Le uniche finestre della casa del Sagittario era fastidiosamente orientate ad est. I raggi dell’alba, dispettosi, venivano puntualmente a svegliare l’occupante della stanza da letto senza avere nemmeno un briciolo di pietà per il suo riposo.
Saga strizza gli occhi, le labbra ancora impastate dal sonno, maledicendo la luce e quel prematuro risveglio. Prima di accorgersi che lui, in quel luogo, nemmeno doveva esserci. Le ancelle sarebbero presto venute ad occuparsi del loro padrone, e farsi trovare lì, nel letto, con i vestiti sparsi sul pavimento di pietra non era propriamente uno degli obiettivi della vita di Saga.
Si defilerebbe volentieri, se non fosse per la ferrea presa sulla sua vita che avverte al primo movimento. Aiolos è dormiente, e anche più piccolo di lui, ma anche nel sonno dimostra un’invidiabile forza fisica. Saga sa bene che, in quel momento, non potrà mai sottrarsi a quella tenaglia dormiente. Aiolos, nonostante i suoi bruschi movimenti, continua a dormire beato. In quegli ultimi mesi è cresciuto, e la barba adolescenziale rendeva le sue guance ruvide la mattina. Era come uno di quei ragazzini del paesino di Rodorio, solo più maturo e più bello.
Si sente profondamente sbagliato, nel trovarsi lì, a rubare la sua giovinezza. Eppure, nonostante quel divario, Aiolos lo ama ancora. Lo vuole ancora. Quell’ultimo pensiero lo riporta alla notte appena trascorsa, a godere del calore corrisposto e respirare dei reciproci gemiti.
« Saga? » finalmente, anche il custode della casa pare ridestarsi dal suo sonno. Lo sente sbadigliare, per poi appoggiare la fronte contro la sua schiena.
« Aiolos, lasciami. Devo andare. » sussurra allora, sperando di farlo ragionare in fretta. Sente Aiolos respirare, e uno sbuffo d’aria accarezza la sua spalla.
« Rimani ancora un po’. » gli risponde, aumentando un poco la pressione della presa e facendo scivolare le labbra sulla scapola. Saga sa bene di aver perso in partenza, di essersi arreso già prima di iniziare. Aiolos poteva essere un adolescente nel corpo, ma nello spirito continuava ad essere suo amico, suo amante, suo pari.
Incoraggiato da quella mancata combattività, Aiolos scioglie la presa, facendo scivolare le mani sui suoi fianchi, in un più tenero e delicato abbraccio. Saga coglie l’opportunità di girarsi, trovandosi a fissare quel volto tanto amato, accarezzarlo e baciarlo con cura.
« Sarebbe un disastro se entrasse qualche ancella. »
« Non credo che, dopo tutto il rumore che hai fatto ieri notte, si scandalizzerebbero più di tanto. » a quella constatazione Saga arrossisce, pizzicando una guancia dell’amante per ripicca.
« E di chi è la colpa? » Aiolos ride, baciandogli la punta del naso per scherzo.
Si stringono nuovamente in un abbraccio, apprezzando quella condivisione in serenità. Saga prende a giocare con una ciocca castana, facendo ridacchiare piano Aiolos per il solletico, e poi scende ad accarezzare la sua mandibola, evitando apposta le guance ispide. Per un istante, si guardano negli occhi.
Sono così pieni di amore, quelli di Aiolos, che Saga si vergogna di se stesso. Non sa se potrà mai ricambiare del tutto quello che riceve senza nemmeno domandarlo. Lo bacia per primo, tenendo il suo volto tra le mani. Aiolos pare apprezzare quella iniziativa, dato che mugola soddisfatto e accarezza figure sulla pelle del fianco, provocando piccoli brividi di piacere.
« Credo che sia davvero ora di alzarsi. » sussurra allora Saga, staccandosi solo quando i suoi polmoni imploravano pietà. Aiolos protesta, in richiesta di un altro bacio. Di soltanto uno ancora.