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Autore: DDimples    02/01/2016    1 recensioni
Inizialmente Susan sentì dolore solo alle mani, poi cominciò a sentire le orecchie fischiare, la vista appannarsi e poi un’immagine nella testa. La vuota sala del trono di Cair Paravel, le sue mani annodate appoggiate sul grembo, lei ad aspettare il ritorno dei suoi fratelli, sola, vuota e con dentro l’amara consapevolezza che quelle porte non si sarebbero più riaperte.
[Breve FF]
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve. In questi giorni mi è capitato sotto mano il libro di Narnia e mettendomi a rileggerlo ho sentito il bisogno di scrivere questa fanfiction. Mi rendo conto che ci sono cose che non tornano, ma spero che la lettura scorra comunque piacevole. Grazie in anticipo a chi recensirà.
Hola.

                                                                                                   *

La mano si contorceva intorno al lenzuolo, stringendolo e a volte rigirandoselo intorno alle dita fino a farsi male. Gli occhi seguivano attentamente questo movimento tranne per quei brevi intervalli di tempo in cui si riempivano di lacrime e la vista si appannava.
Così Lucy tentava di distrarsi, concentrandosi il più possibile su quel morbido e profumato lenzuolo bianco. Provava a pensare solo al lenzuolo, a quanto fosse nuovo, a come fosse difficile avvolgerselo intorno a tutte le dita, e a quanto facesse male quando lo tirava al massimo e gli serrava la mano. In certi momenti la sua mente si distaccava e allora piangeva.
Lacrime che cadevano sugli scuri pantaloni di Edmund, sulle cui gambe Lucy poggiava la testa.
Edmund, con gli occhi socchiusi, se ne stava seduto sul cuscino, con la schiena appoggiata alla testata del letto, e con la mano accarezzava dolcemente la testa della sorella, lisciandole i capelli. Un movimento diventato lento e quasi automatico ormai, visto che da un’ora si trovavano in quella posizione e che Edmund stava cadendo, vinto dalla stanchezza e dalle lacrime, in un sonno inquieto e non confortante. Lucy invece non ci riusciva a dormire, ma era almeno soddisfatta di essere riuscita a calmare un po’ Edmund. Lei aveva pianto e si era disperata già così tanto che ormai non aveva più le forze per farlo e le rimaneva solo di stare vicina ai fratelli.
Ma perché disperarsi così? Infondo loro erano morti, li aspettava il paradiso, perché riuscivano a essere così disperati? Sarebbero stati con i loro genitori,  Caspian, i castori, il signor Tummnus, Cor e Corin e tutti gli altri per sempre. Con Aslan.
Ma il pensiero di Susan completamente sola, abbandonata in una triste e crudele Londra del dopoguerra, li uccideva.
Edmund ebbe un tremito, che fece riscuotere Lucy.
-Stai bene?- Mormorò la ragazza alzando lo sguardo su Edmund, che si era risvegliato dal suo dormiveglia.
-Ho freddo.- Rispose solamente, risistemandosi comodamente sul cuscino, senza far smuovere la testa a Lucy. Si strinse nelle sue spalle e si mise a guardare sua sorella, lisciandole nuovamente i capelli, che nel frattempo era tornata a concentrarsi sul lenzuolo.
Passarono un’altra mezz’ora così, in silenzio, ognuno in solitudine nei propri pensieri. Fu Edmund a rompere il silenzio. Alzò gli occhi e fissò la porta della stanza.
-Dov’è Peter?- Mormorò, smettendo improvvisamente di accarezzare la testa della sorella.
Anche Lucy si bloccò, smettendo di distrarsi con il lenzuolo, e improvvisamente si rese conto che entrambi si erano dimenticati di qualcuno che soffriva quanto loro, anzi, forse più di loro.
Scattò in piedi e senza dire una parola uscì dalla stanza, mentre Edmund la guardò uscire per poi gettare la testa fra i cuscini con l’intenzione di non rialzarla.
Lucy intanto attraversò silenziosamente i corridoi del castello di Cair Paravel, che era stato ricostruito uguale identico a quando loro ci avevano abitato, durante l’età d’oro, sapendo precisamente dove voleva andare. Infatti fu lì che trovò Peter, nello stesso posto dove piaceva a lei andare a riflettere, lì dove era iniziato tutto, lì dove aveva passato la sua prima sera da regina, guardando Aslan allontanarsi sulla spiaggia.
Seduto sulle gradinate, le braccia appoggiate sulle ginocchia e le mani intrecciate, Peter fissava lontano, la spiaggia e le onde il cui riverbero diventata uno specchio argentato con il riflesso della luna.
-Sei stato tutto il tempo qui da solo?- Domandò Lucy appoggiandosi ad una colonna e guardando il fratello.
-Si.- Rispose senza nemmeno voltarsi.
Lucy allora si mosse di lì e andò a sedersi accanto a lui mettendosi a fissare lo stesso orizzonte.
-È strano. Tutto troppo strano. Ancora devo riuscire a capacitarmi.-
-Questo è solo un sogno.- Disse Lucy stringendogli una mano. –E fra poco avrà fine. Non ha senso soffrire, credo.-
-Però hai pianto.- Disse Peter guardandola per un istante.
Lucy non si vergognò ad annuire. –È solo che avrei voluto salutarla…-
Poi fra i due calò nuovamente il silenzio, che durò a lungo stavolta. Si sentiva solamente il rumore delle onde.
-Avrei dovuto proteggervi tutti.- Peter parlò rompendo il silenzio.  –Io ero il maggiore, io avrei dovuto proteggervi.-
-E lo hai sempre fatto!- Lucy si voltò, ora si guardavano negli occhi.
-Mi sono illuso di poterlo fare. Non ho protetto Edmund dalla strega bianca.-
-Lo hai salvato però. E poi era tanto tempo fa..-
-È la stessa, inutile, stupida giustificazione che ho trovato io per me stesso. Ma non ci sono riuscito nemmeno adesso.-
-Non puoi darti la colpa per un incidente ferroviario, è assurdo!-
-No, no…però adesso noi siamo morti…non avremo mai un futuro…e Susan è là, sola al mondo.-
-E tu cosa potevi farci?-
-Io…io…non lo so!- Esasperato si alzò in piedi ed andò ad appoggiarsi alla balaustra della terrazza.
-D’altra parte dobbiamo essere felici che lei è ancora viva. Ha la possibilità di farsi una famiglia, di vivere una vita normale.-
-Lo so…lo so…- Delle lacrime caddero dai suoi occhi, anche se lui voleva essere forte per i suoi fratelli, sarebbe dovuto essere lui ad abbracciarli e consolarli, tranquillizzarli come adesso Lucy faceva con lui. Non si capiva perché, ma a quanto pare era stata la più piccola a consolare i più grandi.
Lucy si alzò e si avvicinò a Peter, gli poggiò una mano sulla sua e la strinse.
-Dovrei essere io a consolare te.- Peter sorrise fra una lacrima e l’altra.
-Ho fatto lo stesso effetto anche ad Edmund.- Sorrise Lucy, anche se la verità era che lei aveva già consumato tutte le lacrime, mentre per Peter probabilmente quello era il primo momento in cui poteva sfogarsi un po’. Poi Lucy tirò fuori dalla tasca un fazzoletto. Il suo vecchio fazzoletto sul quale erano ricamate le sue iniziali, lo stesso che la legava in amicizia al signor Tummnus.
-Tieni.- Disse mettendolo in mano al fratello. –Serve di più a te.-
  
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