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Autore: nirveil    04/01/2016    4 recensioni
Arthur Pendragon era partito per la guerra, tutti gli uomini sopra i diciott'anni erano stati chiamati e fatti partire al più presto. Merlin però, di anni ne aveva ancora diciassette e quindi non aveva potuto seguire il suo compagno al fronte, per proteggerlo.
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Note dell’autrice: è la mia prima OS in questo fandom e spero possa piacere! È stata partorita alle tre di notte e ho paura di quello possa essere uscito. Fatemi sapere che ne pensate anche solo con una piccola recensione.
Grazie!


Do it for me.
 

Gwen entrò nella stanza di Merlin, con una tazza di tè fumante stretta tra le mani. Si chiese da quanto tempo il suo amico non dormisse, aveva delle occhiaie profonde che marcavano il suo viso e un’espressione stravolta da dolore e preoccupazione. Era davvero terribile vederlo in quello stato, ma l’unica cosa che lei potesse fare era stargli vicino, consolarlo e soprattutto non fargli pensare ad Arthur.
Poggiò la tazza sul comodino di Merlin, sedendosi poi ai piedi del letto. Lui non la degnò nemmeno di uno sguardo. Aveva le gambe raccolte al petto, con entrambe le braccia strette attorno ad esse, la sua fronte poggiava sulle ginocchia. Gwen non poteva vedere il suo volto, ma giurava che stesse piangendo, il suo corpo era scosso da tremiti improvvisi e la ragazza riusciva a captare piccoli singhiozzi ogni tanto.
«Dovresti provare a dormire, Merlin» sussurrò Gwen, avvicinandosi maggiormente al ragazzo. Avvolse le proprie braccia attorno alle spalle dell’amico, stringendolo in un abbraccio. A quel gesto Merlin non si trattenne più ed esplose in un pianto che fece davvero male alla ragazza.
«Gwen, io… io non ce la faccio più senza… senza di lui» disse ad un tratto Merlin, sciogliendo l’abbraccio e guardando Guinevere dritto negli occhi. La ragazza asciugò le lacrime al giovane e cercò di fargli un sorriso consolatorio, ma con scarsi risultati. La verità era che Arthur mancava a tutti, persino a lei e non c’era niente da fare per alleviare questo dolore.
Arthur Pendragon era partito per la guerra, tutti gli uomini sopra i diciott’anni erano stati chiamati e fatti partire al più presto. Merlin però, di anni ne aveva ancora diciassette e quindi non aveva potuto seguire il suo compagno al fronte, per proteggerlo. 
Ricordava ancora quella mattina del 5 Giugno.

