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Autore: Alhena_n    03/01/2016    0 recensioni
[Raven Boys]
[Raven Boys]FF su Adam e Ronan di Raven Boys, 1250 parole o poco più. La storia è ambientata in un punto imprecisato del terzo libro (Blue Lily, Lily Blue) ma priva di spoiler.
Dal testo: [...] non appena varcata la soglia della Monmouth Manufacturing si era diretto in camera di Ronan, forse perché percepiva in lui una presenza costante, un pilastro della sua vita al quale si sarebbe potuto aggrappare nel caso fosse caduto tutto a rotoli. Le sue, comunque, erano solo supposizioni basate sulle sue sensazioni e non sulla conoscenza concreta dei fatti. Non sapeva nemmeno se Ronan ci sarebbe effettivamente stato per lui, sempre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ronan era sempre stato scortese. Forse per colpa di Declan, forse perché ci era nato. Di sicuro sapeva di non aver ereditato quel  carattere iroso da sua madre, il resto era un’accozzaglia di incertezze alle quali non poteva aggrapparsi. Ed era forse questo all'origine del suo perenne broncio. Solo quando vedeva una persona questo accennava a scomparire -tuttavia non spariva del tutto perché lui era Ronan e doveva mantenere un minimo di contegno-.
Quante cose potevano essere dette su di lui, partendo dalla credenza che fosse uno spacciatore fino a spaziare a un presunto omicidio da lui commesso anni prima. Ma a nessuno era mai balenato per la mente che potesse avere una cotta per un ragazzo. Forse perché non incarnava lo stereotipo che voleva un omosessuale femmineo, forse perché tutte le ragazze di Henrietta gli sbavano dietro. Probabilmente perché lui non se era mai reso conto fino ad allora, fino a quando non era entrato nell’albero a Cabeswater e sentiva ora più che mai il bisogno di prevenire quella catastrofe predetta dalla foresta. (*) 
Era una giornata come le altre alla Monmouth Manufacturing : Gansey impegnato nella sua esasperata ricerca alla soluzione dell’enigma che era Glendower. Noah non si faceva vivo -si fa per dire- da almeno una settimana e Ronan era sdraiato supino in camera sua, mentre Motosega emetteva i suoi soliti acuti, prontamente isolati dalle cuffie del ragazzo. 
Erano tutti cambiati, dal primo all’ultimo, dopo le sensazionali scoperte che avevano fatto grazie a Blue, quel piccolo esserino troppo rumoroso e colorato per esistere. Non si sapeva se però in meglio o in peggio.
Ronan, dopo la visione avuta a Cabeswater, non aveva più chiuso occhio e sempre più spesso si ritrovava a intrattenere conversazioni notturne con Gansey, che non aveva mai avuto un buon sonno. L’ultima che ebbero in qualche modo andò a finire su Adam, anche se alla fine si parlava sempre di Adam. Il fatto era che Gansey e Ronan avevano maniere differenti di mostrare il loro affetto per quel ragazzo ed entrambi si sentivano diversamente rispetto a quest'ultimo, anche se Ronan non l’avrebbe mai ammesso. Piuttosto la tortura. 
Nessuno poteva veramente capirlo, nemmeno sé stesso. Forse ci aveva rimuginato troppo sopra, forse quella della crema per le mani (**) era stata una mossa azzardata e “non troppo alla Ronan”, ma in fondo se lo dava a vedere si sarebbe notato ancora di più. Perciò si rifaceva sugli altri, bevendo e prendendo parte a corse illegali. Ma ormai nemmeno quelle attività gli davano più soddisfazioni se usate come distrazioni dal problema, che poi tale non era, principale. 
E se gliel’avesse detto? Molte volte era passato in testa a Ronan di confessarsi e mettersi a nudo -metaforicamente- ma, ripensandoci, aveva mandato via il pensiero scuotendo la testa come se fosse possibile allontanarlo con un movimento tanto semplice.
Il punto era che non sapeva da dove incominciare, come approcciarsi alla cosa e soprattutto se distaccandosi dal suo personaggio sarebbe cambiato agli occhi degli altri. Secondo la logica contorta che non si potesse essere più persone assieme, teoria elaborata da lui stesso ed evidentemente mai abbandonata.

