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Autore: Lady Lara    30/12/2015    2 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Capitolo XI
 
Il velo caduto
 
Era uscita dall’alloggio del Capitano, lasciandolo con un’espressione di sincero dispiacere. Chiuse la porta della propria cabina a chiave, restò appoggiata ad essa con le spalle e pian piano scivolò seduta a terra, sul tavolato della Jolly Roger. Si strinse le braccia intorno alle ginocchia. Sentiva ancora il fluire della sua intimità. Mai in vita sua aveva provato una sensazione così forte di eccitazione e desiderio. Non che avesse grande esperienza in merito! Se non fosse stata per la sua prima notte di nozze poteva definirsi ancora come una vergine! Già, quella prima notte! Quanto era passato? Otto anni?
 
I preliminari con Neal erano stati dolci … sicuramente piacevoli, ma nulla a che vedere con quelli avuti poco prima con Killian, dopo?  Non voleva neanche ricordare. Era andato a cercare le braccia di un’altra e, ancora sotto quella bramosia, poi era tornato per possederla in quel modo brusco e violento che le aveva provocato solo dolore fisico e … psicologico, per aver capito che era stato con Tamara, la sua migliore amica!
 
Neal era stato il primo e unico, come era stata unica quella notte. Per otto anni aveva rifiutato la propria femminilità, fino ad una quindicina di giorni prima, fino a che non aveva incontrato, anzi in un certo senso rincontrato Killian Jones.
 
 
Quella sera alla taverna da Angus, mentre lo osservava con August dallo spiraglio aperto della porta, durante il festeggiamento del suo trentaduesimo compleanno, lo aveva trovato molto attraente e si vergognava ancora ad ammetterlo, ma le aveva scatenato un forte desiderio e poi rabbia e gelosia, o forse invidia, per le due donne che avevano giaciuto con lui nella stanza affianco alla sua. Solo a ripensarci la gelosia la sentiva ancora adesso. Aveva pensato che fosse un donnaiolo peggiore del marito e forse lo era veramente.
 
Eppure adesso, in questo momento, se non avesse avuto la forza di dirgli quel no, sarebbe stata avvinta a lui, presa in un suo amplesso, forse lì sul tavolo, dove avevano cenato meravigliosamente e dove meravigliosamente avevano suonato insieme, creando un’armonia e un’unione che aveva legato non solo il suo fianco a quello di lui, che la teneva per la vita, mentre pizzicava le corde della chitarra, ma anche le loro anime.
 
 Si, aveva sentito come se la sua anima e quella di Killian si fossero riunite e si appartenessero da sempre. Erano così affini! Tutto quello che gli aveva narrato: il dolore per la sua famiglia, la patria, il suo popolo, suo fratello, i suoi ideali, quello che sentiva; Emma lo aveva sentito allo stesso modo! E allo stesso modo avevano sentito quell’elettricità “magica” che li stava portando anche all’unione fisica.
 
Si sentì un’idiota per essersi lasciata andare a quel piacere e si sentì ancora più idiota per non essersi lasciata cullare fino infondo dalla passione che stavano condividendo.
 
Si alzò e si guardò allo specchio. Il corsetto non era danneggiato, Killian aveva strappato, con un sol gesto dell’uncino, il nastro che lo chiudeva, ma la camiciola era squarciata. Osservò il suo seno ancora arrossato per i suoi ardenti baci e per lo strofinio ruvido della sua barba, che quella sera aveva ben curata, come era curato lui stesso.
 
Bellissimo! Ripensò Emma, staccandosi dallo specchio e allungandosi sul proprio giaciglio. Lisciò il velluto della gonna, l’alzò e si portò ambedue le mani al centro delle gambe. Ancora sentiva l’eco dello spasmo dei suoi visceri, quando con abilità l’aveva carezzata “lì”. Era stato un piacere così forte che … l’aveva sconvolta e gli aveva impedito di continuare a navigare nel suo mare. Se non lo avesse fermato? Se solo Il resto fosse stato piacevole la metà di quanto vissuto in quei pochi attimi, per lei sarebbe stato veramente il Paradiso che Killian le aveva chiesto di vivere con lui e non negarglisi.
 
Aveva ragione lui, le parole che lei aveva detto mentivano, mentre il suo corpo gli aveva parlato esplicitamente di quanto lo stesse desiderando. Si era sciolta completamente al suo abbraccio, ai suoi roventi baci ed al suo meraviglioso tocco.
 
