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Autore: myonlyloveKlaine    31/12/2015    0 recensioni
Dal testo:
Lo amava ancora, e questo significava che non tutto era perduto, che forse aveva una speranza se solo l'avesse colta. Si girò verso Rachel per parlarle, ma lei lo bloccò prima che potesse dire qualcosa. "Sei ancora in tempo, il volo è per le 18.00. Fai la cosa giusta, Kurt. E' l'ultima notte dell'anno per l'amor del cielo, vai da lui!"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! 
Sono tornata con un'altra one shot che mi è venuta in mente guardando un post su tumblr; la foto di una cartolina con una dedica sopra nell'ultima notte dell'anno. Qualcuno sotto aveva scritto "immaginatelo per la vostra OTP" e mi sono venuti subito in mente i klaine, perciò eccomi qui ahaha
Ringrazio infinitamente Silvia che ha betato la shot e pubblicato al posto mio, ti adoro honey <3
Spero vi piaccia, nel caso lasciate una recensione c: 

Buon anno nuovo! 

FROM BOSTON WITH LOVE

31 dicembre ore 09.45

"Rachel! Svegliati è già troppo tardi!" Kurt era agitato già alle nove di mattina, ma la sua amica, al contrario, ancora si rigirava nel letto con i capelli tutti arruffati e la voglia di alzarsi di un bradipo.
"Kurt, ti prego, non urlare così nel mio orecchio. Dammi tempo." rispose Rachel trascinando la "o" finale in un grande sbadiglio che la fece assomigliare, insieme ai capelli, ad un leoncino. Kurt si arrese, sapeva che la sua amica aveva bisogno di svegliarsi molto lentamente, perciò si alzò dal letto e cominciò a preparare la colazione per entrambi sperando che l'odore di omelette riuscisse a svegliare la ragazza. Neanche due minuti più tardi Rachel era lì davanti a lui a mordicchiare quella dolce prelibatezza nel suo piatto. Ogni tanto lanciava occhiate fugaci davanti a sè per controllare Kurt, per vedere se tutto andava bene e capire se anche oggi la giornata sarebbe stata migliore di tante altre precedenti. Sperò che il ragazzo non se ne accorgesse, perchè ogni volta che succedeva il suo sorriso diminuiva sempre di più e tornava a parlare con tono freddo e meccanico, la casa sembrava più grigia e Rachel era troppo piccola per poter illuminare, pur con tutta la forza che aveva in corpo e la sua grinta, entrambi.  
Per sua fortuna Kurt continuava a canticchiare e bere dalla sua tazza, mentre con la penna segnava qualcosa sul foglio di carta che aveva davanti. "E' la lista dei festoni? O quella della spesa? E' praticamente da due giorni che questa casa è infestata di fogliettini con su scritto cosa comprare per questa sera!" la ragazza cercò di assumere un tono spiritoso ma Kurt la prese molto sul serio: "Rachel, eravamo d'accordo, questa festa deve essere perfetta! Abbiamo invitato tutti i nostri amici, è l'ultima notte dell'anno e dobbiamo ancora comprare metà delle cose di quelle liste!" 
"Non tutti" pensò Rachel, guardando tristemente Kurt che sembrava aver capito come lei di chi si stava parlando. Che qualcuno mancava. Ma non aveva la forza di pensare a quello al momento, non poteva permettersi di lasciarsi sopraffare di nuovo dal dolore come le settimane precendenti. Di piangere fino a sentire un dolore lancinante al cuore che lo soffocava e non gli dava via di scampo, semplicemente non poteva. Perciò quel giorno aveva invitato tutti a quella che al momento era casa sua e di Rachel, aveva cominciato a fare liste, a uscire e a vivere come non faceva da tempo. Sperava, dentro di se, che con tutte quelle persone attorno a lui i pochi secondi prima dello scoccare della mezzanotte lo avrebbero aiutato a far allontanare i pensieri di quell'anno. Sperava che magari le immagini dei momenti passati insieme, i baci, le parole sussurrate nell'oscurità sarebbero svanite solo per qualche istante, solo per dargli il tempo di respirare di nuovo. 
Kurt vagava con i suoi pensieri e non si accorse che Rachel aveva smesso di parlare e lo stava fissando come faceva ormai da troppo tempo, in quel modo compassionevole e addolorato, cercando di capire se avrebbe avuto un altro dei suoi attacchi. Il ragazzo la guardò e le sorrise, sperando di poterla rassicurare un po', poi ricominciò a parlare per spezzare quel momento spiacevole. "Penso che oggi ci dovremmo dividere: magari io potrei andare a quel negozio di feste all'angolo e tu al supermercato..."
"E' un' ottima idea, Kurt." Rachel gli sorrise di rimando e Kurt tirò un sospiro di sollievo, deducendo che gli aveva creduto. Aveva creduto al fatto che stesse bene, che quello di prima era stato solo un momento. 
Ma non c'erano momenti, era un dolore continuo.
*
14.00
messaggio da Rachel:

