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Autore: Nakurami    01/01/2016    0 recensioni
Stella O'Brian ha tanti amici. Ma è sola.
Odia Cameron e un po' anche sua sorella Tess. Ma li ammira.
Ed è la figlia di due importanti imprenditori.
-- Dalla Prima Parte:
[ I suoi genitori, la sua vita dipendeva da quei matti? Quelli che non erano capaci di fare nulla senza i loro domestici e che, guarda caso, avevano dato loro una settimana di vacanza, il tempo di tornare dalla loro mirabolante crociera?
Crebbe di non poter più respirare – Ma... ma perché? –
– Siamo una banda di criminali e tu mi chiedi perché? Che ingenua... ad ogni modo dobbiamo scattarti delle foto, sarà come fare un servizio fotografico solo che devi sembrare il più distrutta possibile, mi spiego? –
Stella rabbrividì – In che senso? – ]
- [ Stella cadde a terra tentando di coprirsi il più possibile con le braccia ma N1 la sollevò con una sola mano, lei aveva cominciato a piangere – Oh... non mi dire che sei vergine! Andiamo! Una così bella ragazza come te! –
– No!! Bastaa!! – strillò lei disperata.
N2 non si mosse dal suo posto, una macchina fotografica tra le mani e un sorriso sghembo.
– Ti prego no! No! Basta ti prego!! –
– Su, non fare la timida e collabora! – ]
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Ebbene sì, mi lancio in quest'impresa! Saranno pochi capitoli (o parti) incentrati sulla storia di Stella, Cameron e Tess... più in là ci sarà il quarto personaggio che io ammiro molto molto (perchè fa un lavoro simile a un mio personaggio di anime preferito...) che entrerà in scena già nella prima parte!
Spero possa piacere! Aspetto le recensioni (negative e positive, eh!) e di sapere cosa ne pensate di questa mia... sorpresina di capodanno (o maledizione, vedetela come volete) perchè non mi liberete di me tanto facilmente! 
Muhahahahahaha!! ... Okay, via alla storia:




Heart Stolen
Prima Parte
 
 
Il giorno del rapimento aveva stupidamente deciso di rimanere a casa anziché unirsi ai suoi stralunati genitori e partire per la crociera che era stata organizzata ben cinque mesi prima. Stella era il suo nome, eppure non aveva mai visto una stella in vita sua se non quella che di giorno le bruciava la pelle, quella che aveva tanto cercato di guardare da piccola con la sola conclusione di essersi arrostita gli occhi.
Quel giorno aveva salutato quei matti due con un bacio sulla guancia e si era barricata in casa a far nulla, nell’ozio più totale, tenendo spenta tv e accendendo lo stereo a tutto volume. Poi la sua migliore amica, Julia, l’aveva chiamata e Stella aveva approfittato per trasformare quella normale serata in un mini-pigiama-party invitando le amiche più strette della sua rubrica.
Non era difficile organizzar qualcosa in un paio d’ore, la casa grande le permetteva di invitare praticamente tutta la classe e quasi nessuno si sarebbe sognato di non accettare l’invito.
Guarda un po’ il caso l’unico che le aveva risposto con un semplicissimo preferisco entrare in un vero covo di vipere, ma grazie comunque era stato quell’idiota di Cameron.
Ovviamente aveva cominciato a maledirlo in tutte le lingue che poteva e senza sosta tanto che la povera Julia, che si trovava già da lì provvista di pigiama e cuscino imbottito di piume, aveva accampato la scusa del bagno per non sentirla più.
Tra quelli già impegnati e quelli che lei non aveva voluto invitare, si ritrovarono in cinque quella sera tra cui la simpaticissima (come un porcospino piantato in testa) Tess, sorella minore di Cameron. Stella non aveva ancora capito perché si trovasse lì.
Il giorno del rapimento era stato un giorno come tanti altri. Almeno fino alle undici di sera.
– Stella!! – esclamò Julia portandosi in avanti con tutta la bottiglia di birra rischiando di spaccarla in testa a Jane che gliela sfilò dalle mani e bevve il restante tutto d’un sorso.
La padrona di casa alzò gli occhi al cielo e guardò le quattro con aria critica e non poté non fare a meno di autocolpevolizzarsi, avrebbe dovuto mettere al sicuro quelle dieci bottiglie di birra – Cosa c’è, Jul? –
Julia era sempre stata una tipa un po’ schizzata, fuori dal comune e qualcuno poteva anche dire un’alcolizzata, ma in realtà era soltanto una ragazza incapace di reggere una goccia d’alcol e puntualmente si ritrovava in quelle brutte situazioni da non potersi reggere in piedi.
Era riuscita a far breccia nel cuore di Stella come un fulmine a ciel sereno, contando che la prima volta che si sono viste per poco non l’ammazzava con le sue frecce: amava tirare con l’arco ma non era capace nemmeno in quello.
Julia sghignazzò in maniera davvero poco femminile e puntò il dito verso di lei, o almeno così pensò Stella dato che stava puntando il lampadario sopra la sua testa – Dai, raccontaci qualcosa... qualcosa di bello che è successo tra... te e il tuo... ragazzo...!! –
Stella non fece caso ai singhiozzi o alle vocali finali prolungate il triplo e scosse la testa – Non ho nessun ragazzo e piantala d’impicciarti –
– Come sei scorbutica... – disse Ilenia agguantando delle patatine – Che ti costa?, qui tutte abbiamo parlato dei nostri fustacchioni! –
Se c’era una cosa che Stella non amava era chi interferiva nella sua vita personale. Non aveva un ragazzo, non voleva averne uno e soprattutto non voleva che fosse uno come Cameron!
A-Aspetta... che?
– Sei arrossita – fece una voce piatta alla sua destra, Tess – Stavi forse pensando a qualcuno? –
La presenza di Tess la metteva in agitazione, così come succedeva quando aveva a che fare con suo fratello Cameron: entrambi avevano gli occhi verdissimi, più verdi di uno smeraldo, più verdi del verde, incredibili, scuri o chiari a seconda delle emozioni che li pervadevano. In quel momento Tess aveva gli occhi incredibilmente chiari, segno che si stava annoiando.
