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Autore: Soly_D    01/01/2016    2 recensioni
[Fanfiction ispirata all'ultimo capitolo dello spin-off "Il morso dei Draghi Gemelli"]
«Ci stavi davvero spiando? Ci hai... viste... nude?».
Sting sollevò lo sguardo, ingoiando a vuoto. Non voleva che Yukino lo reputasse un pervertito.
«Mi sono solo trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato. Insomma, perché mai avrei dovuto spiarvi?! Cosa me ne frega di vedervi nude?!». Azzardò una risatina nervosa per smorzare la tensione.
Yukino, però, non rise. Anzi, sembrava piuttosto delusa.
«Vuoi dire che... che né io né Minerva-sama ti attiriamo... in quel senso?».
Sting si allarmò. «Cosa...?! No, hai frainteso!».
Pessima mossa quella di fingersi indifferente. Okay, Yukino non doveva reputarlo un pervertito, ma nemmeno uno dell’altra sponda, che diamine!
[StingYu♥]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva, Rogue Cheney, Sting Eucliffe, Sting/Yukino, Yukino Aguria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 The wall




Dopo la battaglia contro il mago che voleva diventare un drago, Sting, Rogue, Yukino, Minerva e gli Exceed avevano deciso di concedersi una giornata di meritato riposo alle sontuose terme di Obstone.
Appena arrivati, i maghi erano stati subito raggiunti dal resto della gilda che era venuta a sapere dell’esito positivo della battaglia ed era quindi accorsa sul luogo per festeggiare. I ragazzi si erano subito diretti verso gli spogliatoi maschili per poi gettarsi a capofitto in acqua, lo stesso avevano fatto le ragazze dal lato femminile.
Sting e Rogue, avendo deciso di prendersela con più calma, erano gli unici rimasti ancora nello spogliatoio. Si tolsero i vestiti sporchi a causa della battaglia e poi, con un asciugamano legato alla vita, uscirono dallo spogliatoio per raggiungere i compagni che si erano già recati a farsi il bagno.
Lì, però, anziché trovarli tutti in acqua a giocare come bambini, li videro invece addossati alla parete opposta a quella da cui si entrava. Parlavano animatamente tra loro, sghignazzando e dandosi pacche sulla schiena.
«Aaah, Lady Minerva è anche più sexy di quanto immaginassi!».
«Guardate che forme!».
«Anche Yukino ha un bel corpo!».
«Io dico che sono entrambe due gran fighe!».
«Siamo fortunati ad avere due bellezze del genere nella nostra gilda!».
«Se non ci fosse stata questa parete in mezzo, avremmo potuto ammirarle più da vicino!».
«Già, è davvero un peccato... ma fortunatamente abbiamo trovato questo buco nella parete!».
I maghi proruppero in risate maliziose, spintonandosi l’uno con l’altro per poter guardare attraverso la fessura.
Sting, che aveva ascoltato tutto insieme a Rogue, sgranò gli occhi inorridito.
Quei maniaci stavano spiando le ragazze!
In un’altra situazione probabilmente si sarebbe unito a loro, ma quelle non erano ragazze qualunque: erano Minerva e Yukino. Per la prima, Sting provava un rispetto e una venerazione tale che non si sarebbe mai abbassato a spiarla attraverso un buco nella parete (e poi c’era da dire che, se Minerva lo avesse scoperto, le conseguenze sarebbero state letali). Yukino era un caso a parte: doveva ammetterlo, Sting, gli sarebbe dannatamente piaciuto vederla nuda, ma in cuor suo avrebbe preferito farlo in contesti ben più... felici. E soprattutto non voleva che quel privilegio fosse concesso ad altri all’infuori di lui. Sentiva che in qualche modo Yukino era solo sua.
Proprio per questo, doveva immediatamente dare una lezione a quei bastardi.
Il volto contratto dalla rabbia e i pugni stretti lungo i fianchi, si allontanò da Rogue e fece velocemente il giro della conca d’acqua, abbattendosi sui compagni con una serie di pugni che li fecero stramazzare al suolo rintontiti.
«Master, che diavolo ti è preso?!», ebbe la forza di mugugnare Orga, massaggiandosi la testa dolorante.
«Che diavolo è venuto in mente a voi, idioti. Yukino è buona, ma vi rendete conto di cosa potrebbe succedere se Lady Minerva scoprisse che−».
Non poté terminare la frase a causa di un rumore fortissimo, come di un edificio che veniva buttato per terra.
