasi cosa per suo fratello e quindi aveva sfruttato questa sua debolezza e lo aveva spinto a collaborare con Rowena e Crowley anche se conosceva molto bene i rischi.

E anche se Dean non aveva detto nulla riguardo l'argomento, sapeva che anche lui la pensava nello stesso modo.

-Conosco quello sguardo.- Cas interruppe la sua linea di pensieri, costringendolo ad alzare lo sguardo e guardarlo negli occhi, un tempo blu come il cielo e ora rossi come il sangue.

-Quale sguardo?-

-Lo sguardo che tu e tuo fratello tirate fuori ogni volta che vi sentite responsabili di qualcosa.- rispose semplicemente lui. Fece una piccola pausa, facendo finta di pensare e quando parlò Sam captò una nota di ironia nella sua voce, che lo fece sorridere.- Il che succede praticamente sempre.-

-Mi dispiace molto, Cas.-

-Smettila.-

-No.- lo interruppe Sam, scuotendo la testa, mentre i capelli gli finivano davanti al viso.-è tutta colpa mia e non c'è niente che possa fare per aiutarti a guarire. Abbiamo cercato Rowena ovunque, ma nemmeno Crowley sa dove possa essere andata a finire. L'unica cosa che ci ha saputo dire è che non c'è cura per questo incantesimo e … -

-Sam.- questa volta toccò a Cas interrompere. Sam smise di parlare e vide Cas posare la testa al muro, stanco.- Ho detto che va tutto bene.- ripeté a bassa voce.

Sam si passò una mano sul viso, premendo le dita sugli occhi il più forte possibile perché sapeva che tra un po' sarebbe scoppiato a piangere, solo che non voleva farlo davanti a lui.

-Sai, mi andrebbe proprio una bella tazza di caffè.- sussurrò l'angelo, costringendolo ad alzare lo sguardo. Sam lo fissò per qualche secondo, rendendosi conto che Cas non aveva affatto voglia di una tazza di caffè, che l'aveva chiesa solo per fargli credere che stava meglio … meglio sul serio. Eppure non riuscì a dirgli di no.

-Torno subito.- gli disse alzandosi da terra.

Cas non rispose. Si era già riaddormentato.

 

 

Qualche ora più tardi, Sam decise di andare a vedere come se la stava cavando suo fratello.

Era rimasto rinchiuso nel garage per tutta la mattina e tutto il pomeriggio, mentre Sam si era diviso tra le visite a Cas ogni volta che lo sentiva svegliarsi e le continue ricerche su qualsiasi cosa che poteva salvare il loro amico angelo.

Ma come ogni volta, fu solo fatica sprecata.

Così dopo essersi assicurato che Cas fosse okay e aver preparato un panino per Dean, si avviò verso il garage.

Sam sapeva che quello che faceva suo fratello la sottò era riparare macchine e come aveva detto lui quella mattina, c'erano migliaia e migliaia di macchine da riparare in quel posto.

Per questo rimase particolarmente sorpreso nel scoprire che si, stava lavorando su una macchina, ma non era né l'impala nè una delle tante ferraglie che erano state lasciate nel bunker, tempo fa.

Stava lavorando sulla macchina di Cas.

Dopo che Metatron l'aveva rubata e quasi distrutta, Sam e Dean l'avevano ritrovata mentre davano la caccia a Rowena qualche settimana fa, ma ovviamente di Metatron era già sparito. Riportarla al Bunker era stata davvero una grande sfida, dato che funzionava a malapena, le gomme erano state completamente distrutte, le portiere erano piene di ammaccature e i vetri dei finestrini erano completamente andati.

Ma né Sam né Dean volevano abbandonarla lì. Sapevano quanto Cas amasse quella macchina.

-Ehi.-

Dean alzò la testa dal motore, voltandosi verso il suono della voce del fratello.-Che ci fai qui sotto?- domandò, sorpreso.

Sam alzò le spalle, avanzando di qualche passo.- Ti ho portato da mangiare dato che non hai pranzato oggi.- esclamò posando il piatto con sopra il panino su un tavolo pieno di attrezzi.

-Mmmh, grazie.-

Sam lo fissò mettere le mani in quello che per lui non era altro che un ammasso di ferri rotti e vecchi.- Che stai facendo, Dean?-

-A te cosa sembra?-

-Okay, allora perché lo stai facendo?-

Era chiaro a tutti ormai che Cas non aveva bisogno di una macchina, non più ormai. Cavolo, non avrebbe fatto nemmeno in tempo a vederla per l'ultima volta, quindi davvero Sam non riusciva a capire lo scopo di tutto quello.

-Quando Cas si riprenderà, avrà bisogno della sua macchina per andare in giro, non pensi?-

Sam socchiuse leggermente la bocca, sorpreso di sentire quelle parole uscire dalla bocca di suo fratello.- Dean.- lo chiamò facendo un passo verso di lui, cautamente. Non sapeva se Dean stava facendo tutto quello perché si rifiutava di credere che l'angelo se ne stava andando veramente. Non sapeva se era il suo modo di affrontare la situazione. - Non penso che Cas potrà … -

-Sam!!- Dean si voltò verso di lui. Il suo sguardo era fermo e deciso, la mascella era tesa ma gli occhi erano lucidi, come se fosse sul punto di piangere.-Ho detto che quando Cas si riprenderà avrà bisogno della sua macchina per andare in giro. Hai capito?-

Sam deglutì e abbassò lo sguardo, incapace di guardare troppo a lungo gli occhi pieni di dolore di suo fratello.

-Si.- sussurrò.- Ho capito.-

 


Erano le due di notte passate quando Dean decise che poteva prendersi una pausa.

Cominciava a sentirsi molto stanco e gli occhi faticavano a restare aperti, a causa delle innumerevoli notti insonne che aveva passato in quel periodo.

Non mancava volto per terminare la macchina. Ancora un paio di giorni e sarebbe stata pronta per essere utilizzata di nuovo. Non aveva apportato molte modifiche, dato che Cas l'aveva scelta proprio perché gli piaceva così com'era.

Quindi non si era sentito di cambiarla in nessun modo. Sarebbe stato Cas a dargli il via libera, una volta guarito del tutto dall'incantesimo.

Sam era già andato a dormire visto che il bunker era sepolto nell'oscurità più totale e Dean tirò un sospiro di sollievo. Voleva un bene dell'anima a suo fratello, ma detestava sentire il suo sguardo addosso 24 ore su 24, come se aspettasse di vederlo scoppiare da un momento all'altro. Come quando aveva il marchio e a momenti non poteva starnutire senza che lui accorresse preoccupato.

Anche per quello Dean aveva deciso di rinchiudersi nel garage e sistemare l'auto di Cas. In quel modo non doveva sopportare nulla.

Si fermò a prendere una bottiglia di birra in cucina, prima di dirigersi lentamente verso la segreta.

Dean sapeva che Cass stava dormendo in quel momento, ma aveva comunque paura di svegliarlo, per questo faceva tutto con estrema calma e lentezza.

