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Autore: Dilo_Dile2000    06/01/2016    2 recensioni
Cosa spinge una giovane a fuggire dalla propria famiglia e da coloro che ama? Perché vuole spingersi fino a Gondor quando potrebbe salpare per Aman ed evitare il più grande conflitto della Terra di Mezzo? Questa è la storia di Melyanna, del suo passato, dei suoi dolori e di ciò che l'ha trasformata da ragazza a guerriera. Per questa storia seguirò principalmente il libro, tranne in alcune parti che sarà indispensabile trarre qualcosa dal film.
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DAL XXII CAPITOLO:
"-Se la guerra terminerà in favore del bene, allora vi rincontrerete sulle bianche spiagge del Reame Beato. Ma se la missione fallisse e tu dovessi trovare la morte...- Un brivido mi corre lungo la schiena -Qualsiasi siano i sentimenti che prova per te, forse solo al di là del mare potrebbe trovare requie alle sue pene.-"
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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INCONTRI

 

Non possiamo più rimanere in questa grotta ormai: le provviste cominciano a scarseggiare e non possiamo accendere il fuoco perchè abbiamo finito qualsiasi tipo di combustibile ; siamo Elfi, sì, ma questo freddo pungente colpisce anche noi. Decidiamo di partire la mattina del settimo giorno, sfidando tutti i possibili pericoli che offre la vicinanza alle montagne. Procediamo a piedi conducendo a mano i cavalli, poiché dobbiamo eliminare le loro impronte sulla neve, dirigendoci verso sud-ovest.

Nei pressi dell'Antica Via Sud1 il terreno non è più ricoperto di neve e la vegetazione è composta solamente da qualche ciuffo d'erba secca sulla terra brulla; il clima è nettamente più caldo rispetto a quello sulle montagne. Montiamo a cavallo e osserviamo con attenzione il paesaggio davanti a noi: scorgiamo le scure acque del fiume Isen2, avvelenate da chissà quale maleficio, e le ultime vette delle Montagne Nebbiose3, ma per il resto tutto sembra desolato.

-C'è fumo a est!- Esclama Aglar indicando un punto nei monti in cui dovrebbe trovarsi Isengard. Aguzzo la vista e noto che un scia di fumo nero si sta alzando verso il cielo.

-Quali diavolerie sta mettendo in atto Saruman...- Sussurro a denti stretti.

-Gandalf ci aveva avvertiti del tradimento dello Stregone Bianco: sta creando nuove macchine da guerra e incrocia Orchi, Goblin e Uomini per generarne una più resistente e spietata, e per fare tutto questo distrugge pian piano la foresta di Fangorn.-

-Avremmo difficoltà a passare la Breccia di Rohan4, se è vero quello che dici.-

Cavalchiamo per una giornata fino a quando non ci fermiamo vicino ad un insenatura del fiume Isen molto, forse troppo, vicina ad Isengard. Davanti a noi piccoli isolotti ricoperti da ciuffi d'erba sono perennemente bagnati dalle onde del canale: i Guadi dell'Isen5. Immergo una mano nell'acqua torbida e scopro che ciò che la rovina non è semplice fango, ma una strana poltiglia nera.
La notte è già scesa su di noi, ma, in questo angolo di cielo, non brilla neanche una stella.

Io e Aglar ci nascondiamo in un'insenatura tra le rocce, stando ben attenti che i cavalli non facciano rumore e stringendo la spada, pronti per ogni evenienza. Aglar, seduto vicino a me, ha lo sguardo perso nel firmamento buio; però, appesa al suo collo, brilla una stella. “Sono qui” Sembra dirmi “Anche se ogni luce si spegne, io rimarrò con te.” La voce di Legolas nella mia testa è dolce e rassicurante, ma allo stesso tempo risuona falsa e insidiosa, capace di ammaliare ogni singolo senso. Eppure, nonostante tutto quello che è successo, sento la mancanza dei suoi sorrisi, della piacevole sensazione delle suo tocco sulla pelle, il limpido colore dei suoi occhi... Tutti questi ricordi sono deturpati da uno sguardo freddo, da una voce assente, da parole taglienti.

-Una notte senza stelle non è una notte.- Aglar interrompe i miei pensieri parlandomi nella mente.

