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Autore: Le Jenni    03/01/2016    3 recensioni
ATTENZIONE: INTRODUZIONE MODIFICATA.
"...Sei un casino, insomma."
"E allora cosa ci fai ancora qui?"
"Sono qui perché piuttosto che avere una vita normale ma infelice, preferisco farmela incasinare da te."
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Cameron ha 18 anni, una famiglia perfetta, attira gli sguardi di tutte le ragazze ed è tanto affascinante quanto intelligente. Ma è arrogante, presuntuoso, e non vuole relazioni serie.
Dakota, invece, non ha amici e nasconde la propria tristezza dietro un sorriso sfacciato, che usa per difendersi da chi potrebbe farla soffrire ancora.
Ma all'improvviso tutto cambia.
La vita ha in serbo una brutta sorpresa per Cameron e, come un fantasma che torna a ricordargli che la felicità ha un prezzo, il destino gli porterà via la popolarità per la quale aveva compiuto tanti errori e sacrifici.
E' così costretto a rifugiarsi nelle braccia dell'unica persona con la quale si sia mai sentito veramente se stesso.
Ma Dakota sarà veramente pronta a lasciarsi tutto alle spalle, con il rischio di ritrovarsi nuovamente con il cuore spezzato?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Il prezzo di un desiderio.


Note dell’autrice… 

Buongiorno a tutte/i! Allora, questa è la prima, e non credo ultima, storia che ho deciso di pubblicare e spero che qualcuno decida di seguirmi per poter migliorare insieme. Sono consapevole del numero illimitato di storie romantiche che ogni giorno vengono postate su Efp, ma voglio comunque provare a sperare che qualcuno decida di seguire proprio la mia. Se così fosse, mi farebbe davvero molto piacere. 

E’ da un po’ di tempo che questa idea mi ronzava per la mente ed alla fine, con l’aiuto di una mia cara amica, mi sono decisa a scriverla. 

Ci tengo a precisare che siamo in due persone a gestire l’account e che quindi troverete sulla nostra pagina sia storie scritte da me, Chiara, che scritte da Giorgia. Se mai decideremo di scrivere qualcosa insieme, ci firmeremo come "Le Jenni"  

Nulla, non so più cosa dire se non che spero che qualcuno mi faccia sapere cosa ne pensa del mio tentativo e che critiche e consigli sono comunque sempre ben accetti, purché non siano volgari o offensivi. 

Il primo capitolo è abbastanza breve, ma già dal secondo dovrebbero farsi più sostanziosi. Un bacione e grazie a tutti coloro che decideranno di seguirmi in questa sorta di viaggio in costruzione, fatto per migliorare e chissà, magari anche per creare dei legami. Inoltre vorrei fare i miei più sinceri auguri di buon compleanno ad una mia amica, Cri. Ti voglio bene tesoro. Un bacione, 

Chiara.

Capitolo 1- Cameron.

 “Come ti chiami, tu?” osservo i muri bianchissimi dell’aula, le finestre spalancate, dalle quali entra una lieve e dolce brezza mattutina, la cattedra ricolma di fogli da compilare, la lavagna sulla quale sono scritte parola a caso, alcune senza senso e mi beo della felice sensazione che la solitudine può dare, quando mi rendo conto che qualcuno ha osato intromettersi nella mia bolla privata di silenzio e calma. Alzo lo sguardo

“Come?” chiedo, avendo già dimenticato la domanda che mi ha posto. E’ una ragazza dai lunghissimi capelli biondi, stile Barbie, con gli occhiali dalla montatura verde che le danno una strana aurea intellettuale che le stona di gran lunga e gli occhi castani. Osservo le sue labbra curvarsi in quello che dovrebbe essere un sorriso sincero, ma che, seconda la mia opinione, non potrebbe essere più falso. 

“Il tuo nome…” sussurra. Rimango qualche secondo in silenzio, ricordandomi poi che non a tutte le persone capita di incontrare gente come me. E con ‘gente come me’ intendo ‘i folli’. 

“Dakota” rispondo. Lei annuisce e cala uno di quei silenzi imbarazzanti che, se fossimo in un’auto, verrebbe colmato dal suono della radio, alzata a tutto volume. Ma, per mio sommo dispiacere, in questo caso una radio da accendere per evitare figure imbarazzanti non c’è. 

“Va bene” mi dice, prima di voltarsi e andarsene. ‘Grazie a Dio!’ penso, guardandola allontanarsi da me a passo svelto. Rimango ancora un po’ in silenzio, ad ascoltare il mio respiro cadenzato ed il battito del cuore, mentre al di fuori dell’aula ragazzi di tutte le età urlano e corrono come se fossero animali selvaggi, fino a quando il suono della campanella interrompe il mio momento di relax e tutti si affrettano a tornare nelle proprie aule. 