Quando entrò nella stanza, l'angelo era sdraiato sul materasso, la testa posata su un cuscino, che Sam doveva avergli procurato.

Dean chiuse dolcemente la porta, senza distogliere lo sguardo dalla figura immobile del suo amico. Quando gli fu abbastanza vicino piegò le gambe abbassandosi al suo livello. In questo modo poteva guardarlo più da vicino e notare quanto stesse peggiorando sempre di più, giorno dopo giorno, e assicurarsi che respirasse ancora, osservando attentamente i movimenti che il suo petto faceva.

La coperta grigia era stata piegata e posata di fianco a lui. Dean allungò il braccio e, come tutte le notti ormai, la posò sul corpo debole del suo angelo il più delicatamente possibile.

Cas si mosse nel sonno, ma non aprì gli occhi.

Dean abbozzò un piccolo sorriso mentre prendeva un sorso dalla sua birra. In quel momento Castiel sembrava un umano qualunque che si riposava dopo una pesante giornata di lavoro, nel salotto di casa sua. Magari con dei figli, una moglie bellissima, un cane che scorrazzava per casa o un gatto che gli si accoccolava in grembo ogni volta che guardava la tele, seduto sul divano.

Con degli amici con il quale si incontrava ogni sabato sera nel bar della città, a giocare a biliardo e a bersi una birra insieme. Magari tra quegli amici ci sarebbe stato anche Dean, non un amico qualunque, ma il suo storico amico d'infanzia, che aveva conosciuto all'asilo e che gli aveva fatto da testimone di nozze e viceversa.

Lo stesso Dean che adesso lo guardava dormire ogni notte, perché la verità era che non riusciva a guardare Cas negli occhi e leggerci tana sofferenza … sofferenza causata da lui stesso. Non ce la faceva e basta.

Quindi si accontentava di questo, di guardarlo dormire proprio come l'angelo faceva tempo fa con lui.

Dean sapeva che era solo questione di tempo per vederlo morire. Sapeva che se non trovavano una soluzione al più presto, avrebbe dovuto dirgli addio.

Ma lui non voleva dirgli addio. C'erano tante cose che doveva dire all'angelo, che doveva confidargli, ma “addio” non era tra queste e non voleva che ci fosse.

-Non morirai.- sussurrò, più a sé stesso si rese conto. Aveva bisogno di qualcuno che glie lo dicesse, ma Sam era realista … sapeva come sarebbero andate a finire le cose.- Non ti lascerò morire.-

Allungò la mano verso il viso dell'angelo e gli accarezzò la guancia, calda come il fuoco e mai come in quel momento fu sicuro di una cosa: non lo avrebbe lasciato andare. Avrebbero trovato qualcosa, qualsiasi cosa, perché lui non poteva semplicemente morire.

Non l'avrebbe lasciato morire, perché Dean non era sicuro di poter sopportare di perdere qualcun altro e di certo non era pronto a perdere Cas.

Per quello non sarebbe mai stato pronto.

 


Qualche giorno dopo e la situazione era rimasta pressoché la stessa.

Sam e Cas passavano tutti i giorni insieme, tralasciando i momenti in cui l'angelo si addormentava nel bel mezzo di una conversazione, anche se Sam aveva preso l'abitudine di restare con lui anche mentre non era cosciente.

A volte gli leggeva qualcosa, qualsiasi cosa dato che Cas sembrava avere una passione per qualsiasi tipo di libro, a volte parlavano e a volte Sam gli raccontava qualcosa della sua vita, qualcosa che magari non si erano mai detti perché non ne avevano mai avuto l'occasione.

Come quando gli chiese di Jessica, dei suoi genitori, di come e quando aveva deciso di andare all'università o semplicemente di alcuni momenti divertenti della sua infanzia.

Gli aveva raccontato anche di Dean e della sua macchina e Cas aveva semplicemente sorriso, senza dire nulla.

Non era granché, ma Cas sembrava stare meglio quando qualcuno lo distraeva dai suoi pensieri e da quello che gli stava accadendo, e se quello era l'unico modo per dargli un po' di pace Sam avrebbe continuato a farlo fino a quando sarebbe stato necessario.

D'altro canto Dean passava le sue giornate chiuso in garage. Sam lo vedeva a raramente e quando gli capitava di imbattersi in lui in cucina magari, a malapena si rivolgevano la parola.

Sam faticava davvero a trattenersi. Moriva dalla voglia di urlare a suo fratello che il suo migliore amico era rinchiuso in una stanza sotterranea e stava morendo, morendo sul serio e lui faceva di tutto per non passare del tempo insieme a lui.

Cas non lo nominava mai ma Sam sapeva che voleva vederlo, lo capiva da come il suo sguardo si accendeva speranzoso ogni volta che sentiva la porta aprirsi, sperando di vedere un paio di occhi verdi salutarlo allegramente, invece che i soliti occhi azzurri di Sam.

Ma come tutte le cose la pazienza di Sam aveva un limite.

Scoppiò una mattina come tutte le altre. Dopo essersi assicurato che Cas stesse bene e fosse ancora vivo, si era incamminato verso la cucina, dove trovò Dean prepararsi una tazza di caffè.

-Ehi.- lo salutò quando lo vide entrare nella stanza.- Ne ho preparato un bel po' anche per te.-

Detto questo, Dean fece per tornarsene di nuovo in garage ma Sam gli si parò davanti bloccandogli il cammino.

-Dobbiamo parlare.-

Dean alzò un sopracciglio.- Ho da fare ora.-

-Hai avuto da fare tutta la settimana e ti ho lasciato fare. Ora invece ti siedi e mi ascolti perché sono stanco di questa situazione!-

Dean fece un passo indietro.- Sam, non sono in vena di sorbirmi questo genere di discorso.-

-Cas sta morendo, Dean.-

Sam lo vide molto bene il lampo di furia che attraversò lo sguardo del fratello mentre pronunciava quelle parole. Vide il modo in cui irrigidì la mascella, la mano stringersi a pugno e il verde dei suoi occhi farsi più scuro, quasi nero.

Vide quanta male gli faceva sentire qualcosa del genere, eppure quello non bloccò Sam. Perché Dean doveva sapere, doveva aprire gli occhi e accettare ciò che stava succedendo.

-Lui sta morendo e tu te ne sai rinchiuso in quel maledetto garage a riparare la sua auto, un auto che, per inciso, non sarà nemmeno in grado di guidare, perché sarà troppo morto per farlo! Ma ovviamente tu preferisci perdere tempo così invece che passare del tempo con lui.-

-Sam.. - la sua voce tremava, un altro avvertimento che stava esagerando che si stava spingendo troppo in là ma ancora una volta Sam ignorò tutto quello.

-Io non so se questo è il tuo modo di affrontare la cosa ma posso dirti che non è quello giusto. E te ne pentirai, quando se ne sarà andato.-

-Smettila.-

-Perché lui se ne andrà, Dean. Fa male, è tutto uno schifo, ma lui se ne andrà. Non possiamo fare più nulla per salvarlo ed è tempo che impari ad accettarlo. Puoi prendermi a pugni se vuoi o urlarmi addosso ogni genere di cattiveria. Ma prima dovrai andare a parlare con lui o giuro su Dio che sarò io stesso a portartici. Va da lui. Vuole parlare con te.-

Dean non replicò. Rimase a fissare suo fratello con quello sguardo che di solito usava quando stava per uccidere qualche mostro e Sam sapeva che aveva rischiato grosso in quel momento.