-Siamo sopravvissuti a notti di sangue, possiamo farlo anche con questa.- Rispondo, intuendo che sotto questa semplice affermazione ci sia qualcosa di più.

-Ho sempre amato le stelle, e la loro assenza mi rattrista, soprattutto dopo che...- S'interrompe bruscamente, ma riesco ad intuire le successive parole.

-... Dopo che le hai guardate insieme a Lingwe.- Il mio amico arrossisce violentemente e sgrana gli occhi, stupito dalla mia affermazione. -E scommetto che non le hai detto niente di quello che provi.- Sorrido leggermente, divertita dalla sua espressione. -Ti leggo negli occhi, amico mio, come fai tu.-

Aglar si rilassa un po', ma continua a stringere l'elsa della spada: -Era così bella sotto la luce della luna- Riprende a parlare con voce sognante -I suoi occhi brillavano, la sua pelle risplendeva... Mi sembrava impossibile che avesse accettato il mio invito; forse l'avrà fatto per compassione, ero solo guarito da qualche giorno, ma insieme a lei ogni dolore pareva vano. Io la amo ma sono soltanto un Silvano, non penso che sia l'amore che si merita.- Sospira e il suo sguardo si rabbuia. Se l'amore di un Silvano non vale quello di un nobile minore, figuriamoci quello di un principe; anche se il mio sangue è per metà quello di un Galadhrim6, è comunque in tutto e per tutto sangue Silvano. Se Legolas ricambiasse, non ci sarebbe permesso di amarci.

-Sai, non guardo le stelle insieme a Legolas da più di trecento anni.-

-Seriamente?-

-Sì... In effetti, è da più di trecento anni che non le guardo con nessuno da quando... Da quando è morto mio padre...- La mia voce vacilla appena nell'accennare quell'episodio; Aglar prova a dire qualcosa ma subito s'interrompe. -L'ho fatto anche con altri, ma era soprattutto una cosa speciale tra noi due: mi raccontava innumerevoli storie sugli astri, sul cielo... Mi manca tutto questo.- Ricordo l'espressione divertita e fiera sul suo volto quando, per la prima volta, gli chiesi di parlami di Eärendil7 invece delle fiabe sulle principesse elfiche; la sua voce profonda ma melodiosa é impressa a fuoco nella mia mente, impossibile da dimenticare. Da quando se n'è andato, non ho più voluto mirare le stelle con qualcuno, sebbene mi sia stato richiesto più volte: il cielo notturno è diventato il mio rifugio, il solo e silenzioso testimone di un dolore troppo profondo per essere espresso.

-Adesso che siamo solo noi due il cielo è buio.- Riprendo dopo una riflessione silenziosa.

-Almeno manterrai invariata la tua collezione di “rifiuti di inviti a veder le stelle”.- Un tempo avrei riso della sua battuta, ma tutto ciò che è successo sta congelando il mio cuore; persino al pensiero della morte dei miei genitori non riesco a piangere. La freddezza per i ricordi è solo il primo passo verso la lunga e lenta apatia per ogni emozione.

*

Il portone d'ingresso cigola leggermente e si chiude facendo pochissimo rumore; i passi percorrono il corridoio fermandosi davanti alla porta della mia stanza. Mi avvalgo di tutte le mie capacità recitative per simulare una dormita più che credibile, e ci riesco, perché sento di nuovo camminare. Quando sono abbastanza lontani, decido di alzarmi dal letto e di scoprire se quei passi appartengono a mio padre; infatti, nascosta dietro ad una colonna, lo vedo entrare nella sua camera, dove Nana sta già dormendo. Poi percepisco delle voci sommesse e mi acquatto dietro l'uscio per sentire e vedere meglio.

-Ti ho svegliata?- Riesco a vedere le mani di Ada mentre accarezzano delicatamente i capelli di Nana che, ormai sveglia, si è seduta sul letto.

-No, ti stavo aspettando...- Posa una mano sulle sue e il suo sguardo esprime una muta domanda: “Dovrai partire?”.