Cammino, con lo zaino in spalle, fischiettando allegramente ed ignorando bellamente gli sguardi divertiti delle persone che mi circondano, quando il telefono, che fino a qualche secondo prima era al riparo nella tasca della mia felpa grigia, decide, non si sa per quale motivo, di voler uscire allo scoperto. 

Mi fermo, paralizzata, mentre dentro di me prego che il vetro non si sia rotto. Mi chino lentamente e afferro il cellulare

“Ma porco tizio!” urlo, quando vedo l’enorme crepa che divide in due lo schermo del mio nuovissimo cellulare. 

“Porco tizio?” sento una voce alla mie spalle, che se la ride come se non ci fosse un domani. Mi volto e lo vedo, bello, alto, incredibilmente sexy, ma anche sorprendentemente stronzo. 

“Ah-ah! Sì, forza, divertiti pure a prendermi per il culo. Poi vedremo come riderai quando i tuoi scopriranno del 3 in matematica!” 

“Non oseresti…” sussurra, mentre sul suo volto si dipinge il panico più totale. 

“Oh, oso. Eccome se oso” dico, seria, mentre cerco di fulminarlo con lo sguardo. Lui mi si avvicina, mi prende le mani e mi guarda. I suoi meravigliosi occhi verdi mi scrutano attentamente, quasi volessero scavare nella mia anima, mentre i miei cadono, senza volerlo, sulle labbra. Fortunatamente riesco a distogliere lo sguardo prima che lui se ne renda conto. 

“Cosa devo fare?” mi chiede. Mi fermo qualche istante a pensarci

“Devo cambiare lo schermo del cellulare, ma non ho abbastanza soldi” inizio, ma lui mi interrompe immediatamente

“Ed i risparmi che avevi da parte?” scuoto il capo.

“Mi servono per il regalo di Stephanie” gli spiego. (Se ve lo state chiedendo, Stephanie è la mia sorellina).

“No, assolutamente no!” ribatte, senza nemmeno ascoltare ciò che ho da dirgli. 

“Solo metà, il resto lo metto io” mi affretto ad aggiungere. Scuote il capo, mentre mi fissa con quei suoi occhioni verdi. 

“Andiamo, Cameron! Da quanto mi conosci, da quanto?” tento di provare con la storia dell’amica di vecchia data.

“No, Dakota, non ci provare neanche” 

“Ma io ti ho salvato la vita”

“Era un videogame,non era reale” si affretta a spiegare.

“Beh, ma tu mi avevi detto che eri in debito con me, ed adesso è arrivato il momento per ripagarmi del mio estremo coraggio”. Sbuffa e capisco che sono riuscita a convincerlo.

“Però, in cambio…” alzo gli occhi al cielo, aspettandomi chissà cosa “Voglio sapere il nome di quella nuova. E’ in classe con te, giusto?” mi chiede. Annuisco. 

“Caroline… Almeno, credo. Diciamo che non ero molto attenta quando si è presentata…” 

“Dakota, devi esserne sicura” mi rimprovera. Alla fine decido di dare per certo, ciò che in realtà, probabilmente, è totalmente errato. 

“Sì, Caroline” cerco di sembrare convinta e lui annuisce. 

“Perché lo vuoi sapere?” chiedo, curiosa.

“E’ carina” risponde solamente. Sbuffo, scuotendo il capo

“Un altro trofeo della tua prestigiosa collezione?” so com’è lui, anche se probabilmente non lo ammetterò mai ad alta voce e purtroppo (sì, ho detto davvero purtroppo) è uno di quei tipi da ‘niente relazioni serie’.

“Boh, magari stavolta no” dice, stupendomi. Quasi mi metto a ridergli in faccia. 

“Mi prendi in giro?” 

“No, affatto.” è incredibilmente serio.

“Ah, okay” mi affretto a scusarmi. Lui mi lancia un’occhiata e poi si volta e scompare

“Non torni a casa?” gli chiedo, non volendo fare la strada da sola

“No, devo uscire con Chip” e chi è ‘sto Chip? Boh. Decido di lasciare perdere e mi rimetto a camminare verso casa. 

Cameron Johnson. Il mio ex migliore amico, vicino di casa, incredibilmente attraente, ma con un quoziente intellettivo simile a quello di una lumaca (adesso si scopre che le lumache sono dei geni che conquisteranno la Terra…). La mia stima l’ha persa parecchi anni fa, quando ha iniziato a comportarsi come se l’unica cosa importante fosse veramente essere popolari, in quel posto chiamato scuola. Eravamo inseparabili, eppure qualcuno ha deciso di dividerci. Dovrei esserci abituata, a perdere le persone, a vederle andare via, ma la realtà è che è dura, tutte le volte. E’ difficile dimenticare il passato, ma ancor di più scordare il futuro che ti eri immaginato con quella persona. 