Ma quando Dean si mosse non lo fece per tirare indietro il braccio e tirargli un pugno.

Superò Sam, posando la tazza di caffè sul tavolo e invece che procedere a destra verso il garage, prese il lungo corridoio che portava alla segreta.

 


Quando Dean entrò nella stanza, Cas era sveglio.

Fu una sorpresa per entrambi, Dean lo capì da come gli occhi dell'angelo si spalancarono quando si accorse di lui, e di come la sua testa si alzò dal cuscino posato al muro.

-Dean.- lo chiamò incredulo.

Il cacciatore restò fermo vicino alla porta per qualche secondo, senza sapere cosa dire. Era passato un bel po' di tempo dalla loro ultima vera conversazione.

Non sapeva se avvicinarsi a lui, se stare in piedi o sedersi, se iniziare a parlare oppure restare in silenzio.

Cas, ovviamente, lo stava guardando ancora negli occhi e Dean fu sorpreso di non leggerci nessun tipo di astio nei suoi confronti, come invece aveva pensato che sarebbe successo.

Forse sarebbe stato meglio, si ritrovò a pensare il cacciatore, abbassando lo sguardo per un secondo non riuscendo a sopportare troppo a lungo la vista del suo angelo ridotto in quel modo.

-Sam mi ha detto che volevi parlarmi..-

Cas si schiarì la voce, ma Dean si rifiutò di guardarlo comunque.- Stai parlando con me o con il pavimento?-

Più che giusto, pensò Dean mentre rialzava lo sguardo da terra.

L'angelo lo stava guardando, non fissando. Nonostante l'aria completamente distrutta, Castiel continuava a guardare Dean come se avesse avuto davanti il mondo intero e non una semplice persona.

Dean avrebbe voluto così tanto che lo guardasse con odio e rabbia, che gli dicesse quanto fosse arrabbiato, deluso. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di tutto quell'amore e quella devozione che Dean non si meritava affatto.

-Pensavo che per continuare a vederti avrei dovuto fare finta di dormire, come succede ogni sera.- continuò Cas tirandosi in avanti, in modo tale da avere la schiena posata completamente al muro.

Dean boccheggiò, sorpreso.-Lo sai?-

-Non sono stupido, Dean.-

Il cacciatore sospirò.

Si avvicinò all'angelo e si sedette per terra, nello stesso punto in cui si sedeva ogni singola notte.

-Cosa volevi dirmi?-

-Sam mi ha detto cosa stai facendo.- spiegò Cas debolmente.- Nel garage.- aggiunse, quando notò lo sguardo confuso dell'uomo.

Dean alzò gli occhi al cielo.-Non doveva dirtelo.-

-Non fa nulla. Sono contento che ti stia prendendo cura della mia macchina. Ti do il permesso di esporla insieme alle altre, a patto che tu e Sam non la prendiate più in giro.-

-La sto sistemando per te, affinché tu possa utilizzarla di nuovo.- lo interruppe Dean.- Non per tenerla esposta.-

Cas piegò lentamente la testa da un lato, senza staccargli gli occhi di dosso.- Dean è un pensiero molto gentile il tuo. Ma penso che tu sappia meglio di me che … -

-Non sono venuto qui per sentirmi dire queste stronzate. Se siamo arrivati alla parte in cui ci diciamo addio, sappi che non resterò qui un minuto di più.-

-Lo sai cosa sta per succedere.-

-Non succederà.-

-Dean.-

-Castiel.-

Restarono a guardarsi per un po', senza dire più nulla e ora che ce l'aveva così vicino per Dean fu impossibile non notare alcune cose.

Cas non gli era sembrato così umano come in quel momento.

I capelli neri, spenti e scompigliati, gli occhi rosso sangue, il viso scavato dalla stanchezza e dalla privazione del cibo, i vestiti che gli andavano larghi il doppio.

Era così diverso dall'angelo che aveva incontrato la prima volta molto tempo fa e solo in quel momento, Dean se ne rese conto, il cacciatore capì che lui e Sam non erano stati gli unici ad aver perso qualcosa.

Cas era stato distrutto, rotto in qualsiasi modo possibile ed immaginabile e Dean non potè che sentirsi in colpa per questo. Tutto ciò che l'angelo aveva fatto, tutto ciò alla quale aveva rinunciato … lo aveva fatto per lui.

-Sapevi a cosa saresti andato incontro?- si ritrovò a dire Dean, grattandosi la guancia.

-Cosa?-

-Tutto questo.- disse semplicemente il cacciatore.- Sapevi a cosa saresti andato incontro quando Dio ti ha ordinato di tirarmi fuori dall'inferno?-

Cas ci mise un po' a rispondere e all'improvviso Dean non voleva più sentirla la sua risposta. Ovvio che non lo sapeva. Non sarebbe qui, con lui, se lo avesse saputo.

Se lo avesse saputo si sarebbe tirato indietro all'istante.

-No.- rispose Cas e Dean abbassò di nuovo lo sguardo.-Non lo sapevo.-

-Posso immaginare.- sussurrò il cacciatore, senza alzare lo sguardo.- Non saresti qui se lo avessi saputo, no?-

Questa volta l'angelo rispose subito, senza nessun tipo di esitazione.- Hai ragione. Non sarei qui.- prese un grande respiro e poi tornò a parlare.- Non sarei qui perché il me di molto tempo fa, quello che hai pugnalato in quel capanno, non sapeva nulla. L'unica cosa che sapeva fare era obbedire agli ordini di Dio. Quindi si, se qualcuno mi avesse mostrato come sarebbe andata a finire alla fine, avrei detto di no … perché non avrei avuto nulla da perdere. Non ti conoscevo, non conoscevo Sam. Non sapevo cosa significasse provare sentimenti, come fedeltà, tristezza o amore.-

Dean sorrise nostalgicamente, mentre il ricordo di quel Castiel, l'angelo che aveva cercato di uccidere in quel capanno anni fa, prendeva forma nella sua mente.

-E ora, se qualcuno te ne desse la possibilità? Torneresti indietro se potessi,?- chiese Dean, curioso e allo stesso tempo spaventato di sapere la risposta.- Insomma ne abbiamo passate tante, insieme e non sempre sono state belle avventure e capirei se ..-

Cas assottigliò lo sguardo, guardandolo dolcemente mentre cercava di sorridere, interrompendolo prima che potesse terminare la frase.- No, non tornerei mai indietro. E se mai dovessi farlo, rifarei tutto.- esclamò usando un tono così sincero che Dean non ebbe nessun dubbio che stesse dicendo la verità.

-Dean, senti, io voglio solo che tu sappia … -

-No.- Dean si alzò da terra, interrompendo l'angelo.-

-Dove stai andando?- domandò Cas debolmente quando vide che si era voltato verso la porta.