Sting non fece nemmeno in tempo a voltarsi: una valanga di mattoni gli precipitò addosso, facendolo cadere rovinosamente sui compagni già stesi al suolo. Quando trovò la forza di riemergere da sotto le pietre sgretolate per vedere cosa fosse accaduto, il master scoprì che la parete che fino a pochi attimi prima aveva diviso le terme femminili da quelle maschili non esisteva più, dando ora ampia visione del lato riservato alle donne. La figura di Minerva, avvolta in un asciugamano striminzito, si ergeva di fronte a lui in tutta la sua minacciosità, le gambe divaricate in posizione d’attacco, un braccio steso lungo il fianco e un altro proteso in avanti con la mano stretta a pugno, segno che era stata lei ad abbattere la parete.
Gli altri ragazzi rinvenirono all’improvviso e, scrollandosi i mattoni di dosso, avendo capito il pericolo imminente, se la filarono via, lasciando il master da solo a fronteggiare l’ira della donna.
Sting, lo sguardo intriso di puro terrore, li maledisse mentalmente, mentre la maga si ricomponeva, fissandolo con aria maliziosa.
«E così ti piace spiare le ragazze mentre fanno il bagno, eh?».
Sting annaspò alla disperata ricerca di ossigeno. «Cos...? NO! Io stavo solo...».
«Non me lo sarei mai aspettato da te, master!», concluse Minerva, rifilandogli un bel pugno sulla testa.
Sting si accasciò per terra agonizzante, mentre Minerva lo scavalcava con eleganza e andava via.


Dopo qualche minuto passato a massaggiarsi il bernoccolo sulla testa, Sting si rialzò da terra, scrollandosi la polvere di dosso. Le sue ipotesi, alla fine, si erano avverate: Minerva si era accorta di essere spiata e, com’era giusto che fosse, si era vendicata dell’accaduto. La cosa che faceva rabbia a Sting, però, era che lui non c’entrava affatto in quella storia. Anzi, era l’unico ad essere innocente, ma era stato comunque l’unico ad essere punito.
Ora non restava altro che andare a massacrare quei traditori dei suoi compagni e a chiedere scusa a Minerva (raccontarle la verità non sarebbe servito a niente, in quanto non lo avrebbe mai creduto).
Si voltò e fece per allontanarsi quando sentì una flebile voce alle sue spalle, proveniente dal lato delle terme femminili.
«Sting-sama, aspetta!».
«Yukino...?».
Non c’era dubbio, quella era proprio la sua voce.
Sting si voltò nuovamente indietro, perplesso, cercando con gli occhi la figura della maga.
La trovò poco più in là, immersa nell’acqua, nascosta dietro una roccia. Sting riusciva a intravedere solo la testa e un braccio.
«Come stai? Minerva-sama ti ha colpito parecchio forte?», gli chiese lei preoccupata.
Sting gonfiò il petto con orgoglio. «Ci vuole ben altro per sconfiggere il Dragon Slayer della Luce!».
Yukino sorrise sollevata, poi abbassò lo sguardo, non trovando le parole giuste per continuare.
Sting la fissò per qualche secondo. La tentazione di rimanere lì lo allettava non poco (Yukino era sì nascosta dietro una roccia, ma pur sempre nuda dalla testa ai piedi), però forse non era il caso di cacciarsi ulteriormente nei guai.
«Be’, allora io vado, eh?», annunciò sollevando una mano in segno di saluto.
«N-no!», si affrettò a dire Yukino, lo sguardo improvvisamente acceso.
Sting sgranò gli occhi, incredulo. «Vuoi che rimanga?».
«No, ecco, se non ti va...», mormorò Yukino, arrossendo appena sulle guance.
Sting lottò contro se stesso per rifiutare, ma la sua bocca parve muoversi da sola.
«Sì, dai, resto. D’altronde non ho ancora fatto il bagno e qui non c’è più nessuno oltre a noi...».
Yukino sorrise imbarazzata, per poi coprirsi gli occhi con le mani, mentre Sting si avvicinava al bordo dell’acqua e lasciava cadere l’asciugamano per terra. Tuttavia la maga non riuscì a impedirsi di spiare la scena attraverso le dita. Il sangue le fluì nuovamente alle guance nell’osservare di nascosto il fisico statuario del master: si soffermò con lo sguardo sulle spalle larghe, sui pettorali e sugli addominali ben scolpiti, ma non osò scendere più in basso. Sarebbe stato troppo per la sua sanità mentale.