"Kurt, oggi non torno per pranzo. Ho già comprato tutte le cose che mi avevi chiesto tranquillo, ma ho visto un vestito delizioso per stasera in un negozio e sto andando a provarlo. Per qualsiasi cosa chiamami, sul serio. Mi dispiace lasciarti solo, tornerò presto :)" 

Kurt lesse più volte il messaggio mentre stava tornando verso casa con la spesa e per un momento ebbe un brivido realizzando che sarebbe rimasto solo. Solo con i suoi pensieri troppo tristi, senza modo di divagarsi sul serio, e gli prese un attacco di panico di quelli che non arrivavano da qualche giorno e gli avevano fatto sperare di riuscire a stare meglio.
Si appoggiò al cornicione delle scale cercando di riprendere fiato, ma tutto intorno a lui continuava a girare e diventare sempre più scuro; le gambe stavano cedendo e tutto sarebbe caduto a terra. Strinse con entrambe le mani e ancora più forte la barra di legno ma quella sensazione orrenda non sembrava voler andare via e senza Rachel accanto a lui che gli diceva di respirare e lo abbracciava, Kurt era in balia dell'oscurità. Cercava di concentrarsi, di pensare che non sarebbe morto da un momento all'altro perchè quelle sensazioni erano solo frutto della sua mente, che ne sarebbe uscito indenne. Più cercava di riflettere più il respiro si mozzava, il battito accelerava, la visuale si distorceva e Kurt si lasciò andare. Semplicemente smise di lottare perchè a volte si è troppo stanchi per farlo. Mentre le buste stavano per cadere a terra insieme al suo corpo, una voce in lontananza diventò sempre più acuta e vicina. Si trasformò in un braccio che prese Kurt per la vita e lo tirò di nuovo su, facendogli riprendere i sensi e aguzzare la vista. 
"Ehi, ragazzo! Ti senti bene? Vuoi che chiami un'ambulanza?" L'uomo davanti a Kurt, che a quanto pare era colui che lo aveva preso prima che cadesse, era visibilmente preoccupato; continuava a fissarlo aspettando una sua risposta ma l'unica cosa che Kurt riuscì a fare fu un debole cenno di assenso con il capo e sussurrargli un "grazie", mentre tentava di riprendersi da quello che era stato uno dei più brutti attacchi che avesse mai avuto. 
Controllati, respira, sei più forte di questa cosa, lo supererai era quello che continuava a ripetersi ogni singola volta, ma come al solito funzionava solo dopo che era successo. Kurt guardò l'uomo che l'aveva aiutato, visto che fino a quel momento era rimasto con il capo chino; era sulla quarantina e indossava un completo blu con la sigla delle poste al lato, continuava a sorridergli e sembrava non gli importasse affatto di continuare a fare le sue consegne visto come teneva le lettere nell'altra mano. 
"Uhm, ecco, grazie ancora." Kurt non sapeva cosa fare perciò riprese le sue borse e decise di cominciare a salire le scale, lasciandosi alle spalle il postino che era rimasto sul pianerottolo, fino a quando la voce di questi non lo bloccò.
"Ragazzo, per caso conosci un certo Hummel? Dovrei consegnargli una lettera."
Kurt perse un battito. Nessuno gli inviava lettere. Suo padre lo chiamava al cellulare o veniva a fargli visita, tutti i suoi amici sarebbero stati lì quella sera, non aveva parenti lontani che potessero fargli gli auguri. Non c'era modo che qualcuno gli avesse inviato una lettera. Kurt pensò che con molta probabilità l'emittente aveva sbagliato cognome perchè al momento la sua testa girava ancora e stava continuando a girare pensando all'unica persona che in quel momento non c'era, ma che sarebbe dovuta essere lì.
"S-sono io Hummel" Quelle parole furono quasi un sospiro, ma l'uomo le udì bene e salendo le scale si avvicinò a Kurt tendendogli la lettera, in modo che lui la potesse prendere. Le mani gli tremavano e lo stesso faceva il corpo. Era stupido, pensò Kurt. Perchè avrebbe dovuto avere così paura? Era solo una lettera dopotutto, perciò la prese con più forza del dovuto e ringraziò velocemente il postino che se ne andò facendogli un gesto di saluto con il capo. 
Non l'aprì, non ce ne era bisogno. Dalla calligrafia irregolare e il tratto pesante Kurt sapeva perfettamente di chi fosse quella lettera, ma forse non era altrettanto sicuro di voler sapere il suo contenuto.
*
15.00