Sentì la porta della stanza del capitano battere e i suoi passi allontanarsi nel corridoio. Probabilmente stava andando sul ponte.
 
Le tornò in mente il racconto che le aveva fatto riguardo a Neverland, le aveva detto che era l’unica donna che avrebbe mai voluto portare su quell’isola incantevole. L’isola dove suo fratello Liam era morto a causa di un arbusto …  “spinoso” aveva detto. Si, aveva detto proprio così “Un arbusto spinoso”  che il Re li aveva mandati a cercare come erba curativa, “Un additivo miracoloso” … “Un’isola non lontana dalla costa Americana”  … “Un arbusto spinoso”. Santo Iddio … stava parlando del “Rubeus Noctis”? Killian aveva conosciuto quella pianta?! Si trovava veramente a Neverland?  Doveva scoprire se era proprio quella! Doveva dirgli la verità, odiava mentirgli ancora!
 
 Era un miracolo che ancora non avesse scoperto che lei non era semplicemente Lady Barbra, ma era in realtà la Principessa Emma Swan di Charming Pendràgon. Se non avesse messo il collante alla parrucca quella sera, nei movimenti convulsi che aveva avuto con lui, le si sarebbe tolta dal capo, sai che sorpresa per il Capitano! Molte erano state le occasioni che le avevano fatto pensare che avesse già capito la verità, quel suo chiamarla di continuo Swan, con la scusa del collo da cigno, o principessa … e gli occhi verdi della Principessa White Margaret … certo che erano simili … era sua madre!
 
Sentì i passi di Killian tornare. Oddio! Era alla sua porta! Cosa voleva? No, si era fermato, non aveva bussato, forse pensava si fosse addormentata e non voleva disturbarla … forse … voleva riprendere il “discorso” interrotto? … Stava andando via adesso, si era richiuso nel suo alloggio …
 
 
Il cuore di Emma si era spostato con i suoi battiti dal petto alla gola. Meglio così, non ce l’avrebbe fatta ad affrontarlo adesso, se lo avesse rivisto in quel momento, si sarebbe persa nell’azzurro dei suoi occhi … se lui l’avesse guardata come la stava guardando prima … no, decisamente non ce l’avrebbe fatta a rifiutarlo di nuovo, sarebbe stata lei ad afferrarlo e portarlo sul letto dove ancora si stava toccando.
 
 Sentì provenire da oltre la parete che la separava dal Capitano un grido di dolore soffocato, una delle sue maledizioni lanciata contro ignoti ed un rumore di piatti caduti sul pavimento. Che accidenti stava combinando? La furia della delusione?
 
Voleva andare da lui per soccorrerlo, doveva essersi fatto male. Si alzò, sentì un dolorino al basso ventre, si guardò le mani. Sangue! Un altro segnale della sua femminilità. Si, i giorni erano quelli, il suo ciclo era arrivato e sapeva che l’avrebbe bloccata per due tre giorni in cabina, fortunatamente aveva portato con sé una scorta di cotone che le sarebbe bastato per tutto il viaggio, non aveva la possibilità di sciacquare panni di lino, i pacchettini che aveva realizzato con il cotone idrofilo sarebbero stati un’ottima soluzione usa e getta.
 
Non sarebbe andata da Killian, non ora.
 
 
 
Killian sentì il bisogno di calmarsi. Doveva ritornare padrone di sé. Voleva quella donna, ma la voleva corpo e anima. Si, avrebbe conquistato il suo cuore, ma ora come erano rimasti? Lei era fuggita da lui. Come biasimarla? Si avvicinò alla bottiglia del rum, se ne versò ripetutamente uno, due, tre bicchieri che tracannò uno dopo l’altro senza accorgersi del sapore, ma solo del bruciore nella gola.
 
Digrignò i denti e uscì battendo con rabbia la porta. Andò sul ponte. La luna era tornata con lo schiarirsi del cielo, dopo la pioggia del giorno.
 
Che giornata! O che giornate, da quando era entrata nella sua vita Lady Barbra! Stupenda! Lo aveva folgorato dal momento in cui i loro occhi si erano incontrati. Gli aveva fatto sentire il desiderio di essere migliore di quanto fosse, gli aveva fatto vivere un sogno sensuale ad occhi aperti neppure un quarto d’ora dopo averla incontrata.
 
