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Autore: Hyre    05/01/2016    0 recensioni
《devi sapere che esiste una profezia…》 dice la donna guardando la finestra, attraverso le foglie verdi d’edera 《una profezia che, a questo punto credo si avvererà…》
《di cosa stai parlando?》
《alla morte della centesima erbaria del Villaggio delle Gru, un Saltatore d’Acqua prenderà il suo posto portando con se i suoi simili》 recita Bora in tono solenne
I Saltatori d’Acqua.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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《...carino il ragazzo, vero hyung?》

《… magari potremmo divertirci con lui…》

Piedi scalzi che danzavano leggiadri. Melodie appena accennate cantate da voci angeliche. Un turbinio di movimenti fluidi e di increspature d’acqua appannavano gli occhi e la mente di Mark, che, incantato da quelle due creature, non riusciva a smettere di guardarle. Sorrideva ad ogni loro sguardo. Ricambiava ogni loro occhiata lasciva. Si ritrovò a danzare con loro in quel sabba di colori. Si stavadivertendo. Era libero insieme a quei ragazzi.

《...un demone dai capelli di fuoco…》

Stralci di conversazioni gli affollavano le orecchie facendogli venire un improvviso capogiro. Si sentì lento, la sua mente non riusciva a stare dietro ai movimenti del corpo. Come un ubriaco cercava di stare in piedi, salvo poi cadere a terra. Si rialzò e solo allora vide.

I suoi piedi nudi, poggiavano sul pelo dell’acqua delle risaie, dove fino a poco prima stava ballando con i ragazzi

《…un Saltatore d’Acqua prenderà il suo posto portando con se i suoi simili…》

Un urlo agonizzante esce dalla gola di Mark. Sente la saliva raschiargli la trachea quasi soffocandolo. Quei suoni quasi disumani che stava emettendo si accavallano ad una voce morbida ma vissuta. L’urlo continua, lacerando l’aria, squarciando le nuvole, arrivando fin sopra il cielo, dove si disolve in echi afoni.

《Mark… svegliati. Svegliati! 》

Col fiato corto e i capelli appiccicati alla fronte il ragazzo scatta seduto sulla stuoia di bamboo sul quale era coricato. La pezza umida che gli rinfrescava il volto gli cade in grembo. Era dentro una capanna nella quale, la calda luce del tramonto, entrava dalla porta schermata da una misera tenda in erba intrecciata. Si guarda attorno spaesato pensando di trovarsi presso la dimora di gitani, ma l’assenza del piccolo altare pagano e gli schiamazzi dei bambini gli fanno intuire che non era lì.

《Mark… piccolo mio… sei sveglio finalmente》

I giovane si volta verso quella voce morbida e leggermente raschiante che gli ricordava tanto casa.

《nonna! 》 urla felice vedendo l’anziana erbaria abbraccaindola di slancio.

《temevo non ti svegliassi più… i pescatori mi hanno detto di averti visto cadere da cavallo e battere la testa per terra. Piccolo mio che, ti è successo? 》 il tono della donna era preoccupato e premuroso come solo quello di una nonna potrebbe esserlo.

《..è stato.. uhm.. un colpo di calore… sai non… non sono abituato…》 mente tenendo lo sguardo basso, non sapendo come sua nonna avrebbe preso la notizia che suo nipote (ed erede) avesse interagito con dei reietti quali i Saltatori.

La donna sorrise bonariamente scostando i capelli fulvi dalla fronte del ragazzo

《ti abituerai presto a questo clima, dopotutto, vivrai qui d’ora in poi…》 disse l’erbaria aiutando Mark ad alzarsi conducendolo alla porta

《…Benvenuto nel Villaggio delle Gru! 》disse scostando la tenda rivelando il paesaggio.

Il sole, basso sull’orizzonte, dipingeva riflessi infuocati sui tetti di paglia delle case che si ergevano sui bassi argini di risaie. Ogni abitazione era circondata da acqua melmosa e ricca di piante verdi e rigogliose. Qui e lì alcuni aironi bianchi e delle gru camminavano pigramente nelle acque basse banchettando, di tanto in tanto, con qualche insetto o piccolo pesce. Le increspature dell’acqua rifrangevano la luce del sole in mille riflessi rossi e oro.

Mark rimase incantato da tutti quei colori caldi. Non era abituato. Lui veniva da un luogo inospitale, freddo e desertico. Viveva tra i ghiacci e i venti gelidi del nord, perennemente avvolto nel bianco e nel grigio di neve e roccia. Il sole non aveva il colore caldo che ora vedeva. Lì tra i monti battuti da venti gelidi, il sole assumeva una debole tonalità giallognola che non riscaldava e che donava a malapena luce. Quella tavolozza di colori, davanti ai suoi occhi, lo colpì come un pugno in pieno stomaco, mozzandogli il fiato. Era tutto magnifico.

