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Autore: Anna2    02/01/2016    1 recensioni
Non avrei mai immaginato tutto questo.
Non avrei mai pensato tutto questo.
E, sono sicura sia solo un sogno, queste cose non esistono.
Non esiste che un mostro di non-so-quanti-metri ti rincorra presso delle collinette vicino a una delle spiagge di Long Island, per di più con una ragazzina alta quanto un puffo a tuo fianco.
Il petto mi faceva male, e il cuore batteva così forte che credevo che stesse per scappare dalla cassa toracica, e giuro su tutto quello che c’è di bello nel mondo che i polmoni bruciavano tantissimo – come cazzo ci sono finita, fra parentesi?
Ah, sì, giusto.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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-Chapter Ten.
«Emily cerca una piñatta»
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{anna soter; P.O.V.}
 
La vedo girata, e io e Emily facciamo lo stesso. Poi eccola lì la casa.
E’ enorme, sono sorpresa che io riesca a vederla pur non riuscendo a vedere oltre alla foschia come Anna. Si presenta come una normalissima casa: ha pareti giallognole, la porta principale è di legno, dipinta di verde. Il tetto ha delle tegole marrone chiaro che sembra arancione. Mi sorprendo a vedere la grande quantità di finestre, bloccate però da sbarre in acciaio, come se fosse una specie di prigione.
«Entriamo?» chiede Anna con un po’ d’insicurezza nella voce.
Non dico e faccio nulla – rimango a fissare l’abitazione.
«Sono davvero lì dentro?» la voce di Emily ne esce così piena di preoccupazione che sembra sul punto di piangere. La guardo un attimo, e conferma quello che ho pensato. Sta per mettersi a piangere.
«Sì, non preoccuparti Emily, li troveremo e tutto andrà bene» dice Anna per poi sorriderle. Emily annuisce strofinandosi gli occhi con il polso.
Io e le altre andiamo verso la porta. Sorprendentemente, quando provo ad aprirla, ci riesco, credevo davvero che non l’avrebbe fatto.
Entriamo velocemente dentro, e accosto la porta per non farla chiudere definitivamente.
Faccio un respiro profondo, quando mi volto mi rendo conto che non riesco a vedere nulla.
«E’ così buio…» la voce di Emily ne esce straziata come se qualcuno l’avesse trafitta in quel preciso istante. Il che mi ha preoccupato abbastanza.
«Non mi piace il buio…» piano il corpo di Emily s’illumina d’immenso e rimango a bocca aperta.
Brilla quanto Apollo! Beh è sua figlia, ma comunque sembra una torcia.
Emily è in lacrime e si copre la faccia con le mani, ne approfitto per fissare Anna, anche lei sbalordita.
«Ma brilla! Perché?» grida forse anche un po’ troppo forte Anna.
“Beh forse perché è figlia di Apollo?”
La voce sarcastica di Lou ci fa scuotere. Allora quella stupida cosa aveva ragione, sono qui!
«Oh miei dei! Ragazzi dove siete?» gridiamo in coro io e Anna.
«Siamo nella stanza qui sopra!» grida poi Mirko.
Ora che Emily illumina un po’ il tutto, riesco a vedere ciò che c’è: ci sono vari corridoi, sia a sinistra che a destra e al centro, ma anche delle scale a destra.
«Non venite subito qui, okay? Il demone e l’altra potrebbero tornare da un momento all’altro, siamo bloccati in una cella – trovate la chiave e salite da noi ci troviamo nella prima stanza a destra. Fate presto!»
«D’accordo!» grido io.
Invito le due a seguirmi imboccando la strada di destra. Prima ci ritroviamo in un piccolo corridoio con una porta, ma noi non ci fermiamo e andiamo dritte.
Quando apro la porta ci ritroviamo in una cucina, una molto normale – e l’unica cosa in disordine è un piatto rotto a terra.
Dopo aver averla rovistata da cima a fondo, non trovando nulla, solo un pezzi di vetro sul pavimento.
Usciamo da lì e controlliamo molte porte, e non si apre nemmeno una.
La cosa mi demoralizza abbastanza.
E tra i pianti di Emily la disperazione mia e di Anna riusciamo a entrare nell’unica porta aperta.
