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Autore: Laix    30/12/2015    4 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
***
35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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22. Shinichi e Vermouth ~ 

[Avvertenze: Shinichi un po' OOC]

***







Rosso vermiglio 

Sbatté le palpebre più volte, nel tentativo di svegliarsi, prima di capire dove diavolo si trovasse. Attraverso l'appannamento depositato sugli occhi, Shinichi intravide delle pareti color panna candido che però non gli risvegliarono alcun ricordo significativo. Ancora non sapeva in che luogo si trovasse, né come ci fosse finito.
Si sentiva tremendamente frastornato. Ciondolò la testa prima a destra e poi a sinistra, nella difficoltà di sollevarla e tenerla diritta. Emise un paio di deboli respiri, cercando di riaccendere la sua mente che in quel momento era come congelata, almeno per ricordarsi cosa l'avesse debilitato in quel modo.
Il vino. Il calice di vino bianco che aveva bevuto durante la festa, ma che aveva perso di vista per una manciata di secondi... e in quel breve tratto di tempo, qualcuno ci aveva fatto finire dentro qualche droga. Stordito, si era poi trascinato a stento nel bagno, prima di crollare lì e perdere i sensi. Lui era stato drogato. Da quella donna.
- Ben svegliato, detective – disse una voce bassa e suadente alle sue spalle, con l'evidente nota di un sorriso al suo interno.
Sentendola, e dando quindi conferma ai suoi dubbi, si costrinse a riassestarsi il più velocemente possibile. Raddrizzò la testa meglio che poteva e aprì bene le palpebre, schiarendosi poi la gola e cominciando a parlare con voce bassa e rauca.
- Dove diavolo siamo...? -
Vermouth non rispose e camminò in avanti fino a pararsi di fronte a lui, a qualche metro di distanza. Lui si guardò attorno lentamente, constatando di essere seduto su una poltrona in pelle bianca e rossa, sorretta da legno massiccio, che doveva essere un cimelio costosissimo. Poi risollevò lo sguardo su di lei, in tralice.
- Perché mi hai portato qui...? -
- Perché qualcuno là fuori ti avrebbe dato una lezione, in quella sala adibita a festa dove ti atteggiavi a furbo indagatore. Credimi. Li conosco abbastanza per sapere che è così -
- Pensavo ci fossi soltanto tu, stasera, invitata a questa festa del magnate... c'erano invece altri adepti dell'Organizzazione? -
- Oh, tesoro. - rispose lei con sorriso e tono quasi compassionevoli, come se dovesse spiegare ad un bambino piccolo come mangiare senza sporcarsi. - Ci sono sempre altri membri dell'Organizzazione. Specie quando sono presente io -
- Beh, avresti allora potuto avvisarmi di nascosto che era una zona pericolosa, ed io sarei uscito da lì. - Si schiarì ancora la gola e strizzò bene gli occhi per un secondo, prima di riprendere a parlare nel modo più chiaro che gli riusciva. - Non era necessario tramortirmi con strane droghe e trascinarmi fino a qui... che poi non sono nemmeno così leggero, ora come ora, come diavolo hai fatto a portarmi fin qui da sola? -
- Sono infatti stata aiutata da una mia guardia del corpo. Ti abbiamo raggiunto nel bagno e quando sei svenuto ti abbiamo prelevato. Ma niente paura, la guardia è un bravo ragazzo corpulento che, dietro giusto compenso, tiene la bocca chiusa ed esegue i comandi -

- Che meraviglia, stordito nel bel mezzo di un'indagine sull'Organizzazione e poi trasportato in giro per l'hotel da un energumeno gorilloso... proprio il tipo di serata che prospettavo – sentenziò lui, ironico ed irritato.
- Suvvia, cool guy, non è comunque una serata normale in un hotel normale. Sei stato scorrazzato a peso morto per un hotel di lusso, mica è da tutti! -
- Non credo che questo ammortizzi in alcun modo il tuo atto -
Lei ridacchiò, per poi avanzare e camminare oltre la poltrona su cui Shinichi era seduto, raggiungendo il mobiletto adibito agli alcolici posizionato dietro di lui. La donna sparì infatti dalla sua vista, ma la sentì afferrare una bottiglia di vetro alle sue spalle per aprirne poi il tappo.
