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Autore: Espoir    04/01/2016    0 recensioni
Avete presente quando tutto va bene? L'armonia corrobora i vostri sensi ed i vostri esseri?
E poi tutto va male, e non trovate le parole per incanalare le vostre sensazioni? Ecco.
Chiaramente ispirata all'Aut-Aut di Kierkegaard.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono certe sensazioni afasiche, 
sorde e mute, che spesso corredano il nostro vivere.
Hai presente? Perdi lo sguardo solcando le nubi, poi prende la vertigine, e si sprofonda nel vuoto.
Dove la vertigine è paura di cadere e non di volare, ma quando hai una ragione per ancorarti alle nuvole, poco t'importa.

Ci sono certi momenti dove cielo e inferno sembrano una vasta distesa d'erba, 
uno scenario rurale, bucolico, dove i sogni prendono la forma della fantasia, ed i colori sono saturati, brillanti, accecanti, come i nostri sorrisi.
Ti è mai capitato? Te lo chiedo per sapere se hai mai avuto un tuo giardino segreto, dove le nostre ombre, sfuggenti, si rincorrevano in un valzer imbarazzato ed innocente.
Eppure le ombre esistono se c'è una luce a proiettarle, e forse sognavi nella penombra.

E poi ci sono le promesse, i giuramenti, i patti: da una dichiarazione d'amore ad un "a domani", che forse è la più bella, perché si promette una piccola parte di noi ad una grande parte di qualcun altro. 
E poi ci siamo noi che viviamo con promesse disattese, le scarpe slacciate, i libri spiegazzati dai capricci, i capelli mossi dall'angoscia. 
Dove il domani che mi hai promesso diventa un'eternità che mi condanna.

A volte me lo chiedo, sai, come si sta senza di me, senza le nostre bucoliche, le nostre commedie: senza il nostro troppo e il nostro vano, perché abbiamo anche bisogno di particelle di superficialità per nobilitare i nostri silenzi.
Poi non ci penso, perché forse va meglio così, ognuno nel suo paradiso artificiale, col suo cuore messo a nudo.

E forse hai ragione, dico il vero, ma mai la verità, ma non è colpa mia se il contrario di ciò che penso mi seduce come un mondo favoloso.
O forse avevo le idee troppo chiare, troppo precise, sarei dovuto tornare un altro giorno con più confusione, per pensar di meno e ragionar di più.

A volte mi chiedo come si sta senza le mie fisime, senza di me insomma, perché sai, è difficile che io sappia come si sta senza di me. 
Sei stata un'esperienza, un presente difficile, un futuro improbabile ed un passato impossibile, da dimenticare, perché si porta con sé tanta tristezza, e si è tristi anche perché la tristezza ci lascia.

Volevo solo dirti che ho scelto di non dimenticare me stesso per ricordarti, perché quando potremo dire tutta la verità non la ricorderemo più.

Un tempo tuo,

Johannes
   
 
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