Lui rimane silenzioso per qualche secondo, poi le afferra il viso e se lo porta al petto, abbraccia il suo corpo delicato e, affondando la testa nei suoi capelli dorati, per la prima volta lo sento piangere. Il cuore perde un battito. Mi lascio scivolare lungo il muro e premo una mano sulla bocca per reprimere i singhiozzi. Ada dovrà partire, e i nemici che affronterà sono forti e numerosi: c'è la possibilità che non torni.

-Brethil... Brethil...- Sussurra Nana tra le lacrime, lacrime che prendono a scorrere anche sulle mie guance.

-Imladris è in pericolo, voi siete in pericolo. Elrond ha bisogno di me, sono uno dei suoi migliori guerrieri.- Riprende Ada, lasciando che Nana gli accarezzi il viso.

-Ma anche noi abbiamo bisogno di te...- Ada si china su di lei e posa un bacio umido di pianto sulle sue labbra. Le braccia e la schiena forti che tremano, gli occhi gonfi e bagnati, la voce vacillante: non l'ho mai visto così nudo.

-Indil...- Sussurra sulla sua bocca.

-Melyanna dorme?- Ada annuisce e torna a baciarla con più passione, facendo scorrere sulle sue mani sui suoi fianchi e slacciandole la veste; in pochi secondi lei gli toglie la casacca e accarezza i suoi muscoli tesi. So cosa stanno facendo, Nana me lo ha spiegato quando sono diventata una donna: il loro è il gesto più bello e puro dell'amore, e per questo non non sono turbata. I loro movimenti sono lenti, intrisi di dolore e promesse troppo illusorie per poter essere espresse.

Mi allontano dalla porta lasciando che si amino tanto profondamente, forse, per l'ultima volta; sdraiata sul letto, sento il suono dei loro baci, i loro sospiri e le loro parole. Per la prima volta scopro cosa siano la paura e la solitudine, e piango in silenzio, da sola.

*

La notte del trentunesimo giorno dalla nostra partenza da Gran Burrone, avvistiamo un gruppo di Uomini a cavallo si dirige verso il luogo in cui siamo accampati: nonostante siano a qualche ora da noi, riusciamo a contarne circa cinquecento: tutti sono molto alti, possenti e chiari di capelli, i loro destrieri sono fieri ed impetuosi, portano armature dall'aspetto pesante, come le loro armi, ornate di verde e oro e sugli scudi risplendono cavalli bianchi. Sono senza dubbio cavalieri di Rohan. Gli Orchi non li hanno ancora avvistati né si preoccupano di eventuali attacchi: si ritengono troppo temuti per essere messi alle strette. D'altro canto io e Aglar ci prepariamo a partire, poiché l'imminente scontro potrebbe servire da diversivo per la nostra fuga.

Le compagnie si avvicinano sempre di più ad ogni secondo che passa: dapprima percepiamo leggerissimi scalpicci di zoccoli, poi tonfi pesanti sul terreno e, infine, il trambusto della terra percossa dai cavalli. Mi sporgo appena oltre la parete rocciosa che ci protegge e vedo che i soldati si sono fermati ai Guadi, poi il capitano e un centinaio uomini si dirigono dell'altra parte. Gli Orchi, però, sembrano essere scomparsi. I guerrieri più giovani si guardano intorno spaventati, ma il capitano è fiero e risoluto, segno che ha combattuto contro molti nemici.

In sella ai nostri cavalli, io ed Aglar ci copriamo il volto con il cappuccio e incocchiamo le frecce, sperando di passare inosservati; c'è un silenzio quasi opprimente, e per esperienza so che non accadrà nulla di buono.

D'improvviso il sibilare di una freccia, poi un guerriero cade da cavallo: la battaglia ha inizio. Partiamo al galoppo, approfittando del tumulto iniziale, e subito raggiungiamo l'altra sponda; ma prima di oltrepassarla mi giungono alle orecchie grida orribili e trionfanti di molti Orchi. Mi volto e noto con orrore che i soldati di Isengard sono quasi il doppio di quelli di Rohan: nonostante ci siano molti arcieri tra loro, gli Uomini non riescono a respingere il nemico e il capitano ordina la ritirata. Aglar, intanto, ha già raggiunto la terraferma e mi guarda con fare interrogativo: si aspetta che io lo raggiunga. Quegli Uomini stanno morendo, ed io non ho forse intrapreso questo viaggio per fare la mia parte nella Guerra?