Si era alzato di buon’umore, aveva preparato la colazione per Gwen, Arthur, Morgana e Gaius e poi aveva svegliato tutti con un grande sorriso. Fuori c’era il sole e anche se quel periodo per loro era molto difficile, si sentiva felice di essere con le persone a cui più voleva bene. Il problema giunse solo qualche ora più tardi, erano tutti già svegli e vestiti e qualcuno bussò alla porta. Gwen andò subito ad aprire alla porta con le labbra tese in un sorriso cordiale, sorriso che però non durò molto. Davanti a lei si trovavano due uomini in divisa militare, non ci voleva un genio per capire quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Nel modo più rispettoso che Guinevere potesse assumere, scortò gli uomini in cucina, dove si trovavano seduti gli altri. Non appena Morgana capì chi fossero e cosa volessero, sbiancò di colpo alzandosi dal tavolo.
«No! No, no! Non vi permetto di portarmelo via! È l’unica famiglia che mi è rimasta!» scoppiò a piangere dopo aver pronunciato quelle parole e Gaius fu costretto a scortarla nella sua camera, per tranquillizzarla. Gwen la seguì per assicurarsi che l’amica si riprendesse. L’unico a rimanere nella stanza con Arthur fu Merlin, immobilizzato dalla paura. Niente era mai riuscito a bloccarlo in quel modo, niente. Eppure si trovava lì senza riuscire a muoversi o a parlare.
Non ci fu bisogno per i due militari di parlare, Arthur già sapeva. Annuì nella loro direzione senza fiatare, dopodiché gli uomini gli comunicarono che sarebbe dovuto partire la mattina seguente.
Fu il turno di Merlin, sbiancò e quasi perse tutte le forze. L’espressione di Arthur, invece, divenne indecifrabile. I due uomini senza aggiungere altro, si congedarono con il tipico saluto e ritrovarono la strada per l’uscita da soli.
Tutte le persone che abitavano sotto quel tetto improvvisamente persero la voce, infatti non volò una mosca per il resto della giornata. Merlin aiutò Arthur a sistemare il minimo indispensabile in un borsone nero e consunto. Molte volte durante quelle ore capitò che i due si fermassero in mezzo la stanza, osservano l’altro, ma senza trovare il coraggio di parlare. Quella situazione era opprimente, entrambi volevano urlare, scappare lontano dalla guerra così da non essere costretti a separarsi.
Arthur quella notte non dormì e la stessa sorte capitò a sua sorella Morgana e a Merlin. Gwen ebbe una notte piena di incubi riguardanti Arthur e Gaius passò la notte a badare a tutti e quattro quelli che considerava oramai come figli suoi.
La mattina seguente, il cielo era nero e minacciava di piovere. Anche la natura era triste per la partenza di tutti quei ragazzi che andavano incontro a morte quasi certa. Morgana decise di restare a casa o non sarebbe riuscita a dire addio al fratello; con lei rimase Gwen.
 Merlin e Gaius invece accompagnarono il ragazzo all’accampamento militare a cui era stato assegnato. Da lì sarebbe poi partito con il treno insieme a centinaia di altre persone.
Arrivato il momento di salutarsi, Gaius abbracciò Arthur e non disse niente, non c’era nulla di appropriato da dire in momenti come questi. L’anziano medico poi si allontanò, lasciando i due ragazzi da soli.
Arthur guardò Merlin con quel suo solito sorrisetto strafottente che negli anni tanto aveva fatto innervosire il più piccolo. Merlin senza pensarci due volte gli sorrise in rimando.
«Mi raccomando, so che il tuo cervello potrebbe essere troppo limitato, ma non lasciarti scoraggiare Somaro» disse Merlin, con un tono ironico.
«Come ti permetti di chiamarmi Somaro, idiota?» rispose il biondo a tono, strappando un altro sorriso a Merlin.
«Se io sono idiota, tu sei proprio messo maluccio!» continuò imperterrito il giovane.
Arthur non fece caso alla sua ultima affermazione e la sua espressione divenne seria, avvicinandosi a Merlin e stringendolo in un abbraccio.
«Devi essere forte, per me. Sono stato chiaro? So che non mi ascolti mai, ma ti prego, è arrivato il momento di farlo» sussurrò Arthur vicino all’orecchio di Merlin.
Quest’ultimo annuì contro il petto ampio del suo migliore amico e alzò lo sguardo, posandolo nei pozzi azzurri che portava Arthur sul viso. La vista di Merlin inizio ad offuscarsi e calde lacrime iniziarono a formarsi. Arthur appena si accorse che l’amico era sul punto di piangere, gli sorrise rassicurante e posò un bacio sulla sua fronte, abbracciandolo nuovamente. Merlin chiuse gli occhi, causando la caduta di una lacrima solitaria sulla sua guancia sinistra.
I due ragazzi si allontanarono e sentirono entrambi qualcuno gridare «Pendragon! Muovi il culo!», il loro tempo era finito.
Arthur fece un passo indietro e salutò Merlin.
«Un’ultima cosa idiota, prenditi cura di Morgana mentre io non ci sono, fallo per me.» il ragazzo dai capelli corvini annuì, e Arthur si voltò incamminandosi verso l’accampamento.
Prima che fosse troppo lontano Merlin lo richiamò e guardandolo negli occhi, sorrise.
«Somaro, fammi un favore per una buona volta, ritorna a casa. Fallo per me.» 