《Riposati, ora, bimbo mio, domani sarà una giornata intensa》 disse la donna poggiando una mano sulla spalla del nipote che si era alzato e l’aveva raggiunta fuori dalla capanna.

Mark rise 《non può essere più dura delle cave di ghiaccio》

La donna rise di rimando tornando all’interno della sua abitazione lasciando il ragazzo fuori a godersi il paesaggio e l’aria fresca che proveniva dalle risaie. Il cielo, ora fattosi più bruno, faceva risaltare le lanterne poste fuori di ogni casa, illuminando gli argini che circondavano ogni appezzamento di terreno inondato d’acqua. Piccole e graziose lucciole ondeggiavano sopra la testa di Mark cavalcando le correnti d’aria con leggerezza e maestria.

Sorrise. Si sentiva a casa in quel posto. Si sentiva accettato. Sapeva che lì avrebbe potuto aiutare le persone nel modo più giusto.

Passarono le settimane. Senza quei pesanti vestiti a cui era abituato, Mark, riscoprì un’agilità che mai avrebbe pensato di possedere. Oltre ad essere discretamente veloce era anche forte, e per questo doveva ringrazire solo le ore passate ad estrarre ghiaccio e pietre nelle cave su al nord.

Gli ci era voluto poco per adattarsi al clima caldo-umido del Villaggio, tuttavia per quanto rimanesse al sole, la sua pelle era sempre candida, bianca come la neve.

L’erbaria gli stava insegnando molto, nemmeno lei pensava che il nipote potesse imparare così rapidamente: nel giro di appena due mesi, ben poco era rimasto da insegnare al giovane.

《Mark, sono sorpresa. Sul serio, mai avrei pensato che tu potessi essere così bravo, che il tuo Dono fosse così forte. Non ho altro da insegnarti, ora tocca a te trovare i rimedi per ogni situazione.》

Mark annuì alla donna sorridendole dolcemente 《stanne certa nonna. Lo farò!》 disse entusiasta.

Quell’entusiasmo però non durò a lungo. L’erbaria era malata. Gravemente malata. Pochi giorni dopo infatti la donna non riuisciva già più a muoversi, costretta a letto, incapace di alzare nemmeno un dito.

《Troverò un rimedio per farti stare meglio… ce la farò, nonna. Fidati!》 il giovane dai capelli fulvi era disperato. Teneva stretta la mano della donna guardando la vita sparire pian piano dai suoi occhi.

《nonna… non mi lasciare ti prego…》 sussurrò con le lacrime che gli rigavano il volto come i solchi dell’aratro su un campo di terra fresca e umida.

《Mark, bimbo mio… non piangere… tocca a te ora…》

Quando la sera finalmente uscì dalla casa dell’erbaria era stremato, aveva pianto tutte le sue lacrime, le braccia ciondolavano ai lati del suo busto mentre si trascinava verso il centro del villaggio.

Lì nella piazza principale, appesa ad un bastone, vi era una sfera di vetro giallo con al suo interno un lume. Quello era il simbolo della guida del villaggio, che essa fosse spirituale o meno.

Anche nel suo paese natale c’era una lanterna simile. Certo, era ricavata dallo stomaco di un giovane agnello, ma il principio era quello: ogni volta che la guida moriva, la lanterna andava cambiata.

Con un infinita delicatezza Mark prese la lanterna e spense il lume. I presenti che in quel momento camminavano per la piazza si fermarono a guardarlo.

《mia nonna… ci ha lasciati questa sera…》 le parole gli si incastravano in gola uscendo a fatica. Le mani lasciarono la presa sulla lanterna che si schiantò al suolo in un fragore di vetri rotti in un silenzio tombale.

Quella sera le luci del villaggio non si accesero, anche le lucciole che solitamente decoravano il pelo dell’acqua delle risaie, si rifiutarono di svolazzare, come se anche loro volessero rendere omaggio all’erbaria defunta.

《hey… JaeBum, guarda!》 disse il minore indicando il vilaggio completamente al buio 《non ho mai visto il villaggio… spento… che succede?》

《la vecchia è morta》 rispose lapidario il ragazzo più alto, scrutando il profilo del villaggio, ora tetro, senza nemeno un lume a riscaldare la notte.

《significa quello che penso?》 chiese il minore con un ghigno alquanto poco rassicurante.

JaeBum annuì 《il nostro bel rosso prenderà il suo posto… e la profezia si compirà》.








Angolo Autrice :

Bene, bene, bene .

Era da un bel po che non aggiornavo… giugno? Luglio? Non ricordo bene (wooops). Fatto sta ceh dovete solo ringraziare quell’anima buona di Wang Puppy, percheè è grazie a lui che finalmente pubblico. Bimbo ti mando un mega bacione!

Fatemi sapere che ne pensate

Kisseu Hyre

  
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