L’aveva desiderata da subito e quella sera aveva in parte rivissuto il sogno del primo momento anche se questa volta era stato reale.
 
Aveva atteso il momento della partenza, con lei a bordo, con un’euforia che solo ora si riconosceva. Era salita a bordo e aveva conquistato tutti i suoi uomini con la sua gentilezza, la cortesia, il prendersi cura di Eddy. La complicità con Jambon. E lui come si era comportato? Ah! Di certo Barbra sapeva indisporlo, avrebbe saputo organizzare anche l’ammutinamento dei suoi uomini se lo avesse voluto. Sapeva combattere come un militare dell’esercito, cosa veramente singolare per il suo fisico delicato, per non parlare del suo pugno! Passava dalla tigre alla micina indifesa e viceversa. Donna sicura di sé, provocante, sinuosa, sensuale e poi improvvisamente le guance le si imporporavano, abbassava gli occhi, sembrando una bambina. Si preoccupava per gli altri … si era preoccupata per lui, l’aveva vista correre verso di lui con il terrore negli occhi quando Fox l’aveva colpito. Non era solo preoccupazione per un qualsiasi essere umano, c’era di più in quello sguardo. Cercarlo nella tempesta … sapeva benissimo che i piccioni potevano essere una buona scusa, stavano lì sul ponte del timone! Aveva avuto bisogno di lui, si era rifugiata tra le sue braccia, non aveva potuto fare a meno di baciarla sul collo o per punizione prima e per piacere di entrambe dopo, si certo aveva beccato anche un destro al mento, c’era un livido tra la barba, se lo toccava … ancora doleva.
 
 Insomma, ancora  non era una settimana che viaggiavano per mare e lui sapeva di essere già pazzo di lei.
 
A cena poi …
 
Guardò l’orizzonte, il mare era molto più calmo e la Jolly Roger scivolava sulle onde. In piedi, con la mano destra aggrappata ad una delle cime, passò dall’orizzonte a guardare il cielo.
 
Dov’era Righel? Eccola lì … la costellazione di Orione. Righel la sua stella più brillante, quella che lui aveva dedicato a Liam.
 
– Ciao Liam! Lo so ho combinato un disastro … Era più bella del solito questa sera, nel suo vestito di velluto nero, un portamento regale … abbiamo cenato scherzando amabilmente … è brillante … ironica … intelligente.
 
L’ho quasi strangolata quando mi ha raccontato cosa si dice riguardo a me e te … sono stato impulsivo e iracondo come tu mi rimproveravi sempre.
 
Maledizione! E come mi ha ricambiato? Mi ha regalato un momento di pura magia con la tua chitarra e poi … Dannazione! L’ho quasi violentata …
 
Era stato tutto perfetto, mi ha ricambiato all’inizio, stavamo bruciando dello stesso sentimento, lo vedevo … lo sentivo … eravamo pronti l’uno per l’altra, non so cosa è successo … si lo so è sposata, ho detto che avevo avuto le mogli di molti uomini e che per me non aveva importanza. Sono un idiota! Per lei importa. Mi ero illuso che provasse per me quello che provo io per lei, ma evidentemente  ama suo marito. Il peggio è stato quando pur avendo detto di non volere, io stavo insistendo, l’avrei presa lì … sul tavolo per quanto la volevo.
 
 I suoi occhi pieni di pianto e come ha pronunciato il mio nome nella disperazione … è stata una pugnalata al cuore per me.
 
Sono un mostro … l’oscurità è stata mia compagna per troppo tempo, mi stavo per comportare come quel maledetto bastardo del “Coccodrillo”.  Sono oscuro come lui ormai e non voglio esserlo.
 Nostro padre mi ha insegnato che le donne sono come fiori, nostra madre la trattava così, come la rosa più preziosa del giardino. Io stavo per calpestare quel fiore … lei che è semplicemente meravigliosa, che mi fa sentire a casa quando è tra le mie braccia. È la luce nell’oscurità … può illuminare la mia strada … Vorrei essere nel suo cuore come lei ormai lo è nel mio!
 
… Cignus! Ti vedo bene questa sera, è da lei che mi hai portato, sentivo che sarebbe successo qualcosa, le tue stelle gemelle Albirio, una gialla e l’altra blu, sembrano ruotarsi l’una intorno all’altra … sembrano attrarsi inesorabilmente come siamo attratti noi.
 