Dean esitò un momento prima di uscire dalla stanza. Si voltò di nuovo verso il suo angelo. Cas lo stava guardando, in attesa di risposte. Dean non sapeva che dirgli, sapeva solo che non se ne sarebbe stato lì con le mani in mano a vedere una delle persone più importanti della sua vita morire.

C'erano tante cose che voleva dirgli, in quel momento, ma Dean non sapeva nemmeno da dove partire. Così si limitò a guardarlo ancora un'ultima volta e poi lasciò la stanza, veloce come era entrato.

 

Dean prese le chiavi dell'impala e senza dire molto a suo fratello, se ne andò.

Guidò e basta fino a quando non trovò un campo verde completamente deserto, senza case o fattorie in modo tale che il cacciatore potesse fare ciò che doveva senza essere interrotto.

Si appoggiò al cofano della macchina e prese un grande respiro.

Non sapeva da che parte iniziare tutto quello, sapeva solo che doveva provarci.

-Io non so se c'è ancora qualche angelo pronto ad aiutare lassù. Per quanto mi riguarda siete tutti dei coglioni alati che pensano di avere tutti i diritti del mondo perché siete ciò che siete.

Ma sono qui in questo momento e se non volete aiutare me allora fatelo per Cas. Ha bisogno di aiuto e forse voi siete i soli che possono darglielo.- Dean si grattò gli occhi cercando di non perdere il controllo.- Se c'è qualcuno che è disposto ad aiutarci, si faccia avanti.-

Non era il massimo come preghiera, Dean lo sapeva, ma sapeva anche che non sarebbe stato in grado di fare di più. Avevano già provato a pregare gli angeli, ma non avevano mai ottenuto risposta.

Questa volta però, Dean ci doveva credere. Perché era l'unica possibilità che avevano per salvarlo.

Il cacciatore attese qualche secondo ma quando si guardò intorno, alla disperata ricerca di qualche figura angelica, si accorse di essere ancora solo.

Solo come non si era mai sentito in tutta la vita.



Quando tornò al bunker, Dean trovò Sam nella segreta.

Lui e Cas stavano chiacchierando tranquillamente, quando Dean entrò nella stanza interrompendoli.

Lo sguardo di Cas si illuminò e Sam si alzò dal pavimento per avvicinarsi al fratello maggiore.

-Tutto okay?- domandò guardandolo a fondo.

Dean annuì, posando lo sguardo su Cas dietro di lui per un secondo. Lo distolse quasi subito poi, concentrano tutta la sua attenzione su Sam davanti a lui.

-Ci lasci soli un momento?- sussurrò e la sua voce non aveva mai tremato così tanto in tutta la sua vita.

Sam fece quello sguardo, lo sguardo che faceva sempre ogni volta che qualcosa non andava in Dean.- Vado a preparare qualcosa da mangiare.- annunciò a bassa voce.

Dean annuì mentre Sam gli passava di fianco posandogli una mano sulla spalla, per poi uscire dalla segreta e lasciare il cacciatore e l'angelo da soli.

Dean andò a sedersi di fronte al suo amico, gambe incrociate, Cas era nella stessa posizione di quando l'aveva lasciato, con l'unica differenza che sembrava solo più stanco.

-Tutto okay?- domandò socchiudendo leggermente gli occhi e Dean sorrise amaramente.

Non rispose direttamente alla domanda, perché sapeva che non ci sarebbe riuscito. Era un mago a mentire e a nascondere bene come si sentiva , ma Dean aveva la sensazione che sarebbe stato molto più difficile ora.

-Sono andato a pregare.- sussurrò senza sapere bene il perché lo stesse dicendo, sapeva solo che doveva parlare con qualcuno o sarebbe scoppiato.-Era una cosa che mi dicevi spesso, che pregare e avere fede può essere d'aiuto a volte, no?-

Cas sorrise malinconicamente.- A volte.- poi abbassò lo sguardo sulle sue mani posate sulla coperta e prese un grande respiro.- A volte invece non serve proprio a nulla, Dean.-

Il cacciatore irrigidì la mascella, notando che l'angelo non lo stava guardando nemmeno in viso.- Stai parlando con me o con il pavimento?-

Cas scosse la testa ma non parlò. Dean pensava che gli angeli non fossero in grado di piangere, ma erano proprio lacrime quelle che stavano scorrendo lungo il viso dell'angelo. Vere e proprie lacrime da umano.

Dean trattenne il respiro e sentì che mancava poco che scoppiasse anche lui.

-Tempo fa mi hai chiesto di farti un favore.- sussurrò Cas, la voce incrinata dal pianto. Dean non capì di cosa stesse parlando fino a quando non lo vide trafficare nella manica del suo stupido trench coat e tirare fuori una lama angelica.- Ora sono io che ne sto chiedendo uno a te.-

Dean osservò Cas girarsi la lama tra le mani e poi porgerla Dean, che fece subito un passo indietro scuotendo la testa.

-Non lo farò.-

-Dean.-

-Non puoi chiedermi questo, Cas.- la voce di Dean tremò pericolosamente e fece una pausa cercando di trattenersi. Quando riprese a parlare, Cas era ancora lì con il braccio teso verso di lui, la lama che scintillava debolmente.

-Tu non ti sei arreso con me. Perchè dovrei farlo io?-

Cas lo fissò per qualche secondo, poi lasciò cadere il braccio sulle sue gambe, facendo rotolare la lama per terra. Ci fu del silenzio tra di loro.

Nessuno sapeva bene cosa dire. Dean aveva in mente un paio di cose, ma dirle ad alta voce non avrebbe fatto alto che rendere vera tutta quella situazione di merda.

E per quanto i fatti parlassero chiaro, il cacciatore non voleva ancora crederci.

-Posso chiederti una cosa ?-

Dean alzò il viso, guardando Cas. Temeva ciò che voleva chiedergli ma non se la sentì di dire di no. Così si sforzò di sorridere.- Certo.-

-Sarebbe stato diverso?-

-Cosa?- domandò Dean, confuso.

- Se le circostanze fossero state diverse. Sarebbe cambiato qualcosa tra noi?-

La domanda colse così di sorpresa Dean, che tutto ciò che il cacciatore riuscì a fare fu socchiudere leggermente la bocca e restare in silenzio. Ce l'aveva la risposta, sapeva cosa dirgli … eppure non riuscì ad articolare parola.

E la parte peggiore fu vedere Cas sorridere e annuire, conoscendo

già la risposta. E Dean si sentì così in colpa, così stupido in quel momento, ma quando cercò di parlare la porta della segreta si aprì e Sam entrò velocemente, il fiato corto e un insolito sorriso sul viso.

-Dean.-

Il maggiore dei fratelli lanciò un ultimo sguardo a all'angelo, mordendosi con indecisione il labbro inferiore. Alla fine, però, si alzò dal pavimento e seguì Sam in libreria.