Stella schiuse gli occhi e assunse un’aria di chi la sapeva lunga – Oggi tuo fratello mi ha chiaramente detto che sei una vipera... – disse ma Tess non fece una piega – E che preferisce entrare in un vero covo di vipere anziché stare qui –
La sorellina rise – Davvero? Ma che forte, il fratellone! –
Diversamente da lei, Tess era un vero portento: agile e veloce sia fisicamente sia nell’uso del propri intelletto, riusciva a trovare la risposta giusta in un attimo. Certe volte Stella avrebbe voluto essere come lei, ma sapeva di starsi lasciando andare nella depressione e cercava di risollevarsi con un bel film comico.
Tess e Stella erano profondamente diverse, così come lo erano Cameron e la stessa Stella. Per questo si odiavano e preferivano evitarsi anziché stare nella stessa stanza per più di due minuti.
– Chi altri hai invitato? – chiese all’improvviso Jane poggiando la bottiglia sul tavolino. Si erano sistemate in salotto, tutte sul divano (Tess aveva preferito la poltrona) e il tavolino di vetro era imbandito da tantissime schifezze, patatine, caramelle e birra.
Stella avvicinò l’altro divano al tavolino e ci si stese sopra – John e Mike sono andati a prendere le pizze... tra dieci minuti credo arriveranno. Poi Francisco non mi ha fatto più sapere nulla –
All’ultimo nome Jane si sciolse come neve al sole. Il bel messicano aveva fatto colpo e sapeva perfettamente della grandissima cotta che la sua amica aveva per lui, non gli dispiaceva per niente vederla andare in tilt ogni volta che si avvicinava troppo.
Molto probabilmente se la sarebbe portata a letto tra non molto ma Stella non aveva alcuna intenzione di farli entrare nella camera dei suoi genitori e tanto meno nella sua.
Si sarebbero accontentati di aspettare e tornare alle loro dimore.
– Ho fame! Voglio la pizza!! – gridò Julia dimenandosi e scalciando, costringendo Ilenia ad allontanarsi da lei. Quando si sedette sul bracciolo della poltrona il campanello suonò e Julia trillò come una campanella.
– Deve essere la pizza – fece Stella e si alzò andando ad aprire con passo strascicato seguita a ruota da Julia, che però al contrario suo, saltava come una scimmia.
Aperta la porta si ritrovò davanti almeno dieci scatole di pizza e un odore molto invitante. Soltanto dopo fece caso a chi stava portando le delizie – Cameron?! – e quasi strillò.
Il ragazzo mostrò un sorrisone vagamente divertito – Vedo che non hai perso il vizio di strillare come un’oca... –  ed entrò come se fosse a casa sua mentre Stella era fissa sulla porta con  la bocca spalancata – Guarda che ti ci entrano le mosche! –
– Sta’ zitto!! –
– Permesso – fece un’altra voce, Mike, che si trascinava dietro l’amico inseparabile, John – Possiamo entrare? –
Stella fece segno con la mano e indicò i divani dove si stravaccarono senza farselo ripetere due volte e mentre metteva un po’ di ordine fu costretta a sentire i commenti poco casti dei due rivolti a Julia (che non si rendeva conto di essere praticamente in mutande) e Jane, anche lei svestita con un pigiama che in realtà non era propriamente un pigiama ma a Stella bastava che non si stendessero da nessuna parte a fare le loro cose.
In cucina fu subito raggiunta da Cameron che aveva iniziato ad aiutarla.
– Non avevi detto che non saresti venuto? – chiese lei all’improvviso.
Cameron stappò delle bottiglie di birra e aprì alcune pizze, pronte per essere mangiate – Ho saputo che Tess sarebbe venuta e non mi fido a lasciarla con quei matti – e fece segno ai due amiconi che già si erano messi a urlare – Ti da fastidio? –
Stella gli porse il taglierino per tagliare la pizza – Affatto – e fissò i suoi occhi in quelli verdi di Cameron con forse troppa facilità.
– Cameron! Abbiamo fame, accidenti!! Quanto ti ci vuole per tagliare due pizze!! – la voce squillante di Mike li colpì come una potente cannonata e Stella si pentì amaramente di averli invitati.
Al che il ragazzo rise e andò in salotto dove li trovò tutti stretti sullo stesso divano come sardine fatta eccezione per sua sorella.
– Non aspettiamo Francisco? – chiese Jane allontanando la mano di Mike dalla propria spalla.
Quello rise – Eddai, Jane! Che t’importa di quel dongiovanni! – detto ciò la ragazza lo fulminò con lo sguardo e prese a mangiare la sua margherita e funghi con foga.
Julia si era spalmata addosso a John e non sembrava tanto d’accordo di togliersi finendo per fargli mangiare la sua stessa pizza, ovviamente con l’omaggio di essere imboccato da lei, chiaro.
Una volta portate tutte le pizze in soggiorno suonarono nuovamente alla porta e questa volta non ci volle uno scienziato per intuire che fosse Francisco, più abbronzato e bello di prima, con i suoi occhi color ghiaccio da far girare la testa a miliardi di ragazze.
Alla fine Stella prese a mangiucchiare la sua diavola, stretta tra Francisco e Cameron, il primo con lo sguardo fisso su Tess (occhi che a Jane e Stella non piacquero per niente e per ragioni diverse) e il secondo completamente puntati sul ragazzo in questione, pronto a ucciderlo alla minima mossa falsa.
Era stato un errore inviare tutta quella gente.
Ma si disse che allo stesso tempo sarebbe stata la sua unica opportunità per uscire viva da quella giornata.


– Obbligo! – strillarono Julia e Jane contemporaneamente, completamente andate.
Mike scoppiò a ridere come un deficiente e prese sotto braccio il suo amico di sventure per sussurrargli qualcosa all’orecchio che sembrava piacergli un mondo – Orgia! –
Jane sgranò gli occhi – Che cosa?! Ma siete impazziti?! –
John e Mike si guardarono in faccia e risero ancora più forte – Jane, siete state voi a gridare “obbligo” per tutta la casa, scusa! Noi non centriamo assolutamente niente! –
A quel punto intervenne Stella che con uno spintone fece cadere i ragazzi sul divano – Non vi azzardate a fare sesso a casa mia, sono stata chiara?! –
Ilenia rise sbracciandosi come una forsennata e acchiappando la folle Julia tra le sue spire. Quella sera sembrava che tutti si stessero divertendo un mondo.
Tutti tranne Stella, però.