So cosa devo fare … vado da lei voglio dirglielo, ha pensato che per me fosse una delle tante, ha detto che vuole essere altro per me … Non è come le altre, aveva ragione Spugna. Nessuna mi ha mai fatto sentire così, neppure Milha.
 
 
Tornò indietro sui suoi passi, ben deciso nell’intenzione di dichiararsi a lei. Arrivò alla sua porta, alzò il pugno per bussare … si rese conto che non era proprio “calmo” del tutto, se apriva quella porta non sarebbe riuscito a lasciarla andare, ancora aveva davanti agli occhi la sua magnifica pelle bianca, il suo dolce seno, si guardò la mano a pugno, alzata verso la porta, la dischiuse ... le sue dita … l’avevano accarezzata dove avrebbe voluto essere lui anche in questo momento, testimoni silenziose della sua eccitazione e del piacere che era riuscito a regalarle … le portò alle labbra e le assaporò
 
- Ooh! Swan sanno di te … sanno di … mare e io amo il mare come amo te! E voglio dimostrartelo rispettandoti.
 
Pensò questo mentre tornava verso il suo alloggio. Entrò, doveva bere ancora, doveva stordirsi, smettere di pensarla, il rum era sempre un buon rimedio, ne versò ancora nel fine calice di cristallo, lo bevve avidamente, voleva che bruciasse più del fuoco che sentiva per lei, ma nulla si poteva paragonare a quel fuoco. Si maledisse e battè con forza il calice sulla scrivania apparecchiata e ormai disordinata. Il calice si frantumò e ne riportò un profondo taglio lungo il palmo della sua unica mano
 
 – Aaargh! Maledizione!
 
Gridò buttando a terra i piatti, con un colpo del braccio uncinato. Il suo sangue cadde a macchiare la bianca tovaglia che Jambon aveva tanto delicatamente ed attentamente disposto sulla sua scrivania. Cercò di rovesciare del rum sulla mano ferita per disinfettarla, non ci riuscì come avrebbe voluto. Strappò con l’uncino ed i denti una striscia della tovaglia e la usò come benda, domani ci avrebbe pensato! Poteva essere una buona scusa per ripresentarsi da lei, intanto il dolore lo aveva distratto, si buttò sul suo letto ancora vestito e crollò  addormentato nel giro di dieci minuti.
 
La sete si faceva sentire sempre più forte, sentiva l’arsura nella gola e la bocca secca. Acqua … acqua … mancava poco per arrivare alla sorgete. Non aveva mai bevuto un’acqua così dissetante come quella della sorgente della sua Neverland. Lo rigenerava tutte le volte che ne beveva, sembrava come la sorgente dell’eterna giovinezza e, bagnarsi nel laghetto sottostante, rinfrancava le membra. Sospettava che disciolti in quell’acqua ci fossero veramente dei sali minerali benefici. Era effettivamente possibile, la montagna che sormontava l’isola aveva la fisionomia di un vulcano. Anche se era al momento disattivo, nel sottosuolo madre natura svolgeva le sue funzioni.
 
Con la spada si aiutò ad abbattere gli arbusti del sottobosco che gli impedivano il passaggio. Doveva fare attenzione, tra quelle piante se ne celava una velenosa, ma lui l’avrebbe riconosciuta tra mille, era stampata indelebilmente nella sua memoria, ne aveva disegnato una raffigurazione sul blocco da disegno che ora giaceva nel cassetto della sua scrivania da Tenente a far compagnia ad un ritratto, chiusi ormai da anni, non aveva più la chiave e non aveva neppure il desiderio di riesumarli.
 
La piccola cascata d’acqua cadeva spumeggiante, corrodendo le rocce al suo passaggio; con il tempo e con l’erosione aveva creato un bacino che la raccoglieva e da lì ricadeva a terra, dando vita ad un ruscelletto che, dipanandosi tra la vegetazione, finiva nel laghetto sulle cui sponde Killian aveva costruito il suo rifugio.
 