La stanza è stranamente illuminata da un lampadario di cristallo, la figlia di Apollo smette di brillare, ci guardiamo intorno per un po’: al centro della stanza c’è un pianoforte, e uno sgabello vicino, qualche scaffale con dentro dei libri.
«Che strano posto» sussurra Anna.
«Già» concordo io.
«Benvenute straniere!»
Una voce metallica ci graffia i timpani, Emily grida un po’ «Cos’era?!» dice lei.
«Io sono il signore che domina questa villa» continua poi la voce, noi non vediamo nessuno, ma ho come l’impressione che quella venga dal piano al centro della stanza.
Anche le ragazze realizzano che è il piano a parlare così senza dirci niente tutte e tre ci avviciniamo a esso.
Tutte e tre fissiamo il coso incuriosite ma con strizza.
«Sei tu…?» inizia a parlare Anna
«Certo che sono io!» ringhia il pianoforte «Quello stupido di Buruk Soul mi aveva promesso che nessun altro oltre a lui, la ragazzina e quei semidei sarebbe venuto a invadere la mia magnifica villa!»
«Ci dispiace» incalzo io «ma non vogliamo invadere la sua villa, siamo venute qui per salvare i nostri amici» continuo cercando di non far tremare la voce. In questo momento penso di avere ancora più paura di Emily.
«Dici il vero figlia di Zeus?»
Sgrano gli occhi, «Come? Lei come?» balbetto per poi fare qualche passo indietro.
«So riconoscere dei figli dei Tre Pezzi Grossi quando li vedo. So che l’altra ragazza più bassa è una figlia di Ade, molto raro incontrare figli di Ade fra l’altro».
Annuisco, per poi scambiare uno sguardo con Anna: abbasso gli occhi.
«Comunque lei può, se le interessa ovviamente, aiutarci?» balbetto gesticolando.
Il piano non risponde, cattivo segno, davvero cattivo.
«Sono stato trasformato in questo pianoforte per anni. E anni ho potuto regnare in silenzio nella mia villa in solitudine. Non voglio avere disguidi come voi e gli altri, mi fareste un favore a liberarmi da loro. Tuttavia…»
Il piano finisce di parlare lasciandoci con l’amaro in bocca e confusione. Che significa quel “tuttavia”?
«Cosa? Tuttavia cosa?» dico impaziente.
«Tuttavia, ogni aiuto ha un suo prezzo da pagare. Grande o piccolo che sia. Vedete gentili fanciulle, non vengo suonato da molti anni, a suonarmi da solo non ha diletto. Dunque questo è ciò che vi chiedo: suonate un brano a vostra scelta in grado di bearmi. Se però nessuna delle tre lo farà, il vostro sangue sarà versato sulle mie tastiere e morirete ai miei piedi».
Le condizioni sono le più che atroci e irragionevoli che io abbia mai sentito. Sono sicura che se quel pianoforte avesse mai avuto una faccia, starebbe sorridendo come uno psicopatico.
«Ci puoi dare qualche minuto per capire cosa suonare?» chiede Anna con viso preoccupato.
«E sia. Ma risolvetevi in fretta. O il tempo non sarà dalla vostra parte».
Io e le ragazze ci mettiamo in un angolino. Anna e Emily sono visibilmente preoccupate. Emily soprattutto, non la vedevo così da quando è morta Nicole, sua sorella. Trema, e anche se la stanza è illuminata qui dove c’è poca luce – lei brilla ancora.
«Sappiamo tutte suonare qualche brano… vero?»
«So suonare solo Happy birthday to you!» singhiozza Emily in lacrime coprendosi la faccia. Anna le va vicino mettendole le mani sulle spalle consolandola.
«Oh perfetto!» commenta sarcastica Anna.
«Moriremo davvero?» chiede ancora con la voce soffocata dalle lacrime.
«No! Non moriremo! Né noi, né i nostri amici chiaro?» dico io determinata e arrabbiata.
«Cristallino. Ma tu sai suonare il pianoforte?»
Abbasso lo sguardo, ricordandomi di quella volta…
«Nel mio collegio c’era un’aula piena di strumenti musicali. Ma potevano usarla solo quelli che facevano parte del club di musica. Io non ne facevo parte ovviamente, ma avevo il mio migliore amico, George, che era un genio nella musica, mi ha insegnato a suonare un brano con il pianoforte».
