THE GREEN ROSE
Prologo
"Credevo che il Re demone non mi avrebbe cercato più sapendo del mio impegno con lei per l'eternità" Disse Sebastian posando il tè sul tavolo.
Ciel iniziò a sorseggiarlo.
"Chi è questa ragazza?" Chiese guardando il suo tè.
"Non ne ho la più pallida idea. Però la chiamano Rosa Verde" rispose il maggiordomo.
"Ne ho sentito parlare" ricominciò Ciel "La leggenda raccontata nel mio libro dice però che dopo l'uccisione dell'ultima Rosa Verde ne ce ne sono più in circolazione"
"Beh, a quanto pare il libro si sbaglia".
La conversazione cessò per qualche istante, poi Ciel ruppe il silenzio.
"Dunque quando tornerai?"
Il maggiordomo esitò un secondo poi rispose 
"Cercherò di fare il prima possibile Bocchan."
Detto ciò Sebastian si congedò con un mezzo inchino e saltò dalla finestra.

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Lauren era sola. Il suo aspetto... La sua intelligenza... L'avevano sempre tenuta in disparte, l'avevano fatta sentire diversa e l'avevano costretta ad odiare se stessa. Ogni giorno le si parava davanti una quantità immensa di insulti da parte di tutti gli abitanti del paese.
Era una ragazza bellissima, fin troppo bella secondo la cultura della popolazione di allora.
Era alta, magra e dalla pelle pallida e candida. I suoi capelli neri come la pece le arrivavano a metà schiena, le sue guance rosee e i suoi zigomi un po' marcati. Le labbra carnose rosse non si aprivano mai in un sorriso per far vedere i denti bianchi e prefetti dai canini appuntiti e gli occhi verdi, di quel verde disumano che nessuno aveva mai visto... Quel verde vivo, non esprimevano più alcuna emozione. 
La sua intelligenza era fin troppo sviluppata per un umano. A tre anni conosceva già sei lingue e la sua testa brulicava di conoscenze. A dieci anni iniziò a manifestare una forza fuori dal normale senza però subire cambiamenti fisici.
Tutti giungevano alla conclusione che lei fosse una strega e perciò lei doveva subire le angherie di persone ignoranti tutte le mattine i pomeriggi e le sere. Spesso la sua casa veniva presa a sassate dai bambini del vicinato, quando usciva di casa le vecchie megere sedute davanti alle loro case a spettegolare del più e del meno la insultavano appena passava davanti a loro. La peggiore vecchiaccia era Carlotte, una zitella di 78 anni. Non perdeva tempo a insultarla in qualsiasi occasione, una volta aspettò che uscisse di casa per lanciare dell'acqua gelata addosso. 
I genitori erano ormai sconsolati e senza speranze, avevano ormai abbandonato le figlia al suo destino.
A volte Lauren pensava alla morte di tutti quegli uomini miserabili che la insultavano e la trattavano peggio di una bestia, ma credendo fosse una cosa orribile si rimangiava tutto. 
Ormai sapeva di essere diversa ma lo prendeva come un difetto, quando invece era il migliore pregio che si potesse avere...