Capì dal suono scrosciante che era arrivato. Ultimi colpi di spada e l’avrebbe raggiunta. La sua sete si sarebbe finalmente placata. La luce sembrava accumularsi sulla sorgente, uscendo dal fitto della foresta rimase abbagliato, qualcosa di bianco, immacolato, era davanti al bacino che raccoglieva quel prezioso liquido … una donna?  Era di spalle … indossava un lungo vestito candido, una coroncina di fiori sulla testa e lunghi capelli biondi erano sciolti sulle sue spalle, sapeva chi era, lo sapeva benissimo, l’aveva ritrovata! Quanti anni da che l’aveva vista la prima volta. Ancora, come allora, allungò la mano destra verso quei capelli d’oro. La chiamò
 
– My Princess … my love!
 
La donna si volse lentamente e mentre lo faceva i suoi capelli iniziarono a cambiare colore, lasciando il posto ad un nero corvino che conosceva altrettanto bene, ora era completamente voltata verso di lui, anche il vestito era cambiato, ora era in velluto nero e il suo viso era quello di Lady Barbra
 
– My Swan …
 
La donna alzò le braccia per accoglierlo, lui corse verso quell’abbraccio ma lei stava cambiando ancora, una metamorfosi inaspettata che lo atterrì, si era trasformata in un cigno bianco che spiccò il volo lasciandolo solo.
 
Era madido di sudore, si svegliò. Il dolore alla mano ferita lo riportò completamente alla realtà. Il sogno era stato così vivido e la sete da febbre era reale.
 
 - Emma … Barbra, sono la stessa persona! La sua risata … l’avevo sentita il giorno del suo compleanno … era lei che si allenava con la spada … ma certo, tutto corrisponde. Conosce le erbe medicinali, è istruita molto di più di una commerciante, parla francese, suona il liuto … Mi ha mentito … sentivo che c’era qualcosa che stonava anche se i suoi occhi mi hanno stregato subito … come gli occhi di sua madre. I capelli … erano loro la nota stonata … Ci siamo ritrovati. Mi deve parecchie spiegazioni!  Perché questo passaggio su una nave pirata?
 
Voglio aspettare però … giocheremo un po’ al gatto con il topo … vediamo se sarà lei a parlare per prima … sarebbe importante per me … sarebbe un segno di fiducia nei miei confronti … se ha messo su questa sceneggiata la posta in gioco deve essere molto importante per lei.
 
Ti aspetterò Emma, ti ho aspettata per dodici anni … ora sei qui con me … posso aspettarti ancora …
 
Era molto presto, tornò a coricarsi con questa piena consapevolezza. La tristezza andò via e gli sembrò che il cuore ora fosse completamente pieno di luce.
 
 
 
 
Come al solito alle sei di mattina il Capitano era sul ponte e dava gli ordini del giorno alla ciurma, ordini piuttosto routinari, tipici della quotidianità del viaggio. Una mezz’ora dopo, mentre era ancora voltato verso i suoi uomini, avvertì la Sua presenza. Emma era arrivata silenziosamente e stava facendo cenno di avvicinarsi a Eddy. La cosa lo infastidì, non aveva ancora finito di dare gli ordini ed Eddy, senza il suo permesso si era staccato per andare di corsa da lei.
 
– Eddy! Non hai avuto il mio permesso di allontanarti, non ho dato il riposo, torna immediatamente sull’attenti e restaci per i prossimi tre quarti d’ora! Gli altri ognuno alla sua postazione. Jefferson e Anton di riposo!
 
Gli ultimi due nominati  avevano appena finito il loro turno, al timone il primo e alla vedetta il secondo, si spostarono restando a guardare la scena. Emma si accostò al Capitano 
 
- Avrei bisogno dell’aiuto di Eddy, posso parlargli? 
 
- Certo che no! È in punizione e se si azzarda a rispondervi avrà un’altra punizione. 
 
– Capisco la disciplina e volerlo fortificare, ma secondo me abusate del vostro potere Capitano …
 
L’ultima frase di Emma lo ferì, pensando all’idea di “abuso”, ancora si sentiva in colpa nei suoi confronti, si era svegliato con l’intento di andare da lei con la scusa della ferita e parlarle. Si accigliò e rabbuiò maggiormente.
 
– Cosa vi è successo alla mano?
 
 – Nulla che possa richiedere le vostre cure My Lady …
 
 - Posso vedere e giudicare di persona?
 
– Non è necessario, è solo un graffio!
 
– Come volete! Ma ricordate di disinfettarvi o non potrete allenarvi con la spada per un po’ …
 
 - Cosa vi interessa di più, la mia mano o che io non possa usare la mia spada?
 