Sì, George era un genio musicale, ma a volte mi chiedevo chi era tra i due ad andare peggio a scuola. La notte ce ne andavamo via da i nostri dormitori per poi andare nell’aula di musica a suonare. Era un fan di un videogioco chiamato Kingdom Hearts, sapeva suonare ogni canzone, e ne ha approfittato per insegnare anche a me.  
Poi lui è stato espulso e… beh la mia condotta è migliorata – ma non di certo il mio benessere psicologico.
«Tu invece?» chiedo, anche perché ricordarmi di quell’idiota, è come ricordarmi della mia infanzia.
«Mio padre—cioè il mio patrigno, adorava il pianoforte, mi aveva insegnato qualche canzoncina, ma non sono sicura che basti»
«Vedremo. Emily, vuoi iniziare tu?» le chiedo gentilmente.
Lei annuisce, Anna lascia la presa su di lei, e Emily avanza fino allo sgabello e ci siede sopra.
Tira su con il naso e inizia a premere le tastiere. Non bisogna essere George, o qualunque altra persona che ne sappia qualcosa sulla musica per dire che mentre la figlia di Apollo suona le note ne escono stonate.
«Basta così semidea! Avanti la prossima».
A quanto pare, non ha apprezzato Happy birthday to you, Emily ritorna da noi con viso deluso.
«Vado io» annuncia Anna, io annuisco.
Si siede al posto di Emily, e inizia a suonare.
E’ molto meglio di Emily, anche se non ci vuole molto, la melodia mi è famigliare, e dopo che è giunta al ritornello riesco a capire quale canzone è.
My Heart Will go on di Celine Dion – o meglio conosciuta come: la canzone del Titanic.
«Non è abbastanza» annuncia il pianoforte.
Anna sbuffa, per poi alzarsi e lanciarmi un sguardo.
Alla grande, ora se la canzone di Kingdom Hearts non gli piace, moriremo e addio sogni di gloria!
Mi siedo sullo sgabello, non nascondo il fatto che ho paura.
Cerco di concentrarmi e di ricordare i giorni in cui l’ho suonata assieme a George.
Immagino lui seduto accanto a me, che mi indica cosa premere – con ancora la divisa scolastica pesante addosso.
“Anna è facile, basta che mi segui”. Mi risuona la voce di George nella mente.
Faccio un respiro e inizio a suonare, la canzone inizia lentamente, ripetendo sempre le stesse note per un po’.
Il piano non mi ha ancora fermato, continuo a suonare, sperando però di ricordarmi ancora, anche se faccio fatica. Le note non escono sempre perfette, ma credo di starmela cavando bene.
Mi fermo perché la canzone termina – e mi sorprendo che anche fra alcune note stonate il piano non mi ha interrotto.
«Complimenti» dice il pianoforte «Per il momento, non morirete. Attente ad Buruk, quel demone potrebbe uccidervi».
Il piano s’illumina, e da esso fa uscire una chiave, la afferro al volo.

«Questa è la chiave, liberate i vostri amici e buttate fuori quei due! Adesso andate!»
Ci ordina, io e le altre facciamo quello che ha detto.
«La ringrazio» dico prima uscire e chiudere la porta.
«Non ci credo! Ce l’abbiamo fatta!» esclama felice Anna.
«Sì ora dobbiamo solo liberarli e sbarazzarci di quel lurido!»
«Sì!» concordano con me le mie compagne.
Arrivate davanti alla porta, metto Emily accanto a me, per farmi luce, spalanco la porta impugnando l’arco seguita da Anna e la sua spada fatta da Flame e Emily anche lei con l’arco.
«Alla buon ora! Un altro po’ e quei due iniziavano a riprodursi!»  la voce di Lou ci arriva alle orecchie, e sento i passi delle mie amiche andare direttamente da loro.
Ma io mi concentro più sulle due figure in penombra sedute su un divano.
La figura più esile è seduta sulle gambe di quello che penso sia Buruk: ha le braccia incrociate attorno al suo collo.
«Visto? Te lo avevo detto che alla fine quelle sciattone sarebbero entrate! Dovevi mettere qualche trappola!»