Immerso nei suoi pensieri non sentì la porta aprirsi e fu solo quando una mano gli si posò delicatamente sulla spalla che si ridestò e fulmineo si levò le cuffie. Avrebbe riconosciuto quel tocco ovunque, era inconfondibile proprio come le mani che lo compivano e potevano appartenere a una sola persona: Adam.
<< Cazzo. >> sussurrò Ronan quando fece involontariamente cadere a terra una tazza abbandonata sul comodino da secoli. Era stato troppo affrettato nel muoversi e di sicuro Adam aveva notato il suo stupore, sperò non l’avesse associato alla sua gioia -o qualsiasi cosa fosse- nel trovarlo lì. 
<< Siediti, faccio io. >> disse alzandosi di scatto dal letto, andando a recuperare il bidone e raccogliendo i cocci a mani nude per buttarveli dentro.
<< Ti farai male. >> lo ammonì Adam che nel mentre girovagava per la stanza, come se la vedesse per la prima volta.
<< Non mi frega. >> fu la risposta secca di Ronan ma subito dopo  si dovette ricredere quando gli si aprì un taglio. << Cazzo. >>
<< Te l’avevo detto. >> ridacchiò appena Adam che però si era già affrettato accanto all’amico prendendo fra le mani il dito.
<< Aspetta, vado a prendere qualcosa. >> disse poi, uscendo.
<< Dio Parrish, sembri mia nonna. È un cazzo di taglietto. >> urlò Ronan ancora chino sul pavimento. 
Era stato un attimo, una frazione di secondo nel quale i loro occhi si erano scontrati e le loro mani erano l’una nell’altra. I capelli di Adam, puliti nonostante il lavoro che svolgeva, gli avevano sfiorato appena il polso quando si era chinato per guardargli il dito. Erano troppo lunghi ma lui insisteva sul fatto che tagliarli sarebbe stata una spesa superflua, allora li aveva lasciati crescere e ora gli sfioravano appena le spalle se non li legava. Ma purtroppo per Ronan stava bene pure così. Forse, se fosse stato brutto, avrebbe avuto meno problemi circa la sua presenza.
<< Un taglio? Ronan stai bene? >> la voce di Gansey gli arrivò flebile, -non urlava molto lui, non ne aveva bisogno per farsi ascoltare-. Comunque anche se avesse inteso male le sue parole le avrebbe liquidate alla stessa maniera: 
<< Smettetela di farmi da balia. >> urlò di rimando scandendo bene le parole. Dal salotto gli arrivò la risata cristallina di Adam che coprì   - ne era certo anche se non lo poteva sentire- il bofonchio di Gansey e inspiegabilmente si ritrovò a sorridere.
Pochi secondi dopo Adam ritornò accanto a lui, che nel frattempo si era seduto con la schiena poggiata sul portante del letto, a fasciargli quella piccola ferita. Lo lasciò fare, in fondo non voleva fermarlo quella volta, nonostante dicesse di non apprezzare le sue cure.
<< Sei un coglione. >> affermò Adam, alzatosi per ripulire quel casino una volta finito.
<< Non ho mai detto il contrario. >> ridacchiò facendo cadere la testa all’indietro.
<< Ma forse dovresti sforzarti per evitare di esserlo. >> 
<< Nah, altrimenti non mi chiamerei più Ronan Lynch. >>
Passò un minuto di silenzio fra i due nel quale entrambi non si sentirono a disagio.
           
Ronan aveva gli occhi chiusi ed era seduto sul pavimento quando sentì la figura familiare dell’altro ragazzo sederglisi accanto ed esalare un sospiro profondo per lasciare andare la fatica di quel giorno. 
              _______________________________________
Le giornate di Adam erano un susseguirsi continuo della stessa solfa: studio, lavoro e ancora studio. Raramente si era concesso di passare a trovare i ragazzi alla  Monmouth Manufacturing negli ultimi tempi e di rado si fermava oltre quelle poche ore di non proprio svago che gli concedeva la sua routine. Ogniqualvolta si fermasse a casa di Gansey o era troppo occupato a rimuginare sui suoi problemi o i ragazzi lo includevano in qualche loro folle piano. Quel giorno sembravano stranamente tranquilli: lui sfiancato dal caldo di giugno e loro assopiti dalla noia. Si concesse di stendere i muscoli sul pavimento e di rilassare il viso accanto a Ronan, al quale non sarebbe importato se qualcuno si fosse unito nel suo dolce far niente.