Disse questo con il solito sorriso sghembo e strafottente che nulla aveva a che vedere con la gentilezza e l’amabilità  dimostrata in più occasioni la sera prima. Emma ammise a sé stessa che quella battuta l’aveva servita proprio lei su piatto d’argento e comunque arrossì fino alla radice dei capelli. Non gli rispose, strinse le labbra gli diede le spalle e andò verso Eddy.
 
 – Eddy non è necessario che tu mi risponda, parlerò soltanto io! Volevo semplicemente chiederti di controllare i miei piccioni per oggi e i prossimi due giorni, probabilmente non uscirò dal mio alloggio, non mi sento molto bene al momento.
 
Eddy non rispose, ma Killian a sentire che Emma non si sentiva bene sbiancò e cambiò nuovamente espressione.
 
 
Anton si voltò verso Fox incuriosito
 
 – Ma non avevano fatto pace quei due? Hanno cenato pure insieme ieri sera!
 
– Ti va di scommettere su cosa può essere successo ieri sera?
 
Anton si fece il segno della croce e rispose:
 
– Dio mi scampi dalle tue scommesse Fox, riesci sempre a vincere in qualche modo. No, non ci tengo a scommettere con te.
 
– Comunque sia qualcosa è successo se Killy è in queste condizioni questa mattina, ci puoi scommettere!
 
– Ancora? Ti ho detto che con te non scommetto più!
 
– Era un modo di dire Anton, era un modo di dire …
 
 
Emma aveva girato su se stessa, senza rivolgere uno sguardo ne un saluto al Capitano e si era ritirata nella sua cabina. Killian l’aveva seguita con la coda dell’occhio, preoccupato per lei e rammaricato della stupida battuta che l’aveva evidentemente imbarazzata, si diede mentalmente dell’idiota.  Si accorse che Jefferson e Anton parlottavano tra loro e gli giunse all’orecchio il termine “scommettere”. Nero in volto si accostò ai due uomini
 
– Se  scopro che state mettendo su una scommessa su di me e Lady Barbra vi faccio percorrere la passerella! Ci siamo intesi?
 
Ruggì nei loro confronti e aggiunse:
 
- Vedete di trattate Barbra con rispetto … come se fosse una principessa!
 
I due risposero un veloce Sissignore e mentre Anton si dileguava, Jefferson rimase vicino al Capitano, a guardarlo intensamente.
 
- Che diavolo hai da guardare Fox?!
 
– Ho l’impressione che tu non stia granché in forma Killy … Ti piace parecchio Lady Barbra vero?
 
– Non sono affari tuoi Jeff!
 
 – Si non sono affari miei,  ma se il mio più vecchio amico e compagno di giochi dell’infanzia, ha un problema e bisogno di sfogarsi … sono disponibile ad ascoltare e a farlo riflettere su quanto è stupido a comportarsi come si sta comportando in questo momento .
 
– Parli bene Jeff, tu che ti sei trovato una docile mogliettina tra le squaw di Neverland.  Quella donna è difficile da capire, è indisponente, destabilizzante …
 
- Si, decisamente ti piace parecchio … e sarebbe ora che ti trovassi una moglie anche tu Killy, una come lei sarebbe perfetta per uno come te e comunque mia moglie Giglio Tigrato non è affatto docile.
 
– Perfetta per me! Peccato che ci siano dei piccoli dettagli che eliminano questa perfezione, è sposata, non prova nulla per me ed io sono un pirata, per cui una donna come lei non mi considererebbe di certo un “Buon Partito”
 
 – Ecco qual è il problema, ci hai provato e ti ha respinto! È la prima donna che non cade ai tuoi piedi in un batter di ciglia.
 
– Non è completamente così Fox e comunque sono affari intimi che preferisco mantenere tali.
 
 – Va bene, va bene! Comunque andiamo nel tuo alloggio e fammi vedere quella mano, da come è conciata la stoffa hai perso molto sangue.
 
– Tra un quarto d’ora sarò lì ora voglio dare un’occhiata ai piccioni di Lady Barbra, ha chiesto a Eddy  di controllarli per lei che non si sente molto bene.
 
Jefferson non ribadì altro e pensò che il vecchio Killy questa volta era veramente “cotto”.
 