– Basta! – gridò ancora scrollandosi di dosso un Mike completamente ubriaco che tentava ogni zero secondi di abbracciarla – Non ci senti? Piantala o ti caccio fuori! –
Al che lui rise ancora più forte.
Stella stava iniziando a scaldarsi e non era un buon segno, stava perdendo il controllo e presto o tardi gli avrebbe tirato un sonoro ceffone.
Piantò gli occhi in quelli annebbiati del ragazzo con furia – Ho detto di smetterla –
Lui sbuffò e si accasciò sul divano – Va bene, va bene... la smetto, che palle... –
Non poteva credere che quell’innocente festicciola si sarebbe trasformata in un coro di urla e grida al quale partecipavano soprattutto chi evidentemente era in astinenza da un bel po’... gli animali!
– Stella – lei si voltò verso Tess che le aveva tirato la manica del maglioncino e la guardava con un’espressione sofferente – Dov’è il bagno? –
La padrona di casa l’afferrò per i gomiti – Ti senti male? –
Tess annuì – Credo di aver mangiato troppo e di essere un tantino intollerante all’alcol – poi indicò il fratello che si era rifugiato in cucina a prendere le caramelle – Non dirgli che sto male, si arrabbierebbe perché avrei dovuto saperlo che mi sarei sentita male... d’accordo? –
Stella annuì e le indicò il bagno al piano superiore.
Non l’aveva mai vista così debole e fragile in vita sua. Tess mostrava sempre la parte più forte e ironica di se stessa, quella che aveva sempre la risposta pronta, la Tess che conosceva lei avrebbe sopportato qualunque tipo di dolore.
Evidentemente aveva bisogno di scaricare.
Poi, a un certo punto, non vide più nemmeno Francisco e pensò che era andato ad aiutare Cameron perché nemmeno lui tornava più.
Pensò bene di andare fuori in giardino a respirare un po’ di aria pulita e uscì dalla porta sul retro, ben nascosto dalle altre finestre della casa e dalla strada.
Guardò in alto e non si sorprese quando non vide nemmeno una stella: le luci della città non le permettevano mai di vederle. Così si stiracchiò e si sedette sugli scalini in pietra.
Completamente in pace.
– Cosa stai facendo, stellina? – la voce alle sue spalle la fece sobbalzare e poco dopo si ritrovò le braccia di Mike addosso come i pesanti borsoni che usava suo padre per andare a giocare a tennis – Tutta sola soletta al freddo... vieni qui che ti scaldo io –
Stella gli diede una gomitata al ventre ma l’alcol sembrava coprire ogni dolore perché Mike prese a baciarle e mordicchiarle il collo.
– Lasciami, idiota! –
Mike non sembrava sentirla, troppo occupato a lasciare scivolare il maglione dalla spalla, a leccarle la pelle nuda e a saggiarne il gusto e il profumo. Stella non poteva sentirsi più schifata di così – Mike! Basta... smettil- Ah!! – Stella lanciò un grido nel sentire la mano di quello stupido entrarle nei pantaloni.
Si dimenò il più possibile a alla fine fece rotolare il ragazzo all’indietro. Lei si alzò e si sistemò il maglioncino sulla spalla, cercando di levarsi dalla testa la bruttissima sensazione della sua lingua sulla sua pelle.
Mike intanto si era rialzato bloccandole l’unica via di fuga, la porta che andava nello studio di suo padre, e ghignava cattivo – Che hai intenzione di fare, neh? Sta’ ferma e vedrai che me lo chiederai in ginocchio –
Stella indietreggiò ma dietro di lei c’era soltanto la siepe che divideva la sua casa con quella del vicino, uno scorbutico signore anziano che non aveva idea di cosa fosse la gentilezza.
Mike avanzò e all’improvviso Stella lo scansò per tuffarsi nella porta socchiusa.
Purtroppo Mike non aveva perso i suoi riflessi dovuti ai numerosi allenamenti e l’afferrò per il braccio sbattendola contro la porta chiudendola con un suono sordo – Adesso sei mia – biascicò sul suo orecchio e rise divertito.
Stella tentò nuovamente di allontanarsi ma Mike la inchiodò alzandole le mani sopra la testa e con tutto il suo corpo premuto sul suo. Alla ragazza girò la testa per il colpo alla nuca e non capì da quanto tempo Mike la stava baciando.
Lei gli morse la lingua così forte da farla sanguinare e Mike con un balzo scattò all’indietro mantenendosi la bocca con entrambe le mani e bestemmiando come un pazzo.
Ancora tremante, Stella aprì la porta ed entrò sbattendo però contro qualcuno di duro che la fece strillare.
– Ehi, ma che ti prende all’improvviso? Sei impazzita? –
La voce di Cameron non le era mai sembrata così seducente come in quel momento e si aggrappò a lui con tutta la forza di cui disponeva – Cameron... aiutami –
All’improvviso Mike entrò, con le labbra sporche di sangue, imbestialito come non mai. Afferrò Stella per i capelli neri e se la tirò addosso così forte che lei perse l’appiglio lasciando la felpa di Cameron e sbattendo il ginocchio contro lo spigolo della scrivania, facendole cacciare l’ennesimo grido.
– Mike che stai facendo?! – fece Cameron prendendo Stella per un braccio e con l’altra mano strinse forte il polso del ragazzo – Sei impazzito pure tu? –
– Questa puttana mi ha morso la lingua!! E non ti azzardare a metterti i mezzo, è una questione tra me e lei! – il pugno raggiunse la sua faccia alla velocità della luce, tanto che nemmeno Cameron si rese conto di quello che aveva fatto se non dopo aver visto Mike sbattere la testa a terra e agitarsi nel tentativo di calmare il dolore sia del naso sia della tempia che cominciò a sanguinare.
– Bastardo!! Sei solamente un bastardo! E tu una stupida puttana! – gridò ancora incapace di muoversi da terra.
Cameron strinse i fianchi di Stella avvicinandosela al petto e puntò gli occhi verde scuro, quasi nero, su quello che un tempo considerava un amico – Non ti permetto di chiamare Stella in questo modo e adesso fuori di qui e porta con te quell’altro animale!! –
La luce dello studio si accese all’improvviso, gli altri erano stati attirati dalle urla dei tre e Jane si coprì la bocca con le mani nel vedere Mike conciato in quello stato.
– Che è successo pure qui? – fece John avanzando verso Mike e aiutandolo ad alzarsi – Cameron! Ma che ti ha preso stasera? –
Stella non capì bene cos’era successo.
