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Autore: imjustmarx    31/12/2015    2 recensioni
E mi mancano i tuoi baci, l'odore dei nostri biscotti sulla tua pelle.
Merda, non ho bisogno pensare.
Smetto di pensare, inizio a bere Martini e birra
è vuoto il letto stasera.
Gennex {Urban Strangers}
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Leggete mentre ascoltate Empty bed.
 

È passato un anno da quando me ne sono andato. Un anno da quando l'ho visto l'ultima volta. Un anno da quando il mio letto non è il solo ad essere vuoto.
Credo di essere diventato un vegetale, compio solo le azioni essenziali. Respiro, dormo e mangio a malapena, ma va bene così. D'altro canto a nessuno interessa, perché dovrebbe interessare a me? 
L'unica persona a cui fregava qualcosa di me, non c'è, se n'è andata. E probabilmente non tornerà più. 
Mi manca. Mi manca il suo respiro sulla mia pelle, i suoi baci su ogni parte del mio corpo, le sue mani che mi accarezzano con delicatezza come se potessi rompermi da un momento all'altro, le sue labbra sulle mie, i suoi occhi che mi guardano come se fossi la cosa più bella del mondo, le sue braccia che mi stringono e che mi tengono al sicuro. 
Mi manca tutto di lui. 
**

Cammino per le strade affollate di Londra. Mani in tasca e cuffiette nelle orecchie. Proseguo verso casa. Convivo con Gió in un appartamento al centro di Londra. È sempre stato il mio sogno questa città, ma da quando sono qui non sono felice come mi sono sempre immaginato sarei stato. C'è qualcosa che non va, c'è qualcosa che manca o, meglio, qualcuno. 
Mi preparo psicologicamente a quello che sta per accadere: lui sta per arrivare. 
Probabilmente ora è appena atterrato e Gió lo starà aspettando fuori all'aeroporto. 
Nonostante mi faccia male il pensiero di rivederlo dopo tutto quello che è successo, non potevo di certo rifiutare quando il mio coinquilino mi ha chiesto se mi desse fastidio ospitare il mio ex migliore amico, o qualsiasi altra cosa siamo stati, a casa nostra per qualche giorno. 
Ho messo il cellulare in modalità 'aereo', così che nessuno possa disturbarmi e ci sia solo la musica a farmi compagnia.
Apro il portone del palazzo, salgo al terzo piano ed entro nell'appartamento. 
È vuoto, non c'è nessuno. 
Mi levo il cappotto, prendo delle bottiglie di alcolici a caso dal mobile e mi rinchiudo nella mia camera. 
Ho bisogno di bere, devo dimenticare, non posso pensare. Perché se penso, mi viene in mente lui.
Apro una bottiglia che ho preso e riconosco immediatamente cos'è dal sapore: Martini. La bevo tutta d'un fiato, nonostante quel liquido mi graffi la gola. 
Bevo e penso poco.
Ma non basta, mi serve qualcos'altro, sono ancora troppo lucido. 
Afferro un'altra bottiglia e quando inizio a sorseggiarla, capisco che è birra. 
Bere della birra dopo il Martini, è tutt'altro che salutare, ma la finisco velocemente. 
Penso poco e sto meglio.
La testa inizia a girarmi, non riesco più a reggermi in piedi. Mi butto sul letto e cado in un sonno profondo.
**

Il rumore della porta che sbatte, mi sveglia. Apro gli occhi ancora assonnati, riesco a scorgere una figura che entra nella stanza, ma non riesco a focalizzare, non riesco a capire chi sia. Sbatto più volte le palpebre e finalmente lo riconosco. È lui, è Alessio. 
Sorrido senza neanche accorgermene. Mi alzo velocemente dal letto e mi scaravento tra le sue braccia che mi aspettano aperte.

"Sei tornato? Non te ne vai più, vero?" Gli sussurro con il viso appoggiato sulla sua spalla e le braccia che lo stringono forte.

"Non me ne vado più. Questa volta rimango, per sempre. Ho scelto te, Genn. Ho capito che di lei non me ne è mai importato niente. Sei sempre stato tu. Tu e le tue labbra, tu e i tuoi occhi, tu e i tuoi cambi d'umore. Sei tu la persona di cui sono innamorato." Mi confessa abbracciandomi così forte da potermi rompere perfino le costole, ma non m'importa. 
Appoggia le sue labbra sulle mie e sembra che pian piano mi stia curando tutte le ferite che mi ha lasciato. 
Ci baciamo, come se le labbra dell'altro fossero l'unica cosa che vogliamo.
Facciamo l'amore, come se fosse l'unica cosa che sappiamo fare. 
E poi ci addormentiamo abbracciati, stanchi di tutte quelle emozioni provate così velocemente.

Mi sveglio di soprassalto. 
Mi metto seduto. 
Guardo fuori dalla finestra. È notte. 
Il letto è vuoto.
Lui non ci sta. 
Lui non c'è mai stato.
È stato tutto un sogno.

Sento delle voci provenire dal salotto. Mi alzo e vado a controllare. 
Appena lo vedo, mi crolla il mondo addosso. 
Una parte di me vorrebbe andarlo a baciare e dirgli quanto lo amo. L'altra parte vorrebbe bruciarlo vivo per quanto mi ha fatto soffrire.

Ma c'è una cosa che mi ferma dal fare una delle due opzioni: la ragazza che è seduta sulle sue ginocchia e che mi porge la mano dicendo: "Piacere sono Eleonora, la fidanzata di Alex. Tu devi essere Genn, mi ha parlato molto di te!" 

  
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