Vecchio orologio
‘Tic tac’ e lo senti scorrere
l’orologio tra i tuoi piedi e non sai se correre
o soccombere negli ostacoli delle tue orme
travolte dalle menzogne delle persone senza ombre.
Occultata dalla falsa immagine, ricreo suppellettili,
gente senza volto in cerca di sentimenti,
lenti, freddi, lontani dai magniloquenti,
persone come noi, inesistenti.
Esenti dall’ipocrita società della nuova era,
in preda all’originalità ed a quello che c’era.
E’ divenuta cera, ormai l’emblema
della vita morta, eterea.
Voltandosi indietro si cerca la vera riuscita,
tra la solitudine di un uomo cosmopolita
e di un uomo alla ricerca di una via d’uscita
trovata nell’ultima delle opzioni: la vita.
Dimentico, forse ricordo,
il vecchio orologio mi dà conforto
ormai morto, ormai sogno,
trovo la vita nelle persone che ora dormono.
Dimentico, forse ricordo,
il vecchio orologio mi dà conforto
ormai morto, ormai sogno,
trovo la vita nelle persone che ora dormono.
Mi tocco dentro e mi sento tremare
vibrazioni equivalenti al freddo polare,
glaciale lo sguardo del male
sconfitto dal ghiaccio che sigilla il tempo
lento, freddo, lontano da questo momento
che elimina il sonno per creare tormento
in me, persona senza talento,
che cerca di utilizzare il cervello.
Contro le masse, contro le risse,
le lancette corrono e non sentono le tizie
che parlano e parlano d’alcune notizie,
tralasciando l’anonimo che spia le loro ingiustizie.
Servendosi di noi ed unendosi allo spazio
il tempo mi utilizza per far spazio
tra le atrocità e le morti in questo disastro,
esso uccide più della noia e dello strazio.
Dimentico, forse ricordo,
il vecchio orologio mi dà conforto
ormai morto, ormai sogno,
trovo la vita nelle persone che ora dormono.
Dimentico, forse ricordo,
il vecchio orologio mi dà conforto
ormai morto, ormai sogno,
trovo la vita nelle persone che ora dormono.
Lo sento, è mio.
E’ l’orario adatto per dirmi addio.
-DreamEater