Rachel non era ancora tornata e Kurt era fermo seduto sul divano da quasi mezz'ora. La lettera era lì davanti a lui ma non aveva ancora avuto il coraggio di aprirla. Continuava semplicemente a guardarla perchè il solo guardare gli causava dolore, e lui era stufo di soffrire e di piangere e di fare tante altre cose, perciò rimase semplicemente lì, accovacciato con le gambe al petto e la testa appoggiata alle ginocchia, aspettando che qualcosa succedesse senza che lui dovesse prenderne parte.
Dopo qualche minuto la porta di casa si aprì e nel salotto entrò una Rachel smagliante. Si era fatta anche i capelli e mentre con una mano reggeva le buste della spesa con l'altra teneva in bilico un vestito appeso su una stampella e coperto da una rivestitura. Posò le buste a terra e rivolta verso la cucina cominciò a raccontare della propria giornata, di quanto fosse bello l'abito e di quanto non vedesse l'ora di mostrarlo a tutti e soprattutto a lui, ma la sua voce si spense non appena girandosi vide Kurt. 
"Kurt, cos-" la ragazza non finì neanche la frase e subito corse sul divano per abbracciare l'amico, perchè se c'era una cosa che Rachel era brava a fare era capire quando Kurt stava male sul serio. 
"Cosa è successo?" ora si trovava anche lei accanto a Kurt, ma non aveva smesso di abbracciarlo neanche un secondo. 
"Mi ha mandato una lettera e io sono qui da quasi un'ora. I-io non riesco ad aprirla perchè solo leggere la calligrafia mi ha distrutto e io non voglio cadere a pezzi, Rachel, non posso più. Io-sono troppo stanco e abbattuto e non capisco come la gente possa festeggiare nel giorno più brutto dell'anno. Guardo i passanti che ridono e le coppie che scherzano e si baciano e mi chiedo come sono arrivato a questo punto, come sono caduto così in basso e se c'è una via di uscita, perchè al momento mi sembra tutto spento e vuoto."
"C'è sempre una via di uscita, Kurt, devi solo avere il coraggio di intraprenderla. Magari questa lettera è la tua via di uscita." Kurt non la guardò in volto, ma prese la lettera e gliela mise tra le mani.
"Voglio che la legga tu, ad alta voce. Da solo non ci riuscirei mai." Rachel annuì e lentamente prese in mano il foglio scritto a penna, guardò per un' ultima volta Kurt e sperò con tutta se stessa che per una volta Blaine Anderson avesse fatto la cosa giusta per entrambi, perchè insieme erano troppo ciechi per capire che si stavano uccidendo.

