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Autore: Giuls11    05/01/2016    1 recensioni
«Well, hello Samuel» - Rowena, seduta su un tavolo, accavallò le gambe, lasciando che lo spacco profondo del vestito le scoprisse le cosce bianche, con fare sfrontato - «I was eager to see you».
Sam accennò una smorfia di disgusto; deglutì.
«Let's get this done» commentò, secco, mentre si avvicinava alla strega.

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Rowena ha accettato di aiutare Sam, decifrando "the Book of the Damned", ma ciò che ha chiesto in cambio è qualcosa che Sam non si aspettava.
Quando Dean lo scopre, emozioni e sentimenti che i Winchester non avevano mai affrontato, vengono a galla.
[Ambientata dopo la 10x18]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Realizzata per la Christmas Challenge (2015) del gruppo WCCS.
Il prompt è di MariaRosa e Chiara, per le quali ho scritto questa fanfiction. 
Avviso: come nelle altre mie fanfiction, i dialoghi sono in inglese, perché è la lingua originale dei personaggi, la lingua in cui mi risulta più naturale ed autentico scriverli e la lingua in cui li conosco.
Vi auguro buona lettura e spero di leggere i vostri pareri nelle recensioni.
Giuls


 


Finally.

 

Era notte fonda; il cielo era buio pesto, eccetto per poche piccole stelle che lo punteggiavano. L'aria era di un freddo pungente, di quello che ti gela il naso e le dita delle mani. Sam camminava spedito per la strada deserta di campagna. Ormai conosceva quel percorso a memoria e lo seguiva con automatismo. Si fermò davanti a una vecchia struttura in pietra, presumibilmente abbandonata, i vetri colorati delle finestre completamente imbrattati di simboli e sigilli di ogni genere. Ogni fibra del suo corpo e la sua coscienza gli dicevano di voltarsi e tornare indietro, seppellire tutta quella storia come se non fosse mai esistita. Prese un respiro profondo, chiuse un attimo gli occhi, come per raccogliere le forze, come per ricordare a se stesso perché si trovava lì. Vide gli occhi verdi di suo fratello, e si disse che mai, mai più li avrebbe visti colorarsi di nero; vide quel suo sorriso a metà tra il dolce e il beffardo, e si disse che era la cosa più preziosa al mondo, e che andava tutelata a qualsiasi costo. Sam riaprì gli occhi e si fece avanti verso l'entrata dell'edificio in pietra, questa volta deciso. Una vecchia chiesa, dagli spazi angusti e dall'odore sgradevole di muffa. Sulla parete accanto all'altare, una bassa porticina in legno. Sam la aprì ed entrò in una stanza.

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Tre settimane prima:
 

«I need the Mark of Cain off my brother. Something tells me you can crack this book and find that cure. The only question is: will you help me?» Sam cercava di dar fermezza alla voce che tremava leggermente; la fronte aggrottata, lo sguardo serio di chi sa di essere alle strette.

«Shall we discuss terms?» commentò Rowena, illuminandosi in un sorriso, godendosi la posizione di potere in cui aveva immediatamente intuito di trovarsi.

Sam rimase in silenzio, guardandola negli occhi, aspettando la sua richiesta. Il silenzio durò pochi secondi, e Rowena svelò subito le sue intenzioni:

«There’s only one thing you could possibly do for me that I can’t, at least presently, do for myself. Kill my son. He’s expecting it from me. Already has his stinking minions on high alert. And if you’re wondering how a mother can get to the point of wanting her own son –»

«No, Rowena, I’ll do it. I’ll kill Crowley», tagliò corto Sam. «First things first: can you read the book?»

«Of course I can!» , disse lei in un risolino, come se fosse la cosa più ovvia al mondo. «I’m likely the only witch alive who can understand such old, dark magic», proseguì, fiera.

«Drink’s on me», disse Sam mentre fece per alzarsi.

«Hey, you’re not going anywhere, pal», lo bloccò immediatamente Rowena, poggiando la sua mano piccola e minuta su quella grande del cacciatore. Riprese: «I’m your mortal enemy. You wouldn’t have come to me if I wasn’t your last resort. You’re desperate.»

«What else do you want?», Sam aveva già capito dove la strega volesse andare a parare: le sue richieste non erano terminate, voleva qualcos'altro in cambio.