Mi volto completamente e scocco una freccia che colpisce l'occhio di un Orco; sprono il cavallo, diretta al centro del conflitto. Dietro di me il mio compagno lancia altri darti, come se mi avesse letto nel pensiero, e ognuno di essi abbatte un nemico. I cavalieri di Rohan, intanto, si sono accorti della nostra presenza e, soprattutto i più giovani, prendono a combattere con più forza e audacia. Ma la volontà e il coraggio non bastano quando i nemici sono così tanti: ben presto le compagnie sono costrette a dividersi e, mentre la maggior parte degli Uomini si sposta sulla riva orientale, altri si posizionano su quella occidentale mentre il capitano e qualche compagnia rimangono al centro del fiume, fulcro della battaglia.

Le mie frecce sono finite e, lasciato andare il cavallo, impugno la spada; insieme ad Aglar, raggiungo il capitano; dapprima ci rivolge occhiate diffidenti, ma quando vede che gli Orchi e i Mannari cadono sotto i nostri fendenti, sembra più che lieto della nostra presenza.

Il tempo passa, e le speranze di vittoria diminuiscono ad ogni secondo: sempre più Uomini giacciono morti nell'acqua. Le parole di Aglar sono vere: questi non sono Orchi normali, sono più robusti e resistenti, come gli esploratori che ci hanno attaccato nel Dunland e, anche se dalla nostra parte abbiamo l'agilità, i loro colpi sono pesanti ma veloci.

Mi volto un attimo verso est e quasi la spada scivola dalle mie mani per l'orrore: a terra, nel fango, ci sono innumerevoli corpi di soldati e cavalli, gli Orchi che ne mutilano le carni e l'acqua che si mescola al loro sangue.

-Glamhoth anglennar! (Stanno arrivando!)- Grido istintivamente nella mia lingua, ma il suono della mia voce basta a far voltare gli altri verso il pericolo. Le compagnie della sponda occidentale ci raggiungono per un ultimo, disperato attacco. Mentre corro verso lo scontro frontale sono tentata di fuggire, di salvarmi invece di morire in una battaglia che non mi appartiene, ma poi vedo accanto a me guerrieri feriti e mutilati e nonostante tutto nei loro occhi arde la voglia di combattere: abbandonarli sarebbe come tradirli.

Stringo l'impugnatura talmente forte da farmi male e, quando un Mannaro mi si para davanti, affondo la lama nel suo collo lanciando un urlo quasi animalesco. La paura che provavo fino a qualche secondo fa svanisce completamente e una rabbia bellicosa prende il suo posto: ogni mio colpo ferisce e uccide, continuo a mulinare la spada ignorando le ferite e la stanchezza.

Gli Orchi ci stanno accerchiando, ormai sembra che la fine sia giunta ed io maledico la mia stupida impulsività; non so dove sia Aglar, ma il pensiero che si trovi tra i caduti non mi passa nemmeno per la mente. D'improvviso si sente il suono possente di un corno e altre compagnie di soldati sembrano apparire dal nulla; gli Orchi, vedendo che adesso sono in netta inferiorità, fuggono verso Isengard, senza un briciolo d'onore.

-Non dico che dobbiamo farne un consiglio, ma magari potresti rendermi partecipe delle tue intenzioni la prossima volta?- Aglar mi si piazza davanti, i capelli arruffati, il viso sporco e una ferita lieve sul braccio, ma vivo. In altre occasioni lo avrei abbracciato per la contentezza di vederlo salvo, ma stavolta mi limito ad abbassare lo sguardo. Prima che possa trovare una valida risposta al mio gesto, il capitano delle compagnie ci raggiunge. Per un attimo mi guarda con stupore, poi comincia a parlare: -Sono Elfhelm, Maresciallo del Mark. I soldati mi hanno detto che il vostro intervento è stato fondamentale oggi, anche se purtroppo i nemici erano molto più numerosi. Chi siete, dunque, e da dove venite?-

-Il mio nome è Aglar figlio di Tarcil, e lei è Melyanna, figlia di Brethil.- Risponde prontamente il mio amico. -Veniamo da Gran Burrone e viaggiamo in direzione di Minas Tirith.-

-Non si vedono molti viaggiatori di questi tempi- Riprende Elfhelm -Ma credo di aver capito che siete dalla nostra parte. Se volete, possiamo ospitarvi a palazzo, perché possiate riposare prima di riprendere il viaggio.-p

Sto per rispondere affermativamente ma Aglar mi scocca un'occhiata che dice tutto: -Io e la mia compagna ne parleremo e vi faremo sapere, Mio Signore. Intanto potremmo accompagnarvi, siamo di strada.- Il capitano annuisce con la testa.

