Film > Le 5 Leggende
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Autore: DarkSide_of_Gemini    03/01/2016    2 recensioni
Ethan Danvers era sempre stato considerato un ragazzo “strano”. Sin da bambino aveva sempre parlato di fate e folletti, e amava le storie fantastiche in cui creature leggendarie vivevano al fianco di uomini comuni. Non era la sua immaginazione da bambino a far sì che sognasse quelle creature ad occhi aperti: Ethan aveva un dono, possedeva la fede nell’immenso potere dell’immaginazione, e proprio per quello era in grado di vedere cose che sfuggivano agli altri ragazzi.
Quello che lui ha sempre considerato un privilegio, tuttavia, potrebbe trasformarsi nel peggiore degli incubi.
Dal testo: “-Oh, Ethan!- esclamava Ellen, e non riusciva a trattenere una risata –L’Uomo Nero è attirato dalla paura e dalla cattiveria dei bambini. Tu sei forse un bambino cattivo?-
Lui scuoteva la testa, e non mancava di aggiungere –Però… potrebbe sempre venire se sa che ho paura di lui-
-Proprio per questo non devi temerlo, tesoro. L’Uomo Nero si compiace del terrore degli altri. Tu devi essere più forte di lui, devi dimostrargli che la tua paura di lui può essere annullata dalla speranza e dalla bontà del tuo cuore. Fin quando avrai fiducia nel bene l’Uomo Nero non potrà mai farti del male"
Genere: Fantasy, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nightmares Are Back

11

 

Ethan avrebbe subito voluto precipitarsi a Southampton Yard: nella sua immaginazione lui avrebbe trovato il nascondiglio di Pitch Black, gli avrebbe mollato un paio di sberle per regolare i conti e poi sarebbe ritornato a casa con Sam. Nella realtà, invece, le Leggende misero ben presto a tacere le sue proposte belliche. Si trovavano sul retro del bar in cui lavorava Ellen, seduti attorno ad un tavolo a studiare un piano di attacco. Nicole era con lui, e anche Octavia si era aggiunta al gruppo; la bambina era stata davvero felice di sapere dove potevano ritrovare Samuel e – ma questo l’aveva tenuto per sé – non vedeva l’ora di vedere Ethan in azione: era certa che, adesso che sapeva quale era il suo obiettivo, nulla l’avrebbe fermato. Neanche l’Uomo Nero.

-Lui non può aspettarsi il nostro arrivo-

Ethan, infervorato com’era, non si curava neanche di tenere basso il tono della voce. Gesticolava in modo fin troppo plateale, e si curava di dare una dettagliata spiegazione di come avrebbe spaccato tutte le ossa di Black se solo a Sam fosse successo qualcosa. Era scattato in piedi, le mani serrate attorno al bordo del tavolo. Per fortuna a quell’ora la strada e il locale erano deserti.

Guardò i compagni impaziente, certo di avere la piena approvazione del gruppo. I Guardiani si scambiarono un’occhiata perplessa; si stupivano ancora di quanta energia quel ragazzino potesse avere dentro di sé, nonostante la loro situazione fosse ancora disastrosa malgrado la nuova scoperta. L’entusiasmo di Ethan si smorzò: perché la risposta tardava ad arrivare?

Nord si schiarì la voce, guardando impacciato gli altri –Ecco forse…-

-Cosa?-

-Non è prudente addentrarsi nel territorio di…-

-Sì che lo è!-

-Potrebbe essere rischioso-

Ethan stava per replicare, ma le parole gli morirono in gola. Guardò l’anziano spirito di fronte a sé e poi tutti gli altri. Sul viso gli si era dipinta un’espressione di vivo disappunto.