<< Saresti lo stesso Ronan Lynch, solo addomesticato. >> disse passandosi le mani sul viso. Erano sporche, ne era consapevole, ma non si sarebbe alzato per andarle a pulire proprio ora.
<< Non sarebbe la stessa cosa… >> 
<< Già penso di sì. Ma noi saremmo ancora qui, un po' diversi, ovvio, ma chi non è cambiato di noi negli ultimi tempi? >> chiese, ma non si aspettava una risposta. Era palese che nessuno di loro fosse più lo stesso. Forse si erano ritrovati, forse non avevano fatto altro che incasinarsi. Ma nel mentre che lo facevano, quando erano tutti assieme e lavoravano per uno scopo comune -seppur per le più disparate ragioni- si sentivano così giusti, nel posto esatto e nel momento esatto, assieme.
Un'altra pausa intercorse fra i due prima che Ronan rompesse il silenzio:
<< Perché sei qui? >> chiese lentamente, non aspettandosi una risposta affrettata o una risposta affatto.
Se per qui intendesse sul pavimento accanto a lui Adam non lo sapeva, se per qui intendesse nella sua stanza nemmeno. Non capiva con quale criterio fosse entrato nella camera di Ronan prima ancora di salutare Gansey e senza nemmeno bussare. Capiva ben poche cose della sua vita in quel momento, tantomeno le sue decisioni, che fossero affrettate o meditate. Fatto sta che non appena varcata la soglia della Monmouth Manufacturing si era diretto in camera di Ronan, forse perché percepiva in lui una presenza costante, un pilastro della sua vita al quale si sarebbe potuto aggrappare nel caso fosse caduto tutto a rotoli. Le sue, comunque, erano solo supposizioni basate sulle sue sensazioni e non sulla conoscenza concreta dei fatti. Non sapeva nemmeno se Ronan ci sarebbe effettivamente stato per lui, sempre. 
Provò a immaginare i quattro ragazzi -si, anche Blue era parte del gruppo ormai- divisi, con una vita a loro stante. Non riusciva ad immaginare Gansey lontano da loro. Nonostante i suoi innumerevoli viaggi lo avessero spinto ad avere una natura tendenzialmente raminga, sembrava aver trovato a Henrietta il posto ideale per mettere radici. Un connubio di mistero e di quotidianità di una cittadina. Scoprì con dispiacere che non riusciva nemmeno a immaginare Gansey arrivare alla maggiore età dopo la visione di Cabeswater. Ma scosse via il pensiero sostituendolo con quello di un Ronan di mezz’età, sposato e con dei bambini. Rise scuotendo leggermente il petto all’idea.
<< Che hai? >> chiese Ronan contagiato dalla sua ilarità.
<< Oh, nulla pensavo a te come un adulto “addomesticato”. >> rispose, aspettandosi un’occhiataccia dal ragazzo e per questo si voltò verso di lui aprendo gli occhi per spiarne la reazione. Ronan, contro ogni sua previsione, rise appena contraendo i muscoli del viso e dischiudendo appena le labbra.
<< Non pensavo nemmeno che riuscissi ad immaginarmi come un uomo di mezz’età. Io stesso dubito di riuscire ad arrivarci. >> sussurrò per nulla intristito da quel pensiero, anzi sembravano leggere queste parole.
Adam ritornò quindi a fissare il soffitto asettico della stanza, l’unico pezzo di muro incontaminato dai graffiti che Ronan aveva fatto lungo tutte le pareti. I soggetti erano i più disparati: corvi, alberi, macchine, cibo e mani. Entrando aveva notato, sorpreso, la comparsa di un nuovo disegno a coprire le varie scritte che inneggiavano  alla grande nazione dell’Irlanda, a “sua tirannia Declan Lynch” e alla maestosità di Ronan – tra le quali spuntavano dei glitter quasi sicuramente opera di Noah- In fondo alla parete dove poggiava la testiera del letto, accanto alla finestra, vi era raffigurato il volto di un’irriverente ragazzina intenta a fare la linguaccia. Naturalmente avrebbe negato fino alla morte che si trattasse di Blue, avrebbe preferito la tortura se offertagli.