Alzò lo sguardo su Cameron che non sembrava affatto dispiaciuto dell’accaduto – Vedi un po’ te! Hanno tentato di stuprare prima mia sorella e poi una mia amica, come mi dovrei sentire secondo te?! –
Tess?
Stella voltò lo sguardo oltre la spalla del ragazzo e in effetti c’erano Ilenia, Julia e Jane... e una Tess scossa all’inverosimile. A quel punto Stella si allontanò dal corpo caldo e sicuro di Cameron e abbassò la faccia – Andatevene tutti quanti – sibilò e quando Ilenia provò a farla ragionare Stella strinse i pugni e gridò più forte – Andatevene ho detto! –


Tess bevve la seconda camomilla più lentamente e con lo sguardo fisso nella bevanda calda.
– Scusami, è colpa mia... – disse all’improvviso Stella coprendosi gli occhi arrossati con le mani e curvandosi sulla sedia della cucina – Scusa, Tess –
L’altra non si mosse.
Ma non era colpa sua, no. Era stato Francisco a farle un visitina in bagno quando ancora doveva mettersi le mutandine
– Non è colpa tua – fece Cameron entrando in cucina – Ma di quel... –
Tess sbatté la tazza sul tavolo – Cameron! – esclamò e il fratello tacque. Subito dopo Tess si alzò – Non è che potrei... farmi una doccia veloce? –
Stella annuì senza guardarla, non voleva vedere nessuno e non voleva essere vista. La presenza di Cameron non era più necessaria, si sentiva osservata in maniera maniacale a questo  le ricordava ciò che era successo.
Sospirò e aspettò che Tess salisse le scale per chiudersi nuovamente in bagno, questa volta sicura che non potesse entrare nessuno di indesiderato.
– Cos’è successo a tua sorella? – chiese Stella tenendo le mani ancora premute sugli occhi.
Sentì Cameron buttarsi sulla sedia come un bulldozer (il che le fece scappare un sorriso) e il rumore di ossa scricchiolate – Quel maledetto messicano la stava stuprando... quando sono entrato attirato dalle urla di Tess, l’ho visto con... con quelle sue luride mani che la violavano. Credo che Tess non si faccia vedere nuda mai più dopo quello che Francisco ha combinato. Avrei tanto voluto spaccargli la faccia! –
Stella si ritrovò a sorridere.
Nessuno si era mai battuto in quella maniera per lei, già il fatto che Cameron l’avesse difesa in quella maniera contro Mike le aveva scaldato il cuore.
– Perché sorridi? – anche la voce di Cameron si era calmata e adesso sembrava quasi allegro.
– Tess è fortunata ad avere un fratello come te... – si lasciò sfuggire in un sospiro.
Si irrigidì quando sentì una piccola risata soffocata.
Cameron appoggiò la guancia contro il pugno – E come mai? – chiese con un luce diversa nei suoi occhi verdi. Non era di normale provocazione, se Stella avesse avuto gli occhi aperti si sarebbe sorpresa nel vederlo così incantato a guardarle il viso coperto.
– Perché... l’hai aiutata –
Si maledì subito per essersene uscita con una risposta tanto scema – Sì... ma ho aiutato anche te, quindi ance tu puoi ritenerti fortunata –
Stella sbuffò e si alzò voltandosi, così da non potergli permettere di guardarla negli occhi rossi e gonfi. Cominciò a mettere a posto le bottiglie vuote di birra, le teglie di pizza e notò con sua enorme sorpresa che una pizza era avanzata.
Una diavola.
Come piaceva a lei.
– In realtà so che a te piace abbuffarti... quindi ne avevo prese due – disse Cameron all’improvviso mettendosi al suo fianco, lei si voltò verso di lui ma subito dopo si girò dall’altra parte – La mangiamo insieme? –
Stella annuì.
Aveva una fame da lupi in effetti. Cameron mise la teglia al centro e l’aprì – Tu puoi mangiarne tre, io non ho molta fame – fece lui indicando i pezzi.
Stella annuì, lo sguardo costantemente basso e iniziò a mangiare voracemente.
Più volte Cameron dovette trattenersi dal ridere per via del sugo che colava dalla pizza e le sporcava gli angoli della bocca e lei stava iniziando a capire che anche se l’avesse vista con gli occhi rossi, non avrebbe detto niente.
Infatti fu così.
Quando ebbero terminato Stella mise su un’espressione strana – Non abbiamo lasciato niente a Tess –
Il ragazzo, che aveva buttato lo scatolo della pizza nel secchio della spazza ruta insieme alle altre, fece un’alzata di spalle – Non credo voglia mangiare dopo quella brutta indigestione – e non aggiunse altro anche se avrebbe voluto continuare a parlare di quel bastardo animale che aveva osato mettere le mani addosso a sua sorella.
Stella poteva capire in parte come si sentiva Tess. Mike l’aveva terrorizzata ma non aveva fatto nulla di estremo soprattutto perché non riusciva nemmeno a reggersi in piedi come doveva.
Francisco, se ricordava bene, non aveva bevuto nulla ma aveva tenuto lo sguardo fisso su Tess e Jane le aveva rivelato di essere gelosa marcia e che in un modo o nell’altro avrebbe conquistato l’amore di Francisco.
Stella aveva scosso la testa e se n’era andata in cucina.
– Sono le undici e mezza... meglio se andiamo – fece all’improvviso Cameron – Non avrai paura a stare qua da sola, vero? – chiese e Stella non percepì nessun sarcasmo nel suo tono e sentì di poter osare.
– Non è che... potreste restare qui per stanotte? – fece arrossendo leggermente – Anche perché la serata era incentrata principalmente su quello... le ragazze avrebbero dovuto dormire da me... e poi tu non sei venuto in macchina con John? Vuoi camminare per sei isolati? –
Cameron rise e si massaggiò la base del naso con le dita – Se per te non è disturbo –
– Affatto! – esclamò velocemente facendogli scappare una risatina.
Lei sbuffò e andò a mettere a posto in soggiorno ma la mano si Cameron premuta sulla sua spalla così delicatamente la fece desistere da ogni azione programmata e lo guardò – Metteremo a posto domani, sarà meglio andare a dormire –
Stella annuì e lo seguì al piano di sopra.
