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Autore: Atena_Laufeyson    05/01/2016    3 recensioni
E' il 31 dicembre, capodanno. Sherlock considera quel giorno come uno qualsiasi, guardando irritato tutte quelle persone festose che si aggirano per strada. John invece non la pensa così, e cercherà di far cambiare idea anche a Sherlock...
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock si svegliò al solito orario, andò in cucina e si preparò un the. Se lo versò in una tazza e poi andò davanti alla finestra che dava sulla strada innevata di Baker Street.
Fuori era un subbuglio, gente che entrava e usciva di casa con grandi buste della spesa piene di ogni prelibatezza e bambini che giocavano a battaglie di neve. Era il 31 dicembre, capodanno. Sherlock sbuffò innervosito da tutta quella confusione e tirò la tenda per non vedere più quell’ammasso di gente frettolosa.
Buongiorno” Disse una voce assonnata alle sue spalle: era John.
Non può essere un buon giorno con tutto quell’ammasso di idioti che fa chiasso” Rispose il consulente investigativo, seccato.
Sherlock andiamo è capodanno! La gente sta preparando tutto per le cene con gli amici” Replicò l’ex soldato, anche se sapeva che non sarebbe riuscito a convincere il suo coinquilino che quel trambusto era perfettamente normale.
Capodanno è una festa totalmente inutile. Che senso ha festeggiare un anno nuovo? Anno nuovo vuol dire un anno in più di vecchiaia. Non vedo cosa c’è di festoso in questo” disse l’investigatore per poi prendere cappotto e sciarpa e avviarsi verso l’uscita.
E ora dove vai?” Chiese John
In laboratorio, almeno lì avrò un po’ di pace. Torno stasera prima di cena” Rispose Sherlock per poi chiudersi bruscamente la porta alle spalle.
John si passò una mano sugli occhi, esasperato dal comportamento del suo coinquilino, poi si sedette sulla sua poltrona per avere un po’ di pace. Chiuse gli occhi e si rilassò. Pensò a quanto tempo era passato dall’ultimo capodanno che aveva festeggiato. Quando era ancora un soldato le feste gli erano state totalmente abolite. Pensò a Sherlock e alla sua situazione con la sua famiglia. Forse odiava il capodanno perché non ne aveva mai passato uno a divertirsi. Pensò anche a come gli sarebbe piaciuto passare l’ultima sera dell’anno serenamente con il suo migliore amico. Decise così che avrebbe dato forma a quel pensiero. Quindi si alzò dalla poltrona, deciso a preparare tutto. Si avviò verso il frigo per vedere cosa c’era di mangiabile, lo spettacolo che gli si presentò davanti non fu dei migliori: Il frigorifero era  vuoto, regnava solo, piazzato nel mezzo e in bella vista, un barattolo con degli occhi umani.
Sherlock...” Sussurrò irritato John per poi chiudere il frigo e dirigersi al piano di sotto dalla signora Hudson.
Come sempre lei aveva del cibo in più che teneva da parte per loro, conoscendo la frequenza con cui o John o Sherlock andavano a fare la spesa. Gli diede un pacco di pasta, qualche fetta di carne e un pudding preparato da lei la mattina stessa.
Signora Hudson se non ci fosse lei sarebbe un disastro” Disse John prendendo il cibo e dirigendosi verso la porta d’uscita
Lo so caro” Rispose lei sorridendo.
John quindi portò tutto di sopra e poi uscì di casa per una passeggiata. L’aria fredda lo aiutava a rilassarsi. Si guardava in giro e intanto pensava a come era cambiata la sua vita da quando era arrivato a Baker Street e da quando aveva conosciuto Sherlock. Di sicuro ogni giornata non era mai monotona, pensò tra se e se divertito e ricordando ogni momento vissuto in quel primo anno a Londra con il suo non del tutto normale coinquilino. Non si accorse nemmeno che stava sorridendo sempre più a ogni ricordo con Sherlock che gli veniva in mente. Si fermò di colpo, sorpreso da quel suo gesto involontario, poi scosse la testa leggermente e riprese a camminare.
Intanto in laboratorio Sherlock cercava di distrarsi in ogni modo, per non pensare a tutta quella gente chiassosa che ormai era ovunque. Perse il conto di quanti campioni scansionò al microscopio e di quante annotazioni aveva scritto sul suo quaderno. Quando ebbe finito guardò fuori dalla finestra e vide che era buio. Prese quindi cappotto e sciarpa e si diresse verso casa.
Non appena arrivò salì le scale e venne invaso da un profumo invitante. Entrò nell’appartamento e con sua sorpresa si ritrovò una tavola apparecchiata con due piatti di pasta, un gran vassoio di carne al centro e un meraviglioso pudding su un tavolino a parte.