-Cos'è accaduto, Mio Signore?- Domando nel momento in cui Elfhelm sta per andarsene. -Perché il vostro capitano aveva deciso di attaccare gli Orchi proprio in questo punto?-

-Da sempre i Guadi dell'Isen sono stati un punto fondamentale della difesa di Rohan e da tempo Théodred, il figlio del re, voleva renderli sicuri. Purtroppo...- Lo sguardo del possente capitano si rabbuia -Il principe è morto, Mia Signora.-

*

Alla fine, io ed Aglar abbiamo deciso di restare per qualche giorno a Edoras8, poiché avevamo bisogno di riposo dopo un mese di viaggio. Ma la situazione al Palazzo d'Oro non è delle migliori: il re Théoden sembra succube di qualche maleficio, e non di una malattia come dicono i domestici. Pare molto più vecchio di quanto non sia e se ne sta trasandato e stanco tutto il giorno seduto sul trono, in balìa dei “consigli” di Grima, detto Vermilinguo, il che dice tutto sul suo conto. A Medusel9 ho però potuto curare meglio le mie ferite e quelle di Aglar, fare finalmente un bagno che si rispetti dopo così tanti giorni e riposare il fisico e la mente.

Ho conosciuto Éowyn, la principessa e nipote del re, e subito mi è sembrata una fanciulla triste e chiusa in se stessa, ma gli altri la considerano fredda; la morte del cugino l'ha scossa profondamente, più di quanto non lasci intravedere. La notte del mio arrivo passavo per caso davanti alle sue stanze e l'ho sentita piangere; sono entrata senza chiedere il permesso ma a lei non è dispiaciuto, perché si è stretta a me e ha pianto per tutta la notte. Solo in quel momento ho capito quanto fosse veramente sola. Da quando sono arrivata cerco di rendermi utile e, dato che non posso unirmi alle compagnie dei soldati, aiuto come posso, soprattutto occupandomi degli animali e della salute delle persone.

Sono nella stalla insieme a Éowyn e stiamo pulendo i cavalli: Ilyalisse, la mia cavalla, nitrisce con gioia ogni volta che passo la spazzola sul suo pelo. La principessa, accanto a me, sta fissando il pugnale che porto alla cintura.

-Chi ti ha regalato quel pugnale?- Domanda dopo un po'. Estraggo la lama dal fodero e gliela mostro: i suoi occhi azzurri percorrono minuziosamente ogni centimetro dell'arma, indugiando sulle rune incise nel metallo.

-Apparteneva a mio padre, anche la spada era sua. Ho ereditato molto da lui.- Éowyn si volta, quasi imbarazzata per la sua domanda, ma poi torna di nuovo a guardarmi.

-Come mai tu combatti e possiedi delle armi? Voglio dire, da noi solo agli uomini è permesso, noi donne svolgiamo i lavori domestici...- Dice con una certa delusione sul finale, ma il suo sguardo rivela una grande curiosità.

-Non sono l'unica a saper combattere tra le Donne Elfo, ma non ce ne sono neanche molte come me. La nostra forza fisica spesso è pari a quelle degli uomini, abbiamo una buona mira e uno spirito combattivo innato, per questo ci addestrano. Gli Uomini ancora non l'hanno capito.- “Ed è meglio così” stavo per aggiungere, ma quando ho visto l'espressione fiera di Éowyn ho deciso di lasciar perdere e di non spaventarla con discorsi sulle battaglie.

-Io sono nata e cresciuta tra uomini d'armi.- Riprende, mentre riempie di biada le mangiatoie. -Non mi hanno mai permesso di toccare qualsiasi lama che non fosse un coltello da cucina ma...- Si guarda intorno come per assicurarsi che non ci sia nessuno. -Ma non per questo non ho mai maneggiata una, mi hanno insegnato infatti.- Ride appena e arrossisce, mettendo così in risalto gli occhi chiari. Sto per ribattere qualcosa quando vedo, fuori dalle scuderie, decine di persone che corrono in direzione del palazzo.