 

 

-Mi spieghi cosa sta succedendo?-

-Non lo so, non vorrei alimentare troppo le speranze ma forse .. -

-Forse cosa?-

Erano arrivati in libreria. Per un momento Dean pensò che suo fratello gli avesse fatto semplicemente uno scherzo, ma quando si guardò bene in girò notò che non erano affatto soli.

Una figura familiare se ne stava in piedi, appoggiata al muro, le braccia incrociate al petto e, strano ma vero, il viso contorto in un'espressione seria.

Dean non riusciva a credere ai propri occhi, ma non se lo stava immaginando.

Gabriel era proprio lì, davanti a loro.

E se era lì allora aveva sentito la preghiera di Dean, in qualche modo, e quindi poteva aiutare Cas.

-Gabriel.-

-In carne ed ossa.- esclamò l'arcangelo staccandosi dalla parete della stanza.- Più o meno.- aggiunse piegando la testa di lato.

Dean guardò Sam confuso e poi riportò lo sguardo su Gabriel.- Credevo fossi morto.-

Gabriel lanciò loro una veloce occhiata.- Non dovrei essere qui, infatti.-

Dean strinse i pugni, cominciando a sentire la rabbia montare dentro di lui ma Sam gli posò una mano sulla spalla, bloccandolo.- Sei venuto qui perché puoi aiutarci ?-

-Non so se posso. Non so quanto grave sia la situazione. Devo vederlo.- Gabriel guardò Dean negli occhi.- Dov'è?-

Il cacciatore fece un cenno con la testa per indicare il corridoio che portava alla segreta.

Gabriel annuì, ma quando iniziò a camminare Dean gli posò una mano sul petto bloccandolo.

-Ho pregato per aiuto. Fagli del male e posso assicurarti che l'oscurità non sarà l'unica cosa della quale voi angeli dobbiate preoccuparvi.-

Qualcosa simile ad un lampo di furia passò negli occhi dell'angelo. Stava guardando Dean come non lo aveva mai guardato prima, senza quei suoi soliti sorrisi da trickster che usava ogni volta che ficcava sua lui che Sam in qualche suo piano macabro.

-Con chi credi di parlare, Winchester ? Sono suo fratello.-

-Ah si? Allora dov'eri settimane fa quando abbiamo iniziate a pregare ogni singolo coglione alato presente su questo pianeta ? Dov'eri quando lui aveva bisogno di te?-

L'arcangelo ridusse gli occhi a due fessure.-Potrei farti la stessa domanda.-

Dean scattò in avanti, il braccio teso, la mano stretta a pugno pronto a colpire la faccia dell'angelo, ma Sam glie lo impedì, afferrandolo da dietro e allontanandolo da lui.

-Dean, calmati!- esclamò Sam, faticando a tenere fermo il fratello.

Gabriel li guardò per qualche secondo prima di riprendere a camminare verso la segreta, lasciando i due fratelli da soli.

 


-Ehi Cassie.-

In un primo momento, Castiel credette di essersi immaginato tutto. Doveva essere un allucinazione o un altro segno collaterale dell'incantesimo.

Perché Gabriel non poteva essere lì.

-Sono morto?- domandò socchiudendo gli occhi, la testa poggiata al muro freddo della stanza.

-No, non ancora fratello.- lo tranquillizzò l'arcangelo facendo qualche passo verso di lui, per poi sedersi proprio di fronte. Cas notò che lo stava fissando a fondo, come se stesse guardando anche dentro di lui e quando parlò capì anche il perché.

-La tua grazia.- sussurrò, con il fiato corto.

-Già. Lo hai notato anche tu, allora.-

Castiel si guardò le mani, non sapendo bene cosa fare.- Sapevo che c'era qualcosa di sbagliato, ma credevo fosse solo una mia sensazione.- Cas si fermò a tossire un paio di volte e quando fu sicuro di continuare senza interruzione riprese il filo del discorso.- Non sto parlando solo della mia grazia … ma anche di me. È come se stessi lentamente sparendo insieme e alla fine non rimarrà più nulla se non un tramite vuoto.-

-I Winchester pensando di poterti ancora salvare.-

-Loro pensano di poter salvare tutti, Gabriel.- gli fece notare Cas abbozzando un sorriso affettuoso.-Quanto tempo mi resta?-

Gabriel non rispose subito.

-Gabriel, quanto tempo?-

-Uno, due giorno al massimo.-

Castiel non si sorprese più di molto.- Okay.-

Gabriel si passò una mano sul viso, senza sapere cosa dire o cosa fare.- Non avresti mai dovuto scegliere loro.-

Cas sorrise debolmente.- Sceglierei loro sempre. Non importa quanto brutta la situazione possa essere.-

-Lo so, ed è questo ciò che non capisco.- sospirò Gabriel tristemente.- Non posso fare nulla per salvarti, Castiel.-

-Va tutto bene. Sono pronto a morire.-

Gabriel cercò di metterla sul ridere.- Glie lo dici tu al tuo fidanzatino, allora?-

I due angeli si guardarono negli occhi per un paio di minuti, prima che Gabriel si alzasse da terra, si chinò verso Cas e lo strinse in un grande abbraccio.

-Ci vediamo presto, allora.-

-Ci vediamo presto.

 


Dean e Sam se ne stavano seduti al tavolo della libreria, un paio di birre davanti a loro. Sam stava ingannando il tempo con un libro, mentre Dean aveva lo sguardo perso nel vuoto. L'unica cosa che voleva vedere era Gabriel tornare da loro con un mega sorriso sulle labbra, annunciando che Cas stava bene e che aveva bisogno solo di un po' di riposo.

Quanto ci stava mettendo poi, pensò Dean guardando per la milionesima volta l'orologio.

Sam alzò lo sguardo dal libro per guardare il fratello.- Tutto okay?-

-Perché ci sta mettendo così tanto?- sbottò Dean, evitando di rispondere alla domanda.- Doveva solo guardarlo, giusto?-

Sam alzò le spalle, senza smettere di guardarlo e Dean cercò di guadare ovunque tranne che dalla sua parte. Ma la cosa ovviamente lo innervosiva parecchio, così fu sul punto di alzarsi a fargli una sfuriata quando dei passi rimbombarono nel corridoio facendoli alzare dalle sedie.

Gabriel non aveva per niente una bella faccia, ma Dean cercò di non basarsi su quello per capire come fosse andata.

-Allora?- domandò Sam impaziente.

L'arcangelo si fermò davanti a loro ma non alzò lo sguardo quando parlò.- Mi dispiace,ragazzi.-

Dean si sentì gelare dalla testa ai piedi, perché no. Non era possibile. Non era possibile che uno dei quattro arcangeli non sapesse come aiutare e guarire uno di loro. Ma quando finalmente Gabriel alzò lo sguardo e guardò Dean negli occhi, il cacciatore si rese conto che non stava mentendo. Quello non era lo sguardo di una persona che li stava prendendo in giro.

