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Autore: Mary_loveloveManga    11/03/2009    5 recensioni
Eccomi qui con una piccola one-shot. Triste. Kagome e InuYasha. Sempre loro, in una situazione un pò diversa. Molto diversa. Spero vi piaccia e che commenterete. Un bacio! Mary
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, con una piccola, nuova one-shot uscita fuori in un momento triste. È corta, è triste, è deprimente, è adatta alle persone abbastanza depresse in questo periodo, non è felice. Non ha niente di felice. Ma neanche io sono felice, per cui è normale che ciò che ho scritto non lo sia. Troppe cose stanno andando male. Troppe cose sbagliate stanno prendendo il sopravvento. Nella mia mente c’è il caos più totale, la solitudine più assoluta, anche essendo circondata da persone che mi vogliono bene. Non so più cosa fare, vorrei fare qualcosa per aiutare chi mi sta intorno, per aiutare me stessa, ma non è possibile. Perché io non posso fare niente. Devo stare a guardare e sperare che presto tutto cambi. Sperare che riesca a sentirmi meglio. Sto perdendo la passione che mettevo nelle cose che facevo, l’unica cosa che mi è rimasta è la scrittura con cui mi sfogo. Ho provato a scrivere qualcosa di minimamente decente, spero vi piaccia e che commentiate. Un bacio. Mary.

 

 

 

 

 

Nulla di diverso.

 

 

 

 

Sentiva il russare del compagno alla sua destra, si mosse e lui si mosse con lei.

Perché diavolo la teneva abbracciata in quel modo?

Lo scostò piano, senza svegliarlo, poi uscì dal letto in punta di piedi, come ogni notte a quell’ora.

Si recò in bagno, si sciacquò il viso ed infilò un paio di jeans ed una felpa.

Senza far rumore uscì di casa, dopo aver lasciato un biglietto con su scritto che era già andata al lavoro, come al solito.

Il problema era che il lavoro non era proprio la sua destinazione, al momento.

Guidò in macchina fino ad una grande palazzina, vi entrò e salì le scale velocemente.

Aprì la porta con le chiavi e si diresse in salone.

Lo trovò lì.

La sigaretta tra le labbra che avevano incontrato spesso le sue e l’aria strafottente.

Arrabbiato, come ogni altra volta.

“Sei arrivata.”  Non un “ciao”, non un “come stai, oggi?”.

Freddo.

“Sì.”  La ragazza sorrise e si avvicinò a lui, abbracciandolo piano.

Lui non rispose all’abbraccio.

“Cos’hai?”  gli chiese lei, guardandolo negli occhi ambrati.

“Puzzi di lupo.”  Disse lui, scansandola malamente.

“Lo so, mi dispiace…”

La squadrò, indignato.

Una ragazza che poteva sembrare un angelo…

È proprio vero che le apparenze ingannano.

“Quando hai intenzione di dirglielo?”  chiese, facendo finta di non essere troppo interessato alla risposta.

Lei si guardò la maglia, sporca del cappuccino del giorno prima, che aveva versato per la sua sbadataggine. “È da tanto che stiamo insieme, io…”

“Ma non lo ami, giusto?”

“No.”  Il ragazzo gettò la sigaretta fuori dalla finestra, poi si sedette stancamente sul divano deformato dal tempo.

“Cos’hai intenzione di fare?”

“Non è così facile come sembra.”

“Non è facile neanche per me!” sbottò lui, battendosi una mano sul ginocchio.

“Lo so…”

“Sai tante cose, Kagome. Ma non fai niente.”  La ragazza rimase là, ad osservarsi la punta delle scarpe, che ora avevano un non so che di molto interessante.

“Ti amo.”  Gli disse.

“Già, ma io sono il tuo amante, non il tuo compagno fisso.”

“Questa cosa è irrilevante.”

“No, questa cosa è rilevante.”

“Che cosa dovrei fare, allora?”

“Questo dovresti dirmelo te.”  La ragazza si appoggiò al tavolo in mogano situato al centro della sala, massaggiandosi le tempie.