-Cosa sta succedendo?- Chiede la principessa, confusa quanto me. Lascio cadere la spazzola e corro in mezzo alla folla, Éowyn dietro di me. Arrivate alle porte, vediamo che le guardie sono alle prese con contadini e massaie curiose, ma mi lasciano passare poiché sono in compagnia della principessa. La scena che ci appare davanti agli occhi è a dir poco inusuale: alcune guardie del palazzo sono a terra, forse prive di sensi, mentre altre stanno dietro ad una figura ammantata di bianco; il re sembra schiacciato contro il suo trono. Éowyn, vedendo che suo zio è in pericolo, non aspetta un attimo e si precipita in suo aiuto, ma viene prontamente bloccata da Aragorn... Aragorn?! Sì, è proprio lui, e non molto lontano c'è Gimli seduto sopra Grima, e l'uomo strano vestito di bianco sembra proprio essere Gandalf. Ma se ci sono loro, allora...

Il cuore prende a battere come non aveva mai fatto, mentre una parte di me vorrebbe rivederlo ad ogni costo, ma un'altra desidera fortemente che questo non accada. La curiosità però prevale su tutto e scruto febbrilmente tutti i presenti nel salone nella speranza di trovarlo.

Ed è lì: provato eppur più forte, i lunghi capelli biondi solitamente impeccabili adesso leggermente disordinati, senza il suo fedele arco ma comunque temibile. Legolas è qui.

Non riesco a vedere il suo sguardo, in un certo senso non lo desidero, perché la sua attenzione è rivolta ad Aragorn che ha appena lasciato andare Éowyn. Il ramingo si accorge di me e la sua espressione cambia improvvisamente. Legolas si volta e mi vede: i suoi occhi grigi sono un mare in tempesta ed io non riesco a muovermi.
 

***



1 Antica Via Sud: antica strada che parte dai Bianchi Poggi, ne La Contea, e arriva nei pressi del fiume Isen.
2 Fiume Isen: fiume che nasce dalle Montagne Nebbiose e, dopo aver attraversato Isengard, piega a ovest in corrispondenza della Breccia di Rohan.
3 Montagne nebbiose: catena montuosa che percorre buona parte della Terra di Mezzo e separa l'Eriador dalle Terre Selvagge.
4 Breccia di Rohan: un passaggio tra le Montagne Nebbiose che conduce sia a Isengard che a Rohan.
5 Guadi dell'Isen: un passaggio in corrispondenza della Breccia di Rohan.
6 Galadhrim: popolo silvano che abita a Lórien.
7 Eärendil: padre di Elrond, fu colui che, nella Prima Era, riuscì a raggiungere Valinor e a chiedere aiuto ai Valar nella Guerra contro il Male. A lui sarà poi imposto di non tornare più nelle Terre Mortali ma gli viene concesso di navigare nell'aria con la sua nave e, nella Terra di mezzo, verrà poi chiamato Stella del Mattino.
8 Edoras: capitale del regno di Rohan e sede del palazzo reale.
9 Meduseld: detto anche Palazzo D'oro, è la dimora del re.


Nota dell'Autrice:
Dopo un'interminabile attesa eccomi di nuovo qui, ma nonostante tutto ho mantenuto le promesse e il titolo parla già da solo.
Melyanna e Aglar partecipano alla Battaglia dei Guadi dell'Isen e si recano ad Edoras e FINALMENTE la nostra protagonista incontra Legolas. Lo so, lo so, vi ho fatto aspettare, ma tendo sempre a far allungare le cose e devo ancora imparare a gestire una storia a capitoli. Spero che possiate perdonarmi.
Fatemi sapere cosa vi aspettate da questo incontro (o dovremmo dire scontro?), sono curiosa di scoprire le vostre congetture. Come sempre, se ci sono errori o incoerenze che mi sono sfuggite fatemele notare in una recensione, le critiche costruttive sono ben accette.
Al prossimo capitolo
Diletta

   
 
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