-Deve esserci un modo...-

Gabriel lo bloccò subito facendo un passo verso di lui.- L'incantesimo lo sta mangiando vivo. La sua grazia non c'è quasi più. Non è nemmeno più un angelo ormai. Anche se trovassimo una cura, la grazia rimasta non sarebbe sufficiente e tenerlo in vita. È come se Castiel stesse lentamente svanendo.-

Dean sentì Sam sospirare pesantemente e con la coda dell'occhio lo vide passarsi una mano sugli occhi.

-Mi dispiace, ragazzi.-

-Smettila di ripeterlo.- esclamò duramente Dean.- Non ce ne facciamo un cazzo delle tue scuse.-

Gabriel piegò la testa da un lato, non trovando la forza di ribattere.- Gli resta solo qualche giorno. Potete decidere voi se lasciarlo morire o … - lasciò la frase in sospeso mentre tirava fuori dalla tasca una lama angelica.- Non farebbe differenza, ormai. La poca grazia che gli è rimasta non funziona quasi più. È più umano che angelo.- Gabriel si grattò distrattamente una guancia.- Sta soffrendo parecchio. Per quanto mi riguarda, in questa situazione la morte lo aiuterebbe solamente a trovare la pace.- aggiunse poi, voltandosi a guardare Sam, che annuì rigidamente mentre Dean chiudeva gli occhi.

Quando li riaprì di Gabriel non c'era più l'ombra e Sam lo stava guardando con occhi lucidi.

-Vado a parlare con lui.- annunciò quando si accorse di avere la totale attenzione di suo fratello.

-Okay.- sussurrò Dean con voce rotta ma Sam se ne era già andato.

 


Entrare nella segreta cercando di non piangere fu molto duro per Sam.

Continuava a ripetersi di tenere duro, cercare di sorridere e fare come se niente fosse.

Anche se non era così. Stava per dire addio ad uno dei suoi più grandi amici, un altro fratello. Non poteva fare come se niente fosse.

Non poteva fingere che stava andando tutto bene. Non era bravo in quello.

Non quanto lo era Dean, per lo meno.

A peggiorare le cose fu proprio Cas.

Non sembrava spaventato, non stava piangendo. Se ne stava posato alla parete del muro, gli occhi attaccati all'entrata della stanza, in attesa, e un debole sorriso sul viso.

-Sam.- lo salutò, mentre il cacciatore si avvicinava a lui e si inginocchiava alla sua altezza.

Cas si voltò a guardarlo, senza smettere di sorridere, e Sam allungò il braccio per prendergli la mano e stringerla tra le sue.

-Allora è finita.-

L'angelo alzò le spalle lentamente senza dire nulla.

Sam cominciò ad arrovellarsi il cervello alla ricerca di qualcosa da dire, qualsiasi cosa, ma quando alla fine aprì bocca tutto ciò che uscì fu un debole e smorzato.- Grazie.- mentre fiumi di lacrime cominciavano a scorrere sul sul viso.

-Per cosa?-

-Per esserci stato sempre per noi. Per averci sempre guardato le spalle, per essere venuto non appena ti chiamavamo. Grazie per tutte quelle volte in cui ci hai guarito senza che nemmeno noi ti dicessimo nulla. Grazie per esserti preso cura di noi, quando ne avevamo più bisogno.-

-Sono io … - lo bloccò Cas stringendogli più forte la mano.- Sono io che devo ringraziarvi. E poi … ho fatto anche brutte cose, Sam. Soprattutto a te. E credimi se … -

-Zitto.- questa volta fu il turno di Sam quello di bloccare l'amico.- Per me non contano più. È acqua passata, okay?-

Si guardarono negli occhi, poi Sam si mosse verso di lui e lo strinse in un forte abbraccio, mentre Cas cercava di ricambiare la stretta, con le mani ammanettate e il resto.

-Prendetevi cura di voi, mentre sono via.- sussurrò l'angelo sopra la spalla del cacciatore e Sam abbozzò un sorriso tra le lacrime.

-Lo faremo.-

Restarono così per un bel po', fino a quando il rumore di una porta che si apriva e si chiudeva non li fece scattare. Sam non aveva bisogno di voltarsi per vedere chi fosse. Così sciolse lentamente l'abbraccio, si passò una mano sugli occhi per asciugarsi il viso, e prima di alzarsi posò una mano sulla guancia di Castiel, sorridendogli per quella che molto probabilmente sarebbe stata l'ultima volta.



C'era silenzio tra Dean e Cas.

Nessuno aveva detto ancora nulla.

Nessuno si era mosso.

Dean sentiva il disperato bisogno di fare qualcosa, ma non sapeva come. Si sentiva paralizzato, perché non poteva semplicemente credere che quella sarebbe potuta essere

l'ultima volta faccia a faccia con il suo migliore amico. Ogni volta che lo aveva visto morire non aveva avuto il tempo per dirgli addio, quindi non sapeva come comportarsi ora.

-Stai bene?- alla fine fu Cas a prendere in mano le redini e Dean scosse la testa senza nemmeno rispondere.

Fece qualche passo, fino a trovarsi vicino al materasso di Cas.- Ce la fai ad alzarti ?-

Cas corrugò le sopracciglia, confuso.- Si, dovrei.-

Dean lo aiutò a tirarsi su, tenendolo stresso per i fianchi, fino a quando non si trovarono più o meno allo stesso livello.

Dean si frugò nella tasca dei sui pantaloni e ne tirò fuori una chiave.

-No, Dean … - cercò di protestare l'angelo, ma Dean era irremovibile e due secondi dopo le manette caddero sul pavimento, lasciando Cas libero. Si guardarono negli occhi, condividendo molto più che un semplice sguardo. Blu che affogava nel verde e verde che affogava nel blu.

Dean non sapeva come iniziare tutto quello, sapeva solo che doveva farlo perché magari quella era l'unica occasione che aveva. Così non ci pensò più, chiuse la sua mente, mentre chinava il viso verso l'amico e posava le labbra su quelle di Castiel.

Ci fu un po' di indecisione e sorpresa all'inizio. Dean vide Cas spalancare gli occhi, colto alla sprovvista, le braccia lungo i fianchi, non lo avevano ancora toccato.

Spaventato da quella reazione ma deciso ad andare avanti, Dean prese il viso di Cas tre le mani, cercando di approfondire il bacio, cercando di fargli capire che era questo che voleva e che non lo stava facendo perché lui stava morendo.

Fu solo quando anche Cas chiuse gli occhi lasciandosi trascinare dal momento che Dean capì di star facendo la cosa giusta. Le braccia deboli dell'angelo si posarono sui suoi fianchi, mentre schiudeva leggermente le labbra permettendo alle loro lingue di entrare completamene in contatto tra loro.

Nonostante la perfezione del momento Dean sentiva che Cas era stanco dal modo in cui spostava le gambe per cercare di tenersi in equilibrio, così lentamente cominciò a spingerlo contro il muro della stanza dove trovò un po' di sostegno.

Si staccarono solamente per prendere un po' d'aria, poi furono di nuovo l'uno sulle labbra dell'altro. Dean non poteva descrivere le sensazioni che stava provando in quel momento. Tutti quegli anni a trovare amore e sollievo tra le gambe di una donna, quando in realtà la soluzione migliore di tutte gli era sempre stata così vicina.

