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Autore: Zeeta_    02/01/2016    1 recensioni
{Questa Fanfiction è vincitrice della medaglia d'argento (seconda classificata) e della medaglia rossa (fic con miglior correttezza grammaticale) al contest "And this, kids, it's how I met your father" indetto da hirondelle_ sul Forum di EFP}
Faccio il mio ingresso nel fandom con una semplicissima breve one-shot (circa seicentoottanta parole) Rei/Nagisa in contesto familiare.
Rei rientra tardi dal lavoro e la scena che si trova davanti è piuttosto tenera.
Vi invito caldamente a leggere!
Dal testo:
Ad appena trentacinque anni, Rei Ryugazaki è riuscito a diventare il braccio destro del direttore della sua azienda; lo stipendio è ottimo, la possibilità di fare ancora carriera è eccezionale. Peccato solo che negli ultimi due anni il lavoro da svolgere sia diventato così tanto da soffocare il resto della vita di Rei. Il resto, ovvero il nuoto, il sonno, gli amici, Nagisa e i loro due bellissimi bambini.
È tutto così stressante, pensa mentre si dirige lentamente verso la camera da letto. Non sapevo a che cosa stessi andando incontro. Mi odio, mi odio. Mi odio così tanto.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona notte

 
La porta di ingresso si apre con il solito, familiare, leggero cigolio e Rei entra in punta di piedi, stando ben attento a non fare alcun rumore. È mezzanotte passata e il silenzio è importante: le regole condominiali sono molto dure a proposito e Rei non vuole correre il rischio di affrontare un’altra  di quelle fastidiose e lunghe chiacchierate con l’amministratore.
«Nagisa, sei sveglio?» domanda con un sussurro, togliendosi il cappotto e le scarpe. Nessuna risposta arriva dalle camere da letto e Rei sospira. Sospira perché è stanco di rientrare a casa di notte, quando ormai tutti sono immersi nel mondo dei sogni, è stanco di vedere suo marito soltanto la mattina a colazione, è stanco di comunicare con lui e con i suoi figli con messaggini fugaci e sporadiche chiamate fatte dall'ufficio durante una breve pausa, è stanco di un lavoro che lo tiene impegnato sedici ore al giorno. Oh, capiamoci però! Il suo è un gran lavoro. Ad appena trentacinque anni, Rei Ryugazaki è riuscito a diventare il braccio destro del direttore della sua azienda; lo stipendio è ottimo, la possibilità di fare ancora carriera è eccezionale. Peccato solo che negli ultimi due anni il lavoro da svolgere sia diventato così tanto da soffocare il resto della vita di Rei. Il resto, ovvero il nuoto, il sonno, gli amici, Nagisa e i loro due bellissimi bambini.
È tutto così stressante, pensa mentre si dirige lentamente verso la camera da letto. Non sapevo a che cosa stessi andando incontro. Mi odio, mi odio. Mi odio così tanto.
Rei allunga il collo all’interno della camera padronale. Trova il letto vuoto e perfettamente rifatto. Si toglie gli occhiali, li pulisce con un lembo della camicia, li mette sul comodino e appoggia per terra la ventiquattrore. «Amore, dove sei?» chiede piano, aggirandosi per casa come fosse un ladro. Percorre nel buio tutte le stanze lentamente, stando ben attento a non inciampare e a non colpire nulla. La cucina è vuota e silenziosa, così come il salotto, il bagno e lo sgabuzzino. Rei si ritrova davanti alla camera dei bambini, Fumiko e Kaedo.
Accende la luce del corridoio e, schiudendo appena la porta, cerca di distinguere le forme che si stagliano nella penombra. Vede la piccola Fumiko accoccolata nel suo lettino con un sorrisetto beato, mentre nel letto accanto il fratellino dorme succhiandosi il pollice, con le coperte attorcigliate intorno ai piedi. Rei dà un bacio sulla guancia alla piccina, che pare non accorgersene, poi cerca di sistemare il letto di Kaedo e di rimboccargli le coperte, anche se in cuor suo sa che l’indomani ritroverà tutto ammucchiato per terra.
Rei sta per uscire e richiudersi la porta alle spalle, quando nota un’altra figura sul fondo della stanza. Sopra una sedia, poco distante dai due letti, c’è Nagisa. Ha gli occhi chiusi, i capelli biondi arruffati e la testa appoggiata malamente sulla spalla destra; ha i piedi scalzi, ma porta ancora la camicia e i jeans: di certo non aveva in programma di addormentarsi lì. Tiene in grembo con le mani il libro di fiabe dei bambini. Ryugazaki gli si avvicina sorridente, prende il volumetto illustrato e lo appoggia su uno scaffale, poi scuote lentamente il marito. «Nagisa» lo chiama dolcemente. L’altro risponde spostando il capo da una spalla all’altra. «Hey, è quasi l’una. Non è ora di andare a dormire?»
Nagisa apre pigramente gli occhi, sbadiglia e accenna un sorriso.
Poi ripiomba nel sonno, come se niente fosse.
Rei lo osserva. Se dorme tutta la notte così gli verrà un mal di schiena pazzesco, ma se lo sollevo e lo porto nel letto il mal di schiena verrà a me. Anche a lui scappa uno sbadiglio e capisce che il sonno lo sta costringendo a prendere in fretta una decisione: le sette di mattina sono pericolosamente vicine. Getta un’occhiata in giro per la cameretta e vede quella che sembra essere una possibile soluzione: un plaid piegato accuratamente sulla spalliera del lettino di Fumiko. Rei lo prende e lo stende con cura sul marito, stampandogli poi un bacio casto sulla fronte.
«Dormi bene» dice, poi si volta e si dirige verso la camera da letto. 




 
Note d’autore
Grazie mille a tutti coloro che hanno letto fin qui! E grazie ovviamente ad hirondelle, che mi ha permesso di partecipare al suo contest. C:
Devo dire che sinceramente non sono soddisfatta al 100%. Sfruttando il largo lasso di tempo del contest ho buttato giù diverse idee ma sono riuscita a portare a termine decentemente solo questa. Mi sento decisamente fuori allenamento! Spero che almeno questo mi sproni a riprendere a scrivere con maggiore frequenza.
Spero che questa pillola di fluff semi-nonsense (genere che non padroneggio molto bene, come si vede :’)) vi sia piaciuta. Vi invito a lasciarmi un commento, in modo che io possa migliorare. C:
Buon 2016 a tutti, godetevi quel che rimane di queste feste natalizie!
Zeeta_
   
 
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