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Autore: JudithlovesJane    06/01/2016    3 recensioni
Quando si tratta di ricordi, Caça di Lymnades è bravissimo a sfruttare quelli altrui a proprio vantaggio; ma quando si tratta dei suoi, non si sbottona mai. Questo non significa che non abbia, in fondo al cuore, un ricordo prezioso dei tempi in cui viveva sulla terraferma. Quando ancora non era Caça, Generale di Poseidone, custode della Colonna dell'Oceano Antartico.
Il ricordo di un bambino che incontra per la prima volta il mare.
Scritta per la Saint Seiya FFic Fest su Tumblr, a tema nazionalità.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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His Favourite Place in the World
His favourite place in the world


Caça non amava parlare del suo passato; gli dava fastidio l'idea che qualcun altro potesse usare a proprio vantaggio le sue debolezze d'infanzia, come faceva lui con le sue tecniche. Non aveva mai detto a nessuno ad Atlantide dei tempi in cui il suo nome era ancora Henrique e giocava a nascondino in mezzo alle vigne di suo nonno con i bambini del circondario, vincendo ogni volta grazie alle sue abilità di metamorfosi in sviluppo, di cui ancora non era a conoscenza.

Krishna veniva spesso alla Colonna dell'Antartico per chiacchierare (erano i più vicini d'età e, per loro, il Drago del Mare era una figura tanto distante quanto poteva esserlo Poseidone)  e gli parlava del suo Sri Lanka, dei templi, delle spiagge e delle foreste; una volta gli aveva chiesto come si chiamava il suo paese e com'era.  Caça si era limitato a scrollare le spalle, dicendo poi che il suo paese si chiamava Portogallo e si trovava in Europa; che la sua città d'origine, Almeirim, aveva case colorate ed era circondata da colline verdi e dalla pendenza dolce. Non era mai entrato troppo nello specifico: benché ci fosse nato, non si era mai sentito particolarmente legato a quel luogo.
Anche da bambino, aveva sempre percepito che quello non era il suo posto. Come se non fosse stato fatto per stare tra quelle vigne, quella campagna, quelle colline. Per questa ragione non si portava dentro un ricordo particolare della sua vita lì.

C'era, tuttavia, un ricordo prezioso del suo passato in Portogallo che custodiva in cuore.
E quel ricordo era Lisbona.

Quando aveva otto anni, la sua scuola aveva organizzato una gita nella capitale. All'inizio non ne era stato particolarmente felice, convinto com'era che le maestre li avrebbero trascinati da un museo all'altro; a lui i quadri non interessavano.
La sua mancanza di entusiasmo fu spazzata via nel momento stesso in cui arrivarono.

Henrique non era mai stato in una città così grande prima e, soprattutto, non era mai stato così vicino al mare. E ora poteva sentirne il profumo aleggiare lungo ogni avenida, sconosciuto e familiare allo stesso tempo. I suoi occhi si erano sgranati per la meraviglia di fronte a quei giganteschi ed eleganti edifici, ai lucidi azulejos  che decoravano le loro pareti e le chiese, con disegni differenti che si mescolavano insieme e passavano da una figura all'altra senza soluzione di continuità,  lasciando il suo giovane sguardo confuso ed ammaliato.
Quando entravano in un museo o in un palazzo diventava irrequieto, perché non gli interessavano i dipinti,  voleva solo uscire e trovare l'origine di quel profumo, di quel richiamo che sentiva dentro, proveniente da qualche parte nella città. Era basito dall'apparente apatia dei suoi compagni di classe e delle maestre, dal loro non capire: possibile che non riuscissero a sentirlo?!

Nel loro secondo giorno a Lisbona Henrique potè finalmente scoprire da dove proveniva quel richiamo.
Le maestre portarono la classe a visitare il Padrão dos Descobrimentos,  un'enorme scultura di cemento bianco a forma di caravella rappresentante i grandi esploratori portoghesi, il Principe Enrico in testa, rivolti verso l'oceano, al di là della foce del Tago, su cui si affacciava il monumento. Mentre la guida raccontava loro delle grandi scoperte che avevano reso il Portogallo un impero grazie al commercio di spezie con l'India e di come il monumento fosse stato costruito nel 1960 per onorare il principe Enrico, il primo di tanti navigatori, a cinquecento anni dalla sua morte... tutto ciò che il piccolo Henrique riusciva a fare era fissare l'acqua all'orizzonte, dove il fiume diventava mare, dove la terra smetteva di esistere e c'erano solo le onde, il blu, l'abisso e l'avventura. Riusciva a sentire una spinta di curiosità e desiderio di scoprire cosa c'era dove il cielo e l'acqua si confondevano l'uno nell'altra e si sentì vicino a quelle statue, a quei volti dallo sguardo lontano. Poteva comprendere il loro insito bisogno,  come se li avesse conosciuti e pensava che stessero cercando con occhi nostalgici il mondo oltre l'oceano, il mondo che avevano aiutato a far scoprire.

Si sentiva a casa.  Circondato da compagni di tempi lontani.

