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Autore: I Sogni di Elen    04/01/2016    3 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO
"Fu a quel punto che qualcuno prese il polso di Meredith, tirandola verso di sè.
Meredith sorrise felina e accarezzò la mascella del ragazzo, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui rimase pietrificata.
Charlotte le aveva ripetuto tante volte cosa fare in caso qualcuno l’avesse riconosciuta, a sentire la rossa era una cosa che accadeva abbastanza spesso, ma in quel momento sentiva la testa maledettamente leggera, il panico cominciò a stringerle lo stomaco."
Meredith è una studentessa universitaria che per pagarsi gli studi lavora come stripper in un locale. Daniel e Meredith si incontrano prima casualmente, poi lui scopre il 'lavoro' di lei.
Da quel momento sembrano destinati ad incontrarsi ovunque.
***
Una (e più) storia d'amore fuori dagli schemi ..e ho detto tutto.
[Con la collaborazione di Maki Chan]
Se vi abbiamo incuriosito, passate a dare un'occhiata!! ^_^ (inserite la vostra storia fra le ricordate per ricevere da parte mia un messaggio in cui vi informerò di ogni aggiornamento 😊 oppure lasciate una recensione!)
Elen;-)
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo Diciotto
.La Fine.
betato da Maki Chan


Pearl Jam. Una delle band preferite di Fred.
Stava cercando di riordinare le idee, di capire cosa fare. 
I pensieri erano tanti, le domande ancora di più. L’università, il Timmy’s, le stentate previsioni del futuro, ma soprattutto Mike. 
Alla fine, ogni pensiero era rivolto a lui. A quello che era successo con lui, al modo in cui era successo -come se l’unica cosa che contasse in quel momento fossero loro due insieme, vicini, in sincronia; non importavano i pregiudizi, le altre persone, ciò che avrebbero pensato se solo avessero saputo, non importava che fosse la “prima” esperienza di Mike e che fosse la prima volta che Fred si fosse sentito realmente coinvolto. Alla resa dei conti, ciò che realmente gli importava era Mike
Era doloroso pensare a lui, sapendo che probabilmente era stato solo un momento di debolezza di entrambi.
“No” lo interruppe una voce nella sua testa “Non per entrambi”. Perché Fred era consapevole di cosa cominciava a provare per Mike, anche se, prima inconsciamente e poi consciamente, aveva provato a reprimere tutto dentro di sé, in quel luogo remoto della sua testa in cui mai si permetteva di visitare. Era anche consapevole che quel sentimento non era appena-nato, non stava cominciando a provare qualcosa per Mike, bensì era un sentimento maturo, che sarebbe solo cresciuto -ancora di più- ma che probabilmente non sarebbe mai diminuito del tutto.
Fred portò le mani dietro la nuca, facendo dondolare e cigolare il materasso.
Sospirò e desiderò di avere una sigaretta da fumare, per schiarirsi le idee. Ma aveva come l’impressione che neanche le sigarette sarebbero riuscite a guarirlo. Non c’era nessuna malattia da guarire, infondo. Erano solo pensieri, e non erano poi così confusi.
In quel momento qualcuno bussò alla porta di Fred. Chiunque fosse sembrava essere di fretta.
Fred meditò sulla possibilità di fingersi morto e non alzarsi. Ma un’altra scarica di pugni fecero tremare il legno della porta, così Fred si alzò e si avviò verso l’ingresso.
Sgranò gli occhi, vedendo davanti a sé l’ultima persona che si sarebbe aspettato.
Venne travolto, letteralmente.
Prima che potesse accorgersene, le braccia possenti di Mike lo circondavano. Le mani morbide premute sulle guance fredde di Fred e le labbra unite.
Fred non riusciva a distinguere bene il volto di Mike, data la vicinanza, e dopo l’iniziale sbigottimento, si lasciò andare alla sensazione di caldo che lo stava travolgendo. Si sentiva un’adolescente ad ammettere che quel caldo si espandeva direttamente dal cuore, nel sangue, lungo gli arti fino alle guance, imporporate come quelle di una fanciulla di altri tempi.
-“Mike” mugugnò quando si staccarono per riprendere aria. Mike lo fulminò con un’occhiataccia che mandò Fred sulla Luna. 
-“Non dire nulla. Non chiedere nulla. Non so cosa stia succedendo, so solo che non faccio altro che pensarti” disse in fretta Mike, con durezza. 
Fred si sciolse all’impeto di Mike.