Tra tutti gli uomini dell’equipaggio  Jefferson Fox era l’unico che lo conoscesse dall’ infanzia e si permettesse di chiamarlo Killy.  Quando da ragazzino Killian era tornato sulla sua verde isola, sua madre Lady Helen, aveva avuto bisogno di un aiuto in casa. Non potevano permettersi molti inservienti, ma una domestica sarebbe stata perfetta. Venne scelta la madre, vedova, di Fox che, coetaneo di Killian, in quel periodo avrebbe dovuto iniziare un’istruzione scolastica. Il piccolo entrò a vivere in casa del Conte Jones con sua madre Olivia e diventò compagno di giochi del “contino”  Killian. Lady Helen nella sua infinita gentilezza e bontà d’animo, fece in modo che Jeff usufruisse dello stesso insegnante di suo figlio, facendoli studiare insieme. Killy era il diminutivo affettuoso che Helen usava con il figlio. Jefferson lo chiamava così da allora .
 
Il Capitano diede il permesso a Eddy, prima dello scadere dell’orario di punizione e gli affidò il compito di eseguire quanto richiesto da Emma. Andò anche lui alla gabbia e come suggerito  nei giorni precedenti dalla donna, cercò di continuare a fare amicizia con quei volatili. Prese il suo preferito, uno con la parte alta della testa, macchiata di nero, in cuor suo gli aveva dato il nome Barbra. Lo fece camminare sull’uncino carezzandolo con la mano, il piccione svolazzò, si alzò in cielo e tornò a posarsi poi sulla mano di Killian, accidentalmente infilando uno degli artigli su un punto scoperto della ferità alla mano. Il dolore fu improvviso, su una parte già dolorante e Killian si decise a farsi medicare da Jefferson. Andò in cabina dove l’amico ebbe uno sguardo preoccupato alla vista di quel taglio profondo, sicuramente aveva bisogno di sutura, era il caso di chiedere a Lady Barbra, ma Killian fu irremovibile.  Jeff lo disinfettò come meglio poteva, usando il rum e finendo di fare altre strisce alla tovaglia. Quando arrivò Jambon per riassettare il tavolo, sgranò gli occhi allo scempio che era stato combinato dei piatti e della cristalleria, ma preferì tacere anche perché l’occhiata del capitano,  silenziosamente  eloquente, gli ordinava di non porre domande. Raccolse i cocci e mise da parte l’argenteria intatta, lasciò stare la tovaglia, visto l’uso che Jefferson ne stava facendo con il loro Capitano e silenziosamente si avviò verso la cambusa. Doveva preparare una tisana alla malva e camomilla per Lady Barbra, era molto pallida quella mattina e gentilmente come al solito gli aveva chiesto quel piccolo favore.
 
– Jambon! Lascia i cocci dei piatti, li userò per allenarmi con la pistola più tardi!
 
– Come volete Capitano!
 
 – Sei sicuro Killy? Non è il caso di farti risanguinare la mano, hai bisogno di sutura, sei convinto di non chiederlo a Ledy Ba …
 
- Ho detto no, Fox!
 
 Urlò di rimando al buon Jeff, il quale alzò gli occhi rendendosi conto che la situazione sentimentale del Capitano era più profonda di quanto pensasse lui stesso, lo assecondò.
 
 – Va bene. Quando vuoi chiamami che ti lancio i cocci mentre tu spari ok?
 
 Killian, imbronciato e indolenzito, assentì con la testa. Jeff gli diede un’ultima occhiata, era di profilo, gli occhi bassi che guardavano il palmo fasciato della mano, il ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla fronte … non gli disse altro e uscì seguendo Jambon 
 
- Paul! Chiedi a Lady Barbra se ha qualcosa per la mano di Killy, è un bel taglio, ma lui è troppo stupidamente orgoglioso per chiederglielo di persona.
 
 – Bien! Ci penso io Fox.
 
 
Qualche minuto dopo il cuoco bussava alla porta di Emma portandole la tisana fumante in una tazza.
 
 – Madame, vi posso chiedere la cortesia di suggerirmi un rimedio per la mano del Capitano?
 
 - Non gli basta l’alcool del suo rum Paul?! Ha mandato te? Digli di venire di persona a bussare alla mia porta e vedrò che fare, non ha voluto mostrarmi la ferita quando gliel’ho chiesto, quindi  ora è lui che deve venire da me …
 
Non c’erano speranze! Pensò il buon uomo. Due cocciuti orgogliosi allo stesso modo. Eppure li vedeva così bene insieme! Gli sembravano, pensando ad un frutto, le due metà di una mela rossa, si, un paragone poetico per un cuoco come lui!
 