Quello fu il giorno in cui comprese di essere destinato al mare. Non sapeva ancora in che modo, ma sapeva che il suo ruolo sarebbe stato tra le onde e nello spazio tra il cielo e l'abisso.
Quando entrarono nel Mosteiro dos Jéronimos  passò parecchio tempo di fronte alla tomba di Vasco de Gama; quasi a mostrare rispetto verso un mentore. Percepiva un innato e crescente rispetto per quell'uomo: nella sua mente giovane e ancora ingenua desiderò essere come lui da adulto. Desiderò essere un degno erede del principe di cui portava il nome. Voleva essere una cosa sola con gli oceani.

Negli anni seguenti aveva sentito una fitta di saudade ripensando a quella gita scolastica. Aveva letto tutto ciò su cui era riuscito a mettere le mani riguardo all'oceano, i suoi miti e gli uomini che vi avevano navigato, sperando di diventare uno di loro. Aveva imparato sempre più cose sulle creature che vivevano tra le sue onde, affascinato dalle seppie e dai polpi in grado di cambiare la loro forma con tale perfezione da confondersi con le alghe, le rocce o altri animali; dal modo in cui gli squali potevano percepire le loro prede tramite i campi elettrici prodotti dai loro battiti cardiaci e dai loro respiri;  l'agilità e la forza dei predatori marini, piccoli o grandi che fossero,  in grado di colpire ed uccidere i loro bersagli senza che questi si accorgessero di essere in pericolo.
Anche per questo, una volta adolescente, quando il richiamo era diventato così forte da rendere impossibile ogni tentativo di tenerlo a bada nel subconscio,  per Henrique era stato più che logico rispondere ad esso tornando a Lisbona. E non rimase sorpreso quando, una volta in città, la voce e il profumo lo guidarono al Padrão.
Lì, ad aspettarlo, a pregarlo di raggiungerle, c'era un gruppo di giovani donne, baluginanti alla luce della Luna, fluide come l'acqua, eteree come un sogno. Cantarono per lui, chiamandolo, in una lingua a lui sconosciuta ma che poteva comunque comprendere.
Ninfe, spiriti, sirene... Non gli importava. Le seguì. 
Il Drago del Mare gli avrebbe poi detto che quelle creature erano Limnadi; ninfe dei laghi che avevano dato il nome alla sua Scale. L'avevano scelto per servire Poseidone, il re dei mari, che gli aveva donato il dominio sull'Oceano Antartico. E l'avevano atteso, per tutti quegli anni, a partire da quella gita scolastica, finché non fosse stato pronto per loro.

Lì, sotto il Padrão, a Lisbona.

Il luogo che preferiva di più al mondo.











Note dell'autrice: Perché anche un elemento poco rispettabile come Caça di Lymnades ha diritto ai suoi cinque minuti di gloria.
Avevo scritto questa one-shot per il Saint Seiya FFic Fest su Tumblr, che aveva come tema la nazionalità: che fosse quella dei Saint o di chi scriveva, l'importante era rappresentare un elemento della nazione scelta - cucina, lingua, storia, monumenti... Nel mio caso, l'ispirazione mi ha dirottata verso un personaggio che non mi è certo caro, ma che ha un vantaggio: è portoghese e si dà il caso che Lisbona sia l'unica città estera che io abbia visitato.
Il Padrão dos Descobrimentos e il Mosteiro dos Jéronimos sono due dei monumenti più famosi di Lisbona (oltre ad essere i due di cui ho un ricordo più vivido) e si trovano entrambi sulla sponda del fiume Tago, sul cui estuario è situata Lisbona. Per Caça, che ho immaginato essere nato in una città dell'entroterra com'è Almeirim, sono il primo, fugace incontro con tutto ciò che riguarda il mare. Per informazioni più specifiche sui monumenti in sé,  potete leggere qui e qui.
Come molti altri fan prima di me, seguo anch'io la linea di pensiero che la stragrande maggioranza dei personaggi di Saint Seiya si presentino con "nomi di battaglia", scelti in seguito all'investitura. Per togliermi un ulteriore sfizio di coincidenze, il nome di battesimo di Caça (che in portoghese significa 'caccia') è Henrique, come quello del principe onorato dal Padrão.
Amo pensare che, a richiamare i Marinas di Poseidone, sia il mare stesso, come entità primordiale. Non ci sono maestri o emissari di Atlantide che vadano a prelevare i candidati sulla terraferma, come potrebbe essere per i Saint: è l'Oceano a chiamare i prescelti. E' un po' una vocazione... una vocazione che forse aveva anche Kanon, sotto sotto, chissà... ci devo ancora un po' ragionare su quel mascalzone.
Quella che vi ho presentato qui è una traduzione dall'inglese (la fic era scritta in modo che tutti su Tumblr potessero comprenderla) e riportarla in italiano è stato un po' un grattacapo, anche se l'autrice sono sempre io. In ogni caso, se vi va di leggere come "scorreva" in originale, la trovate qui.
Grazie per essere passati. I commenti sono ben accetti!

JudithlovesJane
  
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