- Quindi, si potrebbe dire che... seppur con i tuoi modi discutibili e poco apprezzabili... tu mi abbia salvato, stasera...? - azzardò lui con voce più bassa e insinuante, guardando la parete spoglia di fronte a sé. Vi erano affissi sopra un paio di quadri anonimi.
Vermouth afferrò un bicchiere di cristallo ed iniziò a vuotarci dentro il liquido alcolico e ambrato, senza alzare lo sguardo.
- Diciamo di sì – rispose lei, continuando col suo daffare. Il rumore del liquido che si tuffava sul fondo del bicchiere e che gorgogliava accese una gran sete nella gola del detective, la quale era ancora arsa e impastata a causa del sonnifero e dell'intontimento.
- Posso offrirti qualcosa da bere? - gli chiese Vermouth al momento giusto.
- Si può avere dell'acqua? -
- Non ne ho -
- E allora va bene lo stesso che prendi tu... -
La sentì afferrare un secondo bicchiere e vuotare anche quello. Vide poi il braccio candido di lei sporgersi oltre lo schienale della poltrona e porgergli il bicchiere, che lui prese e si portò alle labbra. Poi lei si spostò di nuovo alla sua postazione iniziale, di fronte a lui e a qualche metro di distanza, appoggiandosi ad un mobiletto basso alle sue spalle col palmo della mano rimasta libera.
Shinichi non sapeva se il motivo fosse che da molto tempo non beveva quel genere di cose, o che in generale non ne aveva mai fatto un uso smodato; stava di fatto che, quando iniziò ad ingerire due sorsate di quel whisky forte, esso gli bruciò nell'immediato la gola e si espanse densamente nel suo petto mozzandogli quasi il fiato. Guardò infatti con stupore la donna di fronte a sé, che invece se lo beveva in tutta calma con ampie sorsate senza che il suo viso facesse una piega. Resistette all'impulso di tossire, sentendo quel calore pesante irradiarsi.
- Ehi, darling... - disse lei guardandolo divertita, dopo aver riabbassato il bicchiere. - Mi chiedo se tu ci sia abituato o meno, a questi gioiellini -
- Ed io mi chiedo se tu non sia un'alcolizzata -
- Ahah! E' una domanda lecita, lo ammetto -
- No, sul serio. Ne bevi tanta di questa roba? Ci hai fatto davvero l'abitudine? -
- Oh, tranquillo, non preoccuparti. So badare a me stessa -
- Non è preoccupazione, è solo che... cioè... ah, lascia stare – concluse lui, lievemente imbarazzato.
Lei si disegnò di nuovo un sorrisetto saccente sul volto. Anche lui alzò esitante lo sguardo per guardarla, solo qualche secondo. E non poté fare a meno di constatare che la perfezione con cui quella donna si incastrava in quel suo vestito rosso era quasi imbarazzante. Era lungo, aderente, con spacco alto sulla gamba sinistra, partiva da metà petto ed era privo di spalline, e sembrava fosse stato creato appositamente per lei; o che lei, entrandoci, gli avesse donato la forma ideale. Si erano scelti l'uno per l'altra.
Lui scosse lievemente la testa, non troppo felice dei pensieri appena fatti inconsapevolmente, e la riguardò con sguardo più serio.
- Beh, dunque, in totale, ci troviamo nella tua stanza d'albergo costosa e inarrivabile? -
- Oh, che intuito, bravo. E da cosa lo deduci? - rispose lei, prendendolo chiaramente poco sul serio.
- Dalle pareti immacolate, dal marmo presente in ogni arredo, dalla qualità dell'alcol, dal letto smisuratamente enorme e soffice, dal panorama, dalle... -
- Sì, sì. Insomma, ci hai azzeccato -
- Però continuo a chiedermi che ci facciamo qui, io e te, e perché mai tu mi abbia portato fin qua -
- Ma come, detective? Tanta esibizione deduttiva per poi non capire una cosa così semplice? -
- Eh? -

- Per una notte di passione, no?! - ribatté lei, sbalordita, come se non riuscisse a credere al fatto che lui non ci fosse arrivato da solo.
Lui aprì la bocca per controbattere, ma gli morì tutto immediatamente in gola. Si rese conto di non avere assolutamente parole in grado di pareggiare quell'affermazione, e perciò fu solo capace di sbarrare gli occhi e deglutire un groppo grosso più o meno come Tokyo.