"Ehi, 
Ero la persona solita vivere a casa tua, ricordi? Magari tu hai già dimenticato, ma io no, perciò ti mando questa lettera. Ti giuro che è la prima volta che lo faccio e, mio Dio, mi sono dovuto far spiegare dal tizio accanto a me come si potesse spedire e tutti gli altri dettagli. Se te lo stai chiedendo sono ubriaco, ma non troppo, solo quel poco che basta per farmi tornare allegro quando in realtà non lo sono affatto. Mi trovo a Boston. Non ci crederai, ma è bellissima. Sai, ci saremmo dovuti venire una volta, avremmo dovuto mettere questa città tra quelle da visitare. O magari sarebbe stato peggio, perchè ora io sono qui e avrebbe fatto male più di quanto non fa già. Sono qui da un po' ma le uniche cose che ho fatto sono state ordinare pizza e stare sul letto da solo a pensare e ripensare a quello che è successo e a come ci siamo arrivati. Come siamo arrivati a questo, Kurt? Ti prego spiegami di nuovo perchè io non capisco. Non chiudo occhio tutte le notti e ripenso a cosa ci è capitato e più ci ripenso più mi sento male. Mi viene in mente l'inverno scorso. Passeggiavamo per le strade di New York mano nella mano; io ti dissi che avrei voluto che quei momenti non finissero mai e mi promisi che sarebbe stato così. Ci ho creduto veramente, forse troppo. Mi manchi Kurt, mi manchi da morire, e magari è l'effetto dell'alcool ma in questo momento non mi sento più felice come prima e vorrei continuare a bere ma non posso, perchè penso a te e a questa lettera e alle cose che devo dirti, perciò cerco di rimanere lucido. Mentre ti scrivo è appena passato Natale e questa sera mi sono deciso ad uscire. Ora sono ad un ristorante e mentre tutti attorno a me ridono e si divertono io sento un grande vuoto dentro. Mi fa paura, perchè non mi sono mai sentito così vuoto fino ad ora e sento come se non riuscissi più a sorridere e tutte le cose belle fossero andate di colpo via lasciandomi senza respiro. Tu eri tutte le mie cose belle, Kurt, e ora non sei qui con me a festeggiare questo ennesimo Natale. Vorrei averti qui a commentare il vestito orrendo della cameriera e a sorridermi come facevi sempre, più luminoso di mille luci di Natale. Vorrei che mi sorridessi perchè ho paura che un giorno scorderò il tuo sorriso e non me lo perdonerei mai, perchè è una delle cose più belle di questo mondo. Ti sei mai sentito così? Come se fossi circondato da una bolla che rende tutto e tutti più distanti e vorresti solo avere qualcuno accanto a te? Sai, come esseri umani abbiamo semplicemente bisogno di qualcuno che ci stia accanto. Che ci abbracci quando il resto del mondo sembra troppo grande per poterlo affrontare da soli. Che ci baci, quando non c'è più bisogno delle parole ma solo degli sguardi. Che rida con noi delle cose più stupide per poi piangere nei momenti peggiori. Tu eri per me quella persona e tanto altro, ma ho la sensazione che quel filo che ci legava si stia  spezzando perchè tirato troppo. Ma io non voglio perderti, nè ora nè mai. Il cameriere mi sta guardando, forse perchè ho gli occhi lucidi e lo sguardo perso o semplicemente perchè vuole che liberi il tavolo, perciò cercherò una conclusione a questa triste e inutile lettera. 
Ti voglio qui con me, voglio guardarti negli occhi e sentire il mio cuore smettere di creparsi. Voglio tornare vivo insieme a te e baciarti come non ho mai fatto prima d'ora. Voglio cantare per te quella canzone che da sempre è stata nostra, portarti in quel posto che solo noi conosciamo e scappare via da tutti, perchè mi sembra la fine di tutto.  
Nella busta c'è un biglietto per Boston per il 31 dicembre. So che è una pazzia, e che sicuramente la lettera non arriverà in tempo e domani mi pentirò di quello che ho fatto, ma ora è quello che sento. Prendi l'aereo e se anche tu senti ancora quello che sento io, vieni da me. 
Io ti aspetterò sempre, Kurt, come non smetterò mai di amarti.
Buone feste, tuo Blaine."


Rachel finì di leggere la lettera con voce spezzata, asciugandosi una lacrima che era scappata al fazzoletto. Si girò verso Kurt e vide che anche lui stava piangendo. Lacrime salate rigavano il suo volto e il cuore non smetteva di battere all'impazzata dopo aver sentito le parole di Blaine.
Lo amava ancora, e questo significava che non tutto era perduto, che forse aveva una speranza se solo l'avesse colta. Si girò verso Rachel per parlarle, ma lei lo bloccò prima che potesse dire qualcosa "Sei ancora in tempo, il volo è per le 18.00. Fai la cosa giusta, Kurt. E' l'ultima notte dell'anno per l'amor del cielo, vai da lui!" 
Non se lo fece ripetere due volte: scese dal divano e, con solo il biglietto in una mano e il cappotto nell'altra, uscì di corsa da casa prendendo il primo taxi disponibile. Arrivato all'aeroporto corse a perdifiato e non stette neanche una volta seduto sulla propria poltrona. Mentre l'aereo stava per decollare, il suo cuore smise di battere come se volesse uscirgli dal petto. 
Dopo tanto tempo Kurt si concesse un piccolo sorriso.
*
23.50