Quando si staccarono, le fronti l'una contro l'altra, stavano sorridendo entrambi.

-Tu guarda che ti ci è voluto, Winchester.- sussurrò Cas con voce rotta, mentre Dean gli lasciava un dolce bacio sulla fronte.

-Già.- concordò Dean.- Ammetto di averci messo un po'.-

-Ma non capisco, però.- esclamò Cas- Credevo che ti piacessero le donne.-

Dean alzò le spalle.- Infatti è così. Penso solo … sai non penso che mi piacciano gli uomini. È più una questione di persona.- lo guardò negli occhi.- Sei tu, Cas. Sei sempre stato solo tu.-

Cas annuì, mentre ascoltava le sue parole, e chiuse gli occhi lasciandosi andare contro la parete.

-Mi dispiace che stia succedendo tutto questo.-

-Lo so.-

-Stai morendo per colpa mia.-

Cas scosse la testa.- Sto morendo perché ho fatto una scelta. Quella di salvarti. Non voglio andarmene sapendo che non farai altro che incolpare te stesso, distruggendoti. Quindi ascoltami molto attentamente okay? Non è stata colpa tua. Non è colpa tua, Dean.-

E fu in quel momento che Dean non ce la fece più. Sentì che stava per cedere ma non fece nulla per fermarsi. Le lacrime cominciarono a scendere sul suo viso e sembravano non volersi fermare. Cas lo attirò a sé e Dean seppellì il viso nella sua spalla, chiudendo gli occhi mentre l'angelo iniziava ad accarezzargli dolcemente i capelli.

-Hai passato tutta la tua vita a fare sacrifici per le persone che ami, Dean Winchester. Ora lascia che sia io a farne uno per te.-

Dean lo strinse ancora di più e capì di aver esagerato quando sentì Cas muoversi per il dolore. Si staccò da lui, ma non troppo, e cercò di sorridergli, trasmettendogli tutto l'amore che provava per lui.

-Gabriel ha detto che ti restano pochi giorni, ormai, e che stai soffrendo molto.-

Cas annuì e Dean prese un grande respiro.- Io sono disposto a lasciarti andare, Cas. Non cercherò di salvarti, farò tutto ciò che desideri se è questo che vuoi. Ma promettimi.- prese il viso dell'angelo di nuovo tra le mani.- Promettimi che troverai il modo di tornare indietro, come hai sempre fatto ogni vola che te ne andavi. Promettimi che tornerai a casa da noi. Promettimi che tornerai da me. Non importa quanto sarà dura o quali conseguenze ci saranno. Quelle le supereremo insieme, okay? Sono disposto a perderti in questo modo. Basta che torni.-

Era la prima volta che Dean vedeva Cas piangere e all'improvviso le parole di Gabriel risuonarono prepotentemente nella sua mente.

“ È più umano che angelo.”

-Te lo prometto.-

Dean abbracciò il suo angelo il più forte possibile e Cas cercò di ricambiare come meglio poteva. Quando finalmente si staccarono, Cas lo guardò negli occhi e Dean sapeva già che gli avrebbe chiesto ancora prima che aprisse bocca. Sapeva anche che sarebbe potuta essere un opzione, un opzione a cui non voleva nemmeno pensare, ma quando Cas toccò la sua pistola incastrata nei pantaloni, Dean dovette fare appello a tutte le sue forze mentali per non scappare via.

-Ti prego.- sussurrò Cas stancamente.- Ho paura di perdere il controllo e fare del male a te e a Sam. Non voglio. Non voglio dover guardare le mie mani mentre ti fanno del male ancora una volta. Quindi ti prego … - sfilò la pistola dai pantaloni del cacciatore e la passò a Dean con mani tremanti.

Dean avrebbe voluto urlargli che non poteva, che non sarebbe stato in grado. Avrebbe voluto dirgli di chiedere agli angeli di farlo, a Sam addirittura, ma non a lui.

Tuttavia non lo fece, perché lo doveva a Cas. Dopo tutto ciò che aveva fatto, dopo tutti i sacrifici che aveva fatto per lui …. glie lo doveva. Se la morte era l'unico modo per smettere di vederlo soffrire … allora lo avrebbe accontentato.

Così si ritrovò ad annuire lentamente, mentre aiutava Cas a sedersi per terra contro il muro della stanza.

Il modo in cui si toccavano a vicenda faceva capire molto bene cosa avrebbero voluto fare in realtà. Il modo in cui Cas si aggrappò alla manica della camicia di Dean, oppure come la mano del cacciatore indugiò più del dovuto sulla vita dell'angelo.

Era tutto così doloroso che Dean credette di non farcela.

Dopo essersi assicurato che Cas fosse apposto, si allontanò da lui di qualche passo guardando la pistola stretta tra le mani. Sapeva di non riuscire a resistere ancora a lungo e quando cominciò a sentire le lacrime scorrere sul suo viso non se ne stupì affatto.

Ovviamente Cas lo stava guardando. Il viso dell'angelo non era mai stato così rilassato come in quel momento, sapendo che da lì a poco tutta quella sofferenza che stava provando sarebbe finita.

Era così buffo. La prima volta che si erano incontrati Dean non aveva avuto nessun problema a pugnalarlo al petto. Ora, invece, non riusciva nemmeno a tenere in mano la pistola.

-La risposta è si.- esclamò Dean all'improvviso, ricordandosi che qualcosa era rimasta in sospeso tra di loro.

Cas mosse leggermente la testa.- Cosa?-

-Si, sarebbe stato tutto diverso. In altre circostanze, saresti stato il bambino che abitava di fianco a me, con il quale giocavo ogni giorno al parco dietro casa. Lo stesso bambino che mia madre avrebbe invitato a pranzo e a cena ogni giorno, perché ti avrebbe amato esattamente quanto me. Mi avresti aiutato con i compiti e la matematica perché sono una frana in matematica , mentre tu saresti stato il genio della classe. Avresti trovato lavoro in un coffee shop perché tu ami il caffè e io sarei passato ogni giorno solo per infastidirti, perché so che ti avrebbe mandato su tutte le furie e ti saresti arrabbiato. Ci avrei messo molto a capire che ti amavo ma tu non te la saresti presa, perché mi conosci e sai che sono fatto così.

Avremmo viaggiato, visitato un sacco di bei posti. Ti avrei portato in spiaggia ogni estate, fatto il bagno della mezzanotte e guardato le stelle sul cofano dell'Impala. Mi avresti trascinato a vivere in una grande città che alla fine mi sarebbe piaciuta. Poi ti avrei chiesto di sposarmi una sera di inverno, davanti ad una buonissima crostata che tu mi avresti preparato. Avresti detto si mille volte, mentre piangevi e una volta chiuso in bagno avrei pianto anche io.-

Dean stava piangendo. Ormai non faceva più nulla per fingere che non stava accadendo. La voce tremava e i singhiozzi gli impedivano di parlare come si deve, ma lui non riusciva a stare zitto perché non poteva stare zitto.