Boccheggiò ancora un po', sentendo il sudore freddo partirgli dal collo e allungarsi giù fino alla schiena, le mani calate in un blocco di ghiaccio invisibile.
- L'hai notato anche tu, no? A cosa mi serve un letto così grande se poi ci dormo da sola...? -
Passarono alcuni secondi di silenzio interminabili. Si poterono udire i rumori del traffico giù in strada, alcuni clacson, il ruotare di eliche di elicotteri in lontananza. E quando Vermouth vide che lui era in preda alla totale paralisi visiva e auditiva, ad occhi stralunati e a bocca di pesce, scoppiò in una risata fragorosa.
- No way, darling! Stavo scherzando! Ci caschi veramente, in questi tranelli da quattro soldi? - confessò lei continuando a ridere, facendolo sentire un completo idiota.
- V-Vermouth, ma... ti pare il caso?! I-io stavo cercando di fare una discorso serio... -
- La serietà è molto noiosa. Ma se è questo che vuoi, così sia -
Shinichi recuperò il respiro, visto che a quanto pare il suo sistema di ossigenazione si era un attimo bloccato, e pian piano ritornò anche la lucidità. Il batticuore persisteva ancora, veloce e agitato, ma prima o dopo si sarebbe placato. A quel punto si concesse di guardarla storto e imbronciato.
- N-non è che ci casco, è solo c-che... - non finì la propria frase, dal momento che si portò il bicchiere alle labbra e ne vuotò ancora qualche sorso frettoloso. Il liquido ancora bruciò, ma paradossalmente gli stabilizzò un po' di più le emozioni. Maledetta, maledetta donna.
Mi ha fatto prendere un colpo.

- Okay, perdonami, ora sarò seria. Ah, che risate – disse nuovamente lei esilarata, afferrando la sua borsetta in pelle rossa ed estraendone una sigaretta. Se la portò alle labbra e l'accese, proseguendo poi nel discorso. - Comunque, non c'è un motivo particolare per cui ti ho portato qui. Volevo solo fare una chiacchierata, tutto qua. Non ne ho mai fatte con la versione adulta di te. -
- Già, è vero. Non ci avevo pensato... - rispose Shinichi ancora un po' irrigidito, ma con le spalle un po' più rilassate.
- E' definitivo, ora? Rimarrai adulto? -
- Sì, questa volta sì. L'antidoto è stato finalmente terminato. Ma questo non significa che io abbia finito con voi, non ho ancora sgominato del tutto la vostra Organizzazione -
- Oh, darling, ma tu puoi andare avanti per tutto il tempo che vuoi, per quel che mi riguarda. Anche per tutta la vita, se non ti stufi tu stesso. E ti auguro anzi di farli esplodere nel peggiore dei modi che ti venga in mente -
- Vermouth, non tirartene fuori. Ci andrò giù pesante, e guarda che non scherzerò nemmeno con te -
- Beh, è comprensibile, sì. Te ne ho creati pure io di problemi e pensieri, forse me lo merito. E siccome sono curiosa, dimmi un po'... - disse lei abbassando il tono della voce e trasformandolo in un sibilo suadente, simile a quello di un'incantatrice. Si raddrizzò con tutto il corpo ed iniziò una lenta e pericolosa camminata verso di lui, facendo risuonare nell'aria il rumore dei tacchi delle sue scarpe vermiglie come il vestito. Lui trattenne il respiro, vedendola avvicinarsi in quel modo. Ma che diavolo voleva? Il profumo artificiale che già si sentiva per tutta la stanza si acutizzò, quando lei gli fu vicina. La donna arrivò al fianco della sua poltrona e si abbassò fin quasi a inginocchiarsi, incrociando le braccia ed appoggiandole sul bracciolo, al solo scopo di iniziare a fissarlo con intensità.
- …se mi prenderai, che cosa avrai intenzione di farmi? - terminò lei, con lo stesso tono.
Shinichi non voleva, il suo unico intento era di spostare la testa altrove e comunque in direzione opposta a quella di lei, ma c'era una diamine di calamita che gli attraeva lo sguardo verso quel viso incoronato da capelli biondi e voluminosi. Incatenò quindi i propri occhi a quelli di lei, senza dire una parola e senza nemmeno sbattere le palpebre, immerso in quelle due piccole sfere di un azzurro chiaro e limpido e spiazzante. Guardandoli, si immaginò di tuffarcisi e di farci una bella nuotata dentro. Non sapeva perché doveva pensare ad una stupidaggine simile, non aveva il minimo senso. Deglutì a fatica, emettendo l'unico rantolo composto da parole che poté far uscire dalle labbra secche.