“È difficile, InuYasha. Tremendamente difficile.”

“Non siete sposati.”  Constatò lui.

“No, non siamo sposati. Ma viviamo insieme.”

“Questo non c’entra niente.”

“C’entra eccome.”

“Ah, davvero?”

“Sì.”  La giovane alzò lo sguardo color cioccolato, fino a trovare gli occhi di lui e sprofondarci. “Poi i miei genitori già lo conoscono.”

“Chissà quanti ragazzi gli avrai fatto conoscere.”

“È diverso.”

“E perché mai?”

Perché mi ha chiesto di sposarlo!”  gridò.

“Ah…”  gli occhi dell’hanyou persero improvvisamente quella lucentezza che da sempre li caratterizzava. “E… tu?”

“Io, cosa?”  sbraitò lei, disperata dalla situazione.

“Cos’hai risposto?”  chiese il mezzo demone.

“Cosa potevo rispondere? Gli ho detto di sì!”

Il ragazzo si alzò. Si muoveva quasi fosse comandato da qualcuno. Le faceva paura; non l’aveva mai visto in quello stato. Aprì lentamente la porta dell’ingresso, lei non riusciva a capire. “Dobbiamo finirla qui, non possiamo più continuare così.”  La guardò negli occhi, poi portò il suo sguardo al pavimento. Faceva troppo male, vederla andar via.  “Ormai hai deciso. Rimarrai con lui. È inutile continuare.”  Continuò.

“Forse hai ragione.”  Si avviò verso l’uscio, gli sguardi non si incontravano, troppa la paura di non riuscire a far nulla.

Mentre la ragazza stava per varcare la soglia, lui la bloccò per un polso, girandola verso di sé e stringendola in un dolce abbraccio. Non la voleva lasciare, sarebbe stata troppo dura. “Rimani con me, almeno questa notte. Sarà l’ultima.”  La supplicò.

“No… sarebbe troppo difficile, dopo.”  Si staccò dal corpo muscoloso del ragazzo con gli occhi nocciola annebbiati dalle lacrime che premevano di uscire. Le ritirò, provando a sorridere. “Ti amo, InuYasha.”  Sussurrò, prima di scappare via. Lui non la rincorse: quel “ti amo” voleva dire “addio”. E questo lo sapevano entrambi molto bene.

Kagome si ritrovò fuori dall’edificio. Il volto puntato al cielo che andava schiarendosi, delle piccole goccioline di pioggia le cadevano sul viso, mischiate alle lacrime che finalmente erano potute uscire ed iniziare la loro corsa sulle gote rosate.

Non sopportava come le cose erano cambiate, ma non poteva succedere altrimenti. Così doveva andare. Anche se faceva male.

Si impose di essere forte, si desse che sarebbe riuscita a dimenticare. Tutte bugie, che però le servivano per provare ad andare avanti.

Non lo avrebbe mai scordato, non avrebbe mai dimenticato i dolci momenti passati insieme. Ma doveva sposarsi e doveva continuare la sua vita. InuYasha, era sicura, avrebbe trovato una vera donna con cui stare. L’avrebbe dimenticata, si sarebbe lasciato alle spalle il passato, mentre lei avrebbe continuato a pensarlo e a pensare agli ultimi momenti di infinita dolcezza e passione passati insieme. I loro sguardi in uno, la loro anima unita.

Sorrise a quel pensiero. Lo avrebbe amato, non le importava altro e altro non le sarebbe mai importato.

Un ultimo sguardo alla finestra della sua casa dove aveva passato istanti meravigliosi, poi salì in macchina e partì velocemente.

Continuò la sua vita come prima, nulla era apparentemente cambiato, nulla.

Solamente un cosa era diversa: ogni notte, alla solita ora, Kagome si alzava e lasciava un biglietto, dicendo di essere andata a lavoro. Ogni notte, alla solita ora, Kagome andava in quell’edificio e fissava da fuori la finestra di quell’appartamento che non avrebbe più rivisto i suoi occhi.

  
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