-No- scosse con decisione la testa –no, scordatevelo-

-Ethan, cerca di capire: non possiamo mettervi tutti in pericolo-

-E quindi intendete piantarci qui? Va bene, sono d’accordo che Nicole e Octavia restino al sicuro, ma io…-

Non seppe più come continuare. Nord si era alzato e lo scrutava dall’alto in basso, e sotto quello sguardo perentorio Ethan si sentì di nuovo come il bambino che era quando aveva incontrato Santa Claus la prima volta: piccolo e del tutto insignificante di fronte all’antica luce di quello sguardo senza tempo. Nonostante la figura della Leggenda fosse sbiadita ai suoi occhi, non gli sfuggiva di certo l’ammonimento di quelle iridi celesti: era inutile discutere.

Il ragazzo strinse i pugni: erano arrivati fin lì insieme, se adesso che era giunta la resa dei conti l’unico suggerimento dei Guardiani era di rinchiudersi in casa, allora avevano fatto male i loro conti. Guardò le Leggende con aria supplichevole, non riuscendo più a nascondere la preoccupazione.

-Io vengo. Devo trovare Sam. Per favore- il suo sguardo passò in rassegna gli spiriti di fronte a lui in cerca di sostegno –devo trovare Sam…-

Un lungo silenzio seguì quell’affermazione disperata. Un gioco muto di sguardi corse tra Nord e i compagni: tutti sapevano che il convincere Ethan a non partecipare attivamente alla lotta contro Black sarebbe stata un’impresa titanica, un’impresa che con molta probabilità nessuno di loro sarebbe riuscito a concludere neanche con la più ferrea fermezza. Quel tentativo stava andando a vuoto proprio come avevano previsto.

Infine il Guardiano annuì.

Solo mezz’ora dopo il gruppo si trovava di fronte ai cancelli socchiusi del cimitero di Southampton Yard. L’aria era fredda e immobile, e ma mano che si avvicinavano alla loro destinazione il cielo era diventato sempre più cupo. Grosse nuvole nere stavano immobili sopra di loro, sembravano quasi circondare l’intero perimetro del camposanto. Una fitta nebbia grigia era sospesa nell’aria; tutto il paesaggio sembrava sfocato e risultava ancora più tetro di quanto fosse in realtà.

Per un po’ rimasero tutti a guardarsi intorno, indecisi su cosa fare. Ethan teneva Octavia per mano, la bambina teneva le dita strette alla sue e cercava di scrutare oltre i cancelli arrugginiti. Nicole si guardava intorno, sillabando i nomi sbiaditi sulle cappelle e le lapidi più vicine. Aveva un sorriso triste dipinto in viso.

-Sapete, qui ci sta la mia mamma-

I ragazzi la guardarono sorpresi, ma lo sguardo di lei vagava sul paesaggio in lontananza.

-Non ho pensato di portarle dei fiori. Alla mamma piacevano i fiori. Prima papà e io venivamo a trovarla spesso, e ripulivamo il suo posto ogni volta. Poi lui ha smesso, e non mi ci ha più portata. Forse pensava che mi faceva male venire qui. O forse faceva male a lui. Non sono mai riuscita a deciderlo-

Tra tutti, era Octavia ad essere rimasta più impensierita da quella confessione. Aveva per un attimo provato ad immaginare come sarebbe stata la vita senza la sua mamma, e le si era presentata alla vista la prospettiva di una vita buia e triste. Un tempo le sarebbe piaciuto vivere con il padre, ma questo era stato molto tempo fa. Adesso il suo papà non le piaceva più, e l’idea di dover abitare con lui senza la madre le faceva paura.