- Vermouth, non guardarmi così -
- Perché? -
- Perché... -
Perché non riesco a ragionare. 

Ed era vero, si stava sentendo improvvisamente incapace, traballante. La fissava senza riuscire a fare null'altro, notando le lente volute di fumo che si innalzavano dalla sigaretta stretta tra le sue dita. L'odore di fumo era forte, ricopriva tutti gli altri sentori.
Iniziò ad odiarsi per la maniera ridicola con cui stava incassando il fascino diabolico di quella donna, diventandone vittima - perché questo stava accadendo, se non si dava al più presto una svegliata.
Vermouth si rialzò silenziosamente. E, senza nessun tipo di preavviso, allungò una mano per accarezzargli lentamente il viso, delicata come una rosa e pungente come una sua spina.
Lui rimase lì a farsi fare la coccola, come uno stoccafisso. Lei sorrise tagliente, prima di allontanarsi e ritornare a prendere il suo bicchiere di whisky.
Perché sto reagendo come un moccioso? Ho sempre pensato fosse una bella donna, non è mica la prima volta, ma quando parlavo con lei nelle mie sembianze da bambino non ho mai avuto problemi. Mentre adesso che siamo qui, con me di nuovo adulto, ho blocchi ed esitazioni... e in più lei, nei miei confronti, sta mostrando atteggiamenti... particolari.
Shinichi, non capendo cosa stesse accadendo, seguì l'esempio di lei e si riportò il bicchiere alle labbra, che però ormai era vuoto.
- Posso... ehm... posso averne ancora? -
- Tieni, finisci il mio. Sarebbe un peccato avanzarne... - disse lei in tono morbido, porgendogli il suo stesso calice.
- M-ma... -
- C'è qualche problema? -
- Ecco, no... non credo. - rispose lui col sangue alla testa ormai bollito, allungando la mano e afferrando quel bicchiere.
- Beh, insomma... - sospirò lei riprendendo un tono normale e tenendo la sigaretta tra le labbra rosse. - Non si è capito mica quel che farai, furbetto. Faresti prima a startene tranquillo e in panciolle nel tuo salotto, invece di metterti di nuovo in mezzo a pericoli mortali. Non ti è proprio bastata la lezione precedente? -
- So bene quello che faccio, grazie – rispose lui, con la testa che girava. Che fosse già l'effetto dell'alcol? O più probabilmente era l'effetto di quella strega?
- No, non lo sai, cool guy. E ti piace non saperlo, altrimenti non faresti un lavoro che ti costringe a scoprire. - continuò lei, finendo la sigaretta e spegnendola nel posacenere. - Per questo stesso motivo, stasera faticherai ad andartene da solo con le tue gambe. -
Il ragazzo non capiva benissimo quel che stava dicendo, ma fece spallucce. Dopodiché Vermouth si avviò verso il suo comodino accanto al letto e, mentre era girata, lo sguardo di Shinichi cadde incontrollato sul suo fondoschiena in movimento. Vi indugiò sopra per svariati secondi, quasi ipnotizzato, e infine il ragazzo si spiattellò una mano sul viso massaggiandosi gli occhi. Basta, basta, sperava fosse soltanto per via del persistente frastornamento e di quell'acido solforico mascherato da whisky che aveva ingerito, e non per meri istinti maschili in festa. Lei si fermò accanto al comodino e si portò le mani dietro il collo per sganciare la catenina d'oro che indossava, anche se pareva non stesse riuscendo subito nell'impresa. La catenina era molto esile, quasi invisibile. Shinichi mise a tacere anche alcune fantasie galoppanti, mentre guardava le forme di lei muoversi impercettibili sotto il tessuto del vestito. Poi distolse lo sguardo, traendo un bel respiro, cercando eventualmente un pezzo di marmo contro cui sbattere la testa.
- Mi sembri un poco a disagio, darling. - disse lei, allusiva.
Ma come fa a beccare tutto quello che faccio? Scommetto che si diverte. Ah, ma con me non si va troppo lontano con quest'atteggiamento.