Quella voce è tremendamente familiare: stridula, e insopportabile ma allo stesso tempo in grado di sedurre persino una donna.
«Tranquilla piccola» dice poi baciandola «Tieniti calda per me» dice staccandosi per poi schioccare le dita – la tizia svanisce.
Lui si alza battendo le mani lentamente e sarcasticamente «Ma brave. Tanto stupide allora non siete».
Lo guardo con rabbia profonda, stringo i denti per poi mettere mano allo zaino di Efesto che ora uso come tracolla, tiro fuori una freccia e mi preparo a colpire.
Anna mi affianca, con la sua spada di bronzo celeste che emana luce.
«Che cosa avete intenzione di fare piccole e inutili ragazzine? Eh? Credete di fare paura?»
Fa una risata malefica. Non ne posso più delle sue chiacchiere: schiocco una freccia elettrizzata, ma essa, non appena sta per colpirlo nel punto in cui miravo, si frantuma in mille pezzi.
Lui ride lugubre, «Rinunciaci figlia di Zeus, sei meglio morta».
La faccia del demone si deforma, le sue unghie crescono affilate come quelle di Wolverine, i suoi denti diventano affilati e gli occhi due orbite nere come la pece.
Mi arriva addosso scagliandomi contro la parete. Un dolore pungente mi pararizza la schiena – per poi tirarmi pugno allo stomaco così forte da farmi contorcere tutti gli organi.
Non riesco a tenere gli occhi aperti, ma prima che possa fare qualcosa mi strappa via una manica della maglia del campo, i suoi denti aguzzi si conficcano nella mia spalla.
Le sue zanne tirano e stringono così forte che potrei svenire per il dolore, il mio cuore batte all’impazzata e accascio la testa in un lato – persino l’elettricità che il mio corpo emana sembra incredibilmente inutile.
«Lasciala stare!» sento il grido di Anna.
Anche se il dolore è insopportabile resto a vederla scagliarsi contro il demone, ma la spada viene fermata da lui con la sua mano.
Anna rimane scombussolata e incapace di capire forse quanto me, e il demone continua a premere i denti contro la mia spalla che è impregnata di sangue. Stacca la sua bocca, ho quasi creduto che stesse per staccare la carne. Mi guarda con la bocca che perde sangue, e si passa la sua lingua biforcuta fra le labbra.
Ho voglia di vomitare, e faccio di tutto per non gridare ancora. Con uno scatto guarda Anna «Oh poverina, non preoccuparti, ora mi occupo anche di te»
Fa per sferrarsi contro di lei – ma lo precede scomparendo fra le ombre. Mi lascio scivolare lungo il muro. La risata del demone riecheggia nella stanza.
«Oh, la piccolina ha paura e molla qui i suoi amichetti» dice lui guardandosi intorno.
«Non ho paura!» Anna spunta da dietro le sue spalle cogliendolo di sorpresa, ma lui riesce a schivare il colpo.
Anche se la spalla fa malissimo, cerco di strisciare in agguato, e vado dove ho mollato il mio arco. Lo afferro, e tra gemiti di dolori perchè sforzo troppo la spalla, tiro un’altra freccia.
Mentre essa sta per colpirlo, si crea un buco in mezzo al suo corpo, la freccia lo trapassa, e se Anna non avesse usato i suoi poteri delle ombre l’avrebbe colpita, la freccia, invece, percuote il muro, e gran parte di esso esplode.
«COME FA A NON ESSERE COLPITO!» grido imprecando poi in greco antico, ma dopo sforzandomi troppo mi tengo la spalla dolorante e colma di sangue.
Buruk ride ancora interrompendo il combattimento «Ma come? Non lo sapete? Avanti cervelloni, dite alle vostre amichette quel che vi ho detto».
Guardo la cella in cui Lou e Mirko sono richiusi, con Emily vicino a loro, che trema e le lacrime agli occhi, abbraccia il suo arco come se fosse un peluche.
«Lui non può…» balbetta Mirko per poi abbassare gli occhi.
Lou afferra con entrambe le mani delle barre di acciaio e cerca di tirare fuori la testa da lì.
«Lui non può essere colpito dalle persone che l’hanno guardato negli occhi».