Quelle furono le ultime parole che i due ragazzi si scambiarono. Merlin sapeva che ciò che aveva chiesto ad Arthur fosse impossibile, ma lui aveva comunque una piccolissima speranza.
Erano passate due settimane da quando Arthur era partito e avevano avuto pochissime notizie da lui. Era riuscito a far recapitare una lettera per Merlin, una per Morgana ed una indirizzata a tutta quanta la famiglia che si era creato e che poi aveva dovuto abbandonare. Grazie a quelle lettere Merlin riuscì a cavarsela, ma restava il fatto che gli mancava troppo. Si era pentito di non aver confessato i suoi sentimenti ad Arthur, prima della sua partenza. Ora non sapeva nemmeno se l’avrebbe più rivisto. In quelle settimane tenne un diario, dove raccontava tutto quello che gli mancava di Arthur e tutti i bei ricordi che avevano insieme. Qualche volta a tavola si sedevano tutti insieme e scrivevano su quel diario tutto ciò che non avevano detto al ragazzo. Era un modo per rimanergli vicino e sentirlo presente anche se si trovava molto lontano da casa. Dalla sua famiglia. Da Merlin.
Iniziò a sorseggiare il tè che Gwen gli aveva gentilmente preparato, restando lì con lei, senza dire nient’altro.
«Ti vado a prendere qualcosa da mangiare? Ne hai bisogno» chiese cautamente Gwen, guardando Merlin.
Non mangiava molto ed era più magro di quanto già non fosse, ormai gli si potevano contare le ossa una ad una. Gwen si aspettava un rifiuto, ma sorprendentemente il ragazzo annuì e Guinevere corse subito in cucina a preparargli un panino.
Quando tornò nella stanza di Merlin, lo trovò a riordinare.
«Arthur prima di partire mi chiese di essere forte e di curare Morgana, penso sia arrivato il momento di ascoltarlo. Non posso stare qui a piangermi addosso, non è da me» esclamò Merlin, senza guardare Gwen in faccia, ma lasciandola piacevolmente sorpresa. Consegnò il panino al ragazzo e questo lo addentò subito, ringraziando l’amica per tutto quello che stava facendo per lui.
 

 
Un mese e due settimane dalla partenza di Arthur.

Merlin ormai era tornato alla vita di sempre, dolorosamente, ma ci era riuscito. Passava molto più tempo all’aperto e con Morgana, distraendola e saldando la loro amicizia.
Il peggio però, doveva ancora venire. Una mattina si trovava al mercato con Morgana e Gwen, giusto per comprare il necessario per una settimana almeno. Rientrando a casa videro due ufficiali raggiungere la loro porta di ingresso.
A Merlin caddero le buste in cui avevano riposto gli alimenti appena acquistati, Gwen non osò fare un altro passo e Morgana invece corse in contro ai due signori. Questi consegnarono una lettera alla ragazza e appena lei la aprì si accasciò a terra, piangendo disperatamente. Gwen corse al suo fianco e Merlino sentiva già le lacrime minacciare di uscire.
Non poteva, non doveva essere vero. Il suo Arthur sarebbe rientrato presto a casa, sano e salvo e lo avrebbero accolto con una cena a base del suo piatto preferito. Costolette.
Ma la realtà era un’altra, pian piano si avvicinò a Morgana e le sfilò la lettera dalle mani. La aprì e la prima cosa che lesse fu “Estratto dei registri degli atti di morte dell’anno 1916(1)
Quelle poche parole gli furono sufficienti, chiuse la lettera ed entrò in casa, dimenticandosi anche la porta aperta. Corse in camera sua e si sedette alla scrivania, prese un pezzo di carta ed iniziò a scrivere. Continuò a scrivere fino a notte fonda.
Quella era l’ultima lettera per Arthur Pendragon. L’uomo che non sapeva di essere amato profondamente da Merlin e che ora era morto combattendo per la sua patria, senza prima dare un ultimo saluto alla sua famiglia.
Dopo aver concluso la lettera, aprì la finestra e prese un fiammifero che accese strofinandolo contro l’apposita scatolina. Subito una fiammella iniziò a bruciare e la accostò alla lettera. La carta cominciò ad accartocciarsi su sé stessa ed a bruciare. Le ceneri cadevano a terra e si disperdevano nell’aria della notte. Sperava che Arthur avesse letto con lui quelle parole mentre le scriveva. (2)
Dopo aver bruciato tutto quel che rimaneva della lettera, chiuse la finestra e con molta calma andò a sedersi sul suo letto. Iniziò a piangere come mai aveva fatto, il dolore che provava in quel momento quasi gli toglieva il respiro.
Dopo ore di pianti, si addormentò stravolto, sognando il suo principe che faceva ritorno a casa, ancora vivo.
 

 
(1) Questa scritta è presta da un vero attestato di morte che ho avuto l’occasione di leggere entrando nel comune del mio paesino, risale appunto al 1916 quando ci fu la prima guerra mondiale. Apparteneva a mio nonno bis che appunto partì, ma purtroppo non fece più ritorno.
(2) Questo gesto per me è molto simbolico. Tra i vari racconti che a nonna piaceva e piace raccontare, mi parlò una volta di come sua madre quando ricevette la notizia, fece proprio questa esatta cosa. Disse che secondo sua mamma, il messaggio sarebbe arrivato al marito ora che si trovava nell’aria. 
 
  
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