- E tu mi sembri in difficoltà. - rispose lui, alzandosi da quella poltrona e dirigendosi verso di lei come se fosse un automa privo di volontà e comandato a distanza. Cosa gli stesse muovendo il corpo in quella direzione proprio non lo sapeva. Lei rimase ferma e voltò di sbieco lo sguardo verso di lui, piuttosto sorpresa. Quando il detective giunse dietro di lei, afferrò piano gli estremi della catenina per sganciarla al posto suo.
- Lascia fare a me. Tu tieni soltanto i capelli sollevati – disse lui a voce bassa, e lei annuì piano, tirando su la propria massa di capelli chiari e fluenti con entrambe le mani, mentre alcuni ciuffi sfuggiti alla sua presa ricadevano morbidamente sulle spalle nude. Quando lei fece quel gesto lui si sentì invadere le narici dal profumo intenso di frutta fresca che era stato smosso, e iniziò suo malgrado a concentrarsi sul minuscolo gancio della catenina. Accidenti, quant'era piccolo. Provò più e più volte, afferrando il gioiello in diversi modi strategici, e quel suo modo di indugiare gli consentì di percepire maggiormente la pelle liscia della sua nuca, sfiorandola di continuo. I suoi occhi si persero infatti su quella sinuosità e su quella pelle candida a pochi centimetri da lui, solo per un momento; ora poteva udire anche i suoi lievi e bassi respiri, e gli venne improvvisamente una voglia matta di baciarle il collo.
Ma se lo levò dalla testa, subito. Mai, mai e poi mai. Ti ricordi chi hai davanti, sì? Ti ricordi i problemi che ti ha provocato, assieme a quella banda di squilibrati con cui lavora? Ti ricordi che è un'assassina, una bugiarda, una spia che metteva cimici in casa tua e che godeva a vedere la disperazione negli occhi di alcuni suoi nemici che, ops, erano però tuoi amici? Ecco, bene.
Shinichi chiuse gli occhi per un momento, trattenendo il respiro. Doveva darsi una calmata interiore.
Ma come faceva a pensare lucidamente in quella precisa condizione? Gli sarebbe bastato come semplice esperimento ed analisi, davvero. Aveva solo voglia di scoprire quale consistenza potesse avere quella pelle, nient'altro. C'era troppa curiosità.
Evitare di farlo, sapendo già che gli sarebbe rimasto sia il dubbio che un piccolo rimorso per non aver provato? O soddisfare una volta per tutte quel bisogno leggero, indolore, che in fin dei conti non avrebbe avuto alcun risvolto?
Senza nemmeno formularsi la risposta, mantenne gli occhi chiusi e calò silenziosamente il volto verso la spalla sinistra della donna, posando con delicatezza le labbra dischiuse sulla pelle del suo collo. Vermouth rimase immobile e silenziosa come un predatore in piena caccia, lasciandoglielo fare senza dire una parola. In realtà chiuse gli occhi anche lei, ma lui non l'avrebbe mai saputo.
Come il detective si era aspettato, la sensazione "vellutata" era quella che più si trasmetteva. Sapeva di stare sbagliando, soprattutto perché ancora non sapeva quanto avrebbe fatto durare quell'azione, ma era un istinto più forte della sua volontà razionale e che era esploso grazie a piccole forze nascoste. Spostò le labbra di qualche millimetro più su, poi più giù, in una brevissima serie di impercettibili baci.
Ma poi si riprese e rialzò il viso lentamente, riaprendo gli occhi e sganciando finalmente quella catenina, che in realtà era molto facile da togliere. A quel punto lei rilasciò scendere i capelli e riabbassò piano le braccia, al che lui ne approfittò per far scorrere le mani anche su di esse, percorrendole dalle spalle fino ai polsi, di impulso.
Poi si raddrizzò, con la testa pesante e la mente in uno stato che ricordava molto quello febbricitante.
Vermouth si voltò su se stessa, per ritrovarsi faccia a faccia con lui. Gli posò delicatamente la mano destra sul petto, quasi lui non la sentì. Shinichi abbassò lo sguardo e intravide appena dietro di lei quel grande letto morbido, simile ad una grossa spugna soffice in grado di risucchiare tutto ciò che aveva intorno. E pensò che in fondo sarebbe bastata solo una spintarella per farla cadere lì sopra ed evviva, addio dignità ma benvenuto divertimento. Ignorò ciò che aveva appena pensato, ignorò le fantasie provocanti che tornavano a saltellare sguinzagliate nella sua mente e che gli mostravano quanto si sarebbe perso se non le avesse dato quella spinta, e si concentrò invece su tutto il resto che gli capitò a tiro per distrarsi velocemente.