Quando volse di nuovo lo sguardo verso Ronan lui lo stava già guardando. Sembrava fissare il vuoto, ma era invece concentrato sul suo collo, se ne accorse in seguito quando vi passò un dito sfiorandolo e facendolo rabbrividire appena.
<< Sono felice che non sia più viola. >> disse infine dopo esserci ripassato più volte. Adam lo lasciò fare, non gli dispiaceva affatto la sensazione che gli dava sentire le mani di Ronan. Certo, erano piuttosto rovinate e callose per essere quelle di uno che vive di rendita, ma come le sue erano al contrario fin troppo eleganti per un ragazzo dei bassifondi. Ognuno aveva i suoi segreti e si dava il caso che Adam avesse ricevuto il suo dal ragazzo accanto a lui: una crema onirica ma utile e funzionante nonostante la sua origine.
<< Non sai quanto ne sia grato io. Ogni giorno mi chiedo ancora come avrei fatto ad andarmene da quella casa senza di voi, ma poi ripenso a mia madre… >> disse distogliendo lo sguardo e ritornando a fissare incessantemente il soffitto per evitare di piangere al ricordo di sua madre. L’aveva lasciata da sola in quella casa, come poteva averlo fatto?
<< Non sarebbe cambiato nulla se fossi rimasto lì. >> affermò Ronan. Ora le sue mani erano passate dal suo collo al suo braccio, passando prima per l’incavo del primo e tracciando una linea sul suo petto.
<< Non permetterò che quel bastardo ti tocchi ancora. >> disse sputando quell’ultimo insulto, Adam era conscio del fatto che si stesse trattenendo dall’essere più rude. 
La mano di Ronan era ancora sul braccio di Adam e lo stringeva come a rassicurarlo che la sua minaccia si sarebbe tramutata in certezza e dubitava, che se mai  suo padre gli si fosse avvicinato, del contrario.
<< Sai >> incominciò Adam cercando di vertere il discorso su un altro argomento << non appena sono entrato non sono nemmeno andato a salutare Gansey, sono venuto direttamente qui. >>
Ripeté il movimento precedente spostando lo sguardo dal soffitto a Ronan, che si limitò a prendere un respiro più profondo -non ne era nemmeno sicuro, forse era solo un’impressione la sua- 
Ma quando sentì nuovamente la mano di Ronan, questa volta sul suo viso, era certo che fosse reale. Gli aveva passato il pollice sullo zigomo dove una lacrima solitaria era scesa mentre ripensava al periodo in cui viveva con i suoi genitori. 
Nonostante le mani di Ronan fossero ruvide, si adattarono ai suoi lineamenti delicati e vi si poggiarono di conseguenza quando prese il suo viso fra di queste. Adam lo lasciò fare per l’ennesima volta, in fondo si stavano reciprocamente lasciando andare l’uno alle cure dell’altro, concedendosi di non pensare a come sarebbe dovuta andare se fossero stati semplici amici. Non si negarono di essere leggeri e lasciarsi andare, quel pomeriggio, quando si baciarono per la prima volta.
Come nemmeno fecero le volte seguenti.



* : Ronan non entra nell'albero a Cabeswater, ma nella mia ff si e vede ciò che ha visto Adam.
** : Piccolo spoiler, in BLLB Ronan regala ad Adam una crema per mani da lui sognata.



Eh niente, ecco che finalmente pubblico qualcosa sulla mia serie e OTP preferita. 
Spero vi piaccia perchè ho amato scrivere di loro due, anche se avrei voluto andare avanti ma per paura di scrivere degli strafalcioni mi sono fermata (tenete conto che erano anche le sei di mattina but still).
Addio e grazie a chiunque la leggerà o recensirà, anche se negativamente (le critiche sono sempre accette)

Urs, Alhena.
  
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