E’ un rumore insolito a destarmi dal mio sonno. Sbatto le palpebre più volte e quando mi volto, ancora immersa nell’oscurità, lo vedo. Cameron Johnson che bussa alla mia portafinestra per chissà quale ragione possibile. Allungo una mano ed accendo la luce, mentre mi metto a sedere sul letto. Lui mi fa segno di aprirgli la porta ed io sbuffo. Mi avvicino, mentre dentro di me si fa strada la consapevolezza di essere completamente impresentabile. Capelli pazzi, occhi circondati da occhiaie, alito probabilmente terrificante e mezza rincoglionita. 

“Ma che cazzo ci fai tu, qui? E che ore sono?” gli chiedo, una volta tolto di mezzo il vetro che ci separa.

“Mmm, circa le tre. Scusa, ma dovevo parlarti” sbadiglio rumorosamente.

“E proprio adesso?” mi fermo qualche secondo ad osservarlo. Indossa una sottilissima maglietta aderente, che gli fa risaltare i muscoli e quella tartaruga che pagherei per toccare ( sì, essere svegliata bruscamente alle tre del mattino mi fa un effetto strano, a quanto pare). I capelli castani sono leggermente appiattiti, ma i suoi occhi verdi sono incredibilmente vispi ed attenti. 

“Sì. Ero sdraiato nel mio letto che pensavo ed alla fine, dopo una lunga riflessione, durata all’incirca quattro ore, mi sono deciso a venire qui ed esporti la mia opinione.” corrugo leggermente la fronte, rimanendo a fissarlo qualche secondo.

“Bene. Tu sei qui ed io sono qui, adesso puoi rendermi partecipe dei tuoi folli pensieri” gli rispondo, trovando tutto ciò altamente strano ed imbarazzante.

“Sai, io… Cavolo, non credevo fosse così difficile” sussurra, forse più a se stesso che a me. 

“Beh, ma è notte fonda. Ed in teoria le notti sono fatte per dire o fare cose che poi durante il giorno non faresti o diresti. Quindi, se vuoi davvero parlarmi, ti conviene farlo adesso” lui mi sorride

“Già. E’ che era tutto diverso nella mia testa” 

“E com’era?” si mordicchia leggermente il labbro.

“A dire il vero non credevo neanche che avrei avuto il coraggio di venire qui” 

“Ma ci sei, perciò adesso, come si suol dire, sputa il rospo!” lo incito a parlare, forse perché curiosa, speranzosa di sentire ciò che aspetto da fin troppo tempo. Oppure semplicemente stanca e desiderosa di andare a dormire.

“Ti ricordi quando eravamo più piccoli?” mi domanda. 

“A cosa ti riferisci in particolare?”

“A noi.” sussurra, flebilmente. Rimaniamo qualche istante in silenzio, fermi a fissarci.

“Sì, mi ricordo” rispondo.

“Abbiamo vissuto tantissime avventure io e te, eh?” domanda, chinando il capo, con un sorriso malinconico sul volto. Annuisco semplicemente.

“Poi, perché ci siamo separati?”

“Adesso vieni a chiedermelo? Sono passati quattro anni”

“Sì, quattro anni durante i quali non ho fatto altro che pensarci” 

“Tu sei cambiato Cam, e non osare dire che non è così, o giuro che ti butto giù dal terrazzo” lo minaccio, seria.

“No, hai ragione. Eppure tu…” e si blocca. Rimane fermo a guardarmi, per non so quanto tempo. Alla fine sono io a spezzare il silenzio

“Io cosa?” domando.

“Eri così importante per me. Davvero, credo che tu sia l’unica persona sulla faccia della Terra per la quale avrei lottato. Ma non l’ho fatto e così ti ho persa”

“Ma io sono ancora qui” dico, con un groppo alla gola.

“Ci sei, ma è come se non ci fossi. Hai lasciato un vuoto nella mia vita che non sono più riuscito a colmare” 

“Non è stata colpa mia, Cam. Tu hai deciso per entrambi” gli rispondo.

“Non credevo che la mia scelta avrebbe avuto conseguenze così drastiche. So che è tardi, Dakota e non ti chiedo di far finta che in questi ultimi quattro anni fossimo grandi amici, voglio solo sapere una cosa” 

“Dimmi”

“Mi volevi bene come te ne ho voluto io? Ricordi ciò che abbiamo fatto insieme? Perché io non dimentico niente”

“Sì” sussurro, chinando il capo. Lo sento incredibilmente vicino e mi fa quasi paura quella strana sensazione che sento al centro esatto del petto. 

“Mi basta questo” e si volta “Buonanotte” mi dice.

“Buonanotte” e scompare nell’oscurità della notte. 

   
 
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