Nel corridoio incrociarono Tess che usciva dal bagno con i suoi vestiti addosso un po’ umidi – Tess, dormiamo qua stanotte, va a metterti il pigiama – Cameron la precedette e Stella annuì come per confermare.
L’altra allora si diresse dritta nella camera di Stella dove precedentemente aveva sistemato tutte le sue cose con quelle delle altre ragazze.
Intanto Stella fece un cenno in direzione del bagno – Puoi usare questo bagno, io vado giù – non diede nemmeno il tempo a Cameron di obbiettare che scese velocissimamente le scale.
Ma quando poggiò la mano sul pomello dorato della porta il grido di Tess riecheggiò in tutta la casa facendola immobilizzare. Sentì Cameron gridare e correre, poi un tonfo.
Nel tornare alle scale si ritrovò investita da un corpo, Cameron era stato spinto dalle scale da una figura e dopo aver battuto la testa, tutto intorno a lei diventò nero.


– Ehi... Stella...? Mi senti? –
La ragazza aprì gli occhi e un terribile mal di testa la colpì come un trapano piantato in testa. Sì sentì strana e ci mise molto più del normale a mettere a fuoco il viso di Cameron, pieno di graffi ed ematomi.
Aspetta che?!
– Cameron! – esclamò rizzandosi a sedere cosicché un giramento di testa violento potesse colpirla e si maledì di essere sempre così avventata, poi si rivolse nuovamente al ragazzo piegato di fronte a lei – Ma... che è successo? Che hai fatto alla faccia? Che...? –
Cameron le afferrò il viso tra le mani e le si avvicinò talmente tanto che la punta dei loro nasi si toccavano – Ehi, stai calma okay? – fece un respiro profondo e indicò con gli occhi la stanza stranamente buia in cui si trovavano e alla quale Stella non aveva ancora fatto caso – Mi hanno pestato ma tranquilla, sto bene –
Stella spalancò la bocca e gli occhi in un’espressione che avrebbe potuto essere davvero buffa ma che in quel momento facevano trasparire tutta la sua preoccupazione – Ma sei impazzito? Ti hanno pestato e mi dici di stare tranquilla! E... e dov’è Tess? Dove siamo? Oddio, Cameron, oddio...! – intanto si era alzata e camminava avanti e indietro sul pavimento di pietra, tra gli scaffali pieni di vino e scatoloni pieni di roba.
Si trovavano in una cantina, ne era sicuro, ma Stella stava andando in incandescenza.
– Stella! Calmati! Smettila di agitarti e pensiamo okay? – esclamò lui alzandosi dal pavimento e andandole incontro.
Le prese un mano e fece per portarla alle labbra ma Stella la ritrasse e gli mollò un pugno sul braccio sinistro facendolo mugugnare di dolore. Al che la ragazza si preoccupò – Oddio, Cameron... che hai al braccio? Fa vedere... –
Lui scosse la testa e strinse i denti – No, tranquilla. Non è niente – sussurrò.
– Cameron! Fammi. Vedere –
Alla fine lui si convinse e si levò la felpa restando a torso nudo davanti a quella che lì per lì arrossì ma poi riconobbe un grande livido viola che gli ricopriva il braccio e una parte del torace, per non parlare della faccia... sbiancò e si sentì mancare.
– Cos’è successo mentre ero svenuta? – chiese, con la paura negli occhi.
Cameron sospirò e si rigirò la felpa tra le mani – Dei sequestratori. Ci hanno rapiti, io ho cercato di fermarli, tu eri svenuta e stavano puntando una pistola a Tess, che non riusciva nemmeno a parlare dalla paura... mi hanno pestato per aver cercato di opporre resistenza e alla fine sono svenuto. Mi sono risvegliato pochi minuti prima di te e in questa cantina buia –
Stella alzò entrambe le mani tremanti sfiorandogli il viso – Ti fa male? – chiese, anche la sua voce tremava. Poco a poco spostò le mani sul collo, sfiorando leggermente le clavicole per poi scendere sui grossi lividi del braccio e del torace.
Le si inumidirono gli occhi nel vedere le mani di Cameron stringersi attorno alla felpa. Possibile che il dolore fosse tanto forte da non permettere nemmeno il tocco?
– Sto bene. Tu invece? –
Stella sospirò e lo guardò fritto negli occhi verdi, lasciando che le braccia le cadessero lungo i fianchi magri – Un leggero mal di testa, ma forse è perché ho battuto la testa –
Cameron annuì – Quando ti ho vista a terra senza sensi mi sono spaventato a morte –
A lei scappò un sorrisetto.
Restarono poi in silenzio, uno di fronte all’altra, gli occhi di lei fissi sulle mani di lui che avevano ripreso a giocare con la felpa, gli occhi di lui fissi sul viso di lei ormai leggermente arrossito. All’improvviso però qualcuno aprì la porta della cantina e scese le scale impolverate e Cameron si portò d’istinto davanti a Stella, per proteggerla.
La figura era vestita interamente di nero, con un passamontagna a coprirgli il viso e una pistola nella mano destra pronta ad essere usata – Uh ma guarda te che bei piccioncini... stavate per darci dentro? – scherzò malignamente quello, poi lanciò un’occhiata alla mora – Sei tu Stella O’Brian? –
La ragazza annuì da dietro la spalla di Cameron e il sequestratore sbuffò – Lo sapevo che quel mentecatto aveva sbagliato ragazza... quella non poteva essere un O’Brian! – esclamò tra sé e sé lasciando intendere ai ragazzi che avessero scambiato Tess per una componente della famiglia O’Brian.
– Forza, bellezza, devi venire su con me –
Cameron indurì lo sguardo – Lei non viene da nessuna parte e dov’è Tess? –
L’uomo sembrò non troppo sorpreso e sbuffò mettendosi a giocherellare con la pistola, come se fosse un giocattolo, al che i due rabbrividirono. Quello smanettava con una pistola a cui aveva disinserito la sicura!
– Quella che tu chiami Tess la porteremo preso qui, ma ora ci serve lei – e indicò Stella con la pistola – Altrimenti tutti farete una brutta fine –
A quel punto Stella fece per andare ma Cameron la fermò – Non andare –
Questa volta fu lei a indurire lo sguardo – Devo farlo, altrimenti tu e Tess potreste rimanere uccisi – gli sussurrò.