Nononono, smettila ora, no, guarda quella finestra, che vetro limpido, che meraviglioso stipite, sarà fatto in legno di mogano oppure di quercia, il panorama riprende l'ovest di Tokyo oppure l'est, quelle luci laggiù sono delle sirene o delle semplici decorazioni...
Cretino!

La donna alzò lo sguardo e avvicinò il viso al suo, per depositargli un leggero bacio sulla guancia. Rimasero così per diversi secondi, in cui lui poté percepire il proprio batticuore frenetico e il lieve tremore della mani. Finché poi lei si ricompose, sorridendogli con tenerezza. Sì, esatto, tenerezza. E lui si sentì sfracellare di meraviglia le interiora.
- Forse è meglio che vai a casa, cool guy. Fatti una bella dormita – mormorò lei.
- Sì... sì, forse è meglio – rispose lui, con voce quasi robotica.
Diamine, era stordito, ma stordito male. Se solo lei avesse smesso di sorridere in quel modo delizioso...
Doveva uscire a prendere un po' d'aria, questo era sicuro. Disintossicarsi.
Però un po' gli dispiaceva, che lei l'avesse silurato così rapidamente. Anzi, gli dispiaceva parecchio. Si era sentito ammirato, all'altezza della situazione, persino un po' corteggiato da colei che riteneva essere oggettivamente una delle donne più belle del mondo. Insomma, un bel picco di autostima l'aveva avuto, così tanto che addirittura un paio di mosse audaci nei suoi confronti si era azzardato ad attuarle. Ma invece... era stato così malaccio e impacciato da spingerla a dirgli “vai a casa e fatti una dormita”? E pensare che credeva di essere pure attraente, a volte...
Era meglio così, di certo, almeno in questo caso. Però non poteva evitare di sentirsi un po' offeso, sia nell'orgoglio che nei sentimenti.
- Ho fatto... qualcosa di sbagliato? Di troppo azzardato? - chiese lui con una manciata di coraggio, titubante.
- No, darling. E' tutto a posto. Ma ti vedo davvero stravolto, e ci tengo alla tua salute – rispose lei, modificando però lievemente quel suo sorriso. Da tenero e dolce, era divenuto qualcos'altro: vi si era formata una sfumatura fredda, previdente.
- Alla mia salute? Ma sei seria? - ribatté lui dubbioso, ma intimamente rincuorato. Era strano, ma sentirle dire certe parole gli piaceva.
- Sì, certo. - annuì lei, ferma e risoluta. E di punto in bianco il suo sorriso si tramutò completamente in malizioso e scaltro, i suoi occhi grigi si affilarono. - E, a questo punto, mi è parso di notare che la cosa sia reciproca. Ci tieni anche tu alla mia salute, vero? -
Shinichi non lo capì da subito, e la guardò perplesso. Ma poi comprese, e fu come se tutti i suoi dubbi fuoriuscissero come un fiume in piena e sfondassero le recinzioni delle sue illusioni. Sbarrò gli occhi, fissandola, poi abbassò lo sguardo e scosse lentamente la testa.
Come aveva potuto pensare, anche solo per un momento, che tra loro si fosse creata un'atmosfera particolare quella sera? Che lei avesse davvero pensato qualcosa di grandioso su di lui, o che avesse apprezzato l'attenzione che lui le aveva riservato?
Shinichi sbuffò e ridacchiò con arroganza, alzando il volto su di lei e lanciandole un fulmine d'odio con lo sguardo.