 
Erano due giorni che Emma non usciva dalla sua maledetta stanza, che diavolo aveva?! Killian se lo chiedeva mentre camminava avanti e indietro sul ponte, urlando ordini e suscitando occhiate di disappunto nei suoi uomini.
 
La mano gli faceva un male cane e la testa sembrava scoppiargli, scottava, forse aveva la febbre, ma non gliene fregava un accidenti! Era preoccupato per Emma e non riusciva a bussare alla sua porta. I cocci da sparare erano finiti, la mano stringendo la pistola aveva ripreso a sanguinare e Jefferson si era arrabbiato con lui per la sua cocciutaggine e stupidità.
 
 Tornò verso il suo alloggio e vide il cuoco uscire dalla stanza di Emma. Gli fece cenno di accostarsi e gli chiese a bassa voce come stesse la loro passeggera e cosa avesse.
 
– Rien mon capitaine!
 
– Come sarebbe niente! Sono due giorni che non esce di lì!
 
– E’ una donna Signore …
 
- Di questo me ne sono accorto Paul! Ma che accidenti si sente!
 
– Signore … come dire … dolori di pancia, di schiena … sono le cose delle donne no! … Si vede che non avete moglie …
 
Jambon se ne tornò in cucina lasciandolo con la mano alla cintura e con uno sguardo corrucciato e interrogativo.
 
La storia di non avere moglie cominciava a dargli fastidio, possibile che quasi tutti i suoi uomini capissero le donne meglio di lui?! Solo perché quasi tutti avevano una moglie? Poi realizzò cosa avesse detto Jambon, ma certo ovvio. Tirò un sospiro di sollievo chissà cosa si era andato ad immaginare, si sentì meglio nell’animo ma la testa gli stava facendo più male di prima, sarebbe passato! L’importante era che Emma stesse bene! Tornò al ponte del timone. Il sole era alto, quasi allo zenit, strano che facesse così freddo! Eppure era una splendida giornata, stava arrivando il mese di giugno, si un paio di giorni e maggio si sarebbe concluso, ma che accidenti stava succedendo al cielo! Non c’erano nuvole e stava diventando scuro?! Non era prevista un’eclissi! Sentì le forze abbandonarlo, si sostenne al timone … Che diavolo …
Poi il nulla.
 
Eddy aveva appena finito di pulire la gabbia dei piccioni e aveva dato loro il becchime, si stava voltando verso il timone e vide con spavento il suo capitano scivolare lentamente a terra e stramazzare sulle tavole della Jolly Roger privo di sensi. Gridò.
 
– Capitanooo! Aiutoo! Spugna, Bardo correte! Aiutatemi,  Killian sta male!
 
 
Emma stava molto meglio, era al terzo giorno del suo fastidioso ciclo, il peggio per lei era passato. Non si spiegava perché avesse sempre quei dolori così forti e non voleva credere alle parole di Frate Benedictus che l’aveva incoraggiata ad avere una vita matrimoniale “normale”, secondo lui l’avrebbe aiutata. No no! Meglio tenersi i dolori!
 
Qualcuno arrivò di corsa alla sua porta e bussò con impazienza, di sicuro non era Killian, avrebbe riconosciuto il suo passo ed il suo bussare tra mille. Non si era degnato di farle visita in quei giorni, ma forse era stato meglio così, almeno non l’aveva vista in quelle condizioni pietose, pallida, con gli occhi cerchiati, voleva essere bella per lui … Ma che stava pensando?! 
 
Diede il permesso di entrare a chi bussava. Era Jack, che togliendosi il berretto rosso dal capo in segno di saluto e rispetto per lei, lo stritolava ora tra le mani, con espressione preoccupata e gli occhi lucidi che sembravano pronti al pianto. Accigliata e preoccupata a sua volta da quell’improvvisa incursione, gli chiese che stesse succedendo. Quasi balbettando per l’ansia Spugna rispose:
 
– Il Capitano … My Lady è svenuto sul ponte del timone, non si riprende …
 
Non aveva ancora finito di parlare, Emma era balzata dalla sedia, volando verso la porta e già correva da Killian.
 
   
 
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