– No! Chi ti assicura che poi non ci ammazzeranno comunque? –
– Ragazzo non farmi perdere altro tempo che è quello di cui abbiamo bisogno i questo momento, se non la smetti di rompere sarò costretto a usarla e non sarà piacevole. Almeno per te – disse accennando alla pistola.
Stella si strinse nelle spalle e sgusciò lontano da Cameron talmente velocemente che lui non se ne accorse nemmeno e fece per riavvicinarsi a lei ma il sequestratore lo colpì con il calcio della pistola sulla mascella, facendolo cadere a terra.
– Cameron! – gridò lei – Aspetta! Lasciami vedere come sta! –
L’uomo l’afferrò per le braccia e la trascinò via divertito dalla situazione e ignorando gli strilli e le gomitate che la ragazza gli rifilava nel tentativo di raggiungere Cameron.
Una volta fuori dalla cantina Stella venne lanciata tra le braccia di un’alta figura vestita di nero, questa volta con dei semplici occhiali da sole grandi e scuri e un cappello che gli copriva tutta la testa – Insomma! Che casino che fai, signorinella! – sghignazzò quello intanto che quello col passamontagna chiudeva la porta della cantina a tripla mandata.
Stella continuò a dimenarsi finché anche il secondo non tirò fuori la sua arma dai pantaloni e gliela puntò contro la schiena – Ora sta’ zitta o ti farò saltare le vertebre una ad una, sono stato chiaro? –
Lei annuì, improvvisamente aveva perso la voce e le forze.
– Il capo l’aspetta al posto di prima, vero? – chiese N2 al N1 che annuì.
Stella si guardò intorno e notò di trovarsi in una casa normale, dal corridoio stretto e qualche quadro appeso qua e là. I due uomini la spintonarono per tutto il corridoio finché non raggiunsero quello che doveva essere uno studio.
Spinsero Stella all’interno e chiusero la porta.
Lei si guardò intorno e fu impossibile non notare quella donna. Bella come una dea ma dagli occhi maligni, animati da una strana luce aggressiva e ambiziosa che le metteva paura.
– Siediti, Stella O’Brian – fece quella incrociando le dita delle mani di fronte a sé.
Il sorriso che le mostrò era tutto fuorché di gentilezza.
Stella fece come le era stato detto e parlò diretta – Cosa volete da noi? Dove siamo? E come sta Tess? –
La donna ghignò, la pelle bianca in contrasto con le labbra rosse.
Rosse come il sangue.
– Dal ragazzo e dalla ragazza niente che loro possano darmi... ma tu sì –
– Allora liberateli! A che vi servono?! –
La vampira (perché sembrava davvero una vampira: era perfetta, pallida, occhi ambrati e setosi capelli marroni acconciati in perfettissimi boccoli) aggrottò pericolosamente le sopracciglia – Non osare mai più alzare la voce con me. Io sono quella che decide se vivrete o morirete... non ti conviene sfidarmi. Ad ogni modo tu mi servi per chiedere il riscatto, mi sembra ovvio. La famiglia O’Brian ha un sacco di soldi, no? Abbiamo ritenuto superfluo svaligiare la vostra casa se potevamo rapire la loro bella e unica figlioletta, ti pare? –
Stella si sentì morire dentro.
I suoi genitori, la sua vita dipendeva da quei matti? Quelli che non erano capaci di fare nulla senza i loro domestici e che, guarda caso, avevano dato loro una settimana di vacanza, il tempo di tornare dalla loro mirabolante crociera?
Crebbe di non poter più respirare – Ma... ma perché? –
– Siamo una banda di criminali e tu mi chiedi perché? Che ingenua... ad ogni modo dobbiamo scattarti delle foto, sarà come fare un servizio fotografico solo che devi sembrare il più distrutta possibile, mi spiego? –
Stella rabbrividì – In che senso? –
La donna batté le mani un paio di volte e i due uomini si fiondarono nella stanza come due uragani afferrando Stella per entrambe le spalle – Che volete fare?! –
N1 sghignazzò, la pistola posata da qualche parte, prese Stella e la trasportò come fosse un sacco di patate seguito a ruota da N2, mentre la donna rideva compiaciuta – Non temere, non ho dato alcun ordine di ucciderti o di farti troppo male. Per il momento vogliamo soltanto scattare delle buone foto, dacci dentro, stellina –
La porta dello studio si chiuse e lei venne trasportata da qualche altra parte. Cominciò a urlare in preda al terrore, a colpire a suon di pugni N1, quello che la stava trascinando mentre l’altro la guardava con un sorriso divertito sulle labbra.
Non poteva credere che quello stesse succedendo davvero.
La sua mente vagò verso le peggiori torture a cui avrebbero potuto sottoporla e rabbrividì.
– Mi pare di averti già detto di startene zitta e buona se non vuoi farti seriamente male, no? – fece N2 con la mano a pochi centimetri dalla pistola che teneva, come sempre, nei pantaloni.
Stella avrebbe voluto morire.
Quella volta per davvero.


Il grido di Stella non avrebbe potuto raggiungere l’esterno, anche perché era una stanza completamente insonorizzata così come la cantina, quindi N1 non si fece problemi a strapparle il maglioncino di dosso riducendolo in mille pezzetti.
Stella cadde a terra tentando di coprirsi il più possibile con le braccia ma N1 la sollevò con una sola mano, lei aveva cominciato a piangere – Oh... non mi dire che sei vergine! Andiamo! Una così bella ragazza come te! –
– No!! Bastaa!! – strillò lei disperata.
N2 non si mosse dal suo posto, una macchina fotografica tra le mani e un sorriso sghembo. Intanto che il suo collega concludesse l’opera giocava a fare il fotografo di interni, voltandosi prima a destra, poi a sinistra.
– Ti prego no! No! Basta ti prego!! –
– Su, non fare la timida e collabora! – esclamò quell’altro facendola cadere a terra e sbottonandole i pantaloni. Si inginocchio sopra di lei e le legò (in maniera un po’ confusa) le mani sopra la testa con del nastro adesivo nero. Poi gliene mise un pezzo sulla bocca per farla stare un po’ zitta e lo passò a N2 che lo prese al volo.
Questo avvolse anche le caviglie con del nastro adesivo per poi riprendere in mano la fotocamera. Stella tentò di urlare ancora ma era impossibile con quel nastro adesivo spessissimo e faticava persino a respirare data la massa dell’uomo che le premeva sulla pancia.