La domanda che gli volteggiava nella mente era “E ora cosa facciamo?” ma aveva paura a chiederlo a Mike. Aveva paura di spaventarlo, era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.
La situazione era troppo delicata perché fossero permessi passi falsi, anche se piccoli. Mike era confuso, glielo si leggeva chiaro in faccia, però allo stesso tempo sembrava determinato ogni volta che baciava Fred. E ogni volta che succedeva, era Mike a prendere l’iniziativa.
Fred avrebbe voluto dirgli che avrebbe capito se voleva un periodo di distacco totale per mettere in ordine le idee. Fred avrebbe capito ma ne avrebbe sofferto, questo però non lo avrebbe detto.
Fred voleva anche dirgli che lo avrebbe aspettato, che avrebbero imparato insieme a fronteggiare quella situazione nuova. Lo avrebbe aiutato a scavarsi dentro, come aveva dovuto fare Fred da ragazzo. Però doveva sapere..
-“E ora?” ruppe il magnifico silenzio che si era creato fra loro. Mike si voltò e lo guardò, con gli occhi fiammeggianti.
-“Accetterò la cosa.” fece una pausa lunga -“E tu sarai al mio fianco”
 
***


Charlotte digitò il numero che l’uomo le aveva lasciato.
Bonnie era già arrivata e le stringeva la mano libera con forza, rivelando quasi più ansia della rossa.
-“Pronto?” rispose l’uomo, dall’altro capo della linea.
-“Io, sì, ehm…ecco, sono Charlotte. Mi ha fermata qualche giorno fa davanti alla M.O.P.A…ehm, ricorda?”
-“Sì, certo! Sei la rossa?”
-“Sì, sì, sono io”
-“Hai preso una decisione?”
-“Sì, ehm…io accetto”
Dall’altro capo della linea risuonò una risata e Charlotte si preparò a sentirsi dire che era tutto uno scherzo, invece l’uomo disse:
-“Benissimo! Prepara le valigie. Non ti dovrai preoccupare di nulla, mi occuperò di tutto io. Ti andrebbe bene un volo fra due giorni per New York? Dovrai fare un paio di provini. Sono certo che saprai cogliere tutto il meglio da questa opportunità. Ti richiamo io appena avrò sistemato tutto!” Charlotte non ebbe il tempo di salutarlo che lui subito chiuse la chiamata. Una risata le squassò il petto, non poteva credere a quello che stata succedendo. Aveva come l’impressione che il suo futuro stesse prendendo una strada totalmente diversa da quello che si era aspettata. 
Charlotte sapeva di avere il difetto di pensare sempre per il meglio, soprattutto riguardo a situazioni che ancora non si erano presentate, ma spesso si ritrovava a pensare che infondo non c’è nulla di male a pensare per il meglio, tranne forse la delusione di vedere tutte le speranze e i sogni morire. Ma essere ottimista era nella sua natura e Charlotte, inconsciamente, aveva già cominciato a fare piani per il futuro. Per prima cosa avrebbe lasciato il Timmy’s e poi si sarebbe trovata un appartamento abbastanza grande per lei e Bonnie. Fu solo in quel momento che si rese conto quanto in realtà fosse impossibile che Bonnie la seguisse fino a New York. Bonnie non era libera, aveva Florence a cui doveva ancora badare. 
Bonnie la guardava preoccupata, immersa nei suoi pensieri, però accennò un sorriso -“Sono felice per te”
Charlotte le si avvicinò e le stampò un bacio sulle labbra -“Verrai con me?”
-“E le ragazze?”
Charlotte abbassò lo sguardo, sentendo il mondo crollarle addosso.
-“Quindi questa è la fine? Se mi prendono, dovrò andare a New York…”
-“Tu vai a fare il provino. Ti prenderanno, andrai a New York. Stasera parlerò con le ragazze per capire cosa fare. Meredith va al college, se la può cavare da sola. Flo invece sta ancora al liceo”
-“Potrebbe venire con noi, no?”
-“Non lo so, Charlotte…tenterò tutto il possibile per venire con te, ma non prometto nulla” 
Bonnie odiava essere pragmatica, ma era l’unica opzione disponibile. Non era normale il modo in cui il suo cuore stava cadendo a pezzi e questo la spaventava enormemente. 
Ma la spaventava ancora di più la possibilità di non rivedere mai più Charlotte.
 