-Davvero non hai più la mamma?-

Nicole abbozzò un sorriso e si chinò per arrivare alla sua altezza –Ce l’ho ancora la mamma. Solo che non è più umana: adesso è un angelo, l’angelo più bello del cielo, credo. A volte la vedo, sai? Viene a sedersi sul mio letto, la notte, e io posso parlarle di tutto quello che voglio. Lei mi ascolta sempre, e a volte in sogno mi dà consigli. So che è con me, anche se io non posso vederla sempre-

Mentre parlava Ethan la guardava, sempre più sorpreso da ciò che quella ragazza si stava rivelando. A vederla così, con quel suo aspetto trasandato e i vestiti scuri e fuori moda, con quel suo sguardo trasognato, non c’era da farsi meraviglia che la gente la vedesse come una persona strana, in qualche modo diversa da tutti. Ma sarebbe bastata una seconda occhiata, sarebbe bastato rivolgerle la parola per capire che, dietro quella sua stravaganza, c’era qualcosa di più che semplice noncuranza della propria immagine. Perché la gente non era in grado di mettere da parte i pregiudizi e cercare di capire da sé come davvero erano le persone?

Alcune raffiche di vento scatenarono loro contro una danza di foglie morte e spazzarono in parte via la nebbia. Presero ad incamminarsi tra le croci e le cappelle diroccate, senza una vera meta.

Tutto era muto, fatta eccezione per le canzoncine di Nicole.

-… e così, nelle notti, al fianco io giaccio del mio amore – mio amore – mia vita e mia sposa, nel suo sepolcro lì in riva al mare, nella sua tomba in riva al risonante mare-

Che certo non aiutavano ad alleggerire l’atmosfera del luogo.

-Ma cos’è?-

Lei li guardò sorpresa –Annabel Lee. Edgar Allan Poe. Conoscete Edgar Allan Poe, vero?-

-Sì, ma…-

-Preferite I Sepolcri, di Foscolo? … oh, eccola!-

E indicò qualcosa in lontananza, lasciando da parte le proposte di recitazione. Il suo dito puntava a una cappella poco distante.

-Travis ha detto che alcune delle ombre quella notte sono uscite da lì. Conviene dare un’occhiata-

L’edificio aveva accesso attraverso alcuni scalini. Non c’era tempo per discutere, così Ethan dovette accettare che le Leggende fossero i primi ad addentrarsi nella piccola camera buia; loro avrebbero aspettato lì il segnale di via libera. Dopo che i Guardiani furono spariti in quell’antro buio un tempo infinito parve trascorrere nell’immobilità silenziosa del cimitero. I ragazzi cercavano di scrutare l’interno del sepolcro, impazienti di ricevere un segno. L’unica cosa viva, lì dentro, sembrava il buio, tutti e tre avrebbero potuto giurare di vedere figure evanescenti danzare all’interno della cappella abbandonata, e l’aria parve riempirsi di sussurri incomprensibili.

Ethan guardava quell’oscurità senza quasi curarsi delle ombre che avevano preso vita in essa. Sam era lì, se lo sentiva. Non poteva aspettare un secondo di più. Si alzò dalla croce sulla quale aveva preso posto e fece un passo nella struttura fatiscente.

-Io vado- si rivolse alle ragazze dietro di lui –voi restate qui. Non allontanatevi per alcun motivo. Il tempo di spaccare la faccia a Black e sarò di ritorno-

Nessuna delle due ebbe il tempo di protestare: un attimo dopo il ragazzo era sparito nel buio.

L’interno della cappella era scuro come la notte senza luna. Ethan dovette avanzare con cautela, poggiando una mano sul muro polveroso e umido. Quasi subito batté su qualcosa di duro e freddo e rischiò di inciampare: era arrivato ad un cancello semiaperto che conduceva ad una scala in discesa. Imprecò sottovoce, puntellandosi contro il muro e iniziando la discesa. Ogni scalino sembrava sporgere nel vuoto e tutto era freddo e scivoloso. Dopo quella che gli sembrò un’eternità, infine il ragazzo arrivò ad un nuovo corridoio alla fine del quale proveniva una scarsa luce. Attorno a lui sembravano sfrecciare ombre sussurranti, residui di incubi lontani. Ethan strinse i pugni: se Pitch sperava di spaventarlo in quel modo aveva sbagliato di grosso.