Con un movimento brusco abbassò le mani e colpì in testa il sequestratore con il passamontagna – Cosa cazzo ti salta per il cervello, eh? Non ti permettere mai più! – gridò lui mollandole uno schiaffo sulla guancia bagnata dalle lacrime.
– Continua, i lividi la renderanno ancora più bella nelle foto – disse N2 e Stella lo odiò tanto in quel momento. Perché non riusciva a distogliere gli occhi da quel suo sorrisetto bastardo e divertito mentre N1 la prendere a schiaffi sempre più violenti, così da non farle sentire più le guance.
Poi prese a colpirla sulle braccia, sulla pancia, sulle gambe, finché non sentì all’improvviso tanto caldo all’altezza del braccio destro. Abbassò lo sguardo e vide con suo sommo orrore del sangue, tanto sangue uscire dal profondo taglio che N1 le aveva inflitto.
Poi venne prese di peso, messa in piedi e lasciata cadere su una sedia al centro della stanza. Il nastro adesivo che le teneva le mani venne coperto presto da delle corte appese al soffitto (alcune di queste erano perfette per impaccare qualcuno) così da tenerle le mani e le braccia alzate.
Stella non ebbe più la forza di muoversi, tra il dolore e la paura, non riusciva a muovere un singolo dito. Mentre N2 scattava foto su foto, N1 la guardava bramante, desideroso e a Stella venne naturale abbassare lo sguardo sui pantaloni sbottonati e sul reggiseno messo in bella mostra.
Scoppiò nuovamente a piangere ma la voce spigolosa di N2 la fece sussultare – Tieni su quella dannata testa o non ti si vedrà la faccia! –
Stella fece come le era stato ordinato e chiuse gli occhi.
Ma nuovamente, fu N2 a tendere – Apri questi benedetti occhi! E’ sempre meraviglioso vedere dei così begli occhi azzurri annebbiati dal terrore e dalla disperazione –
Ci impiegò più tempo del previsto a scattare le foto e non appena ebbe finito N1 si avvicinò di nuovo a lei afferrandola per i capelli – Che ne dici di continuare quello che stavamo facendo? –
Stella rabbrividì e nella stanza entrò una terza persona.
I due si voltarono verso l’entrata per incontrare gli occhi neri di un ragazzo con un lungo camice bianco addosso, sembrava tanto un medico che Stella si crebbe pazza per davvero. Era impossibile che quei maniaci avessero tra le loro schiere un medico, un medico così giovane e così... dolce. Sì, era l’aggettivo giusto da usare, soprattutto perché aveva gentilmente slegato la corda che le teneva le braccia alzate e stava anche per togliere il nastro adesivo se N1 non si fosse intromesso mollandogli un pugno all’altezza della spalla.
– Cosa diavolo fai? Ti è dato di volta il cervello? E’ un ostaggio e come tale deve essere trattato! –
Il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia – Come un animale intendi? Mi dispiace ma la Signora ha detto di non farle troppo male e ciò significa che non puoi violentarla quando ti pare e piace! –
Stella lo benedì, in cuor suo sperava di venire liberata presto insieme agli altri. Si sentiva uno schifo e avrebbe voluto addormentarsi nel suo letto comodo, magari con Cameron al suo fianco.
– Non ti sei nemmeno coperto la faccia... che idiota – era stato N2 a parlare e con un tono da arrogante e presuntuoso.
Il medico si tolse il camice bianco restando in un’elegante camicia nera e un paio di pantaloni neri con scarpe abbinate e mentre lo faceva indossare alla meno peggio alla ragazza che aveva ancora le man legate davanti al ventre scoperto, si premurò di lanciare occhiatacce a entrambi, come se fosse abituato a sentirsi dire dell’idiota – Non mi copro la faccia perché so che tanto sarebbe inutile. Una volta avuto il riscatto scapperemo in un altro paese e nessuno potrà trovarci, no? –
N2 fermò il ragazzo e lo guardò talmente intensamente che anche Stella rabbrividì nonostante non potesse vedere i suoi occhi – D’accordo, medicala ma poi dovrai riconsegnarla a me. La Signora ci ha detto di riportarla in cantina –
Il medico sgranò gli occhi – La cantina non è il posto adatto per chi è ferito, prederà infezione! – oramai Stella non li sentiva più.
Il suo cervello era andato in tilt e non sembravano collaborare nemmeno le gambe, tanto che cadde non appena il ragazzo cercò di farla alzare. Capendo di non poter contare su di lei, allora lui la prese in braccio e si incamminò verso la sua stanza mentre alle spalle N1 bestemmiava in maniera indecente e N2 lo guardava incuriosito.
Anzi no, diffidente.


Sarebbe sembrata una normale camera da letto se non fosse per i vari macchinari, il tavolo pieno di provette, siringhe e garze e un armadio dove sicuramente c’erano più camici e mascherine che altro. Stella riattivò il cervello non appena vide Tess stesa sul letto e che dormiva tranquillamente al caldo, sotto le coperte.
Scivolò via dalla presa del medico che la guardava preoccupato per le sue condizioni (come se stesse aspettando che crollare a terra) e si avvicinò a Tess con occhi critici, sperando di non trovare niente su quel bellissimo viso.
Come se l’avesse letta nel pensiero, il ragazzo si chinò anch’egli sulla giovane – Sta bene, ha solo un bel po’ di roba da smaltire nello stomaco ma penso che dopo aver vomitato per tre volte le basterà una bella dormita e un paio di compresse per il bruciore di stomaco –
Stella si voltò verso di lui che capì di doverle togliere il nastro adesivo che aveva appiccicato sulla bocca. Una volta tolto quello, con tutta la delicatezza del mondo, Stella riprese a respirare – Grazie – gli disse – Se non fosse stato per te io... –
Il ragazzo scosse la testa – Non ringraziarmi, in parte è colpa mia se tu sei qui e credimi, mi dispiace –
Stella fece per parlare ancora ma le ginocchia cedettero e poco dopo si ritrovò con la testa poggiata sul suo petto, debole e distrutta.
– Non preoccuparti, ci penso io a te adesso – e la fece stendere su di un materasso che fece spuntare dal nulla. La liberò dal restante nastro adesivo e la visitò minuziosamente.
Mentre le spalmava la crema sulle parti doloranti Stella non poté fare a meno di iniziare la conversazione – Perché mi stai curando? –
La risposta non arrivò subito. Dovette aspettare che il ragazzo terminasse e posasse la crema per poi passare alla ferita sul braccio destro, prendendo acqua ossigenata, garza e del ghiaccio.