- Ma tu credi veramente che basti così poco per convincermi a non farti nulla? Per farmi cambiare idea, per indurmi a fingere che tu non abbia mai commesso nulla e lasciarti incolume? -
- Sì, perché sei stato labile esattamente come tanti altri. - rispose lei spegnendo il proprio sorriso ed incrociando le braccia. - Basta sempre così poco, my dear. E questa è una delle cose che stasera hai scoperto. Il tuo corpo e la tua mente, senza l'ausilio della tua razionalità, si sono mossi da soli e hanno provato qualcosa per me, hanno tentato di scoprirmi, perché evidentemente a loro piaccio. Vogliono qualcosa, in senso benefico. E questo bel concetto spesso si scontra con propositi negativi e autoritari come quelli che tu supponi di avere nei miei confronti -
- Sei una criminale, dannazione! Hai commesso azioni orribili ed è ovvio che non potrai continuare a girare a piede libero e averla vinta per sempre! E no, non è facendomi capire che effettivamente sei una donna attraente che mi farai cambiare idea! Ma non ci pensare neanche. Il tuo posto è la galera, che ti piaccia o no. -
- Ah, cool guy, ma a chi vuoi darla a bere... quando prima mi passavi allo scanner con le mani, mi annusavi come fossi un campo di fiorellini di montagna e pensavi le peggio cose su di me sbirciando il mio letto, non sembrava proprio che mi desiderassi in carcere -
Shinichi si morse forte il labbro, per poi sospirare gravemente. La odio, la detesto. Quanto la detesto.
Come sono caduto in questa sua trappola idiotissima?
-
Sei sempre molto bravo e convincente con le parole. Ma è il momento che tu capisca quello che realmente puoi e non puoi fare, se vuoi il mio parere – propose lei.
- No, non lo voglio. Da una che corteggia i suoi nemici per ottenere la loro compassione in modo da scontarsi la pena, proprio non voglio sentire nulla... - sentenziò lui con tono lugubre, sentendosi ancora in qualche modo ferito. Era stato stupido a crederle e, in fondo, a godere di quella situazione singolare e armonica che si era creata, quindi era in parte colpa sua. Ma sapere che lei aveva giocato per tutto il tempo era qualcosa che lo atterriva, e non sapeva neanche bene il perché. Non gli importava nulla di lei, l'avrebbe sbattuta in gattabuia personalmente, quindi che aveva da tormentarsi in quel modo?
- Sta un po' a sentire, ragazzino. - Lei cambiò il tono, abbandonò il suo classico sarcastico e malizioso e passò ad uno freddo, crudele e diretto. Stava per succedere qualcosa di spiacevole, e Shinichi lo captava nelle vibrazioni dell'aria; e, per l'ennesima volta, se ne sentì dispiaciuto. Non avrebbe voluto che le cose volgessero in quella direzione, ma ormai aveva idea che fosse fatta. 

- Ho l'impressione che tu non abbia mai fatto i conti con la tua superficialità, vero? Beh, vedi di sfoltirla al più presto, perché fatichi a vedere al di là dei tuoi piccoli ed insulsi scopi da detective al servizio della giustizia. Ti immedesimi mai nella controparte, tu? Provi a capirne le motivazioni? No, sono sicura di no. Tu non sai cosa ho dovuto passare per arrivare a questa posizione, che cosa ho affrontato e come ho lottato da sola, non sai assolutamente niente e dubito potresti anche solo immaginarlo. Quindi, alla luce di questo, apri bene le orecchie: non permetterò ad un ragazzino qualunque di parlarmi in questo modo o addirittura minacciarmi di distruggere me e tutto ciò che ho ottenuto. Spero sia chiaro adesso, con questa maniera, visto che quella dolce e tuttavia piacevole che avevo scelto inizialmente non ha funzionato. - concluse lei, con sguardo vitreo.
Shinichi, scosso da un paio di brividi duri come la roccia, abbassò la testa e la fissò intensamente con una serietà quasi irreale.
Un ragazzino qualunque. Aveva detto tante cose, in quel suo breve discorso, ma quelle parole erano forse le più carogne, almeno alle sue orecchie.
- Ti auguro di non essere sempre e solo piena di segreti, Vermouth. Di ricoprire ogni singola azione di falsità e di secondi fini. Andando avanti così diventerai un segreto tu stessa, e nessuno riuscirà più a vederti per quella che sei. -
- Oh, ma che toccante. Questa te la concedo con gioia, okay? Significa che hai guardato un po' più in là, oltre il tuo naso da segugio. Bravo. E adesso goodnight, darling – disse lei, indicando la porta con un cenno della testa e fissandolo con un lieve e gelido sorriso, recuperato da non si sa bene dove.