-Avrei cercato di renderti felice più che potevo e ti avrei ringraziato ogni giorno della mia vita per ciò che mi stavi dando.-

Anche Cas stava piangendo, la mano stretta a pugno intorno al trench coat ormai lurido.

-Grazie, Cas. Per tutto ciò che hai fatto per noi. Per me. Mi dispiace non averti dato ciò che ti meritavi.-

L'angelo scosse la testa, mentre qualche lacrima cadeva sulle sue gambe.- Quando ti incontrai la prima volta, eri un uomo senza fede, che non credeva in Dio e non credeva negli angeli, che non pregava mai e che pensava di non meritare di essere salvato. Invece adesso preghi e credi. Mi hai dato molto, invece. Solo che non te ne sei mai accorto.-

-Io credo in te, non negli angeli. Non in Dio. In te. E sarà sempre così.-

Cas sorrise tra le lacrime.- E per me è abbastanza.-

Dean si arrovellò il cervello, alla ricerca di qualcosa da dire, qualsiasi cosa. Ma sapeva che non c'era più nulla da dire e che ormai era arrivato il momento.

Puntare la pistola contro l'angelo sembrava un gesto semplice.

Ma il suo braccio tremava così tanto che dovette impugnare la pistola con entrambe le mani.

Cercò di ripetersi che sarebbe andato tutto bene, che Cas gli aveva promesso che sarebbe tornato. Si aggrappò a quel pensiero come un naufrago si aggrappava ad un salvagente, per tenersi in vita e non morire.
Cas continuava a guardarlo con ammirazione anche in un momento del genere, ma fu Dean a chiudere gli occhi quando premette il grilletto.



Celebrarono il funerale di Cas due giorni dopo.

Stesso rituale che erano abituati a fare da ormai più di dieci anni.

Sam e Dean rimasero a guardare il corpo bruciare, spalla contro spalla, senza dire nulla.

Nessuna aveva avuto il coraggio di aprire bocca per dire qualcosa di carino. C'era troppo dolore dentro di loro in quel momento.

Il corpo di Castiel continuò a bruciare per ore e ore, fino a quando non incominciò a piovere e la pioggia spense il fuoco lentamente.

Sam aveva chiuso gli occhi quando non c'era più segno di un corpo. Poi senza dire altro, i fratelli avevano dato le spalle a ciò che restava del loro amico e si erano avviati verso l'impala.

-Mi dispiace, Dean.- aveva sussurrato Sam.

-Anche a me.- aveva risposto Dean.

 


I giorni seguenti al bunker, furono probabilmente i più terribili.

Sam aveva deciso che avrebbero potuto fare a meno della caccia per un paio di giorni e Dean era più che d'accordo quella volta, visto che passava tutti i giorni chiuso nel garage.

Sam sapeva che stava lavorando ancora alla macchina di Cas ma era contento perché sembrava distrarre Dean da tutto quello che stava accadendo intorno a loro.

Sam tornò nella segreta una volta da quando Cas era morto.

La chiazza di sangue era ancora molto visibile nonostante Dean avesse cercato di mandarla via il più possibile. A parte quello, tutti ciò che c'era nella stanza era stato portato via.

Malinconicamente, Sam si trascinò dove di solito si sedeva per parlare con Cas e si lasciò cadere, incrociando le gambe.

E per un momento, si sentì meglio.

 

 

 

Dean finì di sistemare la macchina di Cas una domenica pomeriggio.

Sam era entrato in garage con il solo scopo di portare a suo fratello una bottiglia di birra e qualcosa da mangiare, ma quello che si trovò davanti lo distrasse completamente.

La macchina era tornata come nuova e Sam si ritrovò a pensare quanto Dean amasse sistemare le macchine e quanto fosse bravo a farlo.

Non si accorse della presenza di Sam inizialmente. Era seduto sui sedili posteriori della macchina, chinato verso il basso impegnato ad incidere qualcosa sul fondo dell'automobile. Sam riusciva a vederlo solamente perché la portiera della macchina era rimasta aperta.

-Ehi.-

Dean alzò la testa e lo guardò attraverso il vetro del finestrino.- Dammi un secondo, Sammy

Attese qualche minuto durante il quale Dean non aveva fatto altro che incidere ed incidere solo dio sapeva cosa e quando finalmente uscì dalla macchina accettò di buon grado la bottiglia che Sam gli aveva portato.

-Allora?- domandò voltandosi a fissare la macchina.- Che ne dici ?-

-Dico che è perfetta.- commentò Sam annuendo. Poi si voltò a guardare Dean.- Uno dei tuoi lavori migliori.-

Dean rimase un po' in silenzio, prendendo un sorso dalla bottiglia di birra.- Mi ha promesso che sarebbe tornato.-

Sam si voltò verso di lui e anche se non aveva detto il nome, sapeva benissimo di chi stava parlando.- Te lo ha promesso?-

Dean annuì.- Sai, ogni volta che se ne andava … riusciva sempre a trovare il modo di tornare indietro. Perchè dovrebbe essere diverso questa volta?-

Sam sorrise perché vedere suo fratello con quello sguardo pieno di speranza lo faceva sentire felice. Era raro vedere Dean sperare in qualcosa, ma quando succedeva … riempiva di gioia il cuore di Sam.

-Allora Cas adorerà la sua nuova macchina quando tornerà.- esclamò Sam, sorridendo.- L'adorerà così tanto che non farà altro che usarla 24 su 24.-

Dean sorrise malinconicamente. Riusciva proprio ad immaginarlo nella sua mente, Cas che voleva a tutti i costi guidare la macchina e che non smetteva di ringraziarlo per ciò che aveva fatto per lui e Dean si vedeva, vedeva come sorrideva mentre guardava il suo migliore amico, felice di averlo di nuovo di fianco a lui.

Sarà dura, Dean e Sam lo sapevano bene, ma nessuno di loro avrebbe mai smesso di sperare. Se Cas aveva davvero intenzione di tornare da loro, allora loro sarebbero stati lì ad aspettarlo.

-Vado a farmi una doccia.- annunciò Dean, dopo un po' voltandosi verso il fratello. Sam gli sorrise, dandogli una leggera ma affettuosa pacca sulla spalla mentre lasciava il garage lentamente.

Una volta solo, Sam si avvicinò alla portiera della macchina ancora aperta ed entrò.

Sul sedile posteriore c'era il trench coat. Era stato lavato e stirato e ora giaceva piegato ordinatamente. Sam non aveva visto Dean prenderlo, ma si accorse di non esserne particolarmente sorpreso. Sopra il cappotto c'erano appoggiate un paio di chiavi, che dovevano appartenere a Cas, e un foglietto bianco sul quale Dean aveva scribacchiato solo tre parole: per quando tornerai.

Sam accarezzò dolcemente il cappotto prima di abbassare lo sguardo e sorridere di fronte a ciò che Dean aveva fatto, proprio come avevano fatto loro due molto tempo fa, nell'impala.

Incise, sul fondo della macchina, c'erano due semplici lettere: C.W.

Castiel Winchester.

   
 
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