Dire che ora siamo morti è poco. Come lo sconfiggiamo adesso?
Lou si scaglia a terra e si copre il viso con le mani in modo disperato.
Anna mi compare a fianco con il fiatone – ma sembra stare bene.
«Vi arrendete ora?» ringhia il demone fissandomi con impetuosità, come se non vedesse l’ora di squartarmi di nuovo.
«Aspetta Lou! Emily non c’era alla seduta spiritica!» grida Mirko.
Louis fissa Mirko, per poi capire. Sarà per il fatto che sono un’idiota sommato il dolore alla spalla, io non ci sto capendo niente…
«Emily è la sola che può sconfiggere Buruk!» continua Lou scambiando uno sguardo d’intesa con Mirko.
Il demone ride «Chi? Quella mocciosa piagnucolona?»
Io e Anna ci avviciniamo alla cella, forse sono una cattiva persona a dirlo ma… non credo proprio che possa farcela lei da sola.
Emily fissa sconvolta entrambe, poi si sofferma sulla mia spalla «Io… non posso! Non ne sono capace!»
«Ascoltami Hill!» sbotta Louis catturando la sua attenzione «Non è davvero un demone, quello è una pignatta! Piena di caramelle, a te piacciono le caramelle vero?»
Vorrei fare come quello che spero non sia mio padre: il facepalm.
Emily inizia a brillare più forte quando sente la parola “caramelle” «Sì, mi piacciono le caramelle».
«Allora toccalo usando i tuoi poteri della luce, lui esploderà e riceverai tante caramelle».
«Okay allora!»
Oh no…
Ho voglia di coprirmi gli occhi, a un’altra morte io non sono ancora pronta. Ma cambio idea non appena Emily inizia a spendere molto più intensamente, tanto che il demone smette di ridere per poi guardarla con espressione più che sbalordita… spaventata.
«Ehi vattene via ragazzina!» grida coprendosi gli occhi per tutta la luce che lei emana.
Credo che tutti noi abbiamo la bocca aperta e stupita, ad ogni passo che la figlia di Apollo fa il demone indietreggia – e sulla sua pelle iniziano a formarsi chiazze e bolle che esplodono.
Lui cade a terra e tra lamenti si mette in posizione fetale, Emily s’inginocchia a terra e non appena gli sfiora la fronte lui ruggisce.
Emily scatta in piedi e prima di non riuscire più a fissare tutta quella luce, il demone si dimena e il suo corpo esplode in una luce troppo potente.
Provo a guardare oltre alle dita muovendole, per fortuna tutta quella luce ora non c’è più.
«Per Ade! Emily ce l’hai fatta!» esclama Anna.
Lei si gira con viso deluso e abbassa lo sguardo «Sì ma… le mie caramelle, non ci sono».
E ho voglia di ridere, «Non preoccuparti, te le do io le caramelle» dico sorridendo.
Lei fa lo stesso «Sul serio?»
Annuisco convinta, e quasi mi dimentico della spalla che, muovendola per sbaglio inizia a bruciarmi.
«Ti fa male?» chiede Emily sbattendo gli occhi.
Deglutisco «Beh sì, ma non è niente».
Lei mi guarda male «Non è niente? Devi medicarla altrimenti ti causa un’infezione, e poi hai perso tanto sangue».
«Potreste, se non vi dispiace eh» inizia Lou.
«Che ne so, liberarci?» continua poi Mirko, entrambi con espressioni spazientite.
«Certo!» interviene Anna impugnando la spada.
Tiro fuori dalla borsa di Efesto un kit di pronto soccorso, così che Emily potesse medicarmi, e poi dell’ambrosia: lei mi spiega che dovrò prenderne un po’ ora e poi domani.
Anna intanto ha liberato i due polverizzando i lucchetti della cella. Con gli altri liberi e io medicata abbiamo potuto lasciare la villa.
I due hanno ci hanno spiegato – nel breve tratto per arrivare alla porta principale, del perché quando Anna ha provato a raggiungerli con il viaggio nell’ombra non c’è riuscita.
In pratica quel geniaccio di Buruk ha messo una barra di energia, così che noi non potevamo arrivarci, ma non l’ha messo attorno alla villa.
Che bravo!