Si avvicinò passo dopo passo a quella luce sfocata fin quando non sbucò in una sala di medie dimensioni nella quale sembrava essersi scatenato l’inferno: infinite ombre volteggiavano vorticosamente nell’aria, per di più attorno ai Guardiani, spinti in un angolo della stanza. L’odiosa risata di Black si levava vittoriosa, disperdendosi in un’eco infinita tra le pareti di roccia. L’uomo Nero gli dava le spalle, in quel momento si ergeva come un’ombra gigantesca sugli occupanti della cripta.

Tutto quello, lo sguardo di Ethan lo colse in un secondo: subito dopo venne catturato da qualcosa di ben più importante. Il suo intuito non si sbagliava: Sam era davvero lì, di fronte a Pitch, le spalle contro il muro. Un sollievo infinito colse il ragazzo il tempo strettamente necessario a risollevargli lo spirito. Subito dopo fece il suo ingresso in sala in una corsa che non si curava degli Incubi sibilanti intorno a lui, con un unico, chiaro obiettivo.

-Sam!-

Tutti gli occhi si puntarono su di lui; si fermò a pochi passi dall’Uomo Nero, pronto per la resa dei conti. Agli occhi dello spirito non doveva certo sembrare un granché di avversario: era solo un ragazzino dai vestiti impolverati e i capelli scomposti, i pugni stretti come pronto alla lotta, il respiro corto dovuto alla corsa. Eppure c’era qualcosa, in quel suo sguardo scuro, che continuava a brillare, combattendo le ombre fuori e dentro di sé. E questo, senza dubbio, era qualcosa che l’Uomo Nero continuava a detestare.

Se dunque con la sua entrata in scena non avesse fatto molta impressione su Black, in compenso Samuel lo aveva trovato di gran lunga il più bello di tutti gli eroi. Non aveva creduto di poterlo rivedere, e le maligne insinuazioni di Pitch sul fatto che di certo Ethan non si sarebbe preso la briga di andare a cercarlo avevano in qualche modo spento le sue speranze. Ma adesso, adesso che lui era lì d’un tratto tutto gli sembrava possibile.

Ethan fece per corrergli incontro, ma Black gli sbarrò la strada.

-Hei, hei, non così in fretta, ragazzino. La partita non è ancora finita-

-Fatti da parte, Pitch-

-Oh no, Ethan, sei tu che devi farti da parte! Non ti sei guardato intorno? È finita. È finita per le tue Leggende, è finita per i sogni di speranza, ed è finita per te. Come pensi di poter combattere tutto questo? Che potere puoi mai avere per fermare me?-

-Io…-

Il ragazzino abbassò lo sguardo sui propri pugni. In effetti le prospettive di vittoria erano al quanto scarse. Erano soli, lui e Sam, e i Guardiani, presi com’erano dalla lotta contro gli Incubi che li assediavano, non avrebbero potuto difenderli in alcun modo. Come potevano, loro due, pensare di poter sconfiggere l’esercito di ombre dell’Uomo Nero?

Poi ricordò il motivo per il quale si trovavano in quella situazione. Loro non erano due ragazzini comuni, come i tanti piccoli adulti che popolavano le città del mondo. Loro avevano un potere celato nel cuore, il dono più prezioso che un bambino potesse custodire man mano che l’età adulta si avvicinava inesorabile. Con quello, avrebbero potuto farcela. Ethan si ritrovò a stringere i pugni con tanta forza da farsi male. Sollevò lo sguardò su Black e l’Uomo Nero si sentì quasi graffiare dalla luce di quegli occhi da ribelle.

-Io credo-

Mai la sua voce era suonata tanto forte e sicura di quel che diceva. Pitch si ritrasse, guardandolo furente. Era ora di terminare i giochi con quel piccolo impertinente. Non tollerava più il suo sguardo, né il suono della sua voce, né la sua presenza. Era giunto il momento di liberarsene una volta per tutte.