***


Bonnie camminava per strada, immersa nei suoi pensieri, come spesso ormai le capitava. Stavolta però i pensieri erano molto più cupi del solito.
Durante le sue passeggiate le capitava di riflettere sul lavoro degradante alla caffetteria, sui sogni che aveva avuto da piccola e che lentamente stavano morendo. Le sarebbe piaciuto scrivere e quando lavorava ancora per la casa editrice si era sentita molto vicina alla realizzazione del suo sogno, tanto che aveva cominciato a tenere un diario in cui aveva annotato tutte le idee che le erano balzate in mente. Aveva smesso di scrivere non appena era stata licenziata, non ne aveva avuto più il tempo. 
Odiava avere la mente immersa nei pensieri cupi e tristi, odiava la sensazione di stare toccando lentamente il fondo.
Charlotte se ne sarebbe andata e lei non poteva negare che ne avrebbe sofferto. Sentiva un legame sincero con la rossa, nonostante si conoscessero da poco… Cosa fare? 
Sarebbe stato un suicidio continuare a sperare in un lieto fine, eppure Bonnie non riusciva a spegnere quella fiammella di speranza che le arroventava lo stomaco. 
Ansia, determinazione.
Ne avrebbe parlato con le ragazze. Florence non sarebbe mai riuscita a badare a sé stessa, Meredith era ancora al college e non si sarebbe potuta prendere cura di una sedicenne. Però Florence poteva tornare a casa, Meredith si sarebbe potuta trasferire nel campus del suo college e così Bonnie sarebbe stata libera di andare a New York. Eppure le sembrava sbagliato. Una parte della sua testa le diceva che in fondo non era giusto dividere la sua famiglia per seguire una ragazza che conosceva da così poco tempo.
Sapeva che Meredith e Florence le avrebbero detto di andare a New York, ma cosa doveva fare Bonnie? Cos’era giusto e cosa sbagliato?
E se Florence avesse voluto seguire Bonnie e Charlotte a New York? Tutto sarebbe stato più facile. 
 
***
Meredith tremava per l’agitazione. 
La pioggia cadeva a scroscio. Aveva appena accompagnato Charlotte e Bonnie all’aeroporto, sarebbero tornate entrambe due settimane più tardi, eppure l’unico pensiero che aveva in mente era Daniel. 
Era sbagliato, tutto così sbagliato.
Lo vide dietro la vetrina del bar dove si erano dati appuntamento. Si impose di essere calma, camminare a passo lento e con la schiena dritta. 
Lo avrebbe lasciato, le loro strade si sarebbero divise e tutto sarebbe andato per il meglio. Perché da quando Daniel era entrato nella sua vita, lei non aveva fatto altro che sentirsi sbagliata, di troppo.
Daniel le fece un cenno e il suo distacco rafforzò la determinazione di Charlotte.
-“Dobbiamo parlare” disse lei, dopo essersi seduta al tavolo. Si schiarì la gola e tutte le insicurezze svanirono.
In quel momento, ricominciò a sentirsi giusta. La vera Meredith era tornata.
Non sapeva in che momento si fosse persa, ma subito seppe che Daniel era stato solo l’ultima goccia. Mentre parlava, davanti ad un Daniel sbigottito, si rese conto di essersi persa molto tempo prima di arrivare a San Diego.
Forse non era mai stata realmente la ragazza, la donna, che sarebbe voluta essere.
Ma ormai non aveva importanza cosa fosse stata o meno, perché da quel momento in poi Meredith sarebbe stata Meredith. 
Il futuro riluceva brillante davanti a lei.
Si sarebbe presa cura di Florence, con l’aiuto della madre, e avrebbe fatto del suo meglio per aiutare sua sorella. Sapeva che Bonnie sarebbe partita con mille preoccupazioni, con il dubbio di aver fatto la cosa sbagliata, di aver costretto la madre a fare la spola da casa a San Diego. Bonnie aveva sempre una visione così catastrofica della realtà. Meredith era felice che finalmente la maggiore si fosse decisa a seguire i suoi sogni, era questo che contava alla fine di tutto. 
Florence non aveva voluto seguirla a New York. A San Diego aveva cominciato a crearsi delle amicizie che sembravano essere un valido motivo per rimanere. E, infondo, Meredith era felice che sua madre si fosse resa conto che c’era bisogno di lei. Sarebbero rimaste a San Diego e due volte a settimana “la mamma” avrebbe fatto loro visita per accertarsi che tutto andasse bene.
Ma la notizia migliore arrivò un anno dopo.
Bonnie era stata assunta presso Vogue come giornalista, avrebbe cominciato con articoli meno importanti ma Meredith era sicura che presto Bonnie sarebbe diventata grande. Nel frattempo lei aveva lasciato il Timmy’s e aveva trovato lavoro in una boutique francese. Fred lavorava nell’officina di fronte alla boutique ed era solo grazie a lui se Meredith era riuscita a presterai per prima per quel posto vagante.
Mike aveva composto il suo primo album solista, incassando così una somma ragionevole.
Daniel, con grande felicità di Meredith, era sparito dalla circolazione. 