Ad ogni modo, quando, usciamo dalla villa non ho idea di che ore siano. La cosa mi preoccupa abbastanza, la mia paura è che Nich si accorga della nostra sparizione e si preoccupi.
«Ehm, ragazzi, abbiamo un problema» dice Anna, sorride, ma si vede che è nervosa.
«Che genere di problema?» interviene Lou visibilmente stanco.
«Ecco: io non riesco a portare più di due persone con il viaggio nell’ombra. Forse tre, ma quattro, non credo di farcela».
Oh fantastico.
«E ora?» chiede Mirko per poi guardare a terra.
Sospiro «Me ne ritorno volando, ho capito».
I ragazzi mi guardano sorpresi «Sei sicura?» esclama Anna, dal suo viso sembra dispiaciuta.
Annuisco «Sì, non preoccuparti» ribatto. Ammetto che sono troppo stanca per usare i miei poteri, ma forse riesco a volare fino a Long Island.
Scompaiono davanti i miei occhi – e un po’ sono felice di non essere andata con loro, altrimenti mi sarei procurata altri mal di pancia o testa.
Mi libro in volo, non c’è nemmeno tanto vento, ho dovuto formarlo io. Qui in aria riesco ad orientarmi meglio, di solito ho il senso d’orientamento peggio di Zoro di One Piece.
I ragazzi forse, anzi sicuramente, sono già arrivati. Io invece ci sto mettendo tantissimo perché il corpo mi fa sul serio male.
 
o 0 O 0 o
 
Non ho idea di come mi sia ritrovata in questa situazione.
Aspettavano solo me, e ora eccoci qui tutti e cinque l’uno a canto all’altra, con l’Hitler dei poveri, cioè Nicholas dinanzi a noi che con lo sguardo sembra volerci trucidare pezzo per pezzo.
«Sono molto, molto deluso dal vostro comportamento ragazzi. Anna Soter… speravo di non metterti mai più in punizione». Dice, poi schiocca le nocche «Mi deludi».
Continua poi scuotendo la testa, oh Zeus – mi sento così in colpa ora.
Sento Anna che a canto a me prende un respiro profondo «Andiamo Nich, alla fine noi—»
«Non voglio sentire nulla! Se la vostra compagna Arianna non mi avesse cosa avete fatto probabilmente mi sarei lasciato scappare questa occasione!»
Fantastico, quindi Ary ha spifferato tutto a Nicholas, che grandissima botta di culo!
«Dovevate pagarla» biascica Lou vicino all’orecchio di Anna.
«Ma non vi preoccupate, la punizione non sarà nulla di che. Adesso giù e fatemi cinquanta flessioni, forza!»
Morale della favola: se i vostri amici vi prendono in giro se cercate di fare i responsabili, voi fregatevene! Potreste rischiare la vita e se per caso poi non morite, non vi preoccupate – alla fine tirerete le cuoia per colpa delle flessioni che il vostro allenatore vi farà fare!
 


:.:..angolo delle due A..:.:

Ehm, ma salve! Okay lo so è il 2016, Buon Anno a tutte quelle poche persone che ci seguono! Alla buon ora mi direte, e non avreste tutti i torti, ma la scuola la pigrizia sono delle brutte bruttissime cose. Ma meglio tardi che mai, quindi eccolo qui! In tutta la sua bellezza, mi dispiace davvero tanto che sia arrivato dopo così tanto tempo, ma ve l’ho detto la scuola… beh ma ormai  siamo tornate con lui e pubblicheremo presto il capitolo 11 – non appena la mia stupendissima compare tornerà dalla Polonia così lo fa correggere alla mamma di Gigi – prometto che non lo pubblicherò tra tremila anni.
In questo capitolo Lou e Mirko si sono salvati, ironico non trovate? Questa volta le donzelle in pericolo erano i ragazzi, e i cavalieri senza macchia e paura erano le ragazze, perfetto no?
Invito ad aver colto l’enorme citazione a Ao oni (un RPG horror giapponese).
E che dire, alla prossima <3 andrò a scrivere il 15 capitolo (perché sì, non ho assolutamente battuto la fiacca in questi giorni)
Pace a more e pony a tutti voi! 

Anna
   
 
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