Con un gesto rabbioso Pitch Black diresse un fascio di quelle ombre verso quello che era diventato il suo avversario peggiore, l’ossessione che rischiava di annientare i suoi sogni di rinascita.

Ma l’attacco non raggiunse mai il suo bersaglio. Sam si ritrovò a barcollare e subito dopo in ginocchio, una mano stretta al petto. Un gelo di morte sembrava volergli penetrare fin dentro le ossa, e per un attimo si sentì soffocare da una sensazione di panico del tutto ingiustificata. Poi sentì Ethan scuoterlo per le spalle e il suo viso teso dalla preoccupazione gli si affacciò alla vista.

Gli si era parato davanti inaspettatamente, facendogli da scudo contro il colpo dell’Uomo Nero.

-Sam, che cosa…? Perché…?-

In qualche modo gli venne spontaneo sorridere –Te l’ho promesso, ricordi? Avremmo combattuto questa guerra insieme. Sai io… io non sono mai stato come te. Non sono né forte né coraggioso, non sono mai stato all’altezza delle difficoltà che ho incontrato. Ma questa volta… credo di aver trovato una ragione per cambiare. Non è sempre possibile scappare dai guai, né puoi sempre contare su qualcuno che ti difenda. I tuoi problemi puoi affrontarli solo tu, perché è dopo i problemi che c’è il lieto fine. E per fare questo devi essere forte. Io… è così che voglio essere. Ora ho capito. Non nasci forte o debole, ma lo diventi in base a come ti comporti davanti ai problemi della vita. Io fuggivo sempre, e mi lasciavo sconfiggere. Ma adesso voglio vincere, questa e altre battaglie. Lo faremo insieme, vero Ethan? Io non ti lascerò solo-

Ethan ascoltava e lo fissava con uno stupore sempre maggiore, e qualcos’altro, a scaldagli il cuore. Orgoglio di lui, o qualcosa di del tutto diverso. Sam era cresciuto molto in quei mesi, ma solo allora gli parve di ritrovarsi davanti il vero Samuel che era nato da quando si erano conosciuti.

Strinse la mano che l’amico aveva ancora stretta al cuore e rimasero entrambi ad ascoltare quei battiti regolari quasi fossero rimasti per sempre fermi in quella frazione di tempo che si moltiplicava all’infinito.

Black fremeva di rabbia. Non riusciva a tollerare quella vista, quei due ragazzi così vicini e le loro mani unite, e quei loro sguardi persi l’uno in quello dell’altro.

Cos’era qual sentimento che leggeva nei loro occhi…? Tutt’intorno a loro sembrava formarsi un alone luminoso sempre più splendente, e quella luce lo bruciava ma mano che rischiarava la sala sotterranea. Le ombre si ritraevano fischiando, vorticando sulle pareti in cerca di riparo. Non potevano fermarlo. Non potevano davvero riuscire a fermarlo.

Ma quando si avvicinò per tentare di separarli entrambi si alzarono, Sam afferrò il braccio che Pitch aveva proteso verso di loro e di nuovo l’orrore del fallimento arrivò a spezzare l’anima stracciata dell’Uomo Nero. Era chiaro che non lo temevano, che non si sarebbero fermati. A contatto con la mano del ragazzino la sua figura cominciava a bruciare, così com’era successo quando Ethan l’aveva toccato per la prima volta. Inutile tentare di fargli mollare la presa. In pochi secondi Black fu un ginocchio, una smorfia di dolore impressa sul viso di cenere. Sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi che aveva così ferocemente odiato per tutto quel tempo: tuttavia non c’era vittoria, nello sguardo di Ethan, né compiacimento. Tutto ciò che l’Uomo Nero riusciva a leggervi era solo una profonda pietà.

Quando infine il ragazzo allungò una mano e poggiò il palmo all’altezza del cuore, lì dove per la prima volta Pitch l’aveva colpito, si levò un inferno di vento freddo e un turbine di ombre impazzite insieme ad un ultimo grido di quello che era stato il Signore dell’Oscurità.