«Well, there are a few other things that you could do for me, actually. Don't get me wrong, as I've said, killing Fergus is technically the only thing that I can't do for myself, but some other things... let's just say they're better when done in company.» Lei fece una risatina, e gli rivolse un'occhiata eloquente. Sam la guardò interrogativo, sospetto.

«You see, some nights I get very lonely, Samuel...»

«No, no, no, no, no. Stop there.», il disgusto misto all'incredulità si palesò sul volto di Sam, che aveva sgranato gli occhi. «If what you're trying to suggest is-»

«What I'm asking is simply that you come and visit me during the nights.» Il tono di lei era autoritario, deciso. «Even a strong and indipendent woman like me has her needs!», aggiunse, con tono altezzoso.

«No way. No. I'm not gonna sleep with you, Rowena! Forget about it!» Il rifiuto di Sam, sulle prime, fu istintivo, netto.

«Okay then, and you forget about saving your precious big brother, Samuel.» Sleale, perfettamente consapevole di averlo in pugno, Rowena aveva pronunciato le paroline magiche, le uniche capaci di cambiare tutto.

Sam espirò rumorosamente, quasi sbuffando. Rowena se ne accorse e, come ferita nell'orgoglio, lo riprese, stizzita:

«Oh you certainly know how to treat a girl, don't you? Acting like I'm inflicting a horrible torture on you! I might be 300 years old but I'm still fairly attractive, thank you!» Incrociò le braccia mentre metteva su una specie di broncio.

«Okay», la resa.

«Okay what?», un brillio di soddifazione negli occhi di lei.

«Okay, I'll do it», disse Sam a fatica.

_____________________________________

 

Una voce immediatamente riconoscibile, dall'accento inconfondibile, raggiunse le orecchie di Sam, melliflua e lasciva: «Well, hello Samuel» - Rowena, seduta su un tavolo, accavallò le gambe, lasciando che lo spacco profondo del vestito le scoprisse le cosce bianche, con fare sfrontato - «I was eager to see you».
Sam accennò una smorfia di disgusto; deglutì.

«Let's get this done» commentò, secco, mentre si avvicinava alla strega.

_____________________________________

Intanto, nel bunker
 

Dean bevve l'ultimo sorso dell'ennesima birra, controllò l'orologio: le 3:26 del mattino. Si alzò, lasciando la bottiglia vuota sul tavolo della warroom, indossò la giacca, prese le chiavi della macchina ed uscì.

Erano più di due settimane ormai che Dean lo aveva notato, più di due settimane che Sam sgattaiolava via nel cuore della notte per rientrare poi alle prime luci dell'alba. Dean lo aveva seguito, la notte prima, stando a dovuta distanza di sicurezza perché suo fratello non lo vedesse, e aveva scoperto dov'era che Sam si recava quasi tutte le notti: un vecchio edificio in pietra che aveva tutta l'apparenza di essere una Chiesa, probabilmente in disuso e sconsacrata. Sbirciando attraverso una delle finestre, ne aveva avuto la conferma: le panche di legno erano velate da uno strato di polvere così spessa che apparivano visibilmente grigie persino attraverso le vetrate, e l'altare in fondo all'unica navata era interamente ricoperta di ragnatele.

Quella notte era la notte giusta. Dean era a bordo dell'Impala, diretto verso la Chiesa. Aveva intenzione di scoprire cosa stava succedendo, di confrontare Sam e coglierlo in flagrante di qualsiasi cosa gli stesse nascondendo.
Il maggiore aspettò un paio di minuti dopo che suo fratello era entrato, dopodiché diede un'occhiata all'interno attraverso le vetrate: Sam non era lì. Dean entrò dal portone principale, aprendolo con lentezza per non produrre il minimo rumore. Camminò in giro, esplorando, e percorse la navata della piccola Chiesa, cercando indizi che gli suggerissero dove suo fratello potesse essere andato.

Qualcosa catturò l'attenzione di Dean; un suono. Sulle prime non capì, o meglio, pensò che non fosse possibile, ma poi il suono si era ripetuto, più chiaro, più intenso, e non ci furono dubbi: erano dei gemiti, dei gemiti di piacere, ed erano di una donna. Lo shock fu paralizzante.

Perché Sam avrebbe fatto una cosa simile? Chi era questa? Una cacciatrice forse? Un altro demone?! Una qualsiasi sciaquetta rimorchiata in un pub? E, chiunque fosse, perché mai Sam se la scopava di nascosto, in un posto simile?!