«Ora puoi guardare», annunciò Sting quando si ritrovò immerso nell’acqua e Yukino potè togliersi le mani dal volto.
Lo osservò infilare la testa sott’acqua, scomparire sul fondo per qualche secondo e infine riemergere in superficie con i capelli fradici che gli gocciolavano sul petto e sulle spalle.
Sentendosi accaldata più del dovuto, la maga si costrinse ad abbassare lo sguardo e a intraprendere un nuovo discorso.
«Ci stavi davvero spiando? Ci hai... viste... nude?».
Sting sollevò lo sguardo, ingoiando a vuoto. Non voleva che Yukino lo reputasse un pervertito.
«Mi sono solo trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato. Insomma, perché mai avrei dovuto spiarvi?! Cosa me ne frega di vedervi nude?!». Azzardò una risatina nervosa per smorzare la tensione.
Yukino, però, non rise. Anzi, sembrava piuttosto delusa.
«Vuoi dire che... che né io né Minerva-sama ti attiriamo... in quel senso?».
Sting si allarmò. «Cosa...?! No, hai frainteso!».
Pessima mossa quella di fingersi indifferente. Okay, Yukino non doveva reputarlo un pervertito, ma nemmeno uno dell’altra sponda, che diamine!
Come spiegarle che non sopportava l’idea che qualcun altro all’infuori di lui la vedesse nuda?
«Intendevo che... sì, insomma, non mi sembrava giusto spiare due donne nude. Ma questo non significa che io non vi trovi... attraenti».
Lo sguardo di Yukino si illuminò all’istante. Sting la vide addirittura sollevarsi sulle punte dei piedi per guardarlo meglio da sopra la roccia, attratta dalle sue parole. «Trovi davvero che io sia attraente?».
Sting le sorrise intenerito. «Sì». Se solo avesse saputo l’effetto che scatenava in lui...
«Al pari di Minerva-sama?», si volle informare la maga, mordendosi il labbro inferiore per l’imbarazzo.
Sting inarcò le sopracciglia, sorpreso. «Be’, siete due bellezze nettamente diverse. Lady Minerva ha una bellezza matura, aggressiva. La tua é più delicata, più... gentile».
Yukino lo guardò completamente rapita. «E... preferisci la mia o la sua?».
Sting indietreggiò, non aspettandosi una domanda così esplicita. «Cos’è, un interrogatorio?», scherzò, grattandosi la nuca.
Yukino tornò a nascondersi completamente dietro la roccia, forse credendo di aver esagerato.
«S-scusami, non volevo metterti in imbarazzo...».
Sting sorrise e minimizzò con un gesto veloce della mano.
I due rimasero in silenzio per alcuni secondi che poi diventarono interi minuti.
Sting immerse la testa sott’acqua, cercando di reprimere i bollenti spiriti e cancellare le immagini ben poco caste che gli si erano stampate nella mente nell’esatto momento in cui aveva captato l’immagine della maga immersa nell’acqua.
Ottenendo scarsi risultati, decise che forse era meglio evitare di rimanere lì troppo a lungo.
«Forse è meglio che vada, ora».
Yukino annuì meccanicamente e il master si voltò per uscire dall’acqua, sicuro che la maga si fosse coperta gli occhi con le mani come aveva fatto quando era entrato. Ma nel momento in cui lui fece per legarsi di nuovo l’asciugamano alla vita, voltò la testa indietro e notò lo sguardo di Yukino fisso su di sé. La maga si era allontanata un po’ dalla roccia, uscendo parzialmente allo scoperto, ed ora Sting poteva intravedere un seno e una coscia. Yukino, resasi conto di essersi esposta troppo, avvampò e si nascose di nuovo dietro la roccia.
Sting, immobile e totalmente dimentico di essere nudo, non poté fare a meno di fissarla come imbambolato, gli occhi sgranati dallo stupore e il cuore che pompava furiosamente nel petto.
Yukino l’aveva spiato. L’aveva guardato come si guarda un uomo attraente e desiderabile, esattamente come lui guardava lei.
All’improvviso tutta la conversazione con la maga acquistava un significato nuovo, inatteso.
«Yukino...», mormorò Sting con la voce rotta dall’emozione.
Yukino rialzò il viso rosso come un peperone, gli occhi lucidi e spalancati.
E Sting non ci pensò due volte.
«Al diavolo!», esclamò tuffandosi velocemente in acqua.
Riemerse a pochi metri di distanza dalla roccia di Yukino per poi percorrere a grandi falcate la distanza che li separava.