- Sì. Buonanotte, e grazie ancora per avermi drogato e tutto il resto -
- Non c'è di che. Quando vuoi! -
Oppresso e demoralizzato, senza più degnarla di uno sguardo, lui spalancò la porta della stanza e uscì fuori, richiudendosela bruscamente alle spalle. Lasciò quella stanza permeata di tentazioni e illusioni, dove le ombre diaboliche del rosso vermiglio avvolgevano ogni cosa risvegliando profondi impulsi. Vermouth rimase ferma e silenziosa, udendo i passi di quel giovane detective allontanarsi gradatamente, fino a scomparire pure nell'eco.
Abbassò lo sguardo e fissò il pavimento, con espressione grave e improvvisamente sofferente. Nessuno doveva scoprirla in quello stato. Nessuno doveva capire quanto quel suo stesso discorso finale fosse falso e male interpretabile, esattamente come tutti i suoi atti precedenti di quella sera, e di quella giornata in generale. Doveva proteggere se stessa e tutto ciò che aveva, e purtroppo quel “ragazzino” era davvero l'unico tassello che le risvegliasse il timore della perdita, della sconfitta. Lui poteva riuscire a distruggere quel sistema, ne aveva le capacità, e se per difendersi occorreva andargli contro e scoraggiarlo e fargli pesare le sue azioni più del dovuto, era pronta a fare anche questo. Suo malgrado, controvoglia, arrivando anche a rovinare quel legame inusuale e tacitamente conciliante che erano riusciti a instaurare senza che quasi se ne rendessero conto.
Si strinse un lembo di vestito vermiglio con forza, dominando la frustrazione. Si sedette sul letto, nel silenzio, ritrovandosi a desiderare di tornare indietro solo di qualche minuto... e di farlo restare lì, con lei. In tutta semplicità.
Mi dispiace, cool guy. Non pensare male di me. Ma finché non molli la presa, non puoi aspettarti che io lo faccia per prima.
Ti ho infilato la mia catenina d'oro nella tasca della tua giacca. Spero che domattina, quando la ritroverai, il primissimo pensiero che ti attraverserà la testa sarà qualcosa di buono e soave. Almeno il primo.







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Ciao ragazziiiii, non sono trapassataaaaaah!!! 
Sì, allora XD Come state, belli? ç____ç Hahaha spero che nessuno di voi abbia dimenticato questa raccolta (ehi? C'è nessuno? Oh, un fantasma. Signor fantasma, mi riporti qui gli utenti...?) che quando posso riprendo ad aggiornare. Ma essendo stata assente per un po' ne ho pubblicata una abbastanza corposa!
Passo subito ai chiarimenti, ehm. XD Penso si sarà capito, ma giusto per precisare: ho una strana e perversa smania per la coppia ShinXVerm. Da sempre, e non è che mi piacerebbero insieme come coppia definitiva, certo che no, ma magari, come dire... qualche volta, qualche avventura e qualche approccio ravvicinato... ah, come mi farebbe contenta. XDDD So di non essere l'unica, mi è capitato di beccare qualche altro utente qui in giro che concordava animatamente, e quindi se siete là fuori, SE udite il mio richiamo disperato, fatevi sentire. Che così poi ne faccio una più “tosta”, WAHAHAH!
No ma davvero, divento scema quando questi due li vedo nello stesso posto e non vedevo l'ora di spiantarla fuori, questa shot. <3 Chiaramente ho usato Shinichi e non Conan, perché insomma, c'è un limite a tutto XD Ho inserito “OOC” per Shinichi perché ritengo che, vista la faccenda di Ran, sarebbe uscito un probabile (e giusto) dibattito sul fatto che lui non farebbe mai una cosa del genere, specie con una poco di buono. Ma vi dirò che, alternativamente, di mio non avrei inserito l'OOC: Shinichi è comunque un ragazzo/uomo con normali impulsi e che non viene esattamente ignorato da una come QUELLA, quindi non trovo sia impossibile ipotizzare un “crollo” di quel tipo. Però ognuno la vedrà come desidererà! :)
Dopo questo bel padellone di roba, aspetto adesso di sentire le vostre ^__^ Come sempre grazie per il vostro calore e le vostre belle parole, di capitolo in capitolo e di recensione in recensione! Siete generosi e anche molto accurati, sempre. Wow :')
Alla prossima! E buone feste a tutti!

 

  
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