– Se ti dico che lo sto facendo perché mi piaci ci crederesti? –
– No – fece lei di netto sorridendo leggermente – Neanche un po’ –
Lui sghignazzò – Mi chiamo Nathan comunque e sono un medico di professione –
Stella chiuse gli occhi, tentando di concentrarsi su qualcosa che non fosse il bruciore dovuto all’acqua ossigenata sulla ferita – Davvero? Non mi stai prendendo in giro? –
Nathan scosse la testa serioso – Neanche per idea – fece – Non sono minimamente d’accordo né con Klaus né con Alexandr. Sono degli animali, soprattutto Klaus, sta’ attenta quando c’è lui, non ti conviene farlo arrabbiare –
Molto probabilmente intendeva quello grosso, quello col passamontagna, quello che stava per... per un attimo le venne voglia di vomitare e Nathan sobbalzò all’indietro – No, non ci pensare. Ti sentirai peggio –
Gli occhi di Stella divennero lucidi – Come faccio a non pensarci? Mi ha quasi... mi ha quasi... non ce la faccio! – Stella prese ad agitarsi a coprirsi il viso con le mani tossendo malamente.
Nathan la fece mettere seduta a gambe allargate per evitare che si vomitasse addosso – Stai calma – le sussurrò all’orecchio il medico accarezzandole i capelli neri.
Poco dopo Stella si calmò e Nathan poté procedere con la fasciatura. Era un po’ approssima ma poteva andare bene per un po’ di tempo – Hai fame? –
Stella scosse la testa e la nascose tra le ginocchia, stringendo a sé le gambe in un abbraccio stretto – Non voglio nulla se non tornare a casa –
Restarono in silenzio finché non sentirono qualcuno mugugnare qualcosa nel sonno.
Stella si girò di scatto e nonostante il dolore al braccio si precipitò vicino a Tess che stava iniziando a svegliarsi.
– Tess? – la chiamò e la ragazza aprì i suoi occhi verdi lentamente.
– Stella? Che... che cos’è successo? – le chiese alzandosi sui gomiti e guardandosi intorno.
L’altra non seppe nascondere le lacrime questa volta e l’abbracciò di slancio, felice di poterla rivedere viva e sveglia – Sono così felice Tess! Menomale che sei sveglia! – disse lei tra i singhiozzi e stringendola a sé.
L’amica fece altrettanto anche se non capiva esattamente cosa stesse succedendo. Soltanto dopo si accorse della presenza del medico nella stanza e Stella si ricordò improvvisamente di Cameron chiuso in cantina – Nathan devi curarlo assolutamente! –
– Intendi il ragazzo che era con voi? – Stella annuì sicura – Va bene, prima però devo portarti da Alexandr. Verrò entro stasera te lo prometto –
Stella si strinse nelle spalle e si voltò verso Tess, che era rimasta scioccata da quando le era stato spiegato del sequestro e non aveva detto nemmeno una parola – E lei? Ti prego non voglio che venga in cantina! E’ claustrofobica! –
Nathan la fece alzare e l’accompagnò alla porta dolcemente – Non preoccuparti, mi occupo io di lei. Dirò che non si è ancora ristabilita del tutto. La Signora non vuole che ci vadano di mezzo chi non centra niente e sia Tess che suo fratello sono completamente estranei a questa vicenda –
Stella non ne era molto sicura ma annuì, indossò una maglia a maniche corte con su una felpa che lui le aveva regalato e si lasciò condurre fuori, da N2 (ribattezzato Alexandr) che l’afferrò per il braccio dolorante strappandole un gemito.
Nathan avrebbe voluto dire qualcosa ma Alexandr aveva le mani vicino alla pistola e sapeva che quando si spazientiva non ragionava più e avrebbe potuto ucciderlo su due piedi. Quindi salutò velocemente Stella con un mezzo sorriso incoraggiante e se ne tornò in stanza dove l’aspettava un’impaurita Tess.
– Magari ti sei pure divertita con lui, eh, sgualdrina? Ho sempre pensato che sottosotto il piccoletto avesse un debole per le belle prigioniere – sghignazzò.
Stella non disse niente.
Con lo sguardo basso venne trascinata malamente fino alla cantina e una volta entrata Alexandr la spinse giù per le scale facendole scappare un grido. Al che lui rise e se ne andò chiudendo sempre la porta a tripla mandata.
Stella finì inevitabilmente addosso a Cameron che era rimasto tutto il tempo sotto le scale ad aspettarla – Cosa ti hanno fatto? Stai bene? E Tess? – chiese lui in preda al panico.
– Tess sta bene, ho incontrato un medico che la sta curando... mi ha detto di averla aiutata e che le basta dormire e qualche pasticca per lo stomaco e starà anche meglio. E’ soltanto terrorizzata – spiegò a testa bassa mentre Cameron la conduceva dietro gli scaffali pieni di bottiglie di vino, per allontanarla dalla porta e avvicinarla all’unica fonte di luce: la piccola finestrella di plastica.
Cameron si sedette e accolse una tremane Stella tra le sue braccia – E a te? Cos’hanno fatto? –
A quel punto Stella scoppiò in lacrime stringendosi alla felpa del ragazzo con disperazione e rassegnazione. Non ne poteva più, non voleva piangere, non voleva essere umiliata, non voleva essere molestata.
– Vogliono chiedere il riscatto ai miei. Mi hanno fatto delle foto e quello, Klaus, ha cercato... ha cercato di violentarmi! E’ già la seconda volta, perché?! Cameron voglio andarmene, voglio andarmene...! –
Continuò a ripetere sempre le stesse cose, tra le lacrime e i singhiozzi, senza sosta e continuando a gridare – La prossima volta farà di peggio, molto di peggio, Cameron! Me ne voglio andare! Quell’animale mi ha... strappato il maglione, mi ha sbottonato il jeans...! Cameron! –
Gridare il suo nome le dava in un certo senso conforto. Mai le era capitata una situazione del genere, figurarsi!, eppure quel giorno se lo sarebbe ricordato non solo per le cose brutte che le erano capitate, ma anche perché aveva pianto davanti a qualcuno.
Quel qualcuno era Cameron, il ragazzo di cui presto si sarebbe innamorata.
  
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