Disgustato e arrabbiato, Dean sentì mille domande sovrapporsi tra suoi pensieri, ma cercò di accantonarle momentaneamente, per concentrarsi su quello che avrebbe fatto da lì a pochi secondi.
I gemiti schifosi giungevano ovattati da qualche parte sulla destra e... vicino all'altare. In effetti, sulla parete destra accanto all'altare Dean vide una porticina in legno, vecchia e divorata dai tarli come praticamente tutto in quel luogo. La porta era appoggiata ma non chiusa, così Dean cercò di aprirla, pregando che non cigolasse troppo. Sorprendentemente, non lo fece. Beh, più che altro il cigolio fu coperto da un altro gemito.
Tenendosi accostato al muro, Dean sporse la testa e vide, oltre la porta, alcuni gradini.

Quando credeva di non poter essere più schifato e più arrabbiato, Dean sentì la donna articolare delle parole, tra un gemito ed un altro.

«Oh my God»

Dean riconobbe la voce. No, non poteva essere.

«Oh my God, Samuel.»

Quella voce, quell'accento.
Pervaso da una rabbia gigantesca, attutita solo dal senso di nausea, Dean entrò nella stanza, e si trovò davanti uno spettacolo ai suoi occhi raccapricciante, oltre che assolutamente shockante: la testa reclinata all'indietro, la chioma rossa sparsa sul petto ansimante, il vestito nero attillato sollevato che scopriva le cosce bianche, Rowena si teneva ancorata al tavolo con un braccio, mentre con l'altro teneva la testa di Sam tra le sue gambe aperte.

«What the fuck is this, Sam. What is this.»

La voce di Dean tremava, incredula. Sam, colto alla sprovvista e preso dal panico, si allontanò immediatamente dalla strega, si alzò in piedi, boccheggiando nel vano tentativo di formulare una frase che avesse senso.

«Dean, I-»

«No. I can't deal with this.»

Dean si passò una mano sulla bocca, poi uscì rapidamente dalla stanza. Non riusciva a metabolizzare quello che aveva appena visto, non poteva credere che fosse reale. Sentì la rabbia montare e una morsa alla bocca dello stomaco. «'God's sake, Sam, how can you do this to me?!», fu istintivo pensare. E subito dopo si rese conto di quanto strano sarebbe suonato quel suo pensiero se detto a voce alta. A passo spedito percorse la navata della Chiesa diretto verso l'uscita.
Sam lo seguì, correndo.

«Dean! Dean, wait!»

Lo raggiunse, e poggiò una mano sulla spalla del fratello, nel tentativo di bloccarlo.
Dean si voltò bruscamente, di scatto, costringendo Sam a ritirare la mano.

«Don't touch me! Don't you dare touching me.» Dean strinse i denti, in una sorta di ringhio.

«Dean, please, I can explain.» La voce di Sam era incerta, colpevole e, sì, anche profondamente imbarazzata.

«Explain?! Explain what exactly, that she's not so bad once you get to know her?! That she's actually kinda fun and smart and that you guys have a lot in common?! Well I'm glad but you're not gettin' my blessing I'm afraid!»

Il tono di Dean era fortemente sarcastico, lo sguardo che rivolse a Sam carico di delusione; dopo una manciata di secondi - il volume della voce era adesso decisamente più alto - riprese:

«I don't understand how you could do that. TWO WEEKS Sam, two weeks you've been sneaking out to screw that... bitch! What's wrong with y-» 

«We made a deal, Dean. I made a deal with her.» ammise infine Sam, con un filo di voce e lo sguardo basso.

Lo sguardo di Dean cambiò: era ancora severo ma, adesso, c'era preoccupazione nei suoi occhi, paura.

«A deal?» si affrettò a chiedere.

«Yes.»

«What kind of deal, Sam?» Dean scandì lentamente le parole, cercando di suonare calmo, ma risultando invece quasi minaccioso.

Sam esitò. Dean riprese ad incalzarlo: «What kind of deal can make you do that, what can she be offering for you to even touch that bitch?!»

«It's... »

«No, you know what?! I don't fucking care: there is NOTHING that is worth selling yourself like that, you hear me?! Nothing. I can't-» Dean si passò nuovamente la mano sulla bocca, cercando di trovare la calma- «I can't believe what I just saw.»