Ringrazia la signora Hudson. Non so come sarebbe venuta la cena se avessi cucinato io” Disse John arrivando dalla cucina con una bottiglia di vino che aveva comprato prima di tornare dalla passeggiata.
Perché?” Chiese Sherlock scettico guardando la tavola imbandita.
Perché per una volta vorrei passare una cena spensierata e tranquilla. Chiedo troppo?” Rispose John seccato dalla reazione acida dell’investigatore.
Sherlock allora sbuffò, ma si sedette comunque a tavola. Iniziarono a mangiare e a parlare del più e del meno. Erano argomenti che Sherlock trovava noiosi, ma decise per una volta di accontentare John, quindi fece finta di nulla e continuò a chiacchierare. A fine cena si rese conto che alla fine era stata una serata piacevole.
Stava quasi per rilassarsi del tutto quando uno scoppio proveniente dalla strada lo fece sobbalzare.
Per l’amor del cielo non è nemmeno mezzanotte! Che razza di idioti!” Sbottò per poi andare alla finestra per vedere l’artefice dello scoppio. Era un piccolo gruppo di ragazzini che si divertivano a scoppiare piccoli petardi. Sherlock fece per aprire la finestra per urlare parole non molto carine, ma venne bloccato da John.
Mancano 5 minuti alla mezzanotte! E’ normale che inizino a lanciare i botti!” Urlò. A quel punto il consulente investigativo sgranò gli occhi. 5 minuti alla mezzanotte? Come era possibile? Il tempo era letteralmente volato quella sera. Era incredibile come John riuscisse a distrarlo... 
Rimasero per un po’ in silenzio, poi l’ex soldato accese la radio per sentire il countdown. Sherlock fece finta di niente, nonostante la trovasse una cosa stupida. John gli aveva fatto passare una serata serena, glielo doveva. Per ingannare il tempo iniziò a parlare di quello che aveva fatto in laboratorio e di tutte le sue ricerche. Parlava e parlava senza sosta e John cercava di prestare attenzione sia a lui che alla radio. Il radiofonico intanto annunciava entusiasta i 30 secondi all’anno nuovo. John si rimise quindi accanto a Sherlock alla finestra, per vedere i fuochi d’artificio con lui.  Nonostante questo l’investigatore non la smetteva un attimo di parlare di tutti i suoi studi. Il suo coinquilino a quel punto si girò verso di lui...
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Si perse a vedere le sue labbra perfette mentre parlava...
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Non capiva cosa gli stava succedendo, gli passarono davanti tutti i momenti passati con Sherlock...
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In quel momento capì il perché di tutti quei sorrisi involontari quando pensava a lui...
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Oh, sta zitto!” Esclamò per poi prendergli il viso tra le mani e baciarlo
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BUON ANNO!” urlarono festosi da fuori la finestra intanto che fuochi d’artificio di ogni colore illuminavano il cielo.
Solo in quel momento John si staccò e vide Sherlock guardarlo pietrificato. E ora che sarebbe successo?  Sherlock non aveva mai dato segni di provare dei sentimenti per lui, o per qualunque altra persona. Intanto rimaneva li, fermo immobile, con gli occhi sgranati a fissarlo. Era stato un gesto inaspettato.
L’investigatore da tempo aveva iniziato a pensare a John come a molto più che un amico. Ma aveva tenuto tutto gelosamente nascosto in chissà quella scomparto del suo palazzo mentale, convinto che non sarebbe mai accaduto nulla tra loro. Invece eccolo lì, a baciarlo agli ultimi secondi del vecchio anno e ai primi del nuovo. Aveva iniziato questo nuovo anno con le sue labbra su quelle di John, ed era stato bellissimo. Ma perché allora non riusciva a dire una parola? Perché lui, che parlava sempre senza sosta, era rimasto muto e incapace di emettere suono? John sospirò per poi abbassare lo sguardo
Senti lascia perdere, mi dispiace”  e si voltò per andarsene.
A quel punto Sherlock si  riprese “A me non dispiace invece”  disse per poi prenderlo per un polso, facendolo girare goffamente verso di lui. Lo guardò negli occhi, sentiva che non poteva più stare senza John, non riusciva ad immaginarlo. Non poteva pensare a un mondo senza di lui. Era una cosa nuova, emozioni mai provate... ma gli piaceva. Gli prese le mani, incrociò le dita alle sue e gli restituì il bacio, intanto che numerosi fuochi artificio e scintilli d’orate li illuminavano...
   
 
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