 
Fine
(continua)


 
Ed eccoci qui all'ultimo, atteso, ritardatario capitolo.
Potrà sembrarvi troppo veloce e approssimativo, ma in fatto è che sto lavorando al sequel, incentrato su Florence due anni dopo la fine fra Meredith e Daniel. 
Chiedervi scusa per l'immenso ritardo nella pubblicazione di questo capitolo sarebbe troppo banale. Devo dire che mi piange il cuore nel finire questa storia, non solo perchè ci sono affezionata ma perchè avrei potuta scriverla meglio, arricchirla di più avventure e rendere meglio i personaggi per farli più appassionanti ai vostri occhi. Nella mia testa continueranno ad esistere ma so che nella vostra moriranno, o fors esono già morti a causa del mio ritardo. 
Scrivere questa storia mi ha posto davanti a problemi complessi, ho capito quando ancora ho da penare per riuscire a raggiungere i vostri cuori, per riuscire a scrivere storie appassionanti. 
I primi da ringraziare siete voi lettori, soprattutto voi che avete recensito i capitoli, uno per uno, guidandomi attraverso tutti i problemi che si trovano nello scriver euna storia. Se un giorno diventerò una scrittrice di professione, ancora non lo so ma sono certa che se ci riuscirò sarà anche grazie a voi, che mi avete anonimamente aiutata ad andare avanti.
Spero che non si offenda, la mia cara Maki, se ho ringraziato prima voi lettori che lei. Maki ha avuto un ruolo fondamentale e sono felice che sia accorsa in mio aiuto per dare di nuovo vita a questa storia. Lei l'ha presa e le ha ridato vita, mi ha ridato l'entusiasmo che mi serviva per continuarla e il coraggio fondamentale per tagliare scene, correggere frasi ed errori. Maki, sei impagabile e nel frattempo sei diventata un'amica... ti disturberò ancora per qualsiasi storia mi venga in mente, sperando nella tua comprensione e nei tuoi consigli ^_^ Mi accollerò molto, sappilo!
Ovviamente ringrazio anche Sbasby, per il bellissimo banner e per aver sopportato le mie innumerevoli richieste!
Un grazie profondo a tutti quanti, non solo a chi ho nominato ma anche a chi non ho nominato. Voi che non siete apparsi in questo piccolo e insignificante paragrafo, siete importanti come coloro che invece vi appaiono, e non vi ho saltati perchè non mi ricordo di voi, ma perchè siete in troppi.
La mia gratitudine è inesprimibile a parole, spero però di essere riuscita a rendervi l'idea.
Vi saluto e alla prossima, con la storia di Florence. Con un po' di fortuna, spero di riuscire a pubblicarla (è uno dei miei propositi per l'anno nuovo!). Spero che il vostro anno sia meraviglioso, un 2016 memorabile e senza problemi. E se ci saranno problemi sulla vostra strada, spero che vi rendiate conto di possedere il coraggio necessario ad affrontarli. 
La vostra Elen, con tanto amore e tanta gratitudine, che non vede l'ora di pubblicare il sequel e di scrivere storie molto migliori di questa e che vorrebbe conoscervi tutti, abbracciarvi e offrirvi un caffè per fare quattro chiacchiere insieme.
Infine, vi rivelerò che la storia è dedicata a tutte le ragazze che come me si sono stufate di tutte le storie a lieto fine ma che in realtà sperano che nella vita reale esistano finali anche migliori di quelle delle storie romantiche di EFP. Ma dedico un pezzettino di questa storia anche a me, per dimostrarmi che con la tenacia si può fare tutto, anche concludere una storia!
Bye bye, see you soon!


 
 
  
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