La maga, rimasta fino ad allora inerme a causa della vergogna di essere stata beccata nell’atto di spiare il master, vedendolo venirle incontro con una tale rapidità, bagnato fradicio e bello come il sole, poco ci mancò che si mettesse ad urlare.
Perché da un momento all’altro aveva deciso di raggiungerla? Voleva chiederle chiarimenti sull’accaduto? E lei cosa diamine avrebbe dovuto rispondergli? Che era praticamente pazza di lui?
Intanto Sting l’aveva quasi raggiunta. Di questo passo l’avrebbe certamente vista nuda e il solo pensiero la faceva arrossire come una bambina. Perché insomma!, anche lui era nudo, e poi erano da soli, in quell’acqua così calda e piacevole, e sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa e...
Tutti i dubbi furono accantonati nel momento in cui Sting, dopo aver fatto il giro della roccia, le si parò di fronte. Imbarazzata come mai in vita sua, Yukino sobbalzò e istintivamente si coprì con un braccio i seni prosperosi, indietreggiando fino a scontrarsi con la superficie fredda della roccia.
«Sting-sama», sussurrò a corto di fiato.
Sting le si avvicinò ancora di più, lentamente, centimetro dopo centimetro, un’espressione dannatamente seria stampata sul volto. Senza smettere di guardarla intensamente negli occhi, poggiò le mani sulla roccia, ai lati dei fianchi di Yukino, e si chinò verso di lei.
Successe tutto così velocemente che la maga non ebbe il tempo di muovere un solo muscolo. Si limitò a sgranare gli occhi nel momento in cui le labbra di Sting incontrarono le proprie in un contatto soffice e umido.
La stava baciando, Sting la stava baciando.
Il cuore di Yukino fece una capriola, mentre le guance si coloravano nuovamente d’imbarazzo.
Dapprima immobile come una statua a causa dell’emozione, in seguito le venne naturale sollevare le braccia e poggiare le mani sulle spalle forti di Sting il quale, a sua volta, fece scivolare le proprie dietro la schiena della maga, premendo i polpastrelli sulla pelle calda e bagnata, e spingendola contro di sé. I loro corpi umidi aderirono perfettamente l’uno all’altro, completandosi: i seni di Yukino schiacciati contro il petto di Sting, i bacini che si sfioravano al livello dell’acqua, le gambe intrecciate al di sotto della superficie.
Yukino pensò che baciarsi completamente nudi, con le intimità che si sfioravano, fosse quanto di più imbarazzante ed equivoco ci fosse al mondo, ma al tempo stesso era la cosa più piacevole ed eccitante che avesse mai provato in vita sua.
Infilò le dita tra i capelli biondi di Sting e ricambiò il bacio con un ardore che non sapeva nemmeno di possedere. Si sorrisero l’un l’altro, labbra contro labbra, e chissà cosa sarebbe successo se non fossero stati interrotti improvvisamente.
«Sting, dove diamine ti sei cacciato?!».
Sentendo quella voce, i due si separarono immediatamente, rossi in volto, e si voltarono in direzione di Rogue il quale si stava guardando intorno con aria seccata. Quando poi il Dragon Slayer dell’Ombra si accorse di loro, sgranò gli occhi e piegò la testa da un lato.
Sting, seguendo la traiettoria dello sguardo curioso e interessato dell’amico, capì che era puntato a Yukino, alle sue forme generose e soprattutto nude, e una rabbia irrefrenabile lo pervase dalla testa ai piedi.
«Che cazzo hai da guardare, eh?! Non ti è bastato strizzarle una tetta quella volta?!».
Rogue indietreggiò spaventato. «Che... cazzo stai dicendo?!».
«Ma io ti ammazzo!», lo avvertì Sting, spingendo bruscamente Yukino dietro la roccia e cominciando a correre verso di lui.
Yukino, guardando Sting inseguire Rogue furibondo, sorrise divertita ed emozionata, una mano premuta sul cuore che batteva impazzito.
Più tardi avrebbe dovuto ringraziare Minerva-sama per aver deciso di abbattere non solo il muro delle terme, ma anche quello che segnava da troppo tempo, per lei e Sting, il confine tra amicizia e amore.











Note dell'autrice:
Io li amo, non so se si è capito *___* spero che la storia vi sia piaciuta e ringrazio tutti coloro che mi faranno sapere la loro opinione!
"Wall" significa muro e fa riferimento all'ultima frase della fanfiction.
Auguri di buon anno e alla prossima!

Soly Dea
  
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