Dean voltò di nuovo le spalle al fratello e riprese a camminare verso l'uscita, questa volta a passo più lento. Quasi come se volesse essere seguito. Sam lo fece, fino all'Impala, preoccupato e coperto di vergogna.

«I'm sorry, Dean.» disse a quel punto Sam, mentre Dean stava per aprire la portiera della macchina. Il maggiore si bloccò, cercò il contatto visivo col fratello.

«You'd better be, Sam. What I saw was... what you were doing to her and... her hands on you, I...»

La voce di Dean tremava ancora, svelando disgusto, ma anche qualcos'altro. L'ultimo commento che aveva fatto non aveva nulla a che vedere con la pericolosità di Rowena nè con la preoccupazione per Sam che stava praticamente vendendo il suo corpo come merce. L'ultimo commento di Dean aveva a che fare solo con la sua rabbia, la sua rabbia nel vedere Sam avvinghiato a qualcuna, non Rowena: chiunque.

«She was holding your head like she... owned you, like... she had a right to touch you, to even lay a finger on you. That was... just wrong, in so many ways, Sam!»

«And this isn't?!» la domanda di Sam arrivò a bruciapelo, ironica, secca, destabilizzante.

«What?!» Dean sentì la bocca asciugarsi e il cuore saltare un battito.

Sam alzò gli occhi al cielo, quasi incredulo di quello che lui stesso stava per dire.

«You think this is normal, Dean, you and me?» Dritto al punto. «Seriously, man, this-»

«I don't.. I don't know what you mean.» Dean si sentì scoperto, eccessivamente vulnerabile.
«And honestly, you keep missing the point here. Point is, you can't just sell your body like that, you can't! You can't just sleep with anybody, it-»

«Oh, wait, seriously?! Is this the "sex is a special thing to be shared with somebody special" speech coming from you?! Dean you sleep with girls you don't even know the name of, bimbos you've talked to for ten minutes in a bar and that you give a fake phone number to, the morning after! You can't give me this kind of speech okay?!» Sam era sbottato, esasperato.

«At least they're just bimbos, not evil witches!» fu l'unica cosa che riuscì a commentare Dean.

«Well, they might be! As far as you know they might be. You never know shit about them and yet you don't seem to care much when you shag them in the back of the Impala!»

Di sicuro, Sam non ci stava neanche provando a mascherare la sua di rabbia, all'idea di Dean con qualcuna. No, non era "rabbia", Sam lo sapeva, sapeva esattamente di cosa si trattava. Lo aveva sempre saputo, e odiava che Dean non riuscisse ad ammetterlo.

«So you get it then! How fucking annoying it's to know you're brother's sleeping with some stupid skank right?!» Dean era decisamente andato troppo lontano questa volta, aveva perso il controllo, e Sam non ne poteva più.

«Oh fuck, Dean, of course I do! Trust me, I know!» Un paio di secondi di silenzio, in cui Sam ponderò cosa dire. «But that doesn't mean it's right. You're in no position to decide wheather or not I can sleep with somebody 'cause-»

«Of course I'm the position, for God's sake, Sam! She can't have you, 'cause you're not hers! You're not hers and you're not of any girl, clear?!» Troppo, decisamente troppo oltre.

«Why, Dean?! Mh? Why can't I be anybody's?» Dillo Dean, dillo. Perchè cazzo non lo dici e basta?!

Ma Dean non lo disse. Invece, afferò Sam per la giacca e lo spinse contro l'Impala; fiondò la sua bocca su quella del fratello, in un bacio così intenso che Sam credette di morire.

«Cause you're mine, Sam. You're mine.» Dean gli respirò queste parole sulle labbra, con i nasi che si sfioravano e le fronti poggiate l'una contro l'altra.

Sam poggiò le sue mani sul viso caldo del fratello, carezzandogli coi pollici le gote ruvide. Socchiuse gli occhi, respirò profondamente quel profumo meraviglioso, quel profumo di casa, quel profumo di amore, e pregò che non fosse un sogno.
Riaprì gli occhi: Dean era ancora lì, a un soffio dalle sue labbra, gli occhi verdi puntati sui suoi, un sorriso dolcissimo che diceva "finalmente".

Sorrise anche Sam. Un sorriso dolcissimo che diceva "ti amo".

  
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