Il panorama di Boston era meraviglioso. I mille colori della città si stagliavano sull' acqua e riflettevano la festività in corso. Mille e più persone erano corse al centro della città per aspettare tutte insieme l'arrivo dell'anno nuovo; c'era chi si teneva per mano, chi si abbracciava e chi faceva festa preparando lo champagne e i bicchieri da spumante. Blaine si era allontanato da quasi mezz'ora dalla folla e senza accorgersene ora stava camminando per la strada che costeggiava il mare. Era tutto più tranquillo lì, lontano dal brusio generale, e il ragazzo ebbe modo di chiedersi se Kurt sarebbe mai arrivato per concludere insieme quell'anno così difficile. Pensò che con molta probabilità la lettera non era neanche arrivata a destinazione in tempo, e lui aveva semplicemente perso un'altra occasione per riavvicinarsi a Kurt. 
Continuò a guardare il cielo sperando che almeno quella notte gli portasse fortuna, fino a che non sentì una voce accanto a lui.
"Sono bellissime, non trovi? Ho sempre amato le stelle..." Blaine si girò, perchè quella voce era fin troppo famigliare e qualcosa dentro di lui lo aveva scosso come ad avvertirlo di quella presenza. 
Gli stava sorridendo, gli occhi luminosi e le guance leggermente arrossate dal freddo; uno di quei sorrisi che faceva intravedere i denti per quanto era grande, che sarebbe stato in grado di scaldare Blaine anche in una notte fredda come quella. Gli stava sorridendo e tutto quello a cui riusciva a pensare Blaine era che fosse meraviglioso in un modo solo suo. Quel modo che l'aveva fatto innamorare ancora e ancora.
"Kurt, sei venuto veramente" Blaine ancora non riusciva a crederci, pensava che da un momento all'altro la figura di quel bellissimo ragazzo davanti a lui sarebbe scomparsa.
23.58
"Non mi sarei perso un capodanno del genere per nulla al mondo." Kurt continuava a guardarlo con un'intensità sempre maggiore e Blaine quasi si sentì male, al solo pensiero di aver avuto la possibilità di dire che quel ragazzo era stato suo, almeno un tempo. 
23.59
"Credevo che, bhe, quella lettera non sarebbe mai arrivata, ma ora sono felice che tu sia qui. I-io, cosa ne pensi? Di tutto questo?" Kurt lo guardò dritto negli occhi e mentre i fuochi di artificio cominciavano ad alzarsi in cielo e le persone si abbracciavano si avvicinò sempre di più a Blaine.
00.00
"Penso che dovresti smetterla di parlare e baciarmi come mai hai fatto prima."  
E Blaine lo fece. Si avvicinò a lui con tutta la delicatezza possibile, come se stesse toccando il vetro più fragile. E lo baciò.
Fu lento, Blaine premette le sue labbra su quelle di Kurt quasi tremando. Si lasciò trasportare dal suo odore, dalle sensazioni che per tanto aveva represso e che ora scorrevano libere nelle sue vene e gli stavano facendo toccare il cielo con un dito. Chiuse gli occhi e si lasciò andare dopo tanto tempo.
Lo stesso fece Kurt, poggiando entrambe le mani dietro la nuca di Blaine, tentando di prendere tutto di lui; tutto quello che gli era mancato in quei mesi e che ora aveva davanti a sè.
I fuochi d'artificio continuavano a scoppiare in cielo ma Kurt e Blaine erano troppo distanti per il mondo che li circondava. Si baciarono per quella che sembrò loro un'eternità, aggrappandosi l'un l'altro con la paura che quella sensazione potesse non essere reale, che tutto fosse un sogno. 
"Non farlo mai più, non te ne andare via, non ce la faccio senza di te" Kurt fu il primo ad allontanarsi e pronunciò quelle parole come un sussurro, tenendo la fronte appoggiata a quella di Blaine. 
"Non succederà mai più. Ti amo troppo, Kurt." 
"Ti amo anch'io. Buon anno nuovo, Blaine."
Si presero per mano e senza smettere di sorridere camminarono per il viale illuminato, confondendosi a mano a mano con le luci della notte. Non avevano più paura dell'oscurità perchè ormai avevano l'un l'altro. 
  
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