Tutto si placò dopo un tempo indefinibile e null’altro rimaneva di Pitch Black se non lievi tracce di cenere nera sparse sul pavimento di roccia.

I ragazzi ispezionarono la sala con cautela, ancora troppo stupiti per credere che tutto fosse finito.

-Ce l’abbiamo fatta…?- Sam scrutava ogni angolo quasi si aspettasse di vedere l’Uomo Nero sbucare di nuovo dall’ombra –Hei, ce l’abbiamo fatta davvero!-

-Ottimo lavoro di squadra-

La voce gioviale di Nord proveniva dalle loro spalle. Quando Ethan si voltò non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo: di nuovo le Leggende avevano acquisito, ai suoi occhi, quell’alone di splendore immortale con cui li aveva sempre visti. Era finita, dunque, e tutto era andato per il meglio. Aveva conservato la sua fede e ritrovato il suo pieno potere. E ancora…

Si voltò di nuovo e un attimo dopo stringeva Sam tra le braccia, colto dal sollievo di saperlo finalmente fuori pericolo.

-Sei stato un vero cavaliere. Non ce l’avrei mai fatta senza di te-

Lui si era irrigidito, nell’imbarazzo più totale. Avrebbe potuto scommettere di avere le guance in fiamme, e un fastidioso nodo in gola minacciava di incrinargli la voce alla minima parola che avesse osato pronunciare. Tuttavia ricambiò la stretta, e poteva giurare che non esisteva epilogo migliore di quel momento.

-Te l’avevo detto che non ti avrei lasciato solo-

A pochi passi da loro, i Guardiani osservavano la scena con un sorriso, lieti del fatto che tutto si fosse infine risolto, e certi che un’altra storia sarebbe presto cominciata per quei due ragazzi. Nord strizzò l’occhio rivolto a Jack, sollevando al contempo le mani come in segno di resa.

-In fondo avevi ragione su loro due-

-Andiamo, Nord- un sorriso spigliato in risposta –io ho sempre ragione-

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Buonciao a tutti!

Bè… in realtà mi sarebbe piaciuto aggiornare prima del nuovo anno, purtroppo nel periodo prefestivo non ero proprio dell’umore adatto per scrivere – sì: sono un Grinch, odio le feste xD o meglio, odio la confusione che le feste portano, quindi credetemi quando dico che, paradossalmente, verso Natale ho i maròn particolarmente girati. Comunque! Spero che voi abbiate passato delle belle vacanze e che Nord via abbia portato tanti regali :D

 

Per quanto riguarda l’aggiornamento, credevo che la storia sarebbe stata un po’ più lunga, e invece il prossimo sarà già  l’ultimo capitolo <_< mi ci stavo affezionando… d’altronde Pitch è “esploso”, abbiamo ritrovato Sam, i Guardiani sono tornati vispi e luccicanti… credo che tutto sia andato a buon fine, no? Vi avevo promesso che non avrei ucciso nessuno *Black la guarda male*hem, quasi nessuno, a parte il cattivone della situazione che in qualche modo doveva pur scomparire di scena, non ti lamentare sai! Sono stata mooolto clemente, chiedilo ai miei OC originali u_u

Ok, lo ammetto, mi è dispiaciuto fare del male al povero Pitchino, spero non me ne voglia. Si sarà già appostato sotto il mio letto? Probabile. Vorrà dire che ricorrerò al sistema dello sprimaccia-guancina-fino-all’esaurimento *^* a noi due, Black >: )

 

Chiudendo i siparietti idioti, mi pare che non ci sia null’altro da dire.

 

P.S: Ricordate di venerare Edgar Allan Poe, o Nicole ci rimane male.

 

Saluti e buon anno (anche se schifosamente in ritardo),

